Carlo Bergamaschi: differenze tra le versioni

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== Cenni biografici ==
Laureato in giurisprudenza a [[Napoli]] esercita la professione di [[avvocato]] fino al [[1924]], quando sale sul carro del vincitore fascista iscrivendosi al [[Partito nazionale fascista|Partito]] poco prima della chiusura delle iscrizioni ([[1924]]). Col sostegno personale di [[Gian Alberto Blanc]] inizia una carriera politica che lo vede vice-federale di [[Caserta]] (1926), [[Podestà (fascismo)|podestà]] di [[Pontecorvo]], preside della provincia di [[Frosinone]] e [[Federale]] della medesima fino al 1934. In tale anno viene infatti compreso nel listone per il rinnovo della [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] e si dedica con particolare assiduità al mandato parlamentare occupandosi della creazione e organizzazione degli Eoa (Enti opere assistenziali) e degli Eca (Enti comunali di assistenza). Nel 1937 succede a [[Maria Fabbri]] nella carica di commissario dell'[[Opera nazionale maternità e infanzia]], in quel periodo caratterizzata da una gestione improntata alla corruzione. Bergamaschi (che cumula contemporaneamente la carica di ispettore del [[PNF]], di membro del Tribunale speciale e Presidente dell'Ente Nazionale Fascista Assistenza Enti Parastatali), non si differenzia dai suoi predecessori. La sua cattiva condotta politica porta a un brusco allontanamento da tutte le cariche ricoperte nel 1940, l'anno in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] promuove un forte irrigidimento del regime per sollevare l'Italia dalla consapevolezza dell'impreparazione morale e militare, ad affrontare la guerra.
 
Caduto in disgrazia, sottoposto a una lunga indagine, viene arrestato nel 1943 e rinchiuso nel carcere di [[Regina Coeli]]. Il verbale del provvedimento sostiene che "''l'accrescimento della ricchezza di Bergamaschi come è stato prospettato coincide con gli anni in cui egli ricoprì le cariche più discusse di potestà e di Commissario dell’Onmi. Quest’ultima diede luogo ad una inchiesta e ad un processo per peculato su denunzia di tali Di Stefano e Valente, del quale egli, avvalendosi di forti appoggi, riuscì a non essere intaccato''".
 
== Onorificenze ==