Filippo Amedeo: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==


=== Nascita e le battaglie giovanili.===
=== Nascita e le battaglie giovanili. ===
Filippo Amedeo nasce il 2 febbraio 1891 da una famiglia operaia di modestissime origini, per cui è stato costretto fin da giovanissimo imparare un mestiere. Divenne falegname ed ebanista e si impegnò nel campo sindacale, dove si distinse per le doti organizzative e la combattività, diventando segretario della Lega torinese dei Lavoranti del legno e successivamente segretario della Federazione nazionale e membro del comitato esecutive della [[Camera del Lavoro di Torino|Camera del Lavoro]].
Filippo Amedeo nacque il 2 febbraio 1891 da una famiglia operaia di modestissime origini, per cui fu costretto fin da giovanissimo imparare un mestiere. Diventò falegname ed ebanista e si impegnò nel campo sindacale, dove si distinse per le doti organizzative e la combattività, diventando segretario della Lega torinese dei Lavoranti del legno e successivamente segretario della Federazione nazionale e membro del comitato esecutive della [[Camera del Lavoro di Torino|Camera del Lavoro]]. Si impegnò precocemente in politica avvicinandosi alle posizioni anarco-socialiste e antimilitariste serpeggianti nell'organizzazione giovanile socialista. Nel 1909 venne segnalato come membro del gruppo herveista di Guerra sociale, incline al sindacalismo rivoluzionario di matrice soreliana.
Si impegnò precocemente in politica avvicinandosi alle posizioni anarco-socialiste e antimilitariste serpeggianti dell'organizzazione giovanile socialista. Nel 1909 venne segnalato come membro del gruppo herveista di Guerra sociale, incline al sindacalismo rivoluzionario di matrice soreliana.


=== La guerra di Libia.===
=== La guerra di Libia. ===


Nonostante il suo pacifismo, nel 1911 fu costretto a prendere parte alla guerra di [[Libia]] e nel 1915 fu richiamato alle armi nella prima guerra mondiale. Tuttavia, non cessa di svolgere attività propagandistica antimilitarista e per questo fu sottoposto per due volte a procedura militare e, successivamente, condannato.<ref>[http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1036/filippo-amedeo Filippo Amedeo] Scheda sul Sito Anpi</ref>
Nonostante il suo pacifismo, nel 1911 fu costretto a prendere parte alla [[guerra di Libia]] e nel 1915 fu richiamato alle armi nella prima guerra mondiale. Tuttavia, non cessò di svolgere attività propagandistica antimilitarista e per questo fu sottoposto per due volte a procedura militare e, successivamente, condannato.<ref>[http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1036/filippo-amedeo Filippo Amedeo] Scheda sul Sito Anpi</ref> Fu un soldato valoroso che non volle essere decorato per una guerra in cui non credeva perché in evidente contrasto con i suoi principi antimilitaristi. Nel 1918 i suoi rapporti con i socialisti torinesi per la diffusione di materiale di propaganda furono intercettati e quindi venne processato con i suoi compagni, addossandosi responsabilità non sue per non rivelare la trama organizzativa. Nel 1920 ebbe un ruolo importante nell’occupazione della fabbrica per la quale lavorava dal ritorno dalla guerra, lo stabilimento meccanico Garavini; partecipò anche agli aspri conflitti tra capitale e lavoro che scoppiarono con la smobilitazione e il rientro dei reduci.
è stato un soldato valoroso che ottiene diversi riconoscimenti che lui rifiuta: non vuole essere decorato per una guerra in cui non credeva e in palese contrasto con i suoi principi antimilitaristi.
Nel 1918, i suoi rapporti con i socialisti torinesi per la diffusione di materiale di propaganda sono intercettati e quindi viene processato con i suoi compagni, addossandosi responsabilità non sue per non rivelare la trama organizzativa.
Nel 1920 ha un ruolo importante nell’occupazione della fabbrica per la quale lavorava dal ritorno della guerra, lo stabilimento meccanico Garavini; partecipa anche agli aspri conflitti tra capitale e lavoro che scoppiano con la smobilitazione e il rientro dei reduci.


=== Dall'incarcerazione al successo elettorale.===
=== Dall'incarcerazione al successo elettorale. ===


