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Un secondo stadio del ritratto è quello dove, sebbene la raffigurazione ancora non assomigli al soggetto individuale, sono presenti una serie di elementi che circoscrivono la rappresentazione generica a una certa categoria di individui, facilitandone l'identificazione (es. attributi particolari, descrizione del vestiario, di oggetti pertinenti al soggetto o alla sua classe sociale, ecc.): il ritratto "tipologico", magari accompagnato dall'iscrizione del nome<ref name=BB/>.
 
Per parlare di vero e proprio ritratto si deve avere un'individuazione del personaggio a partire dall'imitazione delle fattezze individuali, senza altri artifici. Si tratta del ritratto "fisiognomico", che si compone a sua volta di due strati collegati: la raffigurazione dei tratti somatici e la ricerca dell'espressione psicologica dell'individuo. L'ultimo passo fu infatti quello di fissare nell'effigie un giudizio morale sulla persona ritratta, scegliendo un particolare atatteggiamento dida tre quartiimmortalare, inun Italia si preferì a lungo la posizione di profilogesto, dalle reminiscenze romano-imperiali, che meglio esprimeva le ambizioni aristocratiche dei nuovi signori delle cortiun'espressione<ref name="DVC">De Vecchi-Cerchiari, cit.<BB/ref>.
 
Esiste poi un ritratto "di ricostruzione", dove l'artista non ha visto il soggetto e tenta, sulla base delle informazioni in suo possesso e della sua sensibilità, di ricrearlo, sia nella fisionomia sia nella psicologia, secondo il concetto che si è formato circa quella personalità determinata. È il caso tipico dei ritratti dei grandi personaggi del passato dei quali non si sia tramandata l'immagine (da [[Omero]] agli [[Apostoli]], ad esempio). Poiché tali immagini sono frutto di invenzione e delle circostanze del tempo in cui furono realizzate, è frequente che per la stessa personalità storica si abbiano ritratti ricostruiti anche molto differenti<ref name=BB/>.
In scultura ebbe notevole diffusione il ritratto su busto fino alle spalle, soprattutto a Firenze ([[Mino da Fiesole]], [[Andrea del Verrocchio]]) e a [[Napoli]] ([[Francesco Laurana]]).[[File:Triple portrait of Charles I.jpg|left|thumb|[[Anthony van Dyck]], ''[[Triplo ritratto di Carlo I]]'', [[1635]]]]
 
== Storia del ritratto ==
[[File:Nefertiti berlin.jpg|thumb|left|Ritratto della Regina Nefertiti, [[Berlino]]]]
=== Preistoria e protostoria ===
Le stesse fasi che accompagnano l'evoluzione della produzione di un ritratto dalla produzione infantile all'età adulta si riscontrano anche nella storia dell'arte. I teschi umani trovati a [[Gerico]], dove le fattezze sono ricreate col gesso e gli occhi con conchiglie, manifestano la volontà di ricostruire la persona del defunto, ma sono ritratti pienamente "intenzionali", in quanto legati a schemi del tutto generici, nonostante l'ausilio della struttura ossea sottostante. Sicuramente le prime raffigurazioni umane avevano dei risvolti magici e sacrali verso ciò che rappresentavano. La convinzione che l'immagine aderisca indissolubilmente con ciò che ritrae è rimasta per esempio in ambito negativo, come in quei riti che riservano alle immagini degli avversari trattamenti funesti, secondo superstizioni ancora vive nei retaggi della civiltà contadina e pastorale<ref>Per gli stessi motivi, ad esempio, in alcuni contesti esiste una riluttanza delle persone ad essere riprese fotograficamente.</ref>
 
=== Egizi ===
L'[[Antico Egitto]] è un esempio tipico di cultura che, pur avendo i pieni mezzi tecnici, evitò la produzione di ritratti fisiognomici, almeno per la stragrande maggioranza della sua [[arte egizia|storia artistica]]. Stesse figure indicavano, tramite l'apposizione di diversi nomi, personaggi diversi, compresi i ritratti dei sovrani, nei quali il nome aveva un valore identificativo ben più valido dei tratti fisiognomici, tanto che non mancano esempi di sovrani raffigurati come tori o leoni. Il realismo era visto come qualcosa di basso e contingente, adatto alle scene di vita quotidiana delle classi inferiori. Il ritratto "tipologico" rimase in auge, seppure con qualche accenno di differenziazione fisiognomica dovuta al particolare procedimento degli scultori di lavorare a partire da maschere in gesso modellate da rilievi in creta con le fattezze del defunto<ref>Non venivano modellate sul volto del defunto direttamente.</ref>. Solo nel [[Nuovo Regno]], in seguito alla riforma religiosa di [[Amenophis IV]], si produssero in Egitto veri ritratti fisiognomici, con accenti psicologici, come i numerosi ritratti di [[Akhenaton]] e della regina [[Nefertiti]]. Questa parentesi si chiuse subito col ritorno alla tradizione e ai ritratti per "tipologia". Durante la tarda [[dinastia saitica]] ([[663 a.C.|663]]-[[525 a.C.]]) si ebbe di nuovo un ritorno al ritratto veristico, ma la specificità fisiognomica era tutta di superficie, legata più al virtuosismo tecnico che alla presenza di reali intenzioni descrittive. Dopo la conquista greca il ritratto egiziano perse le caratteristiche proprie per entrane nella corrente [[ritratto ellenistico|ellenistica]]<ref name=BB/>.
 
