L'amianto o asbesto è un insieme di minerali del gruppo degli inosilicati (serie degli anfiboli) e del gruppo dei fillosilicati (serie del serpentino) di consistenza fibrosa e cancerogeni.[2] Per diventare amianto i minerali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. È tipicamente formato da singole fibre più lunghe di 5 μm e con rapporto lunghezza / larghezza di almeno 3:1.

Amianto
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinosilicati
Proprietà fisiche
Densità2,45[1] g/cm³
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Fibre di amianto antofillite (immagine SEM)

I minerali classificati dalla normativa italiana come amianti sono:

Nome Nome comune Formula chimica Note
Crisotilo Amianto bianco Mg3Si2O5(OH)4 dal greco: "fibra d'oro"
Amosite Amianto bruno (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 acronimo di "Asbestos Mines of South Africa", nome commerciale dei minerali grunerite e cummingtonite
Crocidolite Amianto blu Na2Fe2+3Fe3+2Si8O22(OH)2 dal greco: "fiocco di lana", varietà fibrosa del minerale riebeckite
Tremolite (se asbestiforme) Ca2Mg5Si8O22(OH)2 dal nome della Val Tremola, in Svizzera
Actinolite (se asbestiforme) Ca2(Mg,Fe)5Si8O22(OH)2 dal greco: "raggio"
Antofillite (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 dal greco: "chiodo di garofano"

La tremolite e l'actinolite, due minerali comuni nelle rocce femiche di tutto il mondo, nella loro struttura standard non hanno abito asbestiforme, perciò non rappresentano un pericolo per la salute.

Differenza tra eternit e amianto

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L’amianto è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia e in molti settori dell’industria nel corso del XX secolo soprattutto per le sue peculiari caratteristiche di flessibilità e resistenza con eccellenti proprietà di protezione al fuoco e di isolamento termico e acustico.

Eternit è il nome commerciale di un materiale composito ottenuto da una miscela di amianto e cemento; è proprio la combinazione di questi due elementi a conferire ai prodotti le caratteristiche di flessibilità e resistenza (tipiche dell’amianto) e di compattezza e robustezza (tipiche del cemento).

Il nome deriva dall’azienda Eternit che per prima ha brevettato e sviluppato questa miscela di fibre amiantifere e cemento all’inizio del XX secolo; la scelta del nome deriva proprio dalle caratteristiche di resistenza dei materiali commercializzati (Eternit fa riferimento al termine latino “aeternitas” che significa “eternità”).[3]

Pericolosità

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Fibre di amianto.

In natura è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa ne avevano reso comune l'uso come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in molti paesi. Se respirate, le polveri contenenti fibre d'amianto possono infatti causare gravi patologie, l'asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura, ovvero il mesotelioma pleurico, e il carcinoma polmonare.[4][5]

Gli amianti più cancerogeni sono gli anfiboli; fra essi il più temibile è la crocidolite.[6] Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano.[7] Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa: un'esposizione prolungata nel tempo o a elevate quantità aumenta significativamente le probabilità di contrarne le patologie associate.[4]

L'amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per la coibentazione di edifici, tetti, navi, ad esempio le portaerei classe Clemenceau, treni; come materiale da costruzione per l'edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio, noto anche con il nome commerciale Eternit, utilizzato per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie, e inoltre nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche, materiali d'attrito per freni e frizioni di veicoli, guarnizioni) e anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni. Inoltre la polvere di amianto è stata largamente utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini.[8] Altro uso diffuso era come componente dei ripiani di fondo dei forni per la panificazione.

