Ceramica di Centuripe

Stile ceramico antico

La ceramica di Centuripe, o ceramica policroma della Sicilia orientale, o il vaso della classe Centuripe, è una classe di manufatti in ceramica decorati, dopo la cottura, mediante pittura policroma; la produzione si colloca tra il secondo quarto del III e il II secolo a.C.

Lekanis di Centuripe esposto nel Museo civico Guido Sutermeister di Legnano

Le prime menzioni delle rovine importanti del territorio di Centuripe si possono ascrivere alla metà del XVI secolo ad opera di Tommaso Fazello. Nel 1778 giunse a Centuripe Jean Houel che disegnò, oltre a numerosi ritratti delle rovine anche la prima carta archeologica del sito. Notizia delle importanti vestigia del passato si ebbero a cura dell'erudito locale Filippo Ansaldi[1]. Bisogna giungere tuttavia al XIX secolo perché Désiré-Raoul Rochette e Reinhard Kekule von Stradoniz menzionino nelle loro opere i vasi policromi e le terrecotte ellenistiche centuripine facendoli conoscere a livello internazionale. Sino al XX secolo tuttavia nessuna campagna ufficiale di scavi, ma nel contempo un continuo saccheggio di tombe e siti come denunciò amaramente Paolo Orsi tra 1901 e 1902 nel corso di una limitata campagna di ricerca. Ulteriori lavori di scavo organizzati avvennero tra 1906 e 1912 nella necropoli di contrada Casino.

Descrizione

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Stamnos centuripino del VI secolo a.C. esposto al Metropolitan Museum of Art di New York

Il genere di vasellame detto "di Centuripe" prende nome dalla località principale di ritrovamento e produzione di Centuripe.

La definizione, ceramica centuripina, usata nella letteratura archeologica definisce in maniera specifica un manufatto artistico artigianale la cui datazione è attribuita al III-II secolo a.C.; i manufatti son caratterizzati da una decorazione policroma a cui si aggiunge, spesso, l'applicazione di decorazioni plastiche, a rilievo. I soggetti e le iconografie privilegiano l'universo femminile e dionisiaco, denotando la produzione come di carattere funerario e nuziale. Alcune tipologie decorative hanno a che fare con la commedia[2].

È poco frequente che siano dipinti altri tipi di vasi oltre a pissidi, lebeti nuziali e lekanides. I colori maggiormente riscontrati sono il bianco, il rosa, il nero, il giallo, il rosso e l'oro; meno frequentemente si riscontrano il blu o il verde. I motivi decorativi accessori prevalenti sono l'acanto, il viticcio, le teste e i busti.

Anche la ritrattistica (clipeo, imago clipeata) assunse livelli di pregio stilistico e realizzativo; scrive il Pace[3]:

«I ritratti di Centuripe in quanto monumenti genuini della pittura ellenica, se ragionevolmente non possono rappresentare se non un particolare momento dell'arte, un ambiente e più precisamente determinate e non trascurabili personalità pittoriche, permettono anche di trarre elementi di più generica conoscenza della pittura classica.»

Le statuette fittili

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Statuetta di danzatrice al British Museum, acquisita nel 1863

A partire dal III secolo a.C. la coroplastica[4] espresse una ricchissima produzione di statuette fittili tipicamente definite tanagrine, perché simili a quelle già note rinvenute nella necropoli di Tanagra, in Beozia, e di una qualità artistica tale da meritare alla città l'epiteto di Tanagra di Sicilia[5]. Si tratta di arte a chiara destinazione funeraria che raggiunge elevati livelli di esecuzione con leggiadre figurine di fanciulle o donne danzanti, di divinità (predomina Afrodite), di genere idilliaco, caricature e figure comiche pervase dal gusto locale e ancora Eroti volanti, Psychài e fauni danzanti, vecchi e personaggi esotici o caricature femminili dai volti animaleschi. Le tematiche mostrano un'inesauribile fantasia creativa anche se vengono prodotte in serie. Completano il tutto statuine di animali molto realistiche[6].