=== Civiltà orientali ===
{|align=right
|[[File:Royal head 0223.jpg|thumb|upright=0.7|Testa reale sumera del Louvre]] ||
|}
In [[Mesopotamia]] fin dall'epoca [[sumera]] si ebbe una generica produzione di ritratti "intenzionali" (distinguibili solo dal nome impresso) "tipologici" (nei quali si distinguevano alcuni attributi di una classe di individui), simile all'Egitto ma dotata di una maggiore libertà ideologica che caratterizzava la società dell'epoca. Le migliori opere pervenuteci riguardano alcuni ritratti di sovrani, improntati a uno schematismo che intendeva evidenziare innanzitutto la maestà del sovrano e la sua raffinatezza. Dall'epoca di [[Hammurabi]] ([[1728 a.C.|1728]]-[[1686 a.C.]]) ci è pervenuta una testa a tutto tondo del [[Louvre]] caratterizzata da un'eccezionale [[Plasticità (arte)|plasticità]] del volto, con le guance afflosciate, la bocca piccola e altri elementi, che rivelano una palese intenzione fisiognomica. Durante la successiva dominazione [[assira]], particolarmente dura, la tendenza alla fisionomia scomparve completamente, tornando a modelli fissi distinti solo dall'iscrizione del nome, privi anche degli attributi tipologici<ref name=BB/>.
 
Solo nel periodo [[achemenidi|achemenide]] ([[558 a.C.|558]]-[[480 a.C.]]) si ebbe una nuova umanizzazione delle effigie reali, ma il vero passo in avanti si ebbe nella produzione di monete, forse opera di artisti greci, che dalla fine del [[V secolo a.C.]] presentano ritratti fisiognomici che sembrano manifestarsi precocemente rispetto alla Grecia stessa (molto caratterizzata quella di [[Tissaferne]], o quella dello [[statere]] di [[Cizico]]). Non è chiaro tuttavia se le differenze tra l'una e l'altra testa, accomunate da alcuni attributi del potere (copricapo, baffi spioventi, barba), siano dovute a reali divergenze fisiognomiche o piuttosto alle diverse mani che curarono i conî<ref name=BB/>.
 
=== Antica Grecia ===
[[File:Plato Silanio Louvre Ma3654.jpg|thumb|upright=0.7|left|Il ritratto di Platone da Silanio, Louvre]]
Assieme alla scoperta dello spazio pittorico, la creazione del vero ritratto fisionomico è una dei più grandi traguardi della civiltà greca. Ma prima di arrivare a questo risultato i greci conobbero sia il ritratto "intenzionale" che quello "tipologico". La ritrattistica greca ci è massimamente nota attraverso le copie romane, spesso di qualità frettolosa e scadente, essendo in massima parte nata in [[bronzo]], un materiale che venne sistematicamente riutilizzato durante la "fame" di metalli successiva al crollo dell'economia ellenistico-romana. Il ritratto greco ebbe come punto di partenza l'ambito religioso, ma a differenza delle civiltà orientali, i greci non avevano grossi intermediari con le divinità (come i sovrani o i sommi sacerdoti), ma un rapporto diretto e umano. Le prime statue umane come il ''[[kouros]]'' e la ''[[kore (scultura)|kore]]'' servivano a rappresentare il dedicante delle offerte presso un santuario o il defunto presso la sua tomba. Esse però erano effigie del tutto impersonali, simboliche, come quelle sulle stele funerarie per tutto il periodo arcaico (fino al [[480 a.C.]]). Nelle iscrizioni si assiste a un attenuarsi del rapporto magico tra immagine persona raffigurata, facendo emergere il concetto di raffigurazione individuale come opera d'arte: dai nomi delle persone che rappresentano o dalle loro parole in prima persona, si passò ad aggiungere i nomi degli scultori (quindi a riconoscere che si trattava di artefatti), per poi arrivare alla dizione più distaccata di "statua di, immagine di, ''mnena'' (ricordo) di, ecc."<ref name=BB/>.
[[File:Pericles Townley BM 549.jpg|thumb|upright|Il ritratto di Pericle]]
 
