Fertilità e linfomi

La sopravvivenza a 5 anni di molti tumori (anche ematologici) è in aumento e questo rende importante pensare al futuro dei pazienti e alla loro qualità di vita dopo le cure. Tra gli elementi più importanti da tenere in considerazione vi sono quelli legati alla possibilità di avere figli.
Alcuni trattamenti per la cura dei tumori infatti possono causare sterilità reversibile o irreversibile. Per prevenire questo fenomeno, che riguarda sia la fertilità maschile sia quella femminile, vi sono alcuni provvedimenti che possono essere adottati prima dell’inizio delle cure.
La strategia da adottare deve essere “individualizzata” per ogni paziente in base a fattori quali età, tipo di tumore, tipo di trattamento previsto, tempo a disposizione.

Preservare la fertilità femminile in vista della terapia

Le strategie attualmente in uso per preservare la fertilità femminile in vista di un trattamento chemioterapico sono:

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  • Protezione ovarica mediante farmaci analoghi all’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH): questa strategia riporta le donne fertili a uno stato ovarico simile a quello precedente la pubertà. Per diverse patologie si usano gli analoghi o gli agonisti del GnRH che hanno l’effetto di mettere completamente a riposo l’ovaio, sopprimendo l’ovulazione e tutti gli eventi che ne conseguono.
  • Congelamento degli ovociti: rappresenta un’importante strategia di preservazione della fertilità e può essere proposta a tutte le pazienti che hanno la possibilità di rinviare il trattamento chemioterapico di 2-3 settimane e che hanno una riserva ovarica adeguata. E’ una tecnica validata e poco invasiva che prevede la stimolazione ovarica prima del prelievo degli ovociti. Non può essere utilizzato in età prepuberale.
  • Congelamento del tessuto ovarico: attraverso un piccolo intervento in laparoscopia vengono rimossi frammenti di corticale ovarica e criocongelati. Questo intervento è effettuato prima dell’esposizione agli agenti gonadotossici. Dopo la remissione della malattia si effettua l’autotrapianto della corticale ovarica per ripristinare la capacità riproduttiva. Può essere utilizzato in età prepuberale con tecnica chirurgica.
  • Trasposizione ovarica: questa strategia può essere utilizzata nel caso in cui i trattamenti di radioterapia vadano ad interessare la zona delle ovaie e consiste nello “spostamento” momentaneo delle ovaie in altra posizione. Il successo di questa tecnica è piuttosto elevato.

Preservare la fertilità maschile in vista della terapia

Le percentuali di pazienti azoospermici (sterili) dopo 6 mesi dal termine di trattamenti oncologici sono circa il 15-16%. Le strategie attualmente in uso per preservare la fertilità maschile in vista di un trattamento chemioterapico sono:

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  • Criopreservazione del seme: tecnica dalla provata efficacia e semplicità. Consiste nella conservazione del seme in azoto liquido a -196° C. Gli spermatozoi possono restare immersi nell’azoto liquido per un tempo indefinito senza subire alcuna alterazione del patrimonio genetico. Una volta scongelati possono essere utilizzati grazie alle tecniche di fecondazione assistita. Questa tecnica non è utilizzabile in caso di tumore nei bambini e in caso di malattia molto avanzata.
  • Criopreservazione di tessuto testicolare: è possibile nei bambini e nei pazienti con scarsa conta spermatica. Tale tecnica è però ancora sperimentale.
  • Utilizzo di analoghi o antagonisti ormonali: di facile utilizzo ma dall’incerta efficacia clinica (non sono ancora stati effettuati studi controllati).