I vasi centuripini

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Vaso da tomba di Centuripe, del III-II secolo, alto 39,4 cm. Decorazione policroma dopo cottura. Esposto al Metropolitan Museum of Art di New York

La produzione ceramica di Centuripe risalta e si esprime principalmente nelle forme vascolari delle pissidi, dei lebeti e delle lekanides. La produzione centuripina sembrerebbe aver influenzato quella di altri centri siciliani[7]; i motivi richiamano il repertorio greco e magnogreco di età ellenistica.

La caratteristica decorazione è policroma con rilievo floreale e architettonico. I bordi sono spesso sottolineati da kymatia, triglifi, file di maschere leonine o eroti. Piuttosto chiara è la derivazione, per gli elementi plastici, da prototipi metallici e dalla contemporanea oreficeria; la pittura, invece, è legata agli affreschi coevi. La decorazione pittorica è realizzata a tempera (dopo la cottura del vaso[6]: questa caratteristica tecnica implica una particolare fragilità della pittura, aggiungendo quindi un'ulteriore ragione per ritenere questa produzione pressoché esclusivamente di natura funeraria). Le scene spesso richiamano il culto dionisiaco oppure soggetti femminili, tra cui, per esempio, scene di toeletta, preparazione allo sposalizio, grandi teste o busti umani il cui viso è colorato di una tinta rossastra con ombreggiature. Il Libertini cataloga ben 39 modelli differenti[8].

 
Maschera di Centuripe

Le maschere teatrali

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La produzione di Centuripe conta anche maschere teatrali in gran numero, seconda solo a Lipari. Ma mentre la produzione di Lipari termina con la distruzione della città nel 252-251 a.C. da parte dei romani, nello stesso periodo inizia a Centuripe. Le maschere comiche in particolare appartengono alla commedia nuova, a noi nota attraverso le commedie di Menandro.

Le maschere centuripine sono di dimensioni maggiori rispetto a quelle di Lipari o di Siracusa.

Diffusione e dispersione dei reperti

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L'area archeologica centuripina e quelle circostanti, come quelle di Morgantina, Agira, Adrano, Paternò sono state oggetto di un vero e proprio saccheggio negli ultimi secoli e solo negli ultimi decenni si è operato in maniera sistematica e scientifica; ciò è stato causa di danni incalcolabili ai fini della catalogazione scientifica non permettendo di risalire ai contesti e ai siti di ritrovamento, alle posizioni, ai corredi funerari o nuziali di cui facevano parte.

I primi scavi sistematici furono tentati da Paolo Orsi agli inizi del Novecento ma vani furono i tentativi di dare organicità alle operazioni di ritrovamento. Lo stesso Orsi in molti casi dovette competere con gli scavatori abusivi acquistando da loro ciò che poteva di pregevole. Già nel 1901 l'Orsi deplorava il depredamento incontrollato del suolo centuripino definito da lui "archeologicamente ricchissimo"[9]. da cui:

«sono usciti tesori di superbe terrecotte, di vasi, di bronzi e di gemme del secolo IV e seguenti dispersi ovunque e in minima parte assicurati ai musei nazionali dell'Isola; ed è con vero rammarico che io ho dovuto sin qui trascurare quel ragguardevole centro archeologico della decadente civiltà ellenica causa l'angustia dei nostri bilanci...»

[9].

Gli scavi e il traffico, spesso illegale, hanno fatto sì che i reperti si disperdessero per tutto il mondo, tra musei e collezioni private.

Ceramiche di Centuripe nel mondo

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Sono presenti reperti di Centuripe in:[10]

Italia.
Stati Uniti d'America.
Gran Bretagna.
  • Londra: Una collezione di circa 90 reperti ceramici, askos, lekanis, crateri, statuette, placche, maschere teatrali e oggetti vari è esposta al British Museum[17].
  • Glasgow, Collezione Burrel: due teste, di Demetra e di Kore.
Paesi Bassi.
Francia
Germania
Giappone.