Esistevano però anche dei vincoli di natura morale che impedivano la diffusione della rappresentazione ritrattistica, come il divieto di esporre qualsiasi immagine "privata" in luogo pubblico senza il consenso dei reggitori delle città. Ancora nel pieno V secolo a.C. non esisteva un ritratto "privato", essendo forte il sentimento della [[polis]] che vedeva l'arte come una manifestazione essenzialmente pubblica, della collettività. Generiche erano le teste su erme degli [[stratega|strateghi]] e per gli atleti esistevano le statue "iconiche", dove cioè erano specificate alcune caratteristiche fisiche (altezza, età) ma una caratterizzazione personale assente. Anche i protagonisti della [[battaglia di Maratona]] raffigurati sulle pitture descritte da [[Pausania il Periegeta|Pausania]], avevano ritratti iconici, come dimostra la testimonianza dei nomi incisi per riconoscere i vari personaggi (un po' come succede nella coeva [[ceramica greca|ceramica]]). [[Anacreonte]] venne ritratto come un generico musico con cetra e come "comaste" (partecipante a un banchetto, leggermente ebbro), [[Socrate]] come un generico barbuto<ref>Il cosiddetto Socrate di tipo I, realizzato poco dopo la sua morte, mentre le statue del filone del tipo II sono ritratti di ricostruzione fatti a partire da uno attribuibile a [[Lisippo]] verso l'ultimo trentennio del IV secolo a.C., dotato di umanità e ilare serenità che sembra voler riflettere il suo pensiero.</ref>, [[Pericle]] come un generico stratega (ritratto di [[Kresilas]], [[435 a.C.]] circa), dove però traspariva forse, dall'elmo sollevato sui capelli, un'allusione alla forma allungata del suo cranio, che fu oggetto di facezie tra gli scrittori di commedie, come se si trattasse di una [[caricatura]]. L'unico ritratto dell'epoca che si possa dire fisiognomico (sebbene non ancora realistico a causa dell'idealizzazione) è quello di [[Platone]] di [[Silanion]], conosciuto grazie a copie di età romana. Nell'occasione mancata si deve sicuramente ravvisare il persistere della resistenza ateniese al ritratto individuale<ref name=BB/>.
 
Per arrivare al vero e proprio ritratto fisionomico si deve attendere la metà del IV secolo a.C. Controversa è l'individuazione dell'esempio più antico: forse un'[[Erma (scultura)|erma]] di [[Temistocle]] rinvenuta in copia a [[Ostia (città antica)|Ostia]], realizzata quando era in vita verso il [[480 a.C.|480]]-[[460 a.C.]] (ma forse ritratto di ricostruzione [[neoattico]]), o l'immagine di [[Pausania (generale)|Pausania]] [[re di Sparta]] ([[464 a.C.|464]]-[[460 a.C.]]) o le opere in massima parte oscure di [[Demetrios di Alopece]], che [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]] rimproverava di preferire la somiglianza al [[canone (arte)|canone]] di bellezza. La tradizione tarda riporta come [[Fidia]] venne criticato per aver inserito un suo autoritratto nella decorazione scultorea dello scudo della Athena Promachos, individuato dagli studiosi nella figura di [[Dedalo]], di spiccata individualità, anche se accostabile al [[centauro]] della [[metopa]] 9<ref name=BB/>.
 
=== Ellenismo ===
[[File:Alexander Schwarzenberg Glyptothek Munich.jpg|thumb|upright=0.7|Lisippo, ''[[Ritratto di Alessandro Magno]]'']]
{{vedi anche|ritratto ellenistico}}
La grande personalità di [[Lisippo]] e le mutate condizioni sociali e culturali fecero sì che venissero superate le ultime reticenze verso il ritratto fisiognomico e si arrivasse a rappresentazioni fedeli dei tratti somatici e del contenuto spirituale degli individui. Nel realizzare il [[ritratto di Alessandro Magno]] trasformò il difetto fisico che obbligava il condottiero, secondo le fonti, a tenere la testa sensibilmente reclinata su una spalla in un atteggiamento verso l'alto che sembra alludere a un certo rapimento celeste, "un muto colloquio con la divinità"<ref>Bianchi Bandinelli, 1984, cit., pag. 247.</ref>. Questa opera fu alla base del ritratto del sovrano "ispirato", che ebbe una duratura influenza nei ritratti ufficiali ben oltre l'età ellenistica<ref name=BB/>.
 
A Lisippo o alla sua cerchia sono stati attribuiti con una certa concordanza anche i ritratti di Aristotele (eseguito quando il filosofo era ancora in vita), quello ricostruito di Socrate di tipo II, quello di [[Euripide]] di tipo "Farnese", nei quali è presente una forte connotazione psicologica coerente con i meriti della vita reale dei personaggi<ref name=BB/>.
 
Dopo Lisippo, tra i secoli [[II secolo a.C.|II]] e [[I secolo a.C.|I a.C.]], si ebbe uno sviluppo amplissimo del ritratto fisiognomico greco, e non riguardò più solo i sovrani e gli uomini particolarmente illustri, ma anche i semplici privati: nell'ellenismo infatti l'arte era ormai a disposizione del singolo e non più esclusivamente della comunità. Si diffusero inoltre il ritratto onorario e il ritratto funerario<ref name=BB/>.
 
Tra i capolavori di questo periodo ci sono i ritratti di [[Demostene]] e di [[Ermarco]], basati sul reale aspetto dei personaggi ([[280 a.C.|280]]-[[270 a.C.]]), il ritratto di anziano 351 del [[Museo Archeologico Nazionale di Atene]], ([[200 a.C.]]), la testa in bronzo di Anticitera (sempre ad Atene, [[180 a.C.|180]]-[[170 a.C.]] circa), il patetico ritratto di [[Eutidemo di Battriana]], ecc. Esempio di un verismo di maniera è il ritratto di ricostruzione dello Pseudo-Seneca di [[Napoli]]<ref name=BB/>.
 