Il 20 novembre 1920 fu arrestato e incarcerato; quello stesso giorno la madre morì a causa del dolore alla notizia dell’incarcerazione del figlio. Non passò inosservata la dignità con cui Amedeo visse il carcere e i compagni di partito indicarono il suo nome a una candidatura di protesta nelle elezioni del 1921<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/deputato/filippo-amedeo-18910202#nav|titolo=Filippo Amedeo|accesso=4 marzo 2015}}</ref>. Venne votato plebiscitariamente, risultando terzo dopo due leader affermati del socialismo riformista torinese con [[Giulio Casalini]] e [[Giuseppe Romita]]; nel maggio del 1921 lasciò la cella delle Carceri Nuove di Torino per salire sullo scranno di Palazzo Montecitorio come deputato del XXVI legislatura. Nella lotta politica di quegli anni si schierò con la tendenza massimalista di [[Giacinto Menotti Serrati]], [[Arturo Vella]] e [[Olindo Vernocchi]] che al congresso del 1922 avrebbe determinato l’espulsione dei riformisti, senza abbracciare le posizioni fusioniste. Con [[Pietro Nenni|Nenni]] lanciò, già nel 1923, il comitato nazionale di difesa socialista, dove venne eletto segretario della federazione, carica mantenuta fino al 1926, a fianco di Romita e [[Francesco Barberis|Barberis]].
Il 20 novembre 1920 è arrestato e incarcerato; quello stesso giorno la madre muore a causa del dolore alla notizia dell’incarcerazione del figlio.
Non passa inosservata la dignità con cui Amedeo vive il carcere, stimato, i cmpagni di partito indicano il suo nome a una candidatura per protesta nelle elezioni del 1921<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/deputato/filippo-amedeo-18910202#nav|titolo=Filippo Amedeo|accesso=4 marzo 2015}}</ref>. è votato plebiscitariamente, risultando terzo dopo due leader affermati del socialismo riformista torinese con [[Giulio Casalini]] e [[Giuseppe Romita]]; nel maggio del 921 sfugge al processo e alla condanna lasciando la cella delle Carceri Nuove di Torino per salire sullo scranno di [[Palazzo Montecitorio|Montecitorio]] come deputato del [[XXVI legislatura]].
Nella lotta politica di quegli anni si schiera con la tendenza massimalista di [[Giacinto Menotti Serrati]], [[Arturo Vella]] e [[Olindo Vernocchi]] che al congresso del 1922 avrebbe determinato l’espulsione dei riformisti, senza abbracciare le posizioni fusioniste. Con [[Pietro Nenni|Nenni]] lancia, già nel 1923, il comitato nazionale di difesa socialista, dove viene eletto segretario della federazione, carica mantenuta fino al 1926, a fianco di Romita e [[Francesco Barberis|Barberis]].


=== La sua militanza antifascista.===
=== La sua militanza antifascista. ===


Viene rieletto con successo nel 1924 e da allora inizia la sua battaglia contro il regime, prima sui banchi del Parlamento, poi nell’emigrazione antifascista. Entra a far parte del comitato nazionale sindacale socialista, in un momento difficile e polemico, quando la tensione tra le varie componenti sindacali della sinistra è all'apice. Non riuscendo a trovare un’intesa per una comune opposizione antifascista sul terreno sociale, con oscillazioni che vanno dal legalitarismo della Confederazione del lavoro all’insurrezionalismo dei comunisti.
Venne rieletto con successo nel 1924 e da allora inizia la sua battaglia contro il regime, prima sui banchi del Parlamento, poi nell’emigrazione antifascista. Entrò a far parte del Comitato nazionale sindacale socialista, in un momento difficile, quando la tensione tra le varie componenti sindacali della sinistra era all'apice, non riuscendo a trovare un’intesa per una comune opposizione antifascista sul terreno sociale, con oscillazioni che andavano dal legalitarismo della [[Confederazione_Generale_del_Lavoro|Confederazione generale del lavoro]] all’insurrezionalismo dei comunisti.
Di fronte al delitto [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] le posizioni mantenute sono quelle aventiniane filo democratiche, fautrici di una protesta morale a difesa del parlamentarismo e della legalità, contrarie ad una contrapposizione al regime che comportasse l’appello al paese e la richiesta delle dimissioni di Mussolini, con la proclamazione di un nuovo governo. Amedeo propende per una soluzione rivoluzionaria e, a fianco di [[Piero Gobetti]], vita al Comitato delle opposizioni, sorto a [[Torino]].
Di fronte al delitto [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] le posizioni mantenute furono quelle aventiniane filo democratiche, fautrici di una protesta morale a difesa del parlamentarismo e della legalità, contrarie ad una contrapposizione al regime che comportasse l’appello al paese, e la richiesta delle dimissioni di Mussolini, con la proclamazione di un nuovo governo. Amedeo propendeva per una soluzione rivoluzionaria e, a fianco di [[Piero Gobetti]], diede vita al Comitato delle opposizioni, sorto a Torino.
Il 18 giugno 1924 sono richieste le dimissioni del capo del governo e l’autoconvocazione dei deputati della minoranza per nominare un altro esecutivo. la proposta non ha seguito a livello nazionale.
Il 18 giugno 1924 furono richieste le dimissioni del capo del governo e l’autoconvocazione dei deputati della minoranza per nominare un altro esecutivo, ma la proposta non ebbe seguito a livello nazionale.
Il 3 gennaio 1925 segna la rivincita fascista alla Camera, e nel paese, un’ulteriore restrizione delle libertà. Amedeo presiede, tra il 17 e il 25 febbraio, due riunioni del Comitato delle opposizioni, unitamente ai rappresentanti delle commissioni interne delle fabbriche, al fine di allargare l’opposizione sociale.
Il 3 gennaio 1925 segnò la rivincita fascista alla Camera e, nel paese, con un’ulteriore restrizione delle libertà. Amedeo presiedette, tra il 17 e il 25 febbraio, due riunioni del Comitato delle opposizioni, unitamente ai rappresentanti delle commissioni interne delle fabbriche, al fine di allargare l’opposizione sociale.