Il primo paese al mondo a usare cautele contro la natura cancerogena dell'amianto tramite condotti di ventilazione e canali di sfogo fu il Regno Unito nel 1930 a seguito di pionieristici studi medici che dimostrarono il rapporto diretto tra utilizzo di amianto e tumori.[9] Nel 1943 la Germania fu il primo paese a riconoscere il cancro al polmone e il mesotelioma come conseguenza dell'inalazione di amianto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori colpiti.[10] Il primo Stato a bandire l'amianto fu l'Islanda nel 1983 e attualmente 67[11] paesi nel mondo hanno bandito l'amianto,[12] la maggior parte dei quali con economie ad alto reddito.[11]

Divieto d'uso in Italia

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La produzione, la lavorazione e la vendita dell'amianto sono fuori legge in Italia dal 1992.[13] La legge n. 257 del 1992,[14] oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività inerenti all'estrazione e alla lavorazione dell'amianto, è stata la prima a occuparsi anche dei lavoratori esposti all'amianto. All'art. 13 essa ha introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini pensionistici dei periodi lavorativi comportanti un'esposizione al minerale nocivo. In particolare questo beneficio è stato previsto: per i lavoratori di cave e miniere di amianto a prescindere dalla durata dell'esposizione (comma 6), per i lavoratori che abbiano contratto una malattia professionale amianto-correlata in riferimento al periodo di comprovata esposizione (comma 7) e per tutti i lavoratori che siano stati esposti per un periodo superiore ai 10 anni (comma 8).

 
Un capanno con tetto di Eternit

In seguito alla normativa indicata nel 1995 venne stabilita una procedura amministrativa che vedeva coinvolto l'INAIL per l'accertamento dei presupposti di legge per il riconoscimento dei predetti benefici previdenziali. In particolare l'INAIL procedeva all'accertamento dei rischi presso lo stabilimento del datore di lavoro tramite professionisti interni inquadrati nella CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione); sulla base degli accertamenti di esposizione e dei curricula professionali dei lavoratori venivano quindi rilasciati agli stessi gli attestati dell'eventuale periodo di avvenuta esposizione all'amianto. Questa procedura è stata sostanzialmente confermata con decreto interministeriale del 27 ottobre 2004, adottato ai sensi dell'art. 47 della legge n. 326 del 2003, che ha anche ridotto la rivalutazione contributiva al 25% e stabilito che il beneficio è utile solo ai fini della misura della pensione e quindi non più anche per la maturazione del diritto. Tuttavia prima degli anni ottanta i curricula non erano archiviabili in formato digitale e nel settore marittimo il cambio di bandiera di molte compagnie è stato causa di difficoltà nel recuperare gli attestati di servizio; inoltre con la rottamazione delle navi finivano al macero anche gli archivi.[15]

In assenza di un parere rilasciato dai professionisti INAIL il singolo lavoratore può incontrare serie difficoltà nel documentare in sede amministrativa la propria esposizione all'amianto, dovendo pertanto ricorrere spesso a un accertamento giudiziale. Tuttavia, per effetto delle modifiche introdotte dalla citata legge n. 326 del 2003, la domanda all'INAIL per il rilascio dell'attestato è stata sottoposta a un termine di decadenza di 180 giorni decorrenti dall'entrata in vigore del citato decreto interministeriale del 27 ottobre 2004, scaduto il quale l'azione giudiziaria non era più proponibile.

Valori limite

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Valori limite previsti dalla legislazione italiana per gli ambienti di lavoro.

Applicazione Valore limite Metodo analitico Riferimento legislativo
Livello d'azione a cui scattano determinati obblighi (media giornaliera) 0,1 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 24
Livello d'azione a cui scattano determinati obblighi (media settimanale) 0,5 giorni-f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 24
TLV-TWA valore limite di esposizione al crisotilo (media giornaliera) 0,6 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31
TLV-TWA valore limite di esposizione agli anfiboli e alle miscele contenenti anfiboli (media giornaliera) 0,2 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31
TLV-TWA valore limite per brevi esposizioni al crisotilo (media su 15 min) 3,0 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31
TLV-TWA valore limite per brevi esposizioni agli anfiboli e alle miscele contenenti anfiboli (media su 15 min) 1,0 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31

Valori limite previsti dalla legislazione italiana in interventi di bonifica.[16]

