Post di Tiziana Tripepi

In più di 25 anni di attività ha effettuato investimenti, direttamente o attraverso club deal, in più di 50 aziende italiane con caratteristiche di eccellenza. È stato così per Amplifon, Oviesse, Moncler, Azimut Benetti, Elica, ma anche per le più nuove Bending Spoons, Buzzoole e Talent Garden. E per Farmacie Apoteca Natura Italia, rete internazionale di farmacie benefit che fa parte del gruppo Aboca, fondato nel 1978 da Valentino Mercati.   Giovanni Tamburi fondatore, presidente e amministratore delegato di Tamburi Investment Partners, che si definisce un “gruppo industriale indipendente”, ci spiega in questa intervista su INNLIFES la sua ricetta: investire una quota di minoranza e rimanere accanto all’imprenditore per molto tempo, accompagnandolo in un progetto di crescita.   «Non siamo un fondo, né partecipiamo a fondi, l’orizzonte dei nostri investimenti è teoricamente illimitato» ci ha spiegato. «Inoltre non facciamo mai operazioni con l’uso della leva finanziaria, ma vogliamo accelerare i ritmi e gli importi degli investimenti, per far crescere le aziende più dei relativi concorrenti». A fornirgli i capitali, un network di 100 famiglie di altrettanti imprenditori.   «Sin da quando mi sono laureato avevo il sogno di mettere insieme i risparmi degli italiani, i mercati finanziari e le nostre imprese eccellenti, così creative e dinamiche». Obiettivo: fare sistema, che guarda caso è anche il titolo del suo ultimo libro (Fare Sistema in Italia), pubblicato da Class Editori. «È una delle poche grandi cose che mancano all’Italia: siamo bravi, creativi, esportiamo, ma facciamo fatica ad allearci per contare di più».    L’intervista completa qui: https://lnkd.in/d94XiK3S   Che ne pensate?

Quando il Gruppo 24 Ore (dove era già stato direttore generale dell’area professionale qualche anno prima) lo convoca nel 2019, gli affida una 𝑚𝑖𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑙𝑒: aiutare l’azienda a risollevarsi dalle difficoltà finanziarie in cui versava, e che l’aveva costretta a cedere i suoi due fiori all’occhiello: 24 Ore Software e 24 Ore Business School, rispettivamente nel 2014 e nel 2017. Oggi l’Area Servizi Professionali e Formazione, che dirige, produce il 25% dei ricavi del gruppo (53 milioni di euro nel 2023) e, cosa ancora più straordinaria, registra una crescita progressiva, che dura da ben 17 trimestri consecutivi: solo nel 2023 è cresciuta dell’8,3% rispetto all’anno precedente. Le sue aree di attività? Banche dati, software gestionali, quotidiani digitali tematici, community, libri, guide e formazione.   Per Prima Comunicazione ho avuto il piacere di intervistare Eraldo Minella, direttore generale dell’Area Servizi Professionali e Formazione del Gruppo 24 Ore. «La prima linea guida su cui ci siamo mossi è stata il rilancio dell’editoria professionale, con l’idea di renderla più integrata con il quotidiano» ha raccontato. «Ma non bastava: dovevamo trovare nuovi prodotti che fossero coerenti con i nostri servizi storici, e allo stesso tempo capitalizzassero il brand Sole 24 Ore, che continuava a essere molto forte».   È stata sua l’idea di creare nel 2019 delle community che offrissero visibilità e networking a professionisti e imprese. La prima è stata Partner 24Ore, un grande successo che oggi conta 2.100 partecipanti. E l’impresa si ripete ora con ItalyX, iniziativa di certificazione destinata alle aziende manifatturiere, a cui hanno aderito finora 70 aziende.   Nella nostra conversazione è emersa la sua grande passione per questa testata storica dell’editoria italiana.   Il segreto? «Non lavoriamo per compartimenti stagni, ogni prodotto riceve contaminazioni sia dall’editoria professionale che dai giornalisti del quotidiano. È questa la nostra forza e ciò che ci distingue dai concorrenti europei».   «I giovani leggono sempre meno il giornale, e questo è un dato strutturale» ha spiegato l’amministratrice delegata del Gruppo, Mirja Cartia d'Asero. «Ma il fatto di avere una piattaforma con contenuti eccellenti, prodotti da giornalisti ed esperti d’impresa, ci dà l’opportunità di costruire un sistema integrato, dove il quotidiano rimane il traino e i contenuti possono essere arricchiti con servizi innovativi».   Che ne pensate?   Trovate l'intervista integrale sul numero di giugno-luglio di Prima Comunicazione, in edicola.