=== La strutturazione clandestina del Partito.===
=== La strutturazione clandestina del Partito. ===


Nell'estate del ‘25, dopo il fallimento dell’[[Secessione dell'Aventino|Aventino]], Amedeo si dedica all’organizzazione clandestina del partito, in [[Piemonte]], nelle fabbriche, dove ha i maggiori contatti. In seguito all’attentato [[Tito Zaniboni|Zaniboni]] e allo scioglimento forzato del [[Partito Socialista Unitario (1922)|Psu]], converge sulle posizioni nenniane per un rafforzamento di un gruppo dirigente socialista in una prospettiva di riunificazione con i riformisti, ormai privi di riferimento organizzativo.
Nell'estate del ‘25, dopo il fallimento dell’[[Secessione dell'Aventino|Aventino]], Amedeo si dedicò all’organizzazione clandestina del partito, in Piemonte, nelle fabbriche, dove aveva i maggiori contatti. In seguito all’attentato [[Tito Zaniboni|Zaniboni]] e allo scioglimento forzato del [[Partito Socialista Unitario (1922)|Psu]], convergeva sulle posizioni nenniane per il rafforzamento di un gruppo dirigente socialista in una prospettiva di riunificazione con i riformisti, ormai privi di riferimento organizzativo.
Nel marzo del 1926 [[Pietro Nenni|Nenni]] fonda con [[Carlo Rosselli]] la rivista “Quarto Stato”, e Amedeo fu uno dei collaboratori che segna il superamento del fallimento aventiniano e una ricomposizione dei due tronconi socialisti su basi teoriche rinnovate.
Nel marzo del 1926 [[Pietro Nenni|Nenni]] fondò con [[Carlo Rosselli]] la rivista “Quarto Stato” che segnava il superamento del fallimento aventiniano e una ricomposizione dei due tronconi socialisti su basi teoriche rinnovate.
Ulteriore tentativo di Amedeo fu quello di fondare un Comitato di unità socialista che auspica la maggior convergenza possibile in ogni iniziativa politica e sindacale . La riunificazione socialista va vista come superamento delle vecchie divisioni ideologiche nel nome di un fattivo volontarismo nella lotta contro la dittatura.
Amedeo ne fu uno dei collaboratori, mentre un suo ulteriore tentativo fu quello di fondare un Comitato di unità socialista che auspicasse la maggior convergenza possibile in ogni iniziativa politica e sindacale . La riunificazione socialista andava vista come superamento delle vecchie divisioni ideologiche nel nome di un fattivo volontarismo nella lotta contro la dittatura.


=== L’esilio.===
=== L’esilio. ===


La sera stessa del 9 novembre, giorno in cui entrano in vigore le leggi sulla pubblica sicurezza, per Amedeo è disposto l’arresto. Per sfuggire all'arresto, si imbarca clandestinamente su uno piroscafo, ed emigra in [[Francia]].<ref>Commissione di Torino, ordinanza del 22.11.1926 contro Filippo Amedeo: ''Deputato del partito socialista massimalista dichiarato decaduto nel novembre 1926, riparato in Francia e condannato in contumacia''. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 72</ref>
La sera stessa del 9 novembre, giorno in cui entrarono in vigore le leggi sulla pubblica sicurezza, per Amedeo fu disposto l’arresto. Per sfuggirvi, si imbarcò clandestinamente su uno piroscafo ed emigrò in Francia.<ref>Commissione di Torino, ordinanza del 22.11.1926 contro Filippo Amedeo: ''Deputato del partito socialista massimalista dichiarato decaduto nel novembre 1926, riparato in Francia e condannato in contumacia''. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 72</ref>
Nel 1940, è condannato in contumacia dal [[Tribunale speciale per la difesa dello stato]] per ''Menomazione del prestigio nazionale all'estero'' (Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet avevano pubblicato, nel luglio 1939, sulla ''Voce degli Italiani'' un'intervista dal titolo ''Qual è lo stato d'animo dei soldati italiani'').<ref>Sentenza n. 48 del 27.7.1940 contro Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet, emigrati politici in Francia. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943'', Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 1057</ref>. Nel 1956, il processo è stato nuovamente aperto presentando le stesse accuse "''[...] fuori del territorio dello stato, aver fatto delle affermazioni false e tendenziose sulle condizioni interne dell'Italia menomandone il prestigio [...]'' ".<ref> http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0061_01_1956_0283_0002_14408041/</ref> Si stabilisce nella regione di [[Marsiglia]] dove costruisce contatti con il Centro Socialista di [[Parigi]] da cui riceve l’incarico di organizzare il movimento politico e sindacale nel sud-et della Francia. L'incarico, nella sua riuscita, ha comportato l’estensione di questo movimento esteso da [[Mentone]] a [[Marsiglia]], dalle Bocche del [[Rodano]] all’[[Isère (fiume)|Isere]].
Nel 1940 fu condannato in contumacia dal [[Tribunale speciale per la difesa dello stato]] per ''Menomazione del prestigio nazionale all'estero'' (Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet avevano pubblicato, nel luglio 1939, sulla ''Voce degli Italiani'' un'intervista dal titolo ''Qual è lo stato d'animo dei soldati italiani'').<ref>Sentenza n. 48 del 27.7.1940 contro Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet, emigrati politici in Francia. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943'', Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 1057</ref>. Nel 1956 il processo fu nuovamente aperto presentando le stesse accuse "''[...] fuori del territorio dello Stato, aver fatto delle affermazioni false e tendenziose sulle condizioni interne dell'Italia menomandone il prestigio [...]'' ".<ref> http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0061_01_1956_0283_0002_14408041/</ref> Si stabilì nella regione di Marsiglia dove costruì contatti con il Centro Socialista di Parigi da cui ricevette l’incarico di organizzare il movimento politico e sindacale nel sud-est della Francia. L'incarico, nella sua riuscita, comportò l’estensione di questo movimento esteso da Mentone a Marsiglia, dalle Bocche del Rodano all’Isère.