Applicazione Valore limite Metodo analitico Riferimento legislativo
Soglia di pre-allarme per il monitoraggio esterno al cantiere di bonifica Tendenza all'aumento MOCF DM Sanità 6.9.94
Soglia di allarme per il monitoraggio esterno al cantiere di bonifica 50 f/l MOCF DM Sanità 6.9.94
Restituibilità ambienti bonificati 2,0 f/l SEM DM Sanità 6.9.94
Restituibilità ambienti industriali dopo un intervento manutentivo con rimozione di amianto Valore di concentrazione rilevato nello stesso ambiente prima dell'intervento MOCF e SEM Circolare del ministero della sanità 12.4.95

Dispositivi di protezione individuale

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Fondamentale per i lavoratori potenzialmente esposti alle fibre di amianto è l'osservanza delle norme in materia di utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Per l'utilizzo di un DPI è prevista: l'informazione del personale sui rischi dai quali protegge il DPI, l'addestramento all'uso di DPI di terza categoria, la verifica sulle modalità di impiego dei DPI e sul loro stato e la manutenzione periodica per mantenere i dispositivi efficienti. I DPI per esposizioni all'amianto sono:

  • tuta di protezione
  • copri scarpe o stivali di gomma
  • guanti da lavoro
  • protettori delle vie respiratorie.

La tuta deve essere intera, possedere un cappuccio, essere priva di tasche, chiusa ai polsi e alle caviglie con elastici e data da un tessuto idoneo a non trattenere le fibre. Sono disponibili tute monouso in Tyvek oppure in tessuto lavabile in cotone trattato o in gore-tex. Le prime non devono essere lavate, si acquistano a prezzi contenuti, ma allo stesso tempo sono poco traspiranti e possiedono scarsa resistenza allo strappo. Le tute in tessuto lavabile, ovvero in cotone trattato, come vantaggi hanno il costo moderato, la possibilità di essere riutilizzate e la capacità di traspirare il sudore. Gli svantaggi sono dovuti al lavaggio del dispositivo di protezione che non può essere lavato in ambienti domestici, ma deve essere trasportato in lavanderie autorizzate; un ulteriore problema è dovuto alla perdita del trattamento di protezione in seguito ai lavaggi. Le tute in gore-tex presentano le caratteristiche migliori, sono traspiranti e confortevoli, resistenti, lavabili e impermeabili, ma hanno costi particolarmente elevati e anche queste possono essere lavate solo da lavanderie autorizzate o da lavatrici poste in cantiere. Le calzature devono essere costituite da materiali lavabili e possedere un gambale sufficientemente alto da essere coperto dai pantaloni della tuta.

I dispositivi di protezione delle vie aeree possono essere suddivisi in isolanti e non isolanti. I dispositivi isolanti permettono al lavoratore di utilizzare aria proveniente da una sorgente non inquinata. Si usano quando: c'è un elevato quantitativo di inquinamento ambientale, con concentrazione di ossigeno nell'aria molto bassa oppure se vi è la presenza di gas o vapori al di sopra dei limiti di sicurezza. I dispositivi non isolanti filtrano l'aria attraverso opportuni filtri, specifici per ogni tipo di sostanza, che sono in grado di trattenere gli inquinanti dispersi nell'aria.

I dispositivi per le vie aeree possono essere inoltre a semimaschera o a maschera facciale intera e il loro utilizzo dipende dalla concentrazione delle fibre di amianto in aria.

Bonifica

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La bonifica dell'amianto può avvenire utilizzando tre diversi metodi:[17]

  • rimozione, eliminare materialmente la fonte di rischio;
  • incapsulamento, impregnare il materiale con l'uso di prodotti penetranti e ricoprenti;
  • confinamento, installare delle barriere in modo da isolare l'inquinante dall'ambiente.

La rimozione è il procedimento più usato perché elimina ogni potenziale fonte di esposizione e il bisogno di attuare cautele nelle attività che vengono svolte nell'edificio. Gli svantaggi che porta questo tipo di bonifica sono: esposizione dei lavoratori a livelli elevati di rischio, produzione di contaminanti ambientali, produzione di alti quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere smaltiti in determinati depositi, tempi di realizzazione lunghi e costi molto elevati.

