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Dopo la crisi di metà [[XVII secolo|Seicento]] l'espressione in genovese riprende vigore su temi politico-patriottici, prima con le opere di [[Carlo Andrea Castagnola]] e [[Gio. Agostino Pollinari]] che celebrano la resistenza genovese al bombardamento francese del [[1684]], poi con la fioritura intorno al [[1745]]-[[1748]] di un'ampia produzione [[epica]] dedicata alla guerra di liberazione dall'occupazione austro-piemontese (la cosiddetta guerra di Balilla) e alle ultime vittorie sui [[corsari barbareschi]]: a opere anonime come la ''Libeaçion de Zena'' e il ''Trionfo dro pòpolo zeneize'' si associa in particolare la multiforme attività poetica e teatrale di [[Stefano de Franchi]], autore aristocratico che apre tuttavia al gusto popolaresco nelle sue traduzioni da [[Molière]] (''Comedie transportæ da ro françeize in lengua zeneize'') e nelle poesie originali di contenuto lirico e patriottico. Questa vena sarà continuata con accenti diversi durante la breve stagione della poesia rivoluzionaria legata all'instaurazione ([[1797]]) del regime filofrancese.
 
[[File:Fabrizio De André 1977.jpg|thumb|destra|Nonostante l'uso di una lingua volutamente ricercata e non di rado «straniante»<ref>[http://www.letteratura.rai.it/articoli-programma-puntate/coveri-il-genovese-di-de-andr%C3%A9/1422/default.aspx Coveri: il genovese di De André].</ref>, nell'ambito della musica d'autore in genovese l'opera di [[Fabrizio De André]] segna lo spartiacque fra il generale modello novecentesco e le sperimentazioni più moderne.]] L'[[XIX secolo|Ottocento]] si apre all'insegna dello scoramento per l'annessione forzata alla [[Casa Savoia|monarchia sabauda]], che genera da un lato il disimpegno, risolto in chiave introspettiva e moraleggiante, di [[Martin Piaggio]] (''Esòpo zenéize''), dall'altro la reazione patriottica e liberal-repubblicana di autori come [[Giovanni Casaccia]], [[Giovanni Battista Vigo]] e soprattutto [[Luigi Michele Pedevilla]], che col [[poema epico]] ''A Colombìade'' si inserisce a pieno titolo nel clima delle rinascenze culturali delle lingue minoritarie europee. Riprende vigore nell'Ottocento anche la produzione in prosa: sia la narrativa, per lo più legata alle appendici di giornali in genovese come ''O Balilla'' e ''O Staffî'', dove compaiono le opere di [[Edoardo M. Chiozza]] e il romanzo anonimo di ambientazione americana ''Ginn-a de Sanpedænn-a''; sia il teatro, che vede in [[Nicolò Bacigalupo]] il primo autore in genovese di gusto schiettamente dialettale.
 
Ai primi del [[XX secolo|Novecento]], mentre nasce o cresce la scrittura in alcune varietà dialettali periferiche ([[dialetto spezzino|spezzino]], [[dialetto intemelio|ventimigliese]], alassino, [[dialetto monegasco|monegasco]]), [[Angelico Federico Gazzo]] con la traduzione integrale della ''[[Divina Commedia]]'' si inserisce, rinnovandolo, al seguito del filone regionalista ottocentesco; dopo gli aggiornamenti tentati da [[Carlo Malinverni]], il clima poetico del Novecento è dominato però dalla figura di [[Edoardo Firpo]], autore attento al recupero della tradizione classica ma aperto al [[decadentismo]] e al rinnovato gusto della poesia dialettale italiana contemporanea. Nello stesso periodo si distingue anche il poeta savonese [[Giuseppe Cava]].