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{{NN|arte|maggio 2014|Le poche note sono tutte esplicative. Una voce così importante merita una fontazione più accurata.}}
[[File:Fayum02.jpg|thumb|upright=0.8|[[Ritratti del Fayyum|Ritratto di fanciullo]] dal [[Fayyum]]]]
Il '''ritratto''' è in generale ogni rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze e sembianze: propriamente si riferisce a un'opera artistica realizzata nell'àmbitoambito della [[pittura]], della [[scultura]], del [[disegno]], della [[fotografia]] o anche, per estensione, unala descrizione letteraria di una persona.
 
Nell'arte esso rappresenta uno dei soggetti più rilevanti, anche se la ritrattistica era anticamente ritenuta un genere inferiore alla [[Pittura storica|scena storica]], che aveva per soggetto le azioni dei personaggi importanti del passato.
Nell'arte il ritratto non è mai una mera riproduzione meccanica delle fattezze, come lo è invece una maschera di cera modellata su un volto o una qualsiasi impressione fotografica, ma vi entra comunque in gioco, per definirsi tale, la sensibilità dell'artista che nel processo creativo della sua opera interpreta le fattezze del [[modello (professione)|modelli]] secondo il proprio gusto e secondo le caratteristiche e dell'arte del tempo in cui opera. Vi furono artisti che praticarono ampiamente e in maniera quasi esclusiva il ritratto e intere civiltà che rifiutarono il ritratto quale, come lo definiva lo storico dell'arte toscano [[Filippo Baldinucci]] (1624-1697) "figura cavata dal naturale"<ref>{{Cita libro
 
Nell'arte ilIl ritratto non è mai una meravera riproduzione meccanica delle fattezze, come lo è invece una maschera di cera modellata su un volto o una qualsiasi impressione fotografica, ma(con viqualche distinguo). Nel "ritratto" entra comunque in gioco, per definirsi tale, la sensibilità dell'artista che: nel processo creativo, nella scelta del soggetto, della posa, dell'espressione, delle finalità della sua opera interpreta le fattezze del [[modello (professione)|modellimodello]] secondo il proprio gusto e secondo le caratteristiche e dell'arte e del tempo in cui opera., Vima furonoa artistivolte cheaprendo praticaronoa ampiamentenuove eintuizioni ino maniera quasi esclusiva il ritratto e intere civiltàscelte che rifiutaronone ilfanno ritrattoun quale, come lo definiva lo storico dell'arte toscano [[Filippo Baldinucci]] (1624-1697) "figura cavata dal naturale"<ref>{{Citaantesugnano. libro
Vi furono artisti che praticarono ampiamente e in maniera quasi esclusiva il ritratto e intere civiltà che rifiutarono il ritratto quale, come lo definiva lo storico dell'arte toscano [[Filippo Baldinucci]] (1624-1697) "figura cavata dal naturale"<ref>{{Cita libro
|titolo = Vocabolario toscano dell'arte del disegno
|autore = Filippo Baldinucci
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|url = https://books.google.it/books?hl=it&id=E6KQ4kBHHK8C&q=ritratto#v=snippet&q=ritratto&f=false
|editore = per Santi Franchi al segno della Passione
|città = Firenze
|anno = 1681
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|accesso = 25 maggio 2015
}}</ref> (come l'[[arte greca]] arcaica e classica). L'etimologia della parola e i sinonimi lo rivelano: trarre, tirar giù.
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}}</ref> (come l'[[arte greca]] arcaica e classica). La presenza o assenza del ritratto fisiognomico in determinate civiltà (che pure possedettero mezzi artistici sufficienti per produrne) non è una semplice questione di gusto verso una o l'altra forma artistica, bensì vi entrano in gioco particolari condizioni mentali e ideologiche riflesse negli sviluppi e le condizioni delle società dove operarono gli artisti<ref name=BB>Bianchi Bandinelli, 1984, cit.</ref>. Perchééééééééééééééééé si faceva zio cancioooooooooo
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}}</ref> (come l'[[arte greca]] arcaica e classica). La presenza o assenza del ritratto fisiognomico in determinate civiltà (che pure possedettero mezzi artistici sufficienti per produrne) non è una semplice questione di gusto verso una o l'altra forma artistica, bensì vi entrano in gioco particolari condizioni mentali e ideologiche riflesse negli sviluppi e le condizioni delle società dove operarono gli artisti<ref name=BB>Bianchi Bandinelli, 1984, cit.</ref>. Perchééééééééééééééééé si faceva zio cancioooooooooo
 
