The introduction, in the last two decades, of strongly effective acid suppressant drugs, such as proton pump inhibitors has radically modified the way of treating gastro-oesophageal reflux disease. In clinical trials, these agents have constantly been demonostrated to be more effective than other acid-suppressant agents such as H2-receptor antagonists in relief of symptoms and healing of oesophagitis, the two main goals of gastro-oesophageal reflux disease treatment. They provide a prompt clinical benefit to most patients and can be safely used in long-term gastro-oesophageal reflux disease management for maintenance of clinical and endoscopic remission, because of their negligible adverse-events profile. Therapeutic protocols vary depending on the severity of symptoms and the degree of oesophageal injury. In patients with mild symptoms and with minimal lesions at endoscopy, a "step-down" therapy, in the short-term, is considered the best medical strategy, while in the long-term the therapy "on-demand" appears to be a reasonable approach. Patients with non-erosive disease seem to have a lower response rate to proton pump inhibitor treatment. More severe grades of oesophagitis must be treated with full-dose proton pump inhibitors without withdrawal. Data on the treatment of extra-oesophageal manifestations of gastro-oesophageal reflux disease are few and controversial. Overall, it appears that patients with extra-oesophageal symptoms of gastro-oesophageal reflux disease must be treated with higher doses of pharmacological treatment, principally with proton pump inhibitors, and with longer periods of treatment to achieve complete relief of symptoms, as compared with patients with typical symptoms of gastro-oesophageal reflux disease and erosive oesophagitis.
L’introduzione negli ultimi vent’anni di farmaci inibenti la secrezione acida gastrica e altamente efficaci, come gli inibitori di pompa protonica (IPP), ha radicalmente modificato le modalità di trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). Nei diversi trials clinici, questi farmaci si sono rivelati costantemente più efficaci di altri agenti acido-soppressivi, come gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina, nella remissione dei sintomi e la guarigione dell’esofagite che rappresentano i due obiettivi principali della terapia della MRGE. Essi garantiscono un immediato beneficio clinico nella maggior parte dei pazienti e possono essere usati con sicurezza nel trattamento a lungo termine della MRGE per il mantenimento della remissione clinica ed endoscopica, grazie agli effetti collaterali trascurabili. I protocolli terapeutici variano in base alla severità dei sintomi ed al grado di esofagite. In pazienti con sintomi lievi e lesioni minime all’endoscopia, la terapia “step-down” è considerata la migliore strategia terapeutica nel breve termine, mentre la terapia “on-demand” nel lungo termine sembra rappresentare un ragionevole approccio. I pazienti sintomatici ma senza esofagite erosiva sembrano rispondere in maniera meno soddisfacente agli IPP. Gradi più severi di esofagite richiedono un trattamento con IPP a pieno dosaggio per lungo termine, senza sospensione. I dati sul trattamento dei sintomi extraesofagei della MRGE sono pochi e non univoci. In generale, si ritiene che i pazienti con sintomi extraesofagei, per ottenere la completa remissione dei sintomi, debbano essere trattati con terapia farmacologica, principalmente IPP, a dosaggi maggiori e per periodi di tempo superiori rispetto ai pazienti con sintomi tipici.