Poesia estemporanea sarda

(FR)

«Un poète doit laisser des traces
de son passage, non des preuves.
Seules les traces font rêver»

(IT)

«Un poeta deve lasciare tracce
del suo passaggio, non una prova.
Solo le tracce ci fanno sognare»

La poesia estemporanea sarda è un genere di poesia estemporanea diffuso in Sardegna, la cui improvvisazione lirica si serve della lingua sarda. Le due più importanti espressioni di questo genere nell'isola sono la gara logudorese (cantare a bolu) nel centro nord e la gara campidanese, diffusa nel sud dell'isola.

Origini

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Le prime notizie sulla poesia estemporanea in Sardegna compaiono in una pubblicazione di Matteo Madao, Armonie dei sardi, del 1787. Nel 1840, nella sua opera Ortografia sarda nazionale, il canonico Giovanni Spano si sofferma sulla tradizione della poesia estemporanea logudorese, ricordando i nomi di vari poetas di alcuni paesi tra i quali Bitti, Bonorva, Ploaghe, Tissi e Osilo ma tenendo ben presente che in quasi tutti i paesi della Sardegna c'erano stati poeti a braccio dei quali magari si era perduto il ricordo.

Un anno prima, nel 1839 Vittorio Angius dedicava all'argomento una quarantina di pagine dell'inserto Sugli improvvisatori sardi in Biblioteca Sarda:

«[...] Né pensate che solo dalle persone inerudite sia onorato il merito di questi ingegni classici. Più d'uno veramente tra uomini di molte lettere, di molto ingegno, e di non ordinaria virtù poetica, aggiuntisi alla corona di udienza quando ebbero raccolto quelle spontanee armonie, allora si persuasero della dignita di quei cantori popolari alla onorata fama che godevano, e poi confessarono, non so per qualcosa che dicesse il loro giudizio, aver provato un senso di riverenza verso i cotali.»

sottolineando l'importanza culturale e sociale della poesia estemporanea sarda.

Altri personaggi di spicco del panorama sardo si mostrarono attenti a questo tipo di tradizione, tra i quali il poeta Sebastiano Satta, che, nonostante la malattia, tra il 1908 e il 1914, anno della sua morte, si faceva accompagnare in piazza per ascoltare le gare poetiche che si andavano diffondendo dalla fine dell'Ottocento.

Anche Antonio Gramsci si dimostrò interessato alla poesia estemporanea, al punto di chiedere alla madre, in una delle sue lettere scritte in carcere nel 1927 di fargli sapere di quali argomenti avessero discusso in poesia nelle ultime gare.[1]

La prima gara poetica logudorese

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Nonostante le origini molto antiche della poesia estemporanea sarda, i primi svolgimenti in pubblico (con regole precise e comprese di una giuria che nominava il vincitore) si ebbero solo alla fine dell'Ottocento; grazie all'iniziativa di alcuni poeti, fra cui Antonio Cubeddu, ebbe di certo un ruolo determinante.

La prima gara in assoluto si svolse nei giorni 20 e 21 settembre 1896 ad Ozieri in occasione della festa della Santa Vergine del Rimedio e venne disputata dai poeti estemporanei: Antonio Cubeddu di Ozieri, Giuseppe Pirastru di Ozieri, Gavino Contini di Siligo, Antonio Farina di Osilo, Francesco Cubeddu di Ozieri, Salvatore Demartis di Ossi, Antonio Michele Cuccuru di Usini, Antonio Andrea Porcu Deledda di Martis ed altri.

La giuria era composta dall'avvocato Antonio Fresu e da Alessandro Meloni e aveva come presidente il poeta Giovanni Cubeddu.

Il primo premio venne vinto da Antonio Cubeddu, il secondo da Antonio Farina ed il terzo premio da Salvatore Demartis.

La prima gara poetica campidanese

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A differenza della poesia logudorese, per cui si può stabilire con precisione la data della prima gara ufficiale, per quanto riguarda la poesia campidanese non esiste un passaggio netto dalla pratica dilettantistica alla pratica professionistica e quindi alla prima gara pubblica ufficiale.

Per quanto l'origine di questa forma di improvvisazione sia molto antica, le prime testimonianze scritte risalgono al XIX secolo, e riguardano alcuni cantadoris ancora vivi nella memoria degli appassionati: Francesco De Planu (noto Olata) di Quartucciu, Efisio Pibiri (S'Argalla), Pasquale Piras, Battistina Melis (Bittiredda) di Lunamatrona.

Le prime trascrizioni di intere gare risalgono alla fine del 1800.

La censura

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Nel 1924 il Concilio plenario dei vescovi sardi[2] aveva vietato ai poeti estemporanei di trattare argomenti di dottrina ecclesiastica. In quegli anni inoltre, in un clima di assimilazione culturale, erano state poste in atto una serie di divieti e disposizioni contro l'uso di lingue diverse dall'italiano, compreso il sardo. Anche le gare di poesia estemporanea furono censurate dal 1932 fino al 1937 e, in taluni casi, 1945.