«Dobbiamo crederci: credere che quello delle tech companies (non chiamiamole più solo startup) sia un comparto dell’economia fondamentale, che va tenuto nel novero delle cose strategiche e importanti. Che non se ne parli solo tra “addetti ai lavori”, ma nei notiziari, nei talk show, negli articoli di giornale. Che rientri tra le priorità dei top manager di aziende di sistema, come banche e assicurazioni, degli operatori che hanno leadership e che sono un pezzo dell’Italia». Nel solo 2023 le 13mila startup e 2mila Pmi innovative italiane hanno generato un valore della produzione di oltre 9,3 miliardi di euro, occupando circa 62mila persone. Oggi il loro valore complessivo (enterprise value) è di circa 67 miliardi di euro, pari a quello della Francia del 2020.   Leggete l’intera intervista a Gianluca Dettori pubblicata sul sito di INNLIFES.    https://lnkd.in/dsYrfPjc

Questa foto ritrae Lucia Tilde Ingrosso 📚, Silvia Messa e me (a destra, un po’ sconvoltona), nella redazione di Millionaire a fine 2019. Il numero che abbiamo in mano è dicembre-gennaio 2020, il primo di una serie che avrebbe visto la partecipazione di bravissimi illustratori nel disegno delle copertine (dietro di noi, invece, alcune delle copertine dell’era precedente).   Noi ridevamo, ignare… ma da quel momento tutto è cambiato. A febbraio 2020 la pandemia. Subito dopo, a inizio 2022, un nuovo editore ha preso le redini di Millionaire. Nuove scelte editoriali, e i nostri lettori non hanno più trovato sulle pagine della rivista le informazioni, la concretezza e la motivazione che per tanti anni avevamo cercato di trasmettere. Quella rivista che aveva guidato generazioni di neoimprenditori. Contemporaneamente, a inizio 2022, scoppia la guerra in Ucraina e, a distanza di un anno e mezzo, un nuovo terribile conflitto in Palestina. Ma questa è un’altra storia.   Quattro mesi fa mi sono dimessa da Millionaire proprio insieme a Silvia e Lucia, e dopo di noi lo hanno fatto gli altri colleghi non giornalisti. Il gruppo che aveva lavorato con passione per tanti anni non c’è più. E questo è un grande dispiacere, ma lo è soprattutto il fatto che non abbiamo più il nostro giornale, quello strumento che comunicava notizie così belle, utili e scritte con passione.   Ma un risvolto positivo c’è, e se non c’è bisogna costruirlo. Cosa ho fatto? Ho cercato di applicare tutto quello che avevo imparato in questi anni di redazione (e ho scoperto che è davvero tanto) nel lavoro che sto costruendo con altre testate, sicura che i principi del buon giornalismo non conoscano brand e confini. Prova ne sono l’attuale collaborazione con il Corriere della Sera, dove scrivo di startup e innovazione sull’inserto mensile L’Innovazione che esce insieme a Corriere Economia ogni ultimo lunedì del mese. Con Prima Comunicazione, storica testata di informazione sul mondo dell’editoria e della comunicazione (sul prossimo numero di giugno un’intervista molto interessante, che non posso svelare!) E con INNLIFES, giovane e dinamica testata (nata appena un anno fa) che tratta di innovazione nel campo delle scienze della vita, dove scrivo articoli su investimenti, venture capital e imprenditoria femminile.   Nel frattempo, sono circondata dall’affetto di tanti amici, e di colleghi che mi propongono contenuti di qualità. Come finirà questa storia? Il futuro è tutto da scrivere (appunto). Intanto voi non esitate a contattarmi se avete belle storie da raccontare, startup stupefacenti, futuri unicorni o altri tipi di proposte! Viva la vida!