Nei ritratti ufficiali, al posto della tendenza più prettamente "verista", si privilegiava dare ai ritratti una valenza più nobile e degna, con espressioni più ieratiche e distaccate, come i ritratti di [[Antioco III di Siria]], di [[Tolomeo III]], di [[Berenice II]], di [[Tolomeo VI]], di [[Mitridate VI]] ecc<ref name=BB/>.
 
=== Etruschi e italici ===
[[File:Museo archeologico di Firenze, sarcofago di Letitia Saeianti.JPG|thumb|Il sarcofago di Laertia Seianti]]
In Grecia qualsiasi rappresentazione umana era concepita come statua intera, con il corpo inteso come un tutto indiscindibile<ref>Se i ritratti greci ci sono oggi noti in forma di busto o testa ciò è dovuto esclusivamente a frantumazioni accidentali o a copie romane.</ref>. In era italica e celtica invece esisteva la suggestione che la personalità caratteristica di una figura si concentrasse nella testa e che questa fosse sufficiente per rappresentarne l'intera individualità. Questa impostazione, che ebbe ingentissime implicazioni nell'arte romana, si manifestava già nelle urnette cinerarie dove sul piccolo corpo sbozzato si innestava una testa di proporzioni notevolmente maggiori. Altri esempi sono il [[canopo]] [[chiusi]]no, il cippo-ritratto (diffuso ad esempio a [[Taranto]]) o le teste votive in terracotta. Questa abitudine a privilegiare la raffigurazione di teste rappresentò un terreno più predisposto all'espressione ritrattistica, anche se non si conoscono esempi di ritratti veri ("fisiognomici") anteriori ai traguardi in Grecia<ref name=BB/>.
 
Inizialmente infatti tutte le raffigurazioni ritrattistiche erano solo convenzionali, "tipologiche", ed è solo dalla fine del IV secolo a.C. che si iniziano a incontrare indizi di ritratti fisiognomici. I famosi fittili sarcofagi di età arcaica con coppie ([[Sarcofago degli Sposi]], ecc.) non sono altro che raffigurazioni idealizzate dei defunti, senza spunti realistici; lo stesso vale per i sarcofagi di [[Vulci]] [[Tarquinia]] e [[Cerveteri]] o le urnette di [[Chiusi]], [[Perugia]] e [[Volterra]]<ref name=BB/>.
 
[[File:Bruto capitolino, la testa.jpg|thumb|upright=0.7|left|''Bruto'' dei [[Musei Capitolini]] (opera etrusca o romana)]]
Nelle produzioni in serie per tipologia (il giovane, il vecchio, la matrona) si poteva tutt'al più aggiungere piccole diversificazioni con ritocchi, soprattutto nelle capigliature. Anche le figure del [[III secolo a.C.]], se confrontate tra loro a ampio spettro, mostrano inevitabilmente dei modelli stilistici, ai quali si attennero gli scultori, piuttosto che alle reali fattezze dei defunti. Tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C. si colloca l'[[urna di Larth Satinate Caesa]] da [[Chiusi]], dove una certa personalizzazione è data dalla calvizie. Scarsa è anche la caratterizzazione nel [[sarcofago di Laerthia Seianti]] del [[Museo archeologico nazionale di Firenze]], quasi identico a [[sarcofago di Thanunia Seianti|quello della sua parente Thanunia]] al [[British Museum]]. La certezza che questi sarcofagi erano destinati a "quei" defunti (non pronti nei laboratori per essere venduti, altrimenti non sarebbe stato inciso il nome nella creta fresca prima della cottura) dimostra che in ambito etrusco l'interesse nel fissare le reali fattezze dei defunti doveva essere piuttosto secondario e riguardare occasionalmente solo casi eccezionali<ref name=BB/>.
 
In definitiva gli etruschi furono influenzati dai romani nella produzione ritrattistica e non viceversa, come dimostra l'[[Arringatore]], statua bronzea di Aulo Metello, databile al primo trentennio del I secolo a.C., o il busto fittile da [[Civita Castellana]] (a [[Villa Giulia]]). Appartengono al ritratto onorario (non funerario) infine alcune teste in bronzo di alta qualità, frammenti di statue, dalla datazione piuttosto controversa, quali una testa di giovinetto del [[museo Archeologico Nazionale di Firenze]], il cosiddetto [[Bruto Capitolino]] (III secolo a.C. o più tardo), la testa "da Bovianum" del [[cabinet des Médailles]] della [[Bibliothèque Nationale]] di [[Parigi]] (prima metà del II secolo a.C.), una testa [[fiesole|fiesolana]] del [[Louvre]] (I secolo a.C.). Esse vengono alternativamente attribuite all'arte romana o etrusca, segno del loro collocarsi in un terreno di confine<ref name=BB/>.
 
=== Antica Roma ===
{{vedi anche|Ritratto romano}}
==== Roma repubblicana ====
[[File:Ritratto di ignoto da osimo 2.jpg|thumb|upright=0.7|[[Ritratto di ignoto di Osimo]]]]
{{vedi anche|ritratto romano repubblicano}}
La grande quantità e qualità dei ritratti di produzione romana ha talvolta falsato la prospettiva di studio di alcuni storici che vi hanno visto l'unica civiltà antica dedita pienamente a questa arte. In realtà, se sembra appurata la filiazione del ritratto etrusco da quello romano, il ritratto ellenistico fu sicuramente il punto di partenza per le esperienze romane. Nell'arte romana va distinto il ritratto onorario pubblico da quello privato, legato al culto degli antenati<ref name=BB/>.
 
