Spontaneous oesophageal rupture, also known as Boerhaave syndrome (BS), is a rare and potentially lethal pathological condition. BS recognition is difficult, while rapidity of diagnosis, along with extension of the lesion, affects type and outcome of treatment. BS was classically treated by thoracotomy, but laparoscopic (LS), thoracoscopic (TS) surgery, and nonsurgical procedures as endoscopic stent positioning or use of glues have been described. Still, there is no model treatment, and selection of the most appropriate therapeutic procedure is complex in the absence of standardised criteria. We successfully managed a patient affected with BS by LS approach and present our experience along with a review of treatment options so far described. Our treatment integrated positioning of an oesophageal isoperistaltic endoluminal drain (IED), that we routinely use in oesophageal sutures at risk of leakage, and of which there is no previous report in the setting of BS. A 68 year old man presented to our attention with true BS, suspected on chest-abdominal CT scan and confirmed by upper GI contrast swallow test, showing leakage of hydro-soluble contrast from the lower third of the oesophagus. Of note, pleural cavities appeared intact. We performed an urgent laparoscopy 12 hours after the onset of symptoms. Laparoscopic toilet of the inferior mediastinum and dual layer oesophageal repair with pedicled omental flap were complemented by positioning of IED, feeding jejunostomy and two tubular drains. The patient had a slow but consistent recovery where IED played as a means of oesophageal suture protection, until he could be discharged home. We think that, when integrity of the pleura is documented, LS should be priority choice to avoid contamination of the pleural cavities. We have to consider every type of oesophageal repair in BS at risk of failure, and every means of protection of the suture is opportune. In our patient the oesophageal suture, covered with a flap of omentum isolated on a pedicle, has also been protected from excessive oesophageal endoluminal pressures by means of a multi-fenestrated two way endooesophageal drain (IED, two way tube type Salem). Oesophageal drain has the finality of relieving tension and monitoring the healing of the oesophageal repair.
La rottura spontanea dell’esofago, nota anche come Sindrome di Boerhaave (BS), è una condizione patologica rara e potenzialmente letale. Riconoscere la BS è difficile, mentre per converso la rapidità della diagnosi, oltre all’estensione della lesione primitive, hanno impatto sulla scelta e riuscita del trattamento. La BS è stata classicamente trattata chirurgicamente per via toracotomica, ma sia la chirurgia laparoscopic ache toracoscopica e trattamenti non chirurgici come il posizionamento di stent endoscopici ed uso di collanti sono approcci descritti. Non vi è ancora tuttavia un modello definito di trattamento, e la selezione di una procedura terapeutica appropriata è complessa in assenza di criteri standardizzati. Abbiamo trattato con successo un paziente affetto da BS mediante approccio LS e presentiamo la nostra esperienza assieme ad una revisione delle opzioni di trattamento descritte fino ad ora. Il notro trattamento integrava il posizionamento di un drenaggio endoluminale esofageo isoperistaltico (IED), che già utilizziamo abitualmente nelle suture esofagee a rischio di deiscenza, e del cui uso non vi è precedente menzione nell’ambito della BS. Un uomo di 68 anni è stato portato alla nostra attenzione con vera BS, sospettata su una TC torace-addome e confermata con studio contrastografico del tratto digerente prossimale, che evidenziava stravaso di contrasto dal terzo inferiore dell’esofago. Le cavità pleuriche apparivano invece intatte. Abbiamo avviato una laparoscopia in urgenza quando erano trascorse circa 12 ore dall’inizio dei sintomi. Toilette laparoscopica del mediastino inferiore e riparazione dell’esofago in duplice strato con lembo peritoneale peduncolizzato, sono stati complementati dal posizionamento di IED, digiunostomia nutrizionale e due drenaggi tubulari. Il paziente ha avuto una lenta ma costante guarigione chirurgica, dove IED ha giocato il ruolo di protettore della sutura esofagea fino alla dimissione. Riteniamo che, quando vi è documentata integrità della pleura, un approccio LS dovrebbe essere prioritario rispetto ad altre opzioni che possano comportare contaminazione degli spazi pleurici. In principio dovremmo considerare ogni forma di riparazione esofagea, nel contesto di una BS, a rischio di fallimento, sicchè ogni forma di protezione della sutura è da ritenersi opportuna. Nel nostro paziente la sutura esofagea, ricoperta da un lembo di peritoneo viscerale peduncolizzato, è stata inoltre protetta dalla eccessiva pressione esofagea endoluminale attraverso un drenaggio endoesofageo a due vie multifenestrato (IED, tubo a due vie tipo Salem). Il drenaggio dell’esofago aveva la finalità di alleviare la tensione sulla sutura e monitorare la guarigione della riparazione esofagea.