=== Lega dei diritti.===
=== Lega dei diritti. ===


Fu membro attivo della Lega dei diritti dell’uomo che trasformò in un efficace strumento di assistenza e di integrazione dei numerosi emigrati italiani.
Membro attivo della Lega dei diritti dell’uomo trasformato in un efficace strumento di assistenza e di integrazione dei numerosi emigrati italiani.
Partecipa intensamente al dibattito politico in seno al [[Partito Socialista Italiano|Psi]] nell’emigrazione sui temi che hanno travagliato la patria nell’ultimo periodo. Si esprime a favore dell’unificazione con i riformisti e per un’ampia alleanza da perseguirsi con le altre forze antifasciste presenti nella Concentrazione. Si arriva in fretta al dissenso e Amedeo sposa nuovamente le posizioni di [[Pietro Nenni|Nenni]]: dichiarare battaglia contro i vecchi schematismi dottrinari, inadeguati per fronteggiare il fascismo e aprire una revisione ideologica sul tema della libertà democratico-parlamentari e su quello dei rapporti con gli altri partiti socialisti europei. Questi furono i temi del documento sottoscritto da [[Pietro Nenni|Nenni]] La lotta antifascista e l’unità socialista pubblicata nel ‘28.
Partecipò intensamente al dibattito politico in seno al [[Partito Socialista Italiano|Psi]] nell’emigrazione sui temi che travagliarono la patria nell’ultimo periodo. Si espresse a favore dell’unificazione con i riformisti e per un’ampia alleanza da perseguirsi con le altre forze antifasciste presenti nella Concentrazione. Con l'esplodere di forti contrasti interni ai partiti della Concentrazione, che porteranno in seguito al suo scioglimento nel 1934, Amedeo sposò nuovamente le posizioni di [[Pietro Nenni|Nenni]]: dichiarare battaglia contro i vecchi schematismi dottrinari, inadeguati per fronteggiare il fascismo e aprire una revisione ideologica sul tema della libertà democratico-parlamentari e su quello dei rapporti con gli altri partiti socialisti europei. Questi furono i temi del documento sottoscritto da [[Pietro Nenni|Nenni]] ''La lotta antifascista e l’unità socialista pubblicato'' nel ‘28.


=== La rottura con i massimalisti a Grenoble.===
=== La rottura con i massimalisti a Grenoble. ===


Il congresso di [[Grenoble]] del 1930 registra una forte spaccatura, pur con una prevalenza degli unitari, e una ennesima scissione con la definitiva rottura con i massimalisti , destinati ad una lunga agonia. I revisionisti celerano il congresso dominato da [[Pietro Nenni|Nenni]], a cui Amedeo continua a far sentire il suo sostegno e la sua partecipazione, accompagnato dalle forze più giovani e capaci che si battevano per una revisione ideologica ed una immediata unificazione con il sostegno dell’Internazionale socialista. Si tratta di elaborare degli obiettivi praticabili in una strategia concreta di lotta contro il fascismo, una politica di alleanze che superi i consueti steccati classisti, inserendo il [[Partito Socialista Italiano|Psi]] a pieno titolo nel consesso dei partiti socialdemocratici. Amedeo è eletto ripetutamente nella direzione del Sezione dell’Internazionale Operaia Socialista”; è conferenziere della Lidu, la Lega Italiana dei diritti dell’uomo, della Sflo, il partito socialista francese.
Il congresso di [[Grenoble]] del 1930 registrò una forte spaccatura, pur con una prevalenza degli unitari, e una ennesima scissione con la definitiva rottura con i massimalisti, destinati ad una lunga agonia. I revisionisti celebrarono il congresso dominato da [[Pietro Nenni|Nenni]], a cui Amedeo continuò ad accordare il suo sostegno e la sua partecipazione, accompagnato dalle forze più giovani e capaci che si battevano per una revisione ideologica ed una immediata unificazione del Psi con il Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani di Turati, Treves e Saragat e con il sostegno dell’Internazionale socialista. Si trattò di elaborare degli obiettivi praticabili in una strategia concreta di lotta contro il fascismo, una politica di alleanze che superasse i consueti steccati classisti, inserendo il [[Partito Socialista Italiano|Psi]] a pieno titolo nel consesso dei partiti socialdemocratici. Amedeo fu eletto ripetutamente nella direzione del Sezione dell’Internazionale Operaia Socialista”; fu conferenziere della Lidu, la Lega Italiana dei diritti dell’uomo, della Sfio, il partito socialista francese.
Sul finire degli anni Venti cerca di riallacciare i rapporti con i compagni torinesi rimasti in patria fungendo da tramite con la Francia, con la direzione parigina. Fa recapitare una fitta corrispondenza clandestina per far prevenire materiale di propaganda emanato dai dirigenti dei due partiti che si sarebbero riunificati nel luglio del 1930 e diffuso in [[Piemonte]], [[Lombardia]], [[Liguria]]. L’opera fu smantellata da un’infiltrato che ha cercato di guadagnarsi la fiducia di Amedeo portando all’arresto di sette torinesi tra cui [[Giuseppe Romita|Romita]] e [[Mario Amedeo]], il fratello.
Sul finire degli anni Venti cercò di riallacciare i rapporti con i compagni torinesi rimasti in patria fungendo da tramite con la Francia, con la direzione parigina. Fece recapitare una fitta corrispondenza clandestina per far pervenire materiale di propaganda emanato dai dirigenti dei due partiti che si sarebbero riunificati nel luglio del 1930 e diffonderlo in Piemonte, Lombardia, Liguria. L’opera fu smantellata da un infiltrato che cercò di guadagnarsi la fiducia di Amedeo portando all’arresto di sette torinesi tra cui [[Giuseppe Romita|Romita]] e [[Mario Amedeo]], il fratello.
Nel ‘36 combatte la guerra civile in Spagna a fianco di [[Pietro Nenni|Nenni]] e [[Fernando De Rosa |De Rosa]] nelle [[Brigate Matteotti]] fino alla sconfitta della Repubblica.
Nel ‘36 combatté nella guerra civile in Spagna a fianco di [[Pietro Nenni|Nenni]] e [[Fernando De Rosa |De Rosa]] nelle [[Brigate Matteotti]] fino alla sconfitta della Repubblica.