L'uso delle effigie degli antenati risalirebbe all'inizio della repubblica. Ma tali immagini non erano ancora nello stile realistico tipico dell'epoca di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]], vero momento di separazione col [[ritratto ellenistico]], ma seguivano il mite naturalismo ellenistico, come dimostra la "[[statua Barberini]]" di un vecchio togato che regge con orgoglio le statue dei suoi antenati<ref name=BB/>.
 
L'esasperazione della realtà nel ritratto romano (il cosiddetto [[ritratto romano repubblicano]]) ebbe inizio quindi all'inizio del I secolo a.C. e durò fino al [[secondo triumvirato]] ([[43 a.C.|42]]-[[32 a.C.]]), periodo che coincise con una forte esaltazione delle tradizioni e delle virtù dei patrizi, contro il movimento dei [[Gracchi]] e l'avanzare delle forze della plebe fino alla [[guerra sociale]] ([[91 a.C.|91]]-[[88 a.C.]]). Si assistette in definitiva a una presa di coscienza del valore della ''[[gens]]'', che si riflette nei ritratti. Lo stile di queste opere è secco e minuzioso nella resa dell'epidermide solcata dagli anni e dalle dure condizioni della vita tradizionale contadina. Vi si legge un certo disprezzo altezzoso e un'inflessibile durezza, come nel famoso [[Patrizio Torlonia|ritratto 535]] del [[Museo Torlonia]]. Queste caratteristiche sembrano discostarsi volontariamente dall'eleganza e la mondanità degli sciolti [[ritratti ellenistici]]. Nonostante la breve durata del fenomeno artistico, esso fu una delle prime "invenzioni" artistiche romane<ref>sebbene gli artisti che crearono tali opere fossero quasi esclusivamente greci, ma il dato della nazionalità è secondario a quello della società e della cultura che permise questa forma artistica.</ref> e riflesse una precisa situazione storica, esaurendosi con essa<ref name=BB/>.
 
Con la diffusione della successiva moda [[neoattica]] le classi superiori abbandonarono questo tipo di ritratto, che invece continuò ad essere imitato da coloro che guardavano con desiderio alla classe dei patrizi, i [[liberti]], soprattutto nei monumenti sepolcrali<ref name=BB/>.
 
==== Roma imperiale ====
[[File:Augustus as pontifex maximus.jpg|thumb|upright=0.7|[[Augusto di via Labicana]]]]
L'età di [[Augusto]] fu caratterizzata in tutte le vicende artistiche da un'algida classicità. Particolare fu nel ritratto al fusione del tipo ufficiale e il tipo privato, per via della concezione [[neoattica]] che vedeva nella raffigurazione una sobria idealizzazione che fosse superiore alla sfera della contingente quotidianità del verismo. Con l'esaurirsi del classicismo la dualità tra i due tipi di ritratto riprese, con il clamoroso esempio dei due ritratti di [[Vespasiano]], uno espressivamente volgarizzato ([[Ny Carlsberg Glyptotek]]) e uno di aristocratica intellettualità ([[Museo Nazionale Romano]] n. 330)<ref name=BB/>.
 
L'ultimo periodo dell'[[età Flavia]] ci ha lasciato ritratti di grande finezza, come la "dama dal collo lungo" dei [[Musei Capitolini]] (stanza degli Imperatori n. 33), che mostra un elemento tipico dell'epoca, la torsione della testa<ref name=BB/>.
 
Con [[Traiano]] si ebbe una notevole rivoluzione, che portò alla fusione tra il ritratto privato e quello pubblico. Nell'espressione del sovrano viene accentuata l'abitudine dell'uomo al comando militare, l'energia, l'autorevolezza e la risolutezza, ma il ritratto resta umano, reale. Durante la guida di [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] e degli Antonini si manifestarono nuove tendenze, come quella di incidere nelle sculture particolari che prima erano realizzati con la pittura, quali le sopracciglia o le iridi. Nello stesso periodo avvenne anche una profonda ellenizzazione allineando il gusto romano al coevo stile in voga in Asia Minore, alla corte di [[Erode Attico]]<ref name=BB/>.
 