Galleria d’immagini

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  1. ^ Filippo Ansaldi, Memorie storiche di Centuripe, Catania, (riedizione a cura di P. Cacia, Catania, 1981), 1871.
  2. ^ Patanè, pp. 1-2 e note.
  3. ^ Pitture ellenistiche siciliane (PDF), in Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo-Bollettino d'Arte. URL consultato il 14 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2018).
  4. ^ Così si definisce l'arte e la tecnica di lavorazione della terracotta, specialmente in riferimento all'antico
  5. ^ (EN) The Hellenistic West: Rethinking the Ancient Mediterranean (a cura di Jonathan R. W. Prag, Josephine Crawley Quinn), p. 97 e note, su books.google.it. URL consultato il 20 settembre 2015.
  6. ^ a b G.V. Gentili, Centuripe
  7. ^ R. Patanè, p. 189.
  8. ^ Guido Libertini, Osservazioni e nuovi documenti sull'autenticità dei tondi centuripini, Catania, 1943.
  9. ^ a b Paolo Orsi, XI, Centuripe, un caso di rachitide antica, in Atti della R. Accademia dei Lincei, Memorie della Classe di scienze morali, storiche e filologiche (1901) Serie 5, Annata 298, vol. 9, n. 298, agosto 1901, pp. 347-349. URL consultato il 17 settembre 2015.
  10. ^ Archeologia, su Kentoripai.com. URL consultato il 13 maggio 2018.
  11. ^ Vincenzo La Rosa, Due nuovi crateri della maniera di Lydos dalla necropoli di Piano Capitano a Centuripe, in Il greco, il barbaro e la ceramica attica, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003, p. 69.
  12. ^ Centuripe (search for), su Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 12 maggio 2018.
  13. ^ Centuripe Placque, su Indiana University Art Museum: colors of classical art. URL consultato il 12 maggio 2018.
  14. ^ Meredith Parker, pp. 1-90.
  15. ^ Toledo 1972. 56a+b (Vase), su perseus.tufts.edu. URL consultato il 15 maggio 2018.
  16. ^ Getty Villa collection, su flickr.com. URL consultato il 16 agosto 2018.
  17. ^ Collection online: Centuripe, su British Museum. URL consultato il 12 maggio 2018.
  18. ^ Giorgio Romeo, Ad Amsterdam la pisside trafugata a Centuripe, in La Sicilia, 6 dicembre 2017. URL consultato il 20 gennaio 2019.
  19. ^ Patanè, p. 255, nota 6.

Bibliografia

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  • Rosario Patanè, Centuripe ellenistica. Nuovi dati dalla città, in Sicilia ellenistica, Consuetudo italica, Alle origini dell'architettura ellenistica d'occidente, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 2006, pp. 201-210.
  • Rosario Patanè, Ceramiche e reti commerciali nella Sicilia repubblicana: il caso Centuripe, Catania, 2006, pp. 477-486. URL consultato il 24 settembre 2015.
  • G. V. Gentili, Centuripe, Enciclopedia dell'Arte Antica (1959), Treccani. URL consultato il 19 settembre 2015.
  • Rosario Patanè, Ceramica centuripina e terracotte teatrali Per le credenze sull'aldilà nella Sicilia romana (PDF), su academia.edu, pp. 255-265.
  • (EN) Gisela Marie Augusta Richter, Polychrome Vases from Centuripe in the Metropolitan Museum, 1933.
  • (EN) Paul Wolfgang Deussen, The Polychromatic Ceramics of Centuripe, Princeton University, 1970.
  • (EN) Meredith Parker, Death and Marriage in the Raleigh Centuripe Vase, M.A. University of North Carolina at Chapel Hill, 2005.
  • Vincenzo La Rosa, Due nuovi crateri alla maniera di Lydos dalla necropoli di Piano Capitano a Centuripe, in (A cura di) Filippo Giudice, Rosalba Panvini, Il greco, il barbaro e la ceramica attica: immaginario del diverso ...(Atti del convegno internazionale di studi 14-19 maggio 2001), vol. 2, Catania, Università degli studi, 2001, pp. 69-78.

Voci correlate

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