L'incapsulamento è un trattamento con prodotti penetranti o ricoprenti che permettono di inglobare le fibre di amianto e consente di costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. I costi e i tempi di intervento appaiono più contenuti, non è necessario applicare un materiale sostitutivo e di conseguenza non vengono prodotti rifiuti tossici. Inoltre il rischio è minore per i lavoratori addetti e per l'ambiente. L'unica verifica di cui necessita questa modalità di bonifica è un programma di controllo e manutenzione, in quanto l'incapsulamento può alterarsi e venire danneggiato.

Infine il confinamento consiste nel posizionare una barriera a tenuta che divida le aree che vengono utilizzate all'interno dell'edificio dai luoghi dove è collocato l'amianto. Per evitare che le fibre vengano rilasciate all'interno dell'area, il processo deve essere accompagnato da un trattamento incapsulante. Il vantaggio principale è quello di creare una barriera resistente agli urti. Il suo utilizzo è idoneo per materiali facilmente accessibili, soprattutto per quanto riguarda le aree circoscritte. I costi sono accessibili a meno che l'intervento non richieda lo spostamento di impianti, quali elettrico, termoidraulico e di ventilazione. È necessario stilare un programma di controllo e manutenzione.[18][19]

Un ulteriore processo per l'inertizzazione e di compattazione delle polveri di amianto è la nodulizzazione.

In Italia, per poter smaltire l'amianto si deve fare riferimento ad aziende regolarmente iscritte all'Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti, come stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 11128/2015. Per incentivare la messa in sicurezza dal rischio amianto e rendere più sostenibili gli alti costi il Parlamento ha approvato con la legge di stabilità 2016 la detraibilità del 65% delle spese di bonifica.[20]

Dati statistici sulle malattie professionali

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L'asbestosi è stata la prima malattia professionale amianto-correlata riconosciuta dall'INAIL; dal 1994 sono altresì tabellate come tali anche il mesotelioma (pleurico, pericardico e peritoneale) ed il carcinoma polmonare.[21]

Le zone con mortalità da amianto più elevata sono la provincia di Gorizia (Monfalcone)[22] e Trieste nel nord est, gran parte della Liguria, Genova e soprattutto La Spezia[23] e la provincia di Alessandria nel nord ovest, Carrara, Livorno, Massa e Pistoia al centro, Taranto (principalmente a causa del centro siderurgico e dell'arsenale) a sud, in Sicilia a Siracusa con lo stabilimento Eternit. Sono quasi tutte zone costiere con cantieri navali e porti. Fra le province non costiere figurano Alessandria, dove è situato Casale Monferrato, sede per circa 80 anni della più grande fabbrica di cemento-amianto della Eternit[24], Pavia, dove è situato Broni, sede del cementificio Fibronit, e Pistoia, sede di Breda Costruzioni Ferroviarie.

Dal 1992 al giugno 2005, le domande presentate per andare in pensione usufruendo del beneficio di legge, sono state circa 71.000 in Liguria (1 ogni 20 abitanti). I numeri sono sensibilmente più alti se confrontati con quelli del vicino Piemonte, la seconda regione più colpita in Italia, che ha circa 43.000 domande (1 ogni 100 abitanti).