[[File:7952 - Venezia - Tetrarchi in Piazza San Marco - Foto Giovanni Dall'Orto, 8-Aug-2007.jpg|thumb|left|I Tetrarchi]]
Una vera e propria svolta artistica ebbe luogo al tempo dei [[dinastia severa|Severi]], che coinvolse il ritratto leggermente in ritardo (dopo il [[220]]). Le novità sono già visibili nei ritratti [[Ritratto di Alessandro Severo|di Alessandro Severo]] e [[Ritratto di Gordiano III|di Gordiano III]], con un abbandono del [[plasticismo]] ellenistico in favore di una forma semplificata, [[stereometria|stereometrica]], con particolari quali i capelli e la barba inseriti con l'incisione (quasi a [[bulino]]). Furono gli albori dell'[[arte tardoantica]] del III secolo, che riuscì a riflettere nei ritratti dalle forme non più organicamente connesse tra loro quell'espressione di tormento interiore in un'epoca tra le più angosciate della storia. Esempi di questo periodo vanno dal [[ritratto di Decio]] a [[Ritratto di Diocleziano|quello di Diocleziano]] e comprende anche ritratti di bambini (il ritratto femminile invece mantenne più spesso la compostezza tradizionale). Solido appare il [[ritratto di Gallieno]], mentre ormai brutalmente semplificato appare il [[ritratto dei Tetrarchi]] di [[Venezia]]. Questa rivoluzione è dovuta sia all'estrazione plebea e provinciale di gran parte della nuova aristocrazia romana, imperatori compresi, sia alle tendenze religiose dell'epoca che influenzarono la rappresentazione regale fissando in una vacua ieraticità l'essenza sacrale della sua carica. Il prevalere, anche in ambito privato, dell<nowiki>'</nowiki>''homo spiritualis'' portò a far affievolire la necessità di verosimiglianza fisica dei ritratti, accentuando invece le forme emaciate e l'espressività degli occhi ingranditi. Agli inizi del V secolo [[Paolino da Nola]] scriveva come "arrossirebbe" nel farsi dipingere secondo il suo vero aspetto di [[Adamo]] terrestre e [[peccato]]re<ref name=BB/>.
 
=== Medioevo ===
[[File:Giotto, scrovegni, enrico scrovegni dona agli angeli una riproduzione della cappella degli scrovegni (1302).jpg|thumb|[[Giotto]], ''Enrico Scrovegni dona agli angeli una riproduzione della Cappella degli Scrovegni'', nel ''[[Giudizio Universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'', cappella degli Scrovegni, Padova]]
Durante il Medioevo, il cambio negli interessi delle rappresentazioni fece scomparire nuovamente l'arte del ritratto. La mentalità fortemente permeata di [[religione cristiana]], tendeva a negare l'importanza dell'individualità delle persone, preferendo l'astrazione e il simbolo (ritratto "tipologico")<ref name=BB/>. In assenza di un elemento "borghese" che esprimesse valori laici di affermazione dell'uomo in quanto tale, nella pienezza della sua esistenza terrestre, la necessità di fissare le vere fisionomie svanì inesorabilmente.
 
Bisogna aspettare il [[basso Medioevo]], quando ricomparve sulla scena europea una sorta di "borghesia", per veder tornare i fondamenti umanistici e razionali che permettono la produzione di ritratti. Probabilmente tali condizioni si erano già verificate alla corte di [[Federico II di Svevia|Federico II]]<ref>Per tutti gli imperatori precedenti i ritratti furono sempre convenzionali, con la sola eccezione, forse, di un ritratto di [[Carlo Magno]] a cavallo, andato perduto.</ref>, ma non ci sono pervenute testimonianze sicure di ritratti<ref name=DVC>De Vecchi-Cerchiari, cit.</ref>.
 
Il più antico ritratto fisiognomico veritiero è in scultura quello di ''[[Ritratto di Carlo I d'Angiò|Carlo I d'Angiò]]'' di [[Arnolfo di Cambio]] ([[1277]]) e in pittura quello di [[Enrico degli Scrovegni]] nel ''[[Giudizio Universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'' della [[Cappella dell'Arena]] a Padova, dipinto da Giotto verso il [[1306]]. Il ritratto come genere autonomo nacque qualche decennio dopo con [[Simone Martini]], prima con in dipinto simbolico quale il ''[[San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò]]'' ([[1317]]), poi ad [[Avignone]] come semplice rappresentazione di un personaggio. La prima testimonianza certa a noi pervenuta è comunque il ritratto di profilo di [[Giovanni II di Francia|Giovanni il Buono]] di un pittore francese della metà del Trecento, oggi al [[Louvre]]<ref>[[Luciano Bellosi]], ''Giotto'', in ''Dal Gotico al Rinascimento'', Scala, Firenze 2003, p. 145. ISBN 88-8117-092-2</ref>.
 
Per quanto riguarda la classe "media", in città quali [[Venezia]], [[Firenze]], [[Napoli]], [[Barcellona]], ecc., divenne frequente il finanziamento di opere d'arte da parte dei privati, spesso ricchi banchieri che in questo modo espiavano, magari in punto di morte, il peccato di [[usura]]. Nacque così l'usanza di raffigurare i committenti in atto di donare l'opera d'arte o inginocchiati ai piedi della figura sacra, spesso di proporzioni minime, a simboleggiare la loro umiltà davanti alla divinità<ref name=DVC/>.
 
=== Rinascimento ===
[[File:Piero della Francesca 044.jpg|thumb|upright=1.4|left|[[Piero della Francesca]], ''[[Ritratto di Battista Sforza e Federico da Montefeltro|Doppio ritratto dei Duchi d'Urbino]]'']]
Il [[Rinascimento]] segnò un punto di svolta nell'arte del ritratto per il rinnovato interesse verso il mondo naturale, l'uomo e l'espressione classica dell'[[arte romana]]. Rinacque dalla seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] il ritratto privato, anche come genere autonomo. Alcuni attribuiscono a [[Masaccio]], negli anni venti del Quattrocento, il riavvio del genere del ritratto, secondo la testimonianza di [[Vasari]], che vide e descrisse il perduto affresco della ''[[Sagra (Masaccio)|Sagra]]'' (1425-1427), dove sarebbero stati rappresentati numerosi dignitari fiorentini dell'epoca.
 