=== La resistenza.===
=== La resistenza. ===
Ritornato in Francia è accolto dall’entrata in guerra del paese, 1939, per cui si trova l’anno successivo a combattere contro il fascismo alleato dei nazisti. [[File:FUNERALE CIVILE AMEDEO (2).jpg|thumb|Funerale civile di Filippo Amedeo]]
Ritornato in Francia fu accolto dall’entrata in guerra per cui si trovò l’anno successivo a combattere contro il fascismo alleato dei nazisti. [[File:FUNERALE CIVILE AMEDEO (2).jpg|thumb|Funerale civile di Filippo Amedeo]]
[[File:FUNERALE CIVILE AMEDEO (1).jpg|thumb|Funerali civili di Filippo Amedeo.]]
[[File:FUNERALE CIVILE AMEDEO (1).jpg|thumb|Funerali civili di Filippo Amedeo.]]
Viene arrestato nel 1943 dalla [[Gestapo]] mentre tenta di attraversare il confine ed è rinchiuso nelle Nuove di Torino, da dove è liberato da un’assalto popolare. A [[Torino]] si era ricostituito clandestinamente un Fronte nazionale d’azione unitaria insieme con i comunisti, i cattolici e gli azionisti quindi vi opera il Comitato regionale socialista. In quei giorni Amedeo partecipa ad una importante riunione per far fronte alla situazione badogliana, ma viene nuovamente arrestato, dopo essere stato nominato segretario organizzativo cittadino. È portato al carcere di [[Susa (Italia)|Susa]], ma poi liberato; su di lui pende una taglia di mezzo milione di lire costringendolo nuovamente alla clandestinità.
Venne arrestato nel 1943 dalla [[Gestapo]] mentre tentò di attraversare il confine e fu rinchiuso nelle [[Le Nuove|Nuove]] di Torino, da dove venne liberato da un assalto popolare. A Torino si era ricostituito clandestinamente un Fronte nazionale d’azione unitaria insieme con i comunisti, i cattolici e gli azionisti quindi vi operava il Comitato regionale socialista. In quei giorni Amedeo partecipa ad una importante riunione per far fronte alla situazione badogliana, ma venne nuovamente arrestato, dopo essere stato nominato segretario organizzativo cittadino. Fu portato al carcere di [[Susa (Italia)|Susa]], ma poi liberato; su di lui pendeva una taglia di mezzo milione di lire costringendolo nuovamente alla clandestinità.
Le sue posizioni politiche continuano ad essere coerenti con quelle dell’esilio <ref>http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1120_01_1943_0187_0002_16182158/</ref>.
Le sue posizioni politiche continuarono ad essere coerenti con quelle dell’esilio<ref>http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1120_01_1943_0187_0002_16182158/</ref>.
Il suo ultimo periodo di vita è consacrato al lavoro organizzato, in occasione della campagna elettorale che lo avrebbe visto tra gli eletti della sua circoscrizione senza vedere rinascere la sua nazione su base nuove.
Il suo ultimo periodo di vita fu consacrato al lavoro organizzativo, in occasione della campagna elettorale che lo avrebbe visto tra gli eletti della sua circoscrizione senza poter vedere in seguito rinascere la sua nazione su basi nuove.


Muore il 18 luglio 1946 per un malore improvviso, probabilmente dato dal logorio delle esperienze vissute. Visto il forte contributo dato nella lotta antifascista, nel giorno del suo funerale laico uno dei primi ad essere celerato, si è presentato u fiume di persone a rendergli omaggio. Non solo persone vicine al partito socialista, ma anche persone riconoscenti del valore apportato in un momento tanto difficile per l'Italia.
Morì il 18 giugno 1946 per un malore improvviso, probabilmente dato dal logorio delle esperienze vissute<ref>Caterina Simiand, I deputati piemontesi all'Assemblea Costituente, Franco Angeli, Milano 1999;</ref>. Visto il forte contributo dato nella lotta antifascista, per il giorno del suo funerale laico, uno dei primi ad essere celebrato nel secondo dopoguerra, partecipò una folla immensa per rendergli omaggio. Non solo persone vicine al partito socialista, ma anche persone riconoscenti del valore apportato in un momento tanto difficile per l'Italia.
Dieci anni dopo, nel 1956, su "La Stampa" è stato pubblicato un articolo all'interno del quale è stata segnalata la ri-apertura di un processo istituito nel 1940 nel quale, sia l'onorevole Amedeo e sia l'Alpino Pitet, sono stai accusati di ''"[...] fuori del territorio dello stato, aver fatto delle affermazioni false e tendenziose sulle condizioni interne dell'Italia menomandone il prestigio [...] "''.<ref>http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0061_01_1956_0283_0002_14408041/
</ref>