== Evoluzione del ritratto ==
[[File:Child art, mom.jpg|thumb|left|Ritratto "intenzionale" infantile. L'individuazione è data solo dal nome]]
L'impulso al ritratto, che fissi una determinata persona, è un fatto spontaneo e primordiale e si manifesta nella maniera più ingenua attribuendo un nome a un'immagine generica, come avviene nei disegni dei bambini. Si può parlare in questo caso di ritratto "intenzionale": l'unico fattore di riconoscimento è ldato dall'iscrizione. Quando a questo tipo di ritratto sono connessi una serie di valoriattributi che legano l'immagine all'individuo in maniera generica, magari in ambito religioso, si parla di ritratto "simbolico" (come la presenza dell'[[aureola]] per identificare genericamente un santo)<ref name=BB/>.
 
Un secondo stadio del ritratto è quello dove, sebbene la raffigurazione ancora non assomigli al soggetto individuale, sono presenti una serie di elementi che circoscrivono la rappresentazione generica a una certa categoria di individui, facilitandone l'identificazione (es. attributi particolari e personali, descrizione del vestiario, di oggetti pertinenti al soggetto o alla sua classe sociale, ecc.): il ritratto "tipologico", magari ancora accompagnato dall'iscrizione del nome<ref name=BB/>.
 
Per parlare di vero e proprio ritratto si deve avere un'individuazione del personaggio a partire dall'imitazione delle fattezze individuali, senza altri artifici. Si tratta del ritratto "fisiognomico", che si compone a sua volta di due strati collegati: la raffigurazione dei tratti somatici e la ricerca dell'espressione psicologica dell'individuo. L'ultimo passo fu infatti quello di fissare nell'effigie un giudizio morale sulla persona ritratta, scegliendo un particolare atteggiamento da immortalare, un gesto, un'espressione<ref name=BB/>.
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=== Egizi ===
L'[[Antico Egitto]] è un esempio tipico di cultura che, pur avendo i pieni mezzi tecnici, evitò la produzione di ritratti fisiognomici, almeno per la stragrande maggioranza della sua [[arte egizia|storia artistica]]. Stesse figure indicavano, tramite l'apposizione di diversi nomi, personaggi diversi, compresi i ritratti dei sovrani, nei quali il nome aveva un valore identificativo ben più valido dei tratti fisiognomici, tanto che non mancano esempi di sovrani raffigurati come tori o leoni. Il realismo era visto come qualcosa di basso e contingente, adatto alle scene di vita quotidiana delle classi inferiori. Il ritratto "tipologico" rimase in auge, seppure con qualche accenno di differenziazione fisiognomica dovuta al particolare procedimento degli scultori di lavorare a partire da maschere in gesso modellate da rilievi in creta con le fattezze del defunto<ref>Non venivano modellate sul volto del defunto direttamente.</ref>. Solo nel [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno]], in seguito alla riforma religiosa di [[Amenophis IV]], si produssero in Egitto veri ritratti fisiognomici, con accenti psicologici, come i numerosi ritratti di [[Akhenaton]] e della regina [[Nefertiti]]. Questa parentesi si chiuse subito col ritorno alla tradizione e ai ritratti per "tipologia". Durante la tarda [[dinastia saitica]] ([[663 a.C.|663]]-[[525 a.C.]]) si ebbe di nuovo un ritorno al ritratto veristico, ma la specificità fisiognomica era tutta di superficie, legata più al virtuosismo tecnico che alla presenza di reali intenzioni descrittive. Dopo la conquista greca il ritratto egiziano perse le caratteristiche proprie per entrane nella corrente [[ritratto ellenistico|ellenistica]]<ref name=BB/>.
 