Ricopro una nuova posizione lavorativa: Giornalista freelance 😊

«Ho avuto la fortuna di vedere nella mia esperienza lavorativa che cambiamento apportassero i farmaci innovativi sulla vita delle persone, dall’epatite C, alle terapie avanzate fino ai vaccini contro il Covid. Guardando meglio, mi sono accorta che il 90% dell’innovazione #disruptive non nasce dalla ricerca e sviluppo di grandi aziende, ma dalle #startup. È per questo che un anno fa ho dato vita come editrice alla rivista online INNLIFES, verticale sull’innovazione nel life science e trasversale tra attori diversi molto selettivi». Sono le parole di Paola Elena Lanati, editrice e ideatrice di INNLIFES. Una bella iniziativa, alla quale sono felice di dare il mio contributo.

«Due sono i vulnus, le “ferite” che impediscono all’Italia di correre come altri Paesi europei in materia di innovazione. Il primo è il fatto che le startup non rappresentano una priorità politica per il nostro paese. Il secondo riguarda il sistema finanziario italiano, storicamente legato al settore bancario, e poco propenso a considerare l'equity come un’asset class fondamentale. Nonostante l'Italia disponga di un risparmio privato fra i più consistenti al mondo, questo non viene investito nell'economia reale per favorire lo sviluppo di Pmi e startup». Giorgio Ciron, direttore di InnovUp racconta su INNLIFES quali sono le criticità del nostro Paese in materia di innovazione e i punti principali del manifesto elaborato da InnovUp per favorire la costruzione di una Startup Nation italiana.

«Se per produrre un chilo di insalata con l’agricoltura tradizionale occorrono 180 litri d’acqua, con l’acquaponica ne bastano 18: un risparmio idrico di oltre il 90%, che si aggiunge ad altri benefici che questa tecnologia apporta al nostro Pianeta, quali il minore consumo di suolo, l’assenza di concimi chimici, l’abbattimento delle emissioni di CO2». Valerio Ciotola, Simone Cofini e Lorenzo Garreffa, biotecnologi, insieme a Thomas Marino, laureato in scienze politiche, tutti classe 1992, sono partiti dall’idea che l’agricoltura è il settore in cui si può fare la differenza in tema di sostenibilità quando nel 2017 hanno fondato The Circle, oggi la più estesa azienda agricola acquaponica d’Europa. Nel loro impianto alle porte di Roma, che a ottobre raggiungerà una superficie produttiva di 12mila metri quadri, producono insalate ed erbe aromatiche che vendono a circa 200 ristoranti della capitale. Di questa e di altre startup agritech legate al risparmio idrico parlo su L'innovazione, l'inserto del Corriere della Sera che esce ogni ultimo lunedì del mese insieme a L'Economia. Let's go and read it! #innovazione #agritech #sostenibilità #acqua #acquaponica

Le startup delle scienze della vita nascono all’interno delle università, ma hanno bisogno di strutture e supporto per potersi trasformare in impresa. Ed ecco che la provincia di Trento ha utilizzato lo strumento “Strategia di Specializzazione Intelligente” dell’Unione europea per ottenere dei fondi che servono a questo scopo.   Giovedì 16 maggio ha inaugurato infatti a Pergine Valsugana il nuovo hub “Scienze della vita” di Trentino Sviluppo, destinato a ospitare fino a cinque startup che operano nel campo delle biotecnologie. Su una superficie totale di mille metri quadri trovano posto più di 300 metri quadri di laboratori condivisi, 200 a uso ufficio e 500 destinati alla logistica.   E c’è chi si è già insediato: si tratta di Alia Therapeutics, la startup di editing genomico, fondata nel 2018 dal team della professoressa Anna Cereseto all’interno di Cibio, il dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata dell’università di Trento.   Leggete di più su INNLIFES.