Koinè giudaica greca

Storia della
lingua greca

(vedi anche: Lineare B, alfabeto greco)
Substrato preellenico
Proto-greco
Miceneo (1600–1100 a.C. circa)
Lingua omerica
Greco antico (800–330 a.C. circa)
dialetti:
eolico, arcado-cipriota, attico-ionico,
dorico, nord-occidentale (acheo, eleo), locrese, panfilio, siceliota

Koinè greca (330 a.C.–330 circa)
varianti:
greco giudaico

Greco bizantino (330–1453)
Greco moderno (dal 1453)
questione della lingua greca
(demotico e katharévousa)
dialetti del demotico:
cappadocico, cretese, cipriota,
greco di Cargese, ievanico, italiota (grecanico, grico), pontico, zaconico,
greco mariupolitano

  • Date tratte da D. B. Wallace, Greek Grammar Beyond the Basics: An Exegetical Syntax of the New Testament, Grand Rapids, 1997, pag. 12.

La Koinè giudaica greca (o giudaismo ellenistico) è una variante linguistica della lingua greca comune (koinè) parlata al tempo di Alessandro Magno e dell'ellenismo, che in sostanza coincideva con il dialetto attico.
Questa variante fu diffusa da ebrei di lingua greca al tempo della diaspora e risente in parte della loro lingua madre.

Tale variante linguistica è stata attribuita ad un certo numero di testi composti in dialetto alessandrino: principalmente la prima traduzione della Bibbia in greco ellenistico (la Septuaginta) e la relativa letteratura, ma anche ad alcuni testi ebraico-greci provenienti dalla Palestina. Anche se è chiamato greco biblico o greco della Septuaginta, in realtà non coincidette con una singola opera o con la letteratura ad essa collegata, ma ha caratterizzato un insieme di autori e un corpo di scritti non ancora cristiani, come furono le opere del filosofo Filone Alessandrino.

È quindi opportuno intendere la koinè giudaica come un fatto religioso e letterario, piuttosto che come un mero fenomeno linguistico[1].

Caratteristiche

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Una sintassi semplificata e la presenza di un lessico meno particolareggiato e meno ricco di accenti e sfumature, erano tipiche della lingua ebraica antica rispetto al greco antico: quasi-assenza di declinazioni del nome e coniugazioni del verbo, ampiezza di significato coperta dalle parole (es. i nomi dei gradi di parentela pur trattandosi di una società di tipo patriarcale: primo cugino reso con la locuzione ben-dod, figlio dello zio), ecc..
Simili proprietà linguistiche contraddistinguono anche la cosiddetta koinè giudaica greca rispetto al Ievanico o lingua giudaico-greca, parlata dai Romanioti, una presenza ebraica in terra greca che risale ai tempi dell'esilio babilonese. Secondo il Nuovo Testamento San Paolo, che parlava ebraico e greco, già due secoli prima aveva pregato e predicato presso numerose sinagoghe ebraiche in Grecia (e all'Areopago di Atene), segno di una religiosità e di una lingua che potevano presentare comunanze significative. In Grecia, era viva l'opera di Giovanni apostolo ed evangelista.

La prima trattazione del concetto di giudaismo ellenistico risale ad Henry Barclay Swete nel quarto capitolo del suo Introduction to the Old Testament in Greek[2]. L'enfasi posta sulle peculiari differenze del greco della Septuaginta rispetto agli testi greci dello stesso periodo è stata in larga misura messa in discussione dagli studiosi successivi, a seguito della scoperta e analisi comparativa di un considerevole numero di papiri e di iscrizioni composti in koinè non giudaica.

A partire da Swete, la teoria di una lingua greca attica e giudaica, comune con il greco della Septuaginta è stata ulteriormente ampliata, collocando la Septuaginta nel più esteso contesto delle opere ebraiche risalenti allo stesso periodo, arrivando a comprendere anche la scoperta dei Manoscritti del Mar Morto[3].

Nessun autore antico o medioevale ha mai riferito o riconosciuto l'esistenza di un dialetto giudaico della lingua greca, e gli stessi giudei non ebbero mai un termine proprio per indicare una lingua o etnia ebraica di lingua greca[4].

La tesi generalmente condivisa nel mondo accademico è che non esistano differenze degna di particolare nota fra la cosiddetta Koinè giudaica greca e i testi in koinè greca pagani che nel XX secolo si è iniziato a chiamare con l'espressione di "greco giudaico". E questo argomento è valido anche per la lingua del Nuovo Testamento[5][6][7][8].