=== Civiltà orientali ===
|[[File:Royal head 0223.jpg|thumb|upright=0.7|Testa reale sumera del Louvre.]] ||
{|align=right
In [[Mesopotamia]] fin dall'epoca [[sumeri|sumera]] si ebbe una generica produzione di ritratti "intenzionali" (distinguibili solo dal nome impresso) "tipologici" (nei quali si distinguevano alcuni attributi di una classe di individui), simile all'Egitto ma dotata di una maggiore libertà ideologica che caratterizzava la società dell'epoca. Le migliori opere pervenuteci riguardano alcuni ritratti di sovrani, improntati a uno schematismo che intendeva evidenziare innanzitutto la maestà del sovrano e la sua raffinatezza. Dall'epoca di [[Hammurabi]] ([[1728 a.C.|1728]]-[[1686 a.C.]]) ci è pervenuta una testa a tutto tondo del [[Louvre]] caratterizzata da un'eccezionale [[Plasticità (arte)|plasticità]] del volto, con le guance afflosciate, la bocca piccola e altri elementi, che rivelano una palese intenzione fisiognomica. Durante la successiva dominazione [[assira]], particolarmente dura, la tendenza alla fisionomia scomparve completamente, tornando a modelli fissi distinti solo dall'iscrizione del nome, privi anche degli attributi tipologici<ref name=BB/>.
|[[File:Royal head 0223.jpg|thumb|upright=0.7|Testa reale sumera del Louvre]] ||
|}
In [[Mesopotamia]] fin dall'epoca [[sumeri|sumera]] si ebbe una generica produzione di ritratti "intenzionali" (distinguibili solo dal nome impresso) "tipologici" (nei quali si distinguevano alcuni attributi di una classe di individui), simile all'Egitto ma dotata di una maggiore libertà ideologica che caratterizzava la società dell'epoca. Le migliori opere pervenuteci riguardano alcuni ritratti di sovrani, improntati a uno schematismo che intendeva evidenziare innanzitutto la maestà del sovrano e la sua raffinatezza. Dall'epoca di [[Hammurabi]] ([[1728 a.C.|1728]]-[[1686 a.C.]]) ci è pervenuta una testa a tutto tondo del [[Louvre]] caratterizzata da un'eccezionale [[Plasticità (arte)|plasticità]] del volto, con le guance afflosciate, la bocca piccola e altri elementi, che rivelano una palese intenzione fisiognomica. Durante la successiva dominazione [[assira]], particolarmente dura, la tendenza alla fisionomia scomparve completamente, tornando a modelli fissi distinti solo dall'iscrizione del nome, privi anche degli attributi tipologici<ref name=BB/>.
 
Solo nel periodo [[achemenidi|achemenide]] ([[558 a.C.|558]]-[[480 a.C.]]) si ebbe una nuova umanizzazione delle effigie reali, ma il vero passo in avanti si ebbe nella produzione di monete, forse opera di artisti greci, che dalla fine del [[V secolo a.C.]] presentano ritratti fisiognomici che sembrano manifestarsi precocemente rispetto alla Grecia stessa (molto caratterizzata quella di [[Tissaferne]], o quella dello [[statere]] di [[Cizico]]). Non è chiaro tuttavia se le differenze tra l'una e l'altra testa, accomunate da alcuni attributi del potere (copricapo, baffi spioventi, barba), siano dovute a reali divergenze fisiognomiche o piuttosto alle diverse mani che curarono i conî<ref name=BB/>.
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[[File:Pericles Townley BM 549.jpg|thumb|upright|Il ritratto di Pericle]]
 