== Note ==
== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* Domenico Zucaro, ''Pietro Nenni, Socialismo e democrazia nella lotta antifascista, 1927-1939: dalle carte Nenni e dagli archivi di "Giustizia e libertà" e del Partito comunista italiano'';
* Domenico Zucaro, ''Pietro Nenni. Socialismo e democrazia nella lotta antifascista, 1927-1939'': dalle carte Nenni e dagli archivi di "Giustizia e libertà" e del Partito comunista italiano;
* Caterina Simiand, ''I deputati piemontesi all'Assemblea Costituente'', Franco Angeli, Milano 1999;
* Caterina Simiand, ''I deputati piemontesi all'Assemblea Costituente'', Franco Angeli, Milano 1999;
* G. Sapelli, '' Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943'',vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1975;
* G. Sapelli, '' Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943'',vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1975;
Sul periodo prefascista la fonte principale d'informazione è l'organo della sezione spcialista torinese
Sul periodo prefascista la fonte principale d'informazione è l'organo della sezione socialista torinese
* ''Il grido del Popolo '' e, per il 1922, '' Il popolo Socialista'' diretto da Giuseppe Romita;
* ''Il grido del Popolo '' e, per il 1922, '' Il popolo Socialista'' diretto da Giuseppe Romita;
* F.Fornaro, ''Giuseppe Romita. L'autonomia socialista e la battaglia per la Repubblica'', Milano, Franco Angeli, 1973;
* F. Fornaro, ''Giuseppe Romita. L'autonomia socialista e la battaglia per la Repubblica'', Milano, Franco Angeli, 1973;
* D. Zucaro, ''Socialismo e democrazia nella lotta antifascista. 1927-1939, Milano, Feltrinelli, 1988;
* D. Zucaro, ''Socialismo e democrazia nella lotta antifascista. 1927-1939'', Milano, Feltrinelli, 1988;
* G.Sabbatucci ( diretta da),''Storia del socialismo italiano'', vol.IV, ''Gli anni del fascismo (1926-1943), Roma, Il Poligono, 1981;
* G.Sabbatucci,''Storia del socialismo italiano'', vol.IV, ''Gli anni del fascismo (1926-1943)'', Roma, Il Poligono, 1981;



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Filippo Amedeo
Filippo Amedeo raffigurato nel suo ricordino funebre

Deputato dell'Assemblea Costituente
CollegioTorino
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVI, XXVII del Regno d'Italia
Gruppo
parlamentare
Partito Socialista Italiano
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Socialista Italiano

Filippo Amedeo (Torino, 2 febbraio 1891Torino, 18 giugno 1946) è stato un politico e operaio italiano, dirigente socialista e parlamentare.

Nascita e le battaglie giovanili.

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Filippo Amedeo nacque il 2 febbraio 1891 da una famiglia operaia di modestissime origini, per cui fu costretto fin da giovanissimo imparare un mestiere. Diventò falegname ed ebanista e si impegnò nel campo sindacale, dove si distinse per le doti organizzative e la combattività, diventando segretario della Lega torinese dei Lavoranti del legno e successivamente segretario della Federazione nazionale e membro del comitato esecutive della Camera del Lavoro. Si impegnò precocemente in politica avvicinandosi alle posizioni anarco-socialiste e antimilitariste serpeggianti nell'organizzazione giovanile socialista. Nel 1909 venne segnalato come membro del gruppo herveista di Guerra sociale, incline al sindacalismo rivoluzionario di matrice soreliana.

La guerra di Libia.

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Nonostante il suo pacifismo, nel 1911 fu costretto a prendere parte alla guerra di Libia e nel 1915 fu richiamato alle armi nella prima guerra mondiale. Tuttavia, non cessò di svolgere attività propagandistica antimilitarista e per questo fu sottoposto per due volte a procedura militare e, successivamente, condannato.[1] Fu un soldato valoroso che non volle essere decorato per una guerra in cui non credeva perché in evidente contrasto con i suoi principi antimilitaristi. Nel 1918 i suoi rapporti con i socialisti torinesi per la diffusione di materiale di propaganda furono intercettati e quindi venne processato con i suoi compagni, addossandosi responsabilità non sue per non rivelare la trama organizzativa. Nel 1920 ebbe un ruolo importante nell’occupazione della fabbrica per la quale lavorava dal ritorno dalla guerra, lo stabilimento meccanico Garavini; partecipò anche agli aspri conflitti tra capitale e lavoro che scoppiarono con la smobilitazione e il rientro dei reduci.

Dall'incarcerazione al successo elettorale.

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Il 20 novembre 1920 fu arrestato e incarcerato; quello stesso giorno la madre morì a causa del dolore alla notizia dell’incarcerazione del figlio. Non passò inosservata la dignità con cui Amedeo visse il carcere e i compagni di partito indicarono il suo nome a una candidatura di protesta nelle elezioni del 1921[2]. Venne votato plebiscitariamente, risultando terzo dopo due leader affermati del socialismo riformista torinese con Giulio Casalini e Giuseppe Romita; nel maggio del 1921 lasciò la cella delle Carceri Nuove di Torino per salire sullo scranno di Palazzo Montecitorio come deputato del XXVI legislatura. Nella lotta politica di quegli anni si schierò con la tendenza massimalista di Giacinto Menotti Serrati, Arturo Vella e Olindo Vernocchi che al congresso del 1922 avrebbe determinato l’espulsione dei riformisti, senza abbracciare le posizioni fusioniste. Con Nenni lanciò, già nel 1923, il comitato nazionale di difesa socialista, dove venne eletto segretario della federazione, carica mantenuta fino al 1926, a fianco di Romita e Barberis.