Film documentari sull'amianto

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Riferimenti normativi

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Regione Puglia

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  1. ^ Tabelle proprietà fisiche di materiali solidi vari, su engineerplant.it. URL consultato il 10 settembre 2011 (archiviato il 17 ottobre 2011).
  2. ^ Antonio Cianciullo, Una legge per fermare la strage da amianto, su repubblica.it, 6 novembre 2017. URL consultato il 16 settembre 2020 (archiviato il 30 novembre 2020).
  3. ^ Differenza tra eternit e amianto, su Esse A3, 23 aprile 2024. URL consultato il 2 maggio 2024.
  4. ^ a b Mesotelioma, la triste eredità dell'amianto, su airc.it. URL consultato l'11 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2008).
  5. ^ Patologie connesse all'amianto, su assoamianto.it. URL consultato l'11 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2021).
  6. ^ F. Pofi, S. Zaffina; P. Modugno, G. Ardito, F. Vinci. A proposito di un caso di mesotelioma peritoneale. Acta Mediterranea Volume 13, N2 spe. Palermo 1997
  7. ^ Assoamianto. Il minerale amianto, su assoamianto.it. URL consultato l'11 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2008).
  8. ^ Impieghi dell'amianto, su assoamianto.it. URL consultato l'11 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2007).
  9. ^ (EN) Asbesto e rischio di cancro, su cancer.org. URL consultato il 25 gennaio 2015 (archiviato il 16 febbraio 2015).
  10. ^ Nazi Medicine and Public Health Policy, su adl.org. URL consultato il 9 giugno 2012 (archiviato il 31 maggio 2008).
  11. ^ a b (EN) Corrado Magnani, Carolina Mensi e Alessandra Binazzi, The Italian Experience in the Development of Mesothelioma Registries: A Pathway for Other Countries to Address the Negative Legacy of Asbestos, in International Journal of Environmental Research and Public Health, vol. 20, n. 2, 2023-01, pp. 936, DOI:10.3390/ijerph20020936. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  12. ^ (EN) Collegium Ramazzini, The 18th Collegium Ramazzini statement: The global health dimensions of asbestos and asbestos-related diseases, in Scandinavian Journal of Work, Environment & Health, vol. 42, n. 1, 1º gennaio 2016, pp. 86–90, DOI:10.5271/sjweh.3541. URL consultato il 12 ottobre 2016 (archiviato il 13 ottobre 2016).
  13. ^ Catalogo dell'uso di amianto in comparti produttivi, macchinari, impianti. (PDF), su ispesl.it. URL consultato il 10 novembre 2012 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2013).
  14. ^ Pubblicata in Suppl. Ord. n. 64 alla Gazz. Uff. n. 87, Serie Generale, Parte Prima del 13.4.92.
  15. ^ Anna Maria Liguori, Quanto amianto ancora in giro, in la Repubblica, 19 giugno 2018, p. 53. URL consultato il 16 settembre 2020 (archiviato il 21 gennaio 2021).
  16. ^ Linee Guida e buone prassi, su lavoro.gov.it. URL consultato il 25 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2015).
  17. ^ Tecniche di bonifica amianto: le strategie di prevenzione, su ilgiornaledellambiente.it. URL consultato il 10 maggio 2022.
  18. ^ Centro di riferimento regionale amianto, su prevenzioneonline.net. URL consultato il 25 gennaio 2015 (archiviato il 22 dicembre 2014).
  19. ^ Non solo aria, su nonsoloaria.com. URL consultato il 25 gennaio 2015 (archiviato il 5 febbraio 2015).
  20. ^ Legge di Stabilità: ecobonus per rimozione amianto, su qualenergia.it. URL consultato il 25 gennaio 2015 (archiviato il 15 gennaio 2015).
  21. ^ v. D.P.R. n. 1124/65, Allegato 5, n. 56, come modificato dal D.P.R. n. 336/94.
  22. ^ Enrico BULLIAN, La storia comparata dell’uso e delle conseguenze dell’amianto nei più importanti cantieri navali italiani dell’alto Adriatico nei “lunghi anni Settanta”, in Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, vol. 15, n. 3/2013.
  23. ^ V. Gennaro et al., Incidenza ed eziologia nei primi 5 anni d'esperienza del Registro Mesoteliomi della Liguria, Ferrara, 3ª Riunione scientifica annuale dell’Associazione italiana dei registri tumori (AIRT), 11-12 marzo 1999.
  24. ^ Mastrantonio et al., Mortalità per tumore maligno della pleura nei maschi 1988-97 nelle province italiane, 2002.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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