Esistevano però anche dei vincoli di natura morale che impedivano la diffusione della rappresentazione ritrattistica, come il divieto di esporre qualsiasi immagine "privata" in luogo pubblico senza il consenso dei reggitori delle città. Ancora nel pieno V secolo a.C. non esisteva un ritratto "privato", essendo forte il sentimento della [[polis]] che vedeva l'arte come una manifestazione essenzialmente pubblica, della collettività. Generiche erano le teste su erme degli [[stratega|strateghi]] e per gli atleti esistevano le statue "iconiche", dove cioè erano specificate alcune caratteristiche fisiche (altezza, età) ma una caratterizzazione personale assente. Anche i protagonisti della [[battaglia di Maratona]] raffigurati sulle pitture descritte da [[Pausania il Periegeta|Pausania]], avevano ritratti iconici, come dimostra la testimonianza dei nomi incisi per riconoscere i vari personaggi (un po' come succede nella coeva [[ceramica greca|ceramica]]). [[Anacreonte]] venne ritratto come un generico musico con [[cetra]] e come "comaste" (partecipante a un banchetto, leggermente ebbro), [[Socrate]] come un generico barbuto<ref>Il cosiddetto Socrate di tipo I, realizzato poco dopo la sua morte, mentre le statue del filone del tipo II sono ritratti di ricostruzione fatti a partire da uno attribuibile a [[Lisippo]] verso l'ultimo trentennio del IV secolo a.C., dotato di umanità e ilare serenità che sembra voler riflettere il suo pensiero.</ref>, [[Pericle]] come un generico stratega (ritratto di [[Kresilas]], [[435 a.C.]] circa), dove però traspariva forse, dall'elmo sollevato sui capelli, un'allusione alla forma allungata del suo cranio, che fu oggetto di facezie tra gli scrittori di commedie, come se si trattasse di una [[caricatura]]. L'unico ritratto dell'epoca che si possa dire fisiognomico (sebbene non ancora realistico a causa dell'idealizzazione) è quello di [[Platone]] di [[Silanion]], conosciuto grazie a copie di età romana. Nell'occasione mancata si deve sicuramente ravvisare il persistere della resistenza ateniese al ritratto individuale<ref name=BB/>.
 
Per arrivare al vero e proprio ritratto fisionomico si deve attendere la metà del IV secolo a.C. Controversa è l'individuazione dell'esempio più antico: forse un'[[Erma (scultura)|erma]] di [[Temistocle]] rinvenuta in copia a [[Ostia (città antica)|Ostia]], realizzata quando era in vita verso il [[480 a.C.|480]]-[[460 a.C.]] (ma forse ritratto di ricostruzione [[neoattico]]), o l'immagine di [[Pausania (generale)|Pausania]] [[re di Sparta]] ([[464 a.C.|464]]-[[460 a.C.]]) o le opere in massima parte oscure di [[Demetrios di Alopece]], che [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]] rimproverava di preferire la somiglianza al [[canone (arte)|canone]] di bellezza. La tradizione tarda riporta come [[Fidia]] venne criticato per aver inserito un suo autoritratto nella decorazione scultorea dello scudo della Athena Promachos, individuato dagli studiosi nella figura di [[Dedalo]], di spiccata individualità, anche se accostabile al [[centauro]] della [[metopa]] 9<ref name=BB/>.
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L'esasperazione della realtà nel ritratto romano (il cosiddetto [[ritratto romano repubblicano]]) ebbe inizio quindi all'inizio del I secolo a.C. e durò fino al [[secondo triumvirato]] ([[43 a.C.|42]]-[[32 a.C.]]), periodo che coincise con una forte esaltazione delle tradizioni e delle virtù dei patrizi, contro il movimento dei [[Gracchi]] e l'avanzare delle forze della plebe fino alla [[guerra sociale]] ([[91 a.C.|91]]-[[88 a.C.]]). Si assistette in definitiva a una presa di coscienza del valore della ''[[gens]]'', che si riflette nei ritratti. Lo stile di queste opere è secco e minuzioso nella resa dell'epidermide solcata dagli anni e dalle dure condizioni della vita tradizionale contadina. Vi si legge un certo disprezzo altezzoso e un'inflessibile durezza, come nel famoso [[Patrizio Torlonia|ritratto 535]] del [[Museo Torlonia]]. Queste caratteristiche sembrano discostarsi volontariamente dall'eleganza e la mondanità degli sciolti [[ritratti ellenistici]]. Nonostante la breve durata del fenomeno artistico, esso fu una delle prime "invenzioni" artistiche romane<ref>sebbene gli artisti che crearono tali opere fossero quasi esclusivamente greci, ma il dato della nazionalità è secondario a quello della società e della cultura che permise questa forma artistica.</ref> e riflesse una precisa situazione storica, esaurendosi con essa<ref name=BB/>.
 
Con la diffusione della successiva moda [[neoattica]] le classi superiori abbandonarono questo tipo di ritratto, che invece continuò ad essere imitato da coloro che guardavano con desiderio alla classe dei patrizi, i [[liberto|liberti]], soprattutto nei monumenti sepolcrali<ref name=BB/>.
 