La gara di poesia estemporanea logudorese

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Le gare di poesia estemporanea in sardo logudorese, o sardo campidanese, sono organizzate generalmente per rallegrare le feste del paese, soprattutto le feste in onore di santi.

Ad una gara possono partecipare due o più poeti, anche se gli abbinamenti più diffusi sono quelli di due o tre artisti. La gara di poesia campidanese a mutetu è solitamente cantata da quattro poeti.

Le gare di poesia estemporanea logudorese sono divise in più momenti, tra i quali sono generalmente presenti un'introduzione (s'esordiu) e la discussione dei temi (sos temas). I poeti, a cui viene assegnato un tema ad estrazione, devono cantare in ottava rima. Molto di rado e per schermaglie di genere leggero o scherzoso si usa poetare in duinas o batorinas (due o quattro versi).

L'introduzione

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Nella gara Logudorese, l'introduzione (S'esòrdiu) viene cantata dai poeti presenti sul palco che si alternano dopo ogni ottava e costituisce un saluto degli stessi poeti al pubblico.

Non ha una durata prestabilita e dopo le prime ottave di saluto il discorso può spaziare su vari argomenti.

Terminata l'introduzione vengono cantati i temi, con lo stesso sistema dell'esordio, i poeti si alternano dopo ogni ottava.

I temi sono scelti dal comitato organizzatore della festa o della serata in generale e nonostante siano molto vari possono essere riproposti in altre gare.

I vari argomenti vengono scritti su dei biglietti ed estratti a sorte dai poeti mediante l'uso di un cappello (sa berrita).

Raccolte e testimonianze

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Bisogna tenere conto che la poesia estemporanea di quell'epoca ci è stata tramandata a voce per cui spesso le versioni sono diverse e talvolta anche l'attribuzione stessa dell'ottava non è assolutamente certa. Bisogna tuttavia ricordare l'opera di Antonio Cuccu (San Vito 1921-2003) che ha edito e diffuso raccolte di poesie e gare poetiche per anni.

Poeti estemporanei più rappresentativi

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Con il termine poetas si indicano i poeti estemporanei che improvvisano in lingua sarda nelle piazze dell'isola e sono gli artefici della poesia estemporanea in sardo. Questi si sfidano pubblicamente nelle cosiddette gare poetiche, durante le quali ogni artista sviluppa e difende un tema assegnato per estrazione a sorte dalla giuria. I poeti improvvisano strofe e rime in ottava rima (ottavas) e quartine (battorinas) accompagnati, alla fine di ogni duina, da un coro di bassi, composto dalle voci basciu e contra. Nella cantata campidanese la forma più diffusa è la gara a muttetusu di otto rime (muttetusu a ottu peisi), Le battorine e le canzoni a rima (canzoni a cruba) vengono solitamente cantate per integrare le gare.

Poeti del passato

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Logudorese

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Poetas della prima generazione[3]

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Poetas della seconda generazione[4]

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Poetas della terza generazione[5]

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Poeti campidanesi (Cantadoris)

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Poeti del XVIII secolo
  • Battistina Melis (nota Bittiredda fine XVIII inizio XIX secolo), Lunamatrona
  • Francesco De Plano (noto Olata), Quartucciu

Poeti del XIX secolo

Poeti del XX secolo
  1. ^ Antonio Gramsci, Lettere dal carcere a cura di Sergio Caprioglio e Elsa Fubini, Einaudi, 1972, pag 132
  2. ^ Tenutosi ad Oristano Lettera degli Arcivescovi e Vescovi di Sardegna al loro Clero e Popolo, 31 maggio 1924 “Monitore Ufficiale dell'Episcopato Sardo”, 1924, pp. 47–4
  3. ^ Sardegna Cultura - Lingua sarda - Letteratura - Contemporanea - Poesia a bolu
  4. ^ Sardegna Cultura - Lingua sarda - Letteratura - Contemporanea - Poesia a bolu
  5. ^ Sardegna Cultura - Lingua sarda - Letteratura - Contemporanea - Poesia a bolu
  6. ^ "L'Italia dei dialetti" a cura di Luisa Collodi Regia di Virgilio Sabel (1969-1970)

Bibliografia

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  • Giancarlo Porcu, Régula castigliana. Poesia sarda e metrica spagnola, Nuoro, 2008
  • Paolo Pillonca, Chent'annos, cantadores a sole e luna, Selargius, Domus de Janas, 2001
  • Paolo Zedda, La poesia estemporanea in Sardegna, dal sito della Facoltà di lettere dell'Università di Siena.

Collegamenti esterni

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