La sua militanza antifascista.

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Venne rieletto con successo nel 1924 e da allora inizia la sua battaglia contro il regime, prima sui banchi del Parlamento, poi nell’emigrazione antifascista. Entrò a far parte del Comitato nazionale sindacale socialista, in un momento difficile, quando la tensione tra le varie componenti sindacali della sinistra era all'apice, non riuscendo a trovare un’intesa per una comune opposizione antifascista sul terreno sociale, con oscillazioni che andavano dal legalitarismo della Confederazione generale del lavoro all’insurrezionalismo dei comunisti. Di fronte al delitto Matteotti le posizioni mantenute furono quelle aventiniane filo democratiche, fautrici di una protesta morale a difesa del parlamentarismo e della legalità, contrarie ad una contrapposizione al regime che comportasse l’appello al paese, e la richiesta delle dimissioni di Mussolini, con la proclamazione di un nuovo governo. Amedeo propendeva per una soluzione rivoluzionaria e, a fianco di Piero Gobetti, diede vita al Comitato delle opposizioni, sorto a Torino. Il 18 giugno 1924 furono richieste le dimissioni del capo del governo e l’autoconvocazione dei deputati della minoranza per nominare un altro esecutivo, ma la proposta non ebbe seguito a livello nazionale. Il 3 gennaio 1925 segnò la rivincita fascista alla Camera e, nel paese, con un’ulteriore restrizione delle libertà. Amedeo presiedette, tra il 17 e il 25 febbraio, due riunioni del Comitato delle opposizioni, unitamente ai rappresentanti delle commissioni interne delle fabbriche, al fine di allargare l’opposizione sociale.

La strutturazione clandestina del Partito.

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Nell'estate del ‘25, dopo il fallimento dell’Aventino, Amedeo si dedicò all’organizzazione clandestina del partito, in Piemonte, nelle fabbriche, dove aveva i maggiori contatti. In seguito all’attentato Zaniboni e allo scioglimento forzato del Psu, convergeva sulle posizioni nenniane per il rafforzamento di un gruppo dirigente socialista in una prospettiva di riunificazione con i riformisti, ormai privi di riferimento organizzativo. Nel marzo del 1926 Nenni fondò con Carlo Rosselli la rivista “Quarto Stato” che segnava il superamento del fallimento aventiniano e una ricomposizione dei due tronconi socialisti su basi teoriche rinnovate. Amedeo ne fu uno dei collaboratori, mentre un suo ulteriore tentativo fu quello di fondare un Comitato di unità socialista che auspicasse la maggior convergenza possibile in ogni iniziativa politica e sindacale . La riunificazione socialista andava vista come superamento delle vecchie divisioni ideologiche nel nome di un fattivo volontarismo nella lotta contro la dittatura.

La sera stessa del 9 novembre, giorno in cui entrarono in vigore le leggi sulla pubblica sicurezza, per Amedeo fu disposto l’arresto. Per sfuggirvi, si imbarcò clandestinamente su uno piroscafo ed emigrò in Francia.[3] Nel 1940 fu condannato in contumacia dal Tribunale speciale per la difesa dello stato per Menomazione del prestigio nazionale all'estero (Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet avevano pubblicato, nel luglio 1939, sulla Voce degli Italiani un'intervista dal titolo Qual è lo stato d'animo dei soldati italiani).[4]. Nel 1956 il processo fu nuovamente aperto presentando le stesse accuse "[...] fuori del territorio dello Stato, aver fatto delle affermazioni false e tendenziose sulle condizioni interne dell'Italia menomandone il prestigio [...] ".[5] Si stabilì nella regione di Marsiglia dove costruì contatti con il Centro Socialista di Parigi da cui ricevette l’incarico di organizzare il movimento politico e sindacale nel sud-est della Francia. L'incarico, nella sua riuscita, comportò l’estensione di questo movimento esteso da Mentone a Marsiglia, dalle Bocche del Rodano all’Isère.

Lega dei diritti.

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Membro attivo della Lega dei diritti dell’uomo trasformato in un efficace strumento di assistenza e di integrazione dei numerosi emigrati italiani. Partecipò intensamente al dibattito politico in seno al Psi nell’emigrazione sui temi che travagliarono la patria nell’ultimo periodo. Si espresse a favore dell’unificazione con i riformisti e per un’ampia alleanza da perseguirsi con le altre forze antifasciste presenti nella Concentrazione. Con l'esplodere di forti contrasti interni ai partiti della Concentrazione, che porteranno in seguito al suo scioglimento nel 1934, Amedeo sposò nuovamente le posizioni di Nenni: dichiarare battaglia contro i vecchi schematismi dottrinari, inadeguati per fronteggiare il fascismo e aprire una revisione ideologica sul tema della libertà democratico-parlamentari e su quello dei rapporti con gli altri partiti socialisti europei. Questi furono i temi del documento sottoscritto da Nenni La lotta antifascista e l’unità socialista pubblicato nel ‘28.

La rottura con i massimalisti a Grenoble.