==== Roma imperiale ====
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=== Medioevo ===
[[File:Giotto, scrovegni, enrico scrovegni dona agli angeli una riproduzione della cappella degli scrovegni (1302).jpg|thumb|[[Giotto]], ''Enrico Scrovegni dona agli angeli una riproduzione della Cappella degli Scrovegni'', nel ''[[Giudizio Universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'', cappella degli Scrovegni, Padova]]
DuranteQueste iltendenze Medioevo,dell'arte iltardoantica cambiosi negliaffermarono interessidefinitivamente delledurante rappresentazioniil fece scomparire nuovamente l'arte del ritrattoMedioevo. La mentalità, fortemente permeata di [[religione cristiana]], tendeva a negare l'importanza dell'individualità delle persone, preferendo l'astrazione e il simbolo (ritratto "tipologico")<ref name=BB/>. In assenza di un elemento "borghese" che esprimesse valori laici di affermazione dell'uomo in quanto tale, nella pienezza della sua esistenza terrestre, la necessità di fissare le vere fisionomie svanì inesorabilmente.
 
Bisogna aspettare il [[basso Medioevo]], quando ricomparve sulla scena europea una sorta di "borghesia", per veder tornare i fondamenti proto-umanistici e razionali che permettono la produzione di ritratti. Probabilmente tali condizioni si erano già verificate alla corte di [[Federico II di Svevia|Federico II]]<ref>Per tutti gli imperatori precedenti i ritratti furono sempre convenzionali, con la sola eccezione, forse, di un ritratto di [[Carlo Magno]] a cavallo, andato perduto.</ref>, ma non ci sono pervenute testimonianze sicure di ritratti<ref name=DVC>De Vecchi-Cerchiari, cit.</ref>.
 
Il più antico ritratto fisiognomico veritiero è in scultura quello di ''[[Ritratto di Carlo I d'Angiò|Carlo I d'Angiò]]'' di [[Arnolfo di Cambio]] ([[1277]]) e in pittura quello di [[Enrico degli Scrovegni]] nel ''[[Giudizio Universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'' della [[Cappella dell'Arena]] a Padova, dipinto da Giotto verso il [[1306]]. Il ritratto come genere autonomo nacque qualche decennio dopo con [[Simone Martini]], prima con inun dipinto simbolico quale il ''[[San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò]]'' ([[1317]]), poi ad [[Avignone]] come semplice rappresentazione di un personaggio. La prima testimonianza certa a noi pervenuta è comunque il ritratto di profilo di [[Giovanni II di Francia|Giovanni il Buono]] di un pittore francese della metà del Trecento, oggi al [[Louvre]]<ref>[[Luciano Bellosi]], ''Giotto'', in ''Dal Gotico al Rinascimento'', Scala, Firenze 2003, p. 145. ISBN 88-8117-092-2</ref>.
 
Per quanto riguarda la classe "media", in città quali [[Venezia]], [[Firenze]], [[Napoli]], [[Barcellona]], ecc., divenne frequente il finanziamento di opere d'arte da parte dei privati, spesso ricchi banchieri che in questo modo espiavano, magari in punto di morte, il peccato di [[usura]]. Nacque così l'usanza di raffigurare i committenti in atto di donare l'opera d'arte o inginocchiati ai piedi della figura sacra, spesso di [[proporzioni gerarchiche|proporzioni minime]], a simboleggiare la loro umiltà davanti alla divinità<ref name=DVC/>.
 
=== Rinascimento ===
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In scultura ebbe notevole diffusione il ritratto su busto fino alle spalle, soprattutto a Firenze ([[Mino da Fiesole]], [[Andrea del Verrocchio]]) e a [[Napoli]] ([[Francesco Laurana]]).
 
Nella ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' di [[Masaccio]] si ebbe un primo esempio
di ritratto realistico di committenti di un'opera d'arte, raffigurati a dimensioni naturali rispetto alla divinità. Poco dopo si diffuse anche l'uso di inserire ritratti di personaggi contemporanei tra i personaggi delle scene dipinte, sia sacre sia profane: ad esempio la celeberrima ''[[Nascita di Venere]]'' sarebbe un ritratto di [[Simonetta Vespucci]].
 
