Ritratto: differenze tra le versioni

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[[File:Pericles Townley BM 549.jpg|thumb|upright|Il ritratto di Pericle]]
 
Esistevano però anche dei vincoli di natura morale che impedivano la diffusione della rappresentazione ritrattistica, come il divieto di esporre qualsiasi immagine "privata" in luogo pubblico senza il consenso dei reggitori delle città. Ancora nel pieno V secolo a.C. non esisteva un ritratto "privato", essendo forte il sentimento della [[polis]] che vedeva l'arte come una manifestazione essenzialmente pubblica, della collettività. Generiche erano le teste su erme degli [[stratega|strateghi]] e per gli atleti esistevano le statue "iconiche", dove cioè erano specificate alcune caratteristiche fisiche (altezza, età) ma una caratterizzazione personale assente. Anche i protagonisti della [[battaglia di Maratona]] raffigurati sulle pitture descritte da [[Pausania il Periegeta|Pausania]], avevano ritratti iconici, come dimostra la testimonianza dei nomi incisi per riconoscere i vari personaggi (un po' come succede nella coeva [[ceramica greca|ceramica]]). [[Anacreonte]] venne ritratto come un generico musico con [[cetra]] e come "comaste" (partecipante a un banchetto, leggermente ebbro), [[Socrate]] come un generico barbuto<ref>Il cosiddetto Socrate di tipo I, realizzato poco dopo la sua morte, mentre le statue del filone del tipo II sono ritratti di ricostruzione fatti a partire da uno attribuibile a [[Lisippo]] verso l'ultimo trentennio del IV secolo a.C., dotato di umanità e ilare serenità che sembra voler riflettere il suo pensiero.</ref>, [[Pericle]] come un generico stratega (ritratto di [[Kresilas]], [[435 a.C.]] circa), dove però traspariva forse, dall'elmo sollevato sui capelli, un'allusione alla forma allungata del suo cranio, che fu oggetto di facezie tra gli scrittori di commedie, come se si trattasse di una [[caricatura]]. L'unico ritratto dell'epoca che si possa dire fisiognomico (sebbene non ancora realistico a causa dell'idealizzazione) è quello di [[Platone]] di [[Silanion]], conosciuto grazie a copie di età romana. Nell'occasione mancata si deve sicuramente ravvisare il persistere della resistenza ateniese al ritratto individuale<ref name=BB/>.
 
Per arrivare al vero e proprio ritratto fisionomico si deve attendere la metà del IV secolo a.C. Controversa è l'individuazione dell'esempio più antico: forse un'[[Erma (scultura)|erma]] di [[Temistocle]] rinvenuta in copia a [[Ostia (città antica)|Ostia]], realizzata quando era in vita verso il [[480 a.C.|480]]-[[460 a.C.]] (ma forse ritratto di ricostruzione [[neoattico]]), o l'immagine di [[Pausania (generale)|Pausania]] [[re di Sparta]] ([[464 a.C.|464]]-[[460 a.C.]]) o le opere in massima parte oscure di [[Demetrios di Alopece]], che [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]] rimproverava di preferire la somiglianza al [[canone (arte)|canone]] di bellezza. La tradizione tarda riporta come [[Fidia]] venne criticato per aver inserito un suo autoritratto nella decorazione scultorea dello scudo della Athena Promachos, individuato dagli studiosi nella figura di [[Dedalo]], di spiccata individualità, anche se accostabile al [[centauro]] della [[metopa]] 9<ref name=BB/>.
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Bisogna aspettare il [[basso Medioevo]], quando ricomparve sulla scena europea una sorta di "borghesia", per veder tornare i fondamenti umanistici e razionali che permettono la produzione di ritratti. Probabilmente tali condizioni si erano già verificate alla corte di [[Federico II di Svevia|Federico II]]<ref>Per tutti gli imperatori precedenti i ritratti furono sempre convenzionali, con la sola eccezione, forse, di un ritratto di [[Carlo Magno]] a cavallo, andato perduto.</ref>, ma non ci sono pervenute testimonianze sicure di ritratti<ref name=DVC>De Vecchi-Cerchiari, cit.</ref>.
 