A causa del prevalente influsso della Septuaginta, la letteratura subapostolica e la prima patristica greca del III secolo da un lato si possono considerare un' "estensione" del greco classico (il platonismo, così come le opere greche degli autori non cristiani cui la patristica si rapportava), e dall'altra del greco giudaico di età ellenistica[9][10]. Ciò vale anche in relazione alla finalità apologetica (paratheke) e di evangelizzazione (o di proselitismo) di vita ed opere di vari autori cristiani del III secolo.

Soltanto mille anni più tardi fece la sua comparsa storica un vero dialetto giudaico del greco: lo ievanico[11][12].

Grammatica

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La grammatica della koinè greca presenta propri aspetti innovativi in alcune aree, ma i testi giudaici greci sono generalmente paragonabili a quelli dei gentili, con l'eccezione di alcuni semitismi grammaticali.[13]. Come è ragionevole attendersi, numerosi testi giudaici sembrano non evidenziare particolari differenze rispetto alla koinè greca attica comune degli autori non cristiani.

Autori come Flavio Giuseppe e Filone di Alessandria che si rivolgono prevalentemente a lettori non cristiani, conservano un livello stilsitico e grammaticale notevolmente superiore a quello degli altri testi pagani fino a noi pervenuti.

Neologismi

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La principale differenza fra la Septuaginta -e letteratura connessa- e i testi greci contemporanei non giudaici, è la presenza di un certo numero di neologismi e di una diversa semantica di alcune parole greche preesistenti[14][15][16].

Ciò sarebbe in buona parte dovuto ai contenuti rivelati nella Bibbia, del tutto nuovi per il mondo greco, e all'esigenza di trovare loro una adeguata corrispondenza lessicale e semantica. Un esempio antecedente si trova nel Vangelo di Giovanni, nella centralità del concetto di Logos (Dio Uno e Trino) e del prossimo intesi in un'accezione di queste parole del tutto nuova e assente nel greco classico. Tuttavia, gli Hapax legomenon non sempre sono dei neologismi veri e propri, data la particolare natura degli argomenti trattati nella Septuaginta[17].

Non si dovrebbero considerare neologismi le parole della Septuaginta nate dall'unione di due parole già esistenti, anche se di origine ebraica.