[[File:Tizian Portrait Man Red Cap.jpg|thumb|[[Tiziano]], ''Ritratto di uomo col cappello rosso'']]
Quasi tutti i più grandi maestri si dedicarono al ritratto ([[Piero della Francesca]], [[Antonello da Messina]], [[Sandro Botticelli]], [[Leonardo da Vinci]], [[Tiziano]], [[Raffaello]]...) con qualche eccezione: [[Michelangelo]] ad esempio non riprodusse mai effigie veritiere di personaggi se non, forse, con intenti denigratori nel ''[[Giudizio Universale]]''<ref>Nelle [[sagrestia Nuova|statue dei Duchi medicei]] pose ritratti completamente astratti, tanto che ne subì anche lamentele, che liquidò ribadendo l'immortalità della sua arte, la quale sarebbe sopravvissuta a chi si ricordasse le fattezze dei duchi.</ref>. Alcuni ritratti raggiunsero straordinari effetti psicologici, come l'emblematica ''[[Monna Lisa]]'' (forse [[Lisa Gherardini]]), o come le opere migliori di [[Tiziano]]. Nello stesso periodo si diffuse la pratica dell'[[autoritratto]], prima come elemento in un quadro di gruppo (a questo proposito [[Leon Battista Alberti]] consigliò gli artisti di ritrarsi guardando l'osservatore, anche perché il proprio ritratto veniva eseguito guardandosi allo specchio), poi anche come soggetto indipendente (dalla seconda metà del XVI secolo).
 
Durante l'epoca del Manierismo si ebbero importanti serie di ritratti di artisti come [[Bronzino]], [[Pontormo]], [[Giovan Battista Moroni]] o [[Sofonisba Anguissola]] da [[Cremona]]. L'uscita delle ''[[Le Vite|Vite]]'' del [[Vasari]] comportò una raccolta di ritratti di artisti, copiandocopiati da varie fonti. Più o meno contemporaneamente nacquero le serie di ritratti di uomini illustri presi dal vero (o copiati da immagini che si supponevano prese dal vero), delle quali ci resta quella universale degli [[Uffizi]] ([[serie Gioviana]]), ispirata a una perduta serie comasca nella casa di [[Paolo Giovio]].
 
Durante l'epoca del Manierismo si ebbero importanti serie di ritratti di artisti come [[Bronzino]], [[Pontormo]], [[Giovan Battista Moroni]] o [[Sofonisba Anguissola]] da [[Cremona]]. L'uscita delle ''[[Le Vite|Vite]]'' del [[Vasari]] comportò una raccolta di ritratti di artisti, copiando da varie fonti. Più o meno contemporaneamente nacquero le serie di ritratti di uomini illustri presi dal vero (o copiati da immagini che si supponevano prese dal vero), delle quali ci resta quella universale degli [[Uffizi]] ([[serie Gioviana]]).
Il ritratto rinascimentale comportava sempre un elemento simbolico e idealizzato, non era mai una mera riproduzione delle fattezze. Oltre agli oggetti che rappresentavano la ricchezza e il prestigio del soggetto (gioielli, pellicce, broccati, per le donne acconciature elaborate e incarnato chiarissimo), fu tipico raffigurare oggetti e animali simbolici, derivati dalla simbologia della pittura sacra, come il cagnolino (fedeltà), il libro (erudizione), l'ermellino (incorruttibilità di spirito), ecc. L'idealizzazione [[umanesimo|umanistica]] dei soggetti non voleva però dire un ritratto "abbellito": anche i difetti fisici acquistavano la propria dignità all'interno di una raffigurazione perfetta formalmente (come il naso deformato nel ''[[Ritratto di nonno e nipote]]'' di [[Domenico Ghirlandaio]], o lo [[strabismo]] nel ''[[Ritratto di Fedra Inghirami]]'' di [[Raffaello]], ecc.).
 
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Durante il periodo [[barocco]] e [[rococò]] (XVII-XVIII secolo) l'arte del ritratto ebbe un'enfasi ancora maggiore, come immagine dell'opulenza carica dei simboli del potere e della ricchezza. I fiamminghi [[Anthony van Dyck]] e [[Peter Paul Rubens]] furono tra gli artisti più richiesti per questo genere di opere. Altro eccelso ritrattista del periodo barocco fu poi lo spagnolo [[Diego Velázquez]].
 