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Il congresso di Grenoble del 1930 registrò una forte spaccatura, pur con una prevalenza degli unitari, e una ennesima scissione con la definitiva rottura con i massimalisti, destinati ad una lunga agonia. I revisionisti celebrarono il congresso dominato da Nenni, a cui Amedeo continuò ad accordare il suo sostegno e la sua partecipazione, accompagnato dalle forze più giovani e capaci che si battevano per una revisione ideologica ed una immediata unificazione del Psi con il Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani di Turati, Treves e Saragat e con il sostegno dell’Internazionale socialista. Si trattò di elaborare degli obiettivi praticabili in una strategia concreta di lotta contro il fascismo, una politica di alleanze che superasse i consueti steccati classisti, inserendo il Psi a pieno titolo nel consesso dei partiti socialdemocratici. Amedeo fu eletto ripetutamente nella direzione del Sezione dell’Internazionale Operaia Socialista”; fu conferenziere della Lidu, la Lega Italiana dei diritti dell’uomo, della Sfio, il partito socialista francese. Sul finire degli anni Venti cercò di riallacciare i rapporti con i compagni torinesi rimasti in patria fungendo da tramite con la Francia, con la direzione parigina. Fece recapitare una fitta corrispondenza clandestina per far pervenire materiale di propaganda emanato dai dirigenti dei due partiti che si sarebbero riunificati nel luglio del 1930 e diffonderlo in Piemonte, Lombardia, Liguria. L’opera fu smantellata da un infiltrato che cercò di guadagnarsi la fiducia di Amedeo portando all’arresto di sette torinesi tra cui Romita e Mario Amedeo, il fratello. Nel ‘36 combatté nella guerra civile in Spagna a fianco di Nenni e De Rosa nelle Brigate Matteotti fino alla sconfitta della Repubblica.

La resistenza.

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Ritornato in Francia fu accolto dall’entrata in guerra per cui si trovò l’anno successivo a combattere contro il fascismo alleato dei nazisti.

Funerale civile di Filippo Amedeo
Funerali civili di Filippo Amedeo.

Venne arrestato nel 1943 dalla Gestapo mentre tentò di attraversare il confine e fu rinchiuso nelle Nuove di Torino, da dove venne liberato da un assalto popolare. A Torino si era ricostituito clandestinamente un Fronte nazionale d’azione unitaria insieme con i comunisti, i cattolici e gli azionisti quindi vi operava il Comitato regionale socialista. In quei giorni Amedeo partecipa ad una importante riunione per far fronte alla situazione badogliana, ma venne nuovamente arrestato, dopo essere stato nominato segretario organizzativo cittadino. Fu portato al carcere di Susa, ma poi liberato; su di lui pendeva una taglia di mezzo milione di lire costringendolo nuovamente alla clandestinità. Le sue posizioni politiche continuarono ad essere coerenti con quelle dell’esilio[6]. Il suo ultimo periodo di vita fu consacrato al lavoro organizzativo, in occasione della campagna elettorale che lo avrebbe visto tra gli eletti della sua circoscrizione senza poter vedere in seguito rinascere la sua nazione su basi nuove.

Morì il 18 giugno 1946 per un malore improvviso, probabilmente dato dal logorio delle esperienze vissute[7]. Visto il forte contributo dato nella lotta antifascista, per il giorno del suo funerale laico, uno dei primi ad essere celebrato nel secondo dopoguerra, partecipò una folla immensa per rendergli omaggio. Non solo persone vicine al partito socialista, ma anche persone riconoscenti del valore apportato in un momento tanto difficile per l'Italia.

  1. ^ Filippo Amedeo Scheda sul Sito Anpi
  2. ^ Filippo Amedeo, su storia.camera.it. URL consultato il 4 marzo 2015.
  3. ^ Commissione di Torino, ordinanza del 22.11.1926 contro Filippo Amedeo: Deputato del partito socialista massimalista dichiarato decaduto nel novembre 1926, riparato in Francia e condannato in contumacia. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. I, p. 72
  4. ^ Sentenza n. 48 del 27.7.1940 contro Filippo Amedeo e Giuseppe Pitet, emigrati politici in Francia. In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 1057
  5. ^ http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0061_01_1956_0283_0002_14408041/
  6. ^ http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1120_01_1943_0187_0002_16182158/
  7. ^ Caterina Simiand, I deputati piemontesi all'Assemblea Costituente, Franco Angeli, Milano 1999;
  • Domenico Zucaro, Pietro Nenni. Socialismo e democrazia nella lotta antifascista, 1927-1939: dalle carte Nenni e dagli archivi di "Giustizia e libertà" e del Partito comunista italiano;
  • Caterina Simiand, I deputati piemontesi all'Assemblea Costituente, Franco Angeli, Milano 1999;
  • G. Sapelli, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943,vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1975;

Sul periodo prefascista la fonte principale d'informazione è l'organo della sezione socialista torinese

  • Il grido del Popolo e, per il 1922, Il popolo Socialista diretto da Giuseppe Romita;
  • F. Fornaro, Giuseppe Romita. L'autonomia socialista e la battaglia per la Repubblica, Milano, Franco Angeli, 1973;
  • D. Zucaro, Socialismo e democrazia nella lotta antifascista. 1927-1939, Milano, Feltrinelli, 1988;
  • G.Sabbatucci,Storia del socialismo italiano, vol.IV, Gli anni del fascismo (1926-1943), Roma, Il Poligono, 1981;

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