I ritratti su medaglia divennero popolari recuperando modelli antichi fin dall'inizio del XV secolo. Maestro di grande finezza fu [[Pisanello]], che diede un'aura di composta serenità e di fiera regalità ai ritratti di regnanti delle più importanti casate del Nord Italia. In questo periodo circolarono spesso piccoli ritratti miniati o dipinti, che diffondevano le effigi tra una corte e l'altra, magari nella prospettiva di intessere rapporti matrimoniali.
 
In pittura fece da apripista la [[primitivi fiamminghi|scuola fiamminga]], con le effigie dei potenti che si affrancano dalle composizioni religiose, occupando da soli l'intero spazio del dipinto ed assumendo un inedito carattere di persone "reali" e credibili. Per quanto si sa i più antichi ritratti a sé stanti dell'arte occidentale moderna solo databili al [[1432]] circa, opera di [[Jan van Eyck]]. Eseguirono ritratti di grandissimo pregio anche [[Rogier van der Weyden]], [[Hans Memling]], [[Hans Holbein il Giovane]], [[Lucas Cranach il Vecchio]] e [[Albrecht Dürer]]. Se in Fiandra si affermò dagli anni trenta del XV secolo il ritratto di tre quarti, in Italia si preferì a lungo la posizione di profilo, dalle reminiscenze romano-imperiali, che meglio esprimeva le ambizioni aristocratiche dei nuovi signori delle corti<ref name=DVC/>.
 
In scultura ebbe notevole diffusione il ritratto su busto fino alle spalle, soprattutto a Firenze ([[Mino da Fiesole]], [[Andrea del Verrocchio]]) e a [[Napoli]] ([[Francesco Laurana]]).
 
Nella ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' di [[Masaccio]] si ebbe un primo esempio
di ritratto realistico di committenti di un'opera d'arte, raffigurati a dimensioni naturali rispetto alla divinità. Poco dopo si diffuse anche l'uso di inserire ritratti di personaggi contemporanei tra i personaggi delle scene dipinte, sia sacre sia profane: ad esempio la celeberrima ''[[Nascita di Venere]]'' sarebbe un ritratto di [[Simonetta Vespucci]].
 
[[File:Tizian Portrait Man Red Cap.jpg|thumb|[[Tiziano]], ''Ritratto di uomo col cappello rosso'']]
Quasi tutti i più grandi maestri si dedicarono al ritratto ([[Piero della Francesca]], [[Antonello da Messina]], [[Sandro Botticelli]], [[Leonardo da Vinci]], [[Tiziano]], [[Raffaello]]...) con qualche eccezione: [[Michelangelo]] ad esempio non riprodusse mai effigie veritiere di personaggi se non, forse, con intenti denigratori nel ''[[Giudizio Universale]]''<ref>Nelle [[sagrestia Nuova|statue dei Duchi medicei]] pose ritratti completamente astratti, tanto che ne subì anche lamentele, che liquidò ribadendo l'immortalità della sua arte, la quale sarebbe sopravvissuta a chi si ricordasse le fattezze dei duchi.</ref>. Alcuni ritratti raggiunsero straordinari effetti psicologici, come l'emblematica ''[[Monna Lisa]]'' (forse [[Lisa Gherardini]]), o come le opere migliori di [[Tiziano]]. Nello stesso periodo si diffuse la pratica dell'[[autoritratto]], prima come elemento in un quadro di gruppo (a questo proposito [[Leon Battista Alberti]] consigliò gli artisti di ritrarsi guardando l'osservatore), poi anche come soggetto indipendente (dalla seconda metà del XVI secolo).
 
Durante l'epoca del Manierismo si ebbero importanti serie di ritratti di artisti come [[Bronzino]], [[Pontormo]], [[Giovan Battista Moroni]] o [[Sofonisba Anguissola]] da [[Cremona]]. L'uscita delle ''[[Le Vite|Vite]]'' del [[Vasari]] comportò una raccolta di ritratti di artisti, copiando da varie fonti. Più o meno contemporaneamente nacquero le serie di ritratti di uomini illustri presi dal vero (o copiati da immagini che si supponevano prese dal vero), delle quali ci resta quella universale degli [[Uffizi]] ([[serie Gioviana]]).
 
Il ritratto rinascimentale comportava sempre un elemento simbolico e idealizzato, non era mai una mera riproduzione delle fattezze. Oltre agli oggetti che rappresentavano la ricchezza e il prestigio del soggetto (gioielli, pellicce, broccati, per le donne acconciature elaborate e incarnato chiarissimo), fu tipico raffigurare oggetti e animali simbolici, derivati dalla simbologia della pittura sacra, come il cagnolino (fedeltà), il libro (erudizione), l'ermellino (incorruttibilità di spirito), ecc. L'idealizzazione [[umanesimo|umanistica]] dei soggetti non voleva però dire un ritratto "abbellito": anche i difetti fisici acquistavano la propria dignità all'interno di una raffigurazione perfetta formalmente (come il naso deformato nel ''[[Ritratto di nonno e nipote]]'' di [[Domenico Ghirlandaio]], o lo [[strabismo]] nel ''[[Ritratto di Fedra Inghirami]]'' di [[Raffaello]], ecc.).
 