In questo periodo si diffuse lo studio per le espressioni facciali, che enfatizzassero particolari emozioni e stati d'animo. In particolare lo scultore [[Gian Lorenzo Bernini]] o il pittore [[Rembrandt]] esplorarono i vari effetti e espressioni che caratterizzano un volto umano e i diversi effetti dell'età.<ref>Proprio all'inizio del Seicento la tradizione del ritratto si arricchisce di nuovi tagli compositivi e dell'indagine psicologica del personaggio, in genere il committente che vuole riconoscersi nel dipinto. Soprattutto nel Nord Europa ed in Spagna si sviluppa questo genere che, parallelamente ai ritratti di corte ([[Diego Velázquez]], [[Van Dyck]], [[Rubens]]), offre la possibilità di autocelebrazione anche ai rappresentanti delle emergenti classi borghesi e mercantili: commercianti, birrai, magistrati, membri di associazioni. Nasce così la grande pittura olandese di [[Rembrandt]], [[Frans Hals|Hals]], [[Vermeer]]. Le pitture di ritratti di gruppo rappresentano i membri di una stessa milizia civica, di una stessa [[gilda (storia)|gilda]] o di persone che comunque condividono la medesima professione. Ne sono esempi celebri la ''[[Ronda di notte]]'', la ''[[Lezione di anatomia del dottor Tulp]]'', i ''[[sei sindaci dei drappieri di Amsterdam]]'' di Rembrandt ed il ''Banchetto degli ufficiali della Guardia Civica di San Giorgio'' di Hals.</ref> A partire da questo interesse si arrivò alla creazione della prima [[caricatura]], nata nell'ambito dell'accademia dei [[Carracci]] a [[Bologna]]. Bernini fu anche tra i primi a produrre un'"istantanea" di un soggetto in azione, coi [[busti di Scipione Borghese]] nell'atto di conversare ([[1632]]); molti esempi della ritrattistica di Bernini e dei suoi seguaci vengono per l'appunto definiti "ritratti parlanti".<ref>Si veda a questo proposito la recensione della mostra: [http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=550&lang=it "''I marmi vivi. Bernini e la nascita del ritratto barocco"''] (Firenze, 2009)].</ref>
[[File:Toulouse-Lautrec - La Goulue arrivant au Moulin Rouge.jpg|thumb|upright=0.8|[[Henri de Toulouse-Lautrec]], ''La Goulue arriva al Moulin Rouge'' ([[1892]])]]
 
Frequente era la produzione di ritratti di gruppo, specialmente nei [[Paesi Bassi]], con artisti come [[Frans Hals]] e lo stesso Rembrandt.
 
Il gusto rococò prevedeva una decorazione ricca e intricata, con attenzione ai dettagli e alla resa materica dei tessuti. I ritratti in questo periodo, grazie a questi accorgimenti tecnici, si caratterizzarono per una resa ancora maggiore della ricchezza e prestigio dei soggetti. I pittori francesi come [[François Boucher]] e [[Hyacinthe Rigaud]] furono i capiscuola in questo settore, mentre in Inghilterra spiccarono [[Thomas Gainsborough]] e, [[Joshua Reynolds]] e [[John Hoskins il Vecchio]]. Altro celebre ritrattista attivo nella seconda metà del Settecento fu l'italiano [[Pompeo Batoni]].
 
In questo periodo anche alcune pittrici raggiunsero notevole popolarità, specializzandosi spesso proprio nei ritratti, in una dimensione privata e civettuola tipicamente femminile, come [[Élisabeth Vigée- Le Brun]], [[Rosalba Carriera]] e [[Angelica Kauffmann]].
 
=== Neoclassicismo e XIX secolo ===
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Gli artisti del [[Realismo (arte)|Realismo]] della seconda metà del secolo crearono numerosi ritratti di gente comune ([[Gustave Courbet]]) e caricature dei contemporanei ([[Honoré Daumier]]). [[Henri de Toulouse-Lautrec]] si specializzò nei ritratti dei personaggi del teatro dell'epoca e di prostitute. Anche gli [[Impressionisti]] dipinsero ritratti, come [[Édouard Manet]], [[Claude Monet]], [[Edgar Degas]] e [[Pierre Auguste Renoir]], di solito familiari o amici dei pittori stessi. La loro superficie brillante e la vividezza dei colori rende questi ritratti attraenti, spesso capaci di cogliere l'intimità domestica dei soggetti. I maestri del [[post-impressionismo]], come [[Paul Gauguin]] e [[Vincent van Gogh]], dipinsero numerosi ritratti ma sono soprattutto famosi i loro autoritratti.
 