Esempi
  • sabbatizo (σαββατίζω): "osservare lo Sabbath"
  • pseudoprophetes (in greco ψευδοπροφήτης): "falso profeta" (i testi in greco classico usano ψευδόμαντις, pseudomantis)
  1. ^ Matthew Kraus, How should rabbinic literature be read in the modern world? 2006, pagina 214. "È indicativo di una "Koine ebraica" che si estendeva oltre le frontiere della Palestina. Sono state scoperte interpretazioni di narrazioni bibliche nella terra di Israele. La visita degli Angeli ad Abramo è stato trovato a Sefforis".
  2. ^ Henry Barclay Swete, Introduction to the Old Testament in Greek Capitolo 4: Il greco della Septuaginta
  3. ^ W. D. Davies, Louis Finkelstein The Cambridge History of Judaism: Volume 2, The Hellenistic Age, 1990, pagina 105: "nell'espressione dei principali concetti teologici, come l'amore o del popolo di Dio, la Septuaginta utilizza la generica terminologia esistente a quel tempo. Altri buoni esempi di una koinè giudaica piuttosto familiare con la lingua greca possono essere rinvenuti anche negli scritti apocrifi: i testi che narrano del faraone Giuseppe e di Asenath, o anche il Testamento dei Dodici Patriarchi... ciononostante nella LXX si respira un'atmosfera locale, che riporta ad Alessandria. Diverse parole, particolarmente i nomi degli oggetti tipici e dei luoghi dell'Egitto, sono tradotti con parole proprie della lingua egiziana parlata di quel periodo;... il contesto egiziano si è rivelato essenziale per alcune tipologie di scelte traduttive della LXX; esse tuttavia sono un elemento trascurabile rispetto a..Molto più importante fu il sovrapporsi della cultura semitica a quella greca nella personalità dei traduttori che resero la Bibbia dall'ebraico (o dall'aramaico)"
  4. ^ A.-F. Christidis A History of Ancient Greek: From the Beginnings to Late Antiquity – Page 640 2007 "No ancient or medieval writer recognizes a distinct Jewish dialect of Greek. In particular, Jews themselves have no name for any “Jewish- Greek” idiolect (contrast later terms like Yiddish [Judeo-German] or Judezmo [Judeo-Spanish])."
  5. ^ Adam B. Jacobsen – Proceedings of the 20th International Congress of Papyrologists Page 57 1994 "Mark does reflect Semitic interference in certain regards (loan-word borrowings, semantics), but his syntax and style are largely free of it.39 While the editor of P.Yadin does not speak of a 'Jewish dialect' of Greek, I believe that in his ..."
  6. ^ Chang-Wook Jung The Original Language of the Lukan Infancy Narrative 2004– Page 11 "... or at other times 'a special Jewish dialect of Greek'. Cadbury sostiene che con assoluta certezza non esiste un greco parlato dai Giudei radicalmente e uniformemente diverso da quello dei loro concittadini. Ammette solo che esistono alcune..."
  7. ^ Henry Joel Cadbury The making of Luke-Acts – Page 116 1968 "La Septuaginta e altri scritti giudaico-greci sembrano formare un dialetto greco separato. Le differenze linguistiche fra i tetsi sacri sono minori rispetto a quelle esistenti tra loro e i testi greci pagani, laddove ... tuttavia non c'è alcuna prova che i giudei parlassero un tipo di greco radicalmente e nello stesso modo diverso da quello dei loro concittadini."
  8. ^ John M. Court -Revelation – Page 87 1995 "It is a first-century CE Jewish dialect of Greek, as used in Palestine ('distinguishable dialect of spoken and written Jewish Greek' — Nigel Turner; 'while he writes in Greek, he thinks in Hebrew' — R.H. Charles; 'Greek language... little more ..."
  9. ^ Natalio Fernández Marcos The Septuagint in Context: Introduction to the Greek Version of ... Page 343- 2000 "Christian Greek has to be studied as an extension of classical Greek on the one hand, and of biblical and Jewish-Hellenistic Greek on the other. Generally, it seems clear that it has fewer neologisms than Christian Latin.24
  10. ^ Christine Mohrmann Études sur le latin des chrétiens – Volume 3 Page 195 1965 "Early Christian Greek has, as point of departure, the Jewish-Hellenistic Greek of the Septuagint. During the first two centuries, Early Christian Greek develops very rapidly, and is distinguished from the general koinè by numerous semantic "
  11. ^ E. A. Judge, James R. Harrison The First Christians in the Roman World Page 370 " ... powerful Jewish community in Alexandria imprinted itself on the koine as seen in Egyptian papyri should also be carefully checked in the light of these cautions.9 A thousand years later there did arise a true Jewish dialect of Greek, Yevanic, ..."
  12. ^ Steven M. Lowenstein The Jewish Cultural Tapestry: International Jewish Folk Traditions, 2002, p. 19 "Nella regione di Giannina (Epiro, nella Grecia settentrionale) abita una comunità fra i 3.000 e i 5.000 ebrei che parlano un dialetto giudaico del greco who spoke a Jewish dialect of Greek, diversamente dagli altri Giudei greci, che parlano una lingua ebraica spagnola [i Sepharditi] ). 9. Fra i 1.500 e i 2.000 ebrei residenti nella regione del Cochin in India, ..."
  13. ^ Jacob Milgrom, David Pearson Wright, David Noel Freedman Pomegranates and Golden Bells: Studies in Biblical, Jewish, and ... 1995 Page 808 "Sul marcato carattere paratattico della koinè greca giudaica Jewish Koine, condizionato dal greco parlato dal popolo e dalla lingue semitiche (ebraico e aramaico), si veda anche F. Blass and A. Debrunner, A Greek Grammar of the New Testament (trans. and rev. R. W. Funk: Chicago: ..."
  14. ^ Katrin Hauspie, Neologisms in the Septuagint of Ezekiel. 17–37. JNSL 27/1 in Journal of Northwest Semitic Languages – Universiteit van Stellenbosch
  15. ^ Johan Lust, Erik Eynikel and Katrin Hauspie. Greek-English Lexicon of the Septuagint 2008 Preface
  16. ^ T. Muraoka A Greek-English Lexicon of the Septuagint 2009 ISBN 978-90-429-2248-8 Preface to the 3rd Edition
  17. ^ The Greek and Hebrew Bible: Collected Essays on the Septuagint – Volume 72 – Pagina 140 ed. Emanuel Tov: "sussiste una ragione ulteriore per impiegare con cautela il termine "neologismo": una parola definita come "neologismo" sulla base della conoscenza attualmente disponibile, potrebbe infatti poi rivelarsi presente in una serie di frammenti di papiri scoperti in un momento successivo, così come non essere mai stata utilizzata nella lingua scritta".

Voci correlate

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