Dal Rinascimento in poi i ritratti presentano anche minuziose riproduzioni della [[moda]] e del gusto nel vestire dell'epoca, che permettono spesso di ricostruirne l'evoluzione di decennio in decennio.
 
=== Barocco e Rococò ===
[[File:Triple portrait of Charles I.jpg|left|thumb|[[Anthony van Dyck]], ''[[Triplo ritratto di Carlo I]]'', [[1635]]]]
Durante il periodo [[barocco]] e [[rococò]] (XVII-XVIII secolo) l'arte del ritratto ebbe un'enfasi ancora maggiore, come immagine dell'opulenza carica dei simboli del potere e della ricchezza. I fiamminghi [[Anthony van Dyck]] e [[Pieter Paul Rubens]] furono tra gli artisti più richiesti per questo genere di opere. Altro eccelso ritrattista del periodo barocco fu poi lo spagnolo [[Diego Velázquez]].
 
In questo periodo si diffuse lo studio per le espressioni facciali, che enfatizzassero particolari emozioni e stati d'animo. In particolare lo scultore [[Gian Lorenzo Bernini]] o il pittore [[Rembrandt]] esplorarono i vari effetti e espressioni che caratterizzano un volto umano e i diversi effetti dell'età.<ref>Proprio all'inizio del Seicento la tradizione del ritratto si arricchisce di nuovi tagli compositivi e dell'indagine psicologica del personaggio, in genere il committente che vuole riconoscersi nel dipinto. Soprattutto nel Nord Europa ed in Spagna si sviluppa questo genere che, parallelamente ai ritratti di corte ([[Diego Velázquez]], [[Van Dyck]], [[Rubens]]), offre la possibilità di autocelebrazione anche ai rappresentanti delle emergenti classi borghesi e mercantili: commercianti, birrai, magistrati, membri di associazioni. Nasce così la grande pittura olandese di [[Rembrandt]], [[Frans Hals|Hals]], [[Vermeer]]. Le pitture di ritratti di gruppo rappresentano i membri di una stessa milizia civica, di una stessa [[gilda (storia)|gilda]] o di persone che comunque condividono la medesima professione. Ne sono esempi celebri la ''[[Ronda di notte]]'', la ''[[Lezione di anatomia del dottor Tulp]]'', i ''[[sei sindaci dei drappieri di Amsterdam]]'' di Rembrandt ed il ''Banchetto degli ufficiali della Guardia Civica di San Giorgio'' di Hals. </ref> A partire da questo interesse si arrivò alla creazione della prima [[caricatura]], nata nell'ambito dell'accademia dei [[Carracci]] a [[Bologna]]. Bernini fu anche tra i primi a produrre un'"istantanea" di un soggetto in azione, coi [[busti di Scipione Borghese]] nell'atto di conversare ([[1632]]); molti esempi della ritrattistica di Bernini e dei suoi seguaci vengono per l'appunto definiti "ritratti parlanti".<ref>Si veda a questo proposito la recensione della mostra [http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=550&lang=it "I marmi vivi. Bernini e la nascita del ritratto barocco" (Firenze, 2009)]</ref>
In questo periodo si diffuse lo studio per le espressioni f[[Rosalba Carriera|riera]] e [[Angelica Kauffmann]].
[[File:Toulouse-Lautrec - La Goulue arrivant au Moulin Rouge.jpg|thumb|upright=0.8|[[Henri de Toulouse-Lautrec]], ''La Goulue arriva al Moulin Rouge'' ([[1892]])]]
 
Frequente era la produzione di ritratti di gruppo, specialmente nei [[Paesi Bassi]], con artisti come [[Frans Hals]] e lo stesso Rembrandt.
 
Il gusto rococò prevedeva una decorazione ricca e intricata, con attenzione ai dettagli e alla resa materica dei tessuti. I ritratti in questo periodo, grazie a questi accorgimenti tecnici, si caratterizzarono per una resa ancora maggiore della ricchezza e prestigio dei soggetti. I pittori francesi come [[François Boucher]] e [[Hyacinthe Rigaud]] furono i capiscuola in questo settore, mentre in Inghilterra spiccarono [[Thomas Gainsborough]], [[Joshua Reynolds]] e [[John Hoskins il Vecchio]]. Altro celebre ritrattista attivo nella seconda metà del Settecento fu l'italiano [[Pompeo Batoni]].
 
In questo periodo anche alcune pittrici raggiunsero notevole popolarità, specializzandosi spesso proprio nei ritratti, in una dimensione privata e civettuola tipicamente femminile, come [[Élisabeth Vigée Le Brun]], [[Rosalba Carriera]] e [[Angelica Kauffmann]].
 
=== Neoclassicismo e XIX secolo ===
[[File:Egon Schiele 060.jpg|thumb|left|[[Egon Schiele]], ''Ritratto di Arthur Rössler'']]