Tra i ritrattisti della nuova borghesia a cavallo del XIX e [[XX secolo]] spiccarono per freschezza l'inglese [[John Singer Sargent]] o l'italianogli italiani [[Giovanni Boldini]] e [[Cesare Saccaggi]].
 
=== Arte contemporanea ===
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All'inizio del XX secolo le avanguardie interessarono anche il ritratto, che divenne gradualmente sempre più anti-naturalistico. [[Gustav Klimt]] circondò le sue figure di astratte decorazioni geometriche, i [[Fauves]] estremizzarono il colore e, nel ''[[ritratto di Geltrude Stein]]'', [[Picasso]] sperimentò per la prima volta suggestioni [[cubismo|cubiste]]. Ormai i caratteri "interiori" dell'individuo avevano preso più importanza dell'aspetto esteriore, liberando la creatività dell'artista nel connotare fantasticamente i ritratti.
 
Grande attenzione alla psicologia, anche in senso "patologico", emerge dalle opere degli [[espressionismo|espressionisti]], come [[Otto Dix]], [[Max Beckmann]], [[Oskar Kokoschka]], [[Egon Schiele]]. Celebre è la dimensione onirica di alcuni ritratti del [[surrealismo|surrealista]] [[Salvador Dalí]]. Nella ritrattistica merita un cenno la pittrice polacca [[Tamara de Lempicka]], protagonista del movimento [[Art Déco]].
 
Dalla metà del XX secolo in Europa e America il declino dell'interesse verso le rappresentazioni figurative a favore dell'[[astrattismo]], portò al ridimensionamento della produzione di ritratti, affidati sempre più spesso alla [[fotografia]]. Tra i tanti fotografi che hanno operato nell'ambito del ritratto, ci sono gli americani [[Irving Penn]] e [[Richard Avedon]]. Lo stesso [[Andy Warhol]], per creare la celebre [[serigrafia]] di [[Marilyn Monroe]], si servì di una fotografia di [[Gene Korman]] usata per la pubblicità del film ''[[Niagara (film)|Niagara]]'' del [[1953]]. Tra gli artisti che continuarono a dedicarsi al ritratto e a focalizzare nello studio del volto umano ci furono [[Lucian Freud]], [[Francis Bacon (pittore)|Francis Bacon]], [[Fernando Botero]], [[Alex Katz]] e [[Chuck Close]].
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |autore=[[Ranuccio Bianchi Bandinelli]], ''|capitolo=Il problema del ritratto'', in ''|titolo=L'arte classica'', |editore=[[Editori Riuniti]], |città=Roma |anno=1984. |sbn=IT\ICCU\CFI\0074942]}}
* {{Cita libro |autore=Ranuccio Bianchi Bandinelli, e Jeannine Auboyer, [|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ritratto_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ {{Maiuscoletto|voce=Ritratto}}], ''[[Enciclopedia dell'Arte Antica]]'' (1965),|città=Roma |editore=[[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]] |anno=1965 |accesso=2022-07-02}}
* [[Stefano{{Cita Ferrarilibro (scrittore)|autore=Stefano Ferrari]], ''|titolo=La psicologia del ritratto nell'arte e nella letteratura'', |editore=[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], |città=Bari-Roma |anno=1998. |sbn=IT\ICCU\PUV\0354938}}
* {{Cita libro |autore=Pierluigi De Vecchi ed [[Elda Cerchiari]] |titolo=I tempi dell'arte |volume=2 |editore=[[Bompiani]] |città=Milano |anno=1999 |isbn=88-451-7212-0 |cid=De Vecchi-Cerchiari, 1999}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Autoritratto]]
* [[Autoritratto fotografico]]
* [[Pittura ritrattistica]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=ritratto|wikt=ritratto|commons=Portrait}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.portraitindex.de/|Digitaler Portraitindex}}
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{Controllo di autorità}}