Il più antico ritratto fisiognomico veritiero è in scultura quello di ''[[Ritratto di Carlo I d'Angiò|Carlo I d'Angiò]]'' di [[Arnolfo di Cambio]] ([[1277]]) e in pittura quello di [[Enrico degli Scrovegni]] nel ''[[Giudizio Universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'' della [[Cappella dell'Arena]] a Padova, dipinto da Giotto verso il [[1306]]. Il ritratto come genere autonomo nacque qualche decennio dopo con [[Simone Martini]], prima con in dipinto simbolico quale il ''[[San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò]]'' ([[1317]]), poi ad [[Avignone]] come semplice rappresentazione di un personaggio. La prima testimonianza certa a noi pervenuta è comunque il ritratto di profilo di [[Giovanni II di Francia|Giovanni il Buono]] di un pittore francese della metà del Trecento, oggi al [[Louvre]]<ref>[[Luciano Bellosi]], ''Giotto'', in ''Dal Gotico al Rinascimento'', Scala, Firenze 2003, p. 145. ISBN 88-8117-092-2</ref>.
 
Per quanto riguarda la classe "media", in città quali [[Venezia]], [[Firenze]], [[Napoli]], [[Barcellona]], ecc., divenne frequente il finanziamento di opere d'arte da parte dei privati, spesso ricchi banchieri che in questo modo espiavano, magari in punto di morte, il peccato di [[usura]]. Nacque così l'usanza di raffigurare i committenti in atto di donare l'opera d'arte o inginocchiati ai piedi della figura sacra, spesso di proporzioni minime, a simboleggiare la loro umiltà davanti alla divinità<ref name=DVC/>.
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Durante il periodo [[barocco]] e [[rococò]] (XVII-XVIII secolo) l'arte del ritratto ebbe un'enfasi ancora maggiore, come immagine dell'opulenza carica dei simboli del potere e della ricchezza. I fiamminghi [[Anthony van Dyck]] e [[Pieter Paul Rubens]] furono tra gli artisti più richiesti per questo genere di opere. Altro eccelso ritrattista del periodo barocco fu poi lo spagnolo [[Diego Velázquez]].
 
In questo periodo si diffuse lo studio per le espressioni facciali, che enfatizzassero particolari emozioni e stati d'animo. In particolare lo scultore [[Gian Lorenzo Bernini]] o il pittore [[Rembrandt]] esplorarono i vari effetti e espressioni che caratterizzano un volto umano e i diversi effetti dell'età.<ref>Proprio all'inizio del Seicento la tradizione del ritratto si arricchisce di nuovi tagli compositivi e dell'indagine psicologica del personaggio, in genere il committente che vuole riconoscersi nel dipinto. Soprattutto nel Nord Europa ed in Spagna si sviluppa questo genere che, parallelamente ai ritratti di corte ([[Diego Velázquez]], [[Van Dyck]], [[Rubens]]), offre la possibilità di autocelebrazione anche ai rappresentanti delle emergenti classi borghesi e mercantili: commercianti, birrai, magistrati, membri di associazioni. Nasce così la grande pittura olandese di [[Rembrandt]], [[Frans Hals|Hals]], [[Vermeer]]. Le pitture di ritratti di gruppo rappresentano i membri di una stessa milizia civica, di una stessa [[gilda (storia)|gilda]] o di persone che comunque condividono la medesima professione. Ne sono esempi celebri la ''[[Ronda di notte]]'', la ''[[Lezione di anatomia del dottor Tulp]]'', i ''[[sei sindaci dei drappieri di Amsterdam]]'' di Rembrandt ed il ''Banchetto degli ufficiali della Guardia Civica di San Giorgio'' di Hals. </ref> A partire da questo interesse si arrivò alla creazione della prima [[caricatura]], nata nell'ambito dell'accademia dei [[Carracci]] a [[Bologna]]. Bernini fu anche tra i primi a produrre un'"istantanea" di un soggetto in azione, coi [[busti di Scipione Borghese]] nell'atto di conversare ([[1632]]); molti esempi della ritrattistica di Bernini e dei suoi seguaci vengono per l'appunto definiti "ritratti parlanti".<ref>Si veda a questo proposito la recensione della mostra [http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=550&lang=it "I marmi vivi. Bernini e la nascita del ritratto barocco" (Firenze, 2009)]</ref>
[[File:Toulouse-Lautrec - La Goulue arrivant au Moulin Rouge.jpg|thumb|upright=0.8|[[Henri de Toulouse-Lautrec]], ''La Goulue arriva al Moulin Rouge'' ([[1892]])]]