Nino D'Aroma: differenze tra le versioni

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|carica = [[Consiglieri nazionali della Camera dei fasci e delle corporazioni|Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni]]
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== Biografia ==
== Biografia ==
Figlio del banchiere Pasquale, che tra il [[1926]] e il [[1928]] fu vicedirettore generale della [[Banca d'Italia]], Nino D'Aroma fu un gerarca abbastanza noto durante il [[Ventennio fascista]]. Amico personale di [[Benito Mussolini]], che di tanto in tanto gli affidava delle "missioni speciali" (tra cui quella, nel 1928, di trasferirsi termporaneamente in Germania per stendere un rapporto sul nuovo astro nascente dell'[[estrema destra]] tedesca, [[Adolf Hitler]]<ref>Nino D'Aroma, ''Hitler. Rapporto a Mussolini'', CEN, Roma, 1973, pp. 9-10.</ref>), fu nominato segretario della Federazione Fascista dell'Urbe nel [[1930]] e redattore di diversi giornali, nonchè vicedirettore del ''[[Giornale d'Italia]]''.
Nato a [[Rocca di Mezzo]] nel 1902, era figlio di Pasquale, banchiere che tra il 1926 e il 1928 fu vicedirettore generale della [[Banca d'Italia]]. Avvicinatosi alla politica grazie al proprio ingresso nel [[Partito Nazionale Fascista]], Nino D'Aroma diventò amico personale di [[Benito Mussolini]], che di tanto in tanto gli affidava delle "missioni speciali" (tra cui quella, nel 1928, di trasferirsi temporaneamente in Germania per stendere un rapporto sul nuovo astro nascente dell'estrema destra tedesca, [[Adolf Hitler]]<ref>Nino D'Aroma, ''Hitler. Rapporto a Mussolini'', CEN, Roma, 1973, pp. 9-10.</ref>), fu nominato segretario della Federazione Fascista dell'Urbe nel 1930 e redattore di diversi giornali, nonché vicedirettore del ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]''.


Nel 1938 sposò in seconde nozze l'attrice e regista teatrale russa [[Tat'jana Pavlovna Pavlova]]: la notizia fece scalpore, poiché l'artista aveva 47 anni - un'età, all'epoca, considerata avanzata per una donna in procinto di andare all'altare - tanto che [[Giovanni Papini]], quando seppe che la Pavlova stava per sposarsi, esclamò: «E chi è l'antiquario che se l'è presa?».<ref>[[Giuseppe Bottai]], ''Diario 1935-1944'', Rizzoli, 1989, p. 118.</ref> D'Aroma fu anche traduttore e autore teatrale e scrisse ''Le sorelle di Segovia'' (con lo pseudonimo di G. Duharte-Gomez) e ''La Regina di Roma'', messi in scena proprio dalla Pavlova;<ref name=samma/> già nel 1934, inoltre, aveva firmato il soggetto del film ''[[Ragazzo (film)|Ragazzo]]''.
Da ricordare le sue esperienze come notista politico per ''[[Il Piccolo]]'' di Trieste, corrispondente de ''[[Il Corriere della Sera]]'' e quindi direttore del ''Piccolo di Roma''<ref name="samma">Gaetano Sammartano, [https://dionysusexmachina.it/dionysus2018/wp-content/uploads/2019/01/17.Sammartano.pdf ''Tatiana Pavlova. Da Grušenka a Medea''], Dionysus ex machina IX (2018) 286-321.</ref>. In seguito fu anche direttore dell'[[Istituto Luce]] e autore di numerosi opuscoli di propaganda politica<ref>[https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?ID=166768 Modena, Biblioteca Estense - Universitaria, Bertoni, Carteggio, fasc. D'Aroma, Nino]</ref>. Dal 1937 al 1940 è commentatore politico all'[[EIAR]]<ref name=samma/>: in questa veste commentò - in maniera lirica e propagandistica, distanziandosi notevolmente dalla realtà - il [[Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale|discorso del 10 giugno]] con cui Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna<ref>Gianni Corbi, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/10/ore-18-piazza-venezia-italiani-ascoltate.html ''ORE 18, PIAZZA VENEZIA 'ITALIANI, ASCOLTATE...' ''], ''[[La Repubblica]]'', 10 giugno 1990.</ref>.


Da ricordare le sue esperienze come notista politico per ''[[Il Piccolo]]'' di Trieste, corrispondente del ''[[Corriere della Sera]]'' e quindi direttore del ''Piccolo di Roma''.<ref name="samma">Gaetano Sammartano, [https://dionysusexmachina.it/dionysus2018/wp-content/uploads/2019/01/17.Sammartano.pdf ''Tatiana Pavlova. Da Grušenka a Medea''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210922001959/https://dionysusexmachina.it/dionysus2018/wp-content/uploads/2019/01/17.Sammartano.pdf |date=22 settembre 2021 }}, Dionysus ex machina IX (2018) 286-321.</ref> Successivamente, fu anche direttore dell'[[Istituto Luce]], autore di numerosi opuscoli di propaganda politica.<ref>[https://manus.iccu.sbn.it//opac_SchedaScheda.php?ID=166768 Modena, Biblioteca Estense - Universitaria, Bertoni, Carteggio, fasc. D'Aroma, Nino]</ref> Fu vicepresidente della Corporazione dello Spettacolo<ref>[https://books.google.it/books?id=ejSRwGsd-2YC&q=%22nino+d%27aroma%22&dq=%22nino+d%27aroma%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwivoKPwmazpAhUIFpoKHUVtA6Q4ChDoAQhEMAM ''Lo schermo rassegna mensile della cinematografia''], 1940.</ref> e, dal 1937 al 1940, commentatore politico all'[[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche|EIAR]]:<ref name=samma/> in questa veste commentò - in maniera lirica e propagandistica, distanziandosi notevolmente dalla realtà - il [[Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale|discorso del 10 giugno]] con cui Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna.<ref>Gianni Corbi, [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/10/ore-18-piazza-venezia-italiani-ascoltate.html ''ORE 18, PIAZZA VENEZIA 'ITALIANI, ASCOLTATE...' ''], ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'', 10 giugno 1990.</ref>
Nel 1938 sposò in seconde nozze l'attrice e regista teatrale russa [[Tat'jana Pavlovna Pavlova|Tatiana Pavlova]]: la notizia fece scalpore, poiché l'artista aveva 47 anni - un'età, all'epoca, considerata avanzata per una donna in procinto di andare all'altare - tanto che [[Giovanni Papini]], quando seppe la Pavlova stava per sposarsi, esclamò: «E chi è l'antiquario che se l'è presa?»<ref>[[Giuseppe Bottai]], ''Diario 1935-1944'', Rizzoli, 1989, p. 118.</ref>. Traduttore e autore teatrale, scrisse ''Le sorelle di Segovia'' (con lo pseudonimo di G. Duharte-Gomez) e ''La Regina di Roma'', messi in scena proprio dalla Pavlova<ref name=samma/>. Già nel [[1934]], inoltre, aveva firmato il soggetto del film ''[[Ragazzo (film)|Ragazzo]]''.


Pur essendo molto vicino alle posizioni di [[Giuseppe Bottai]]<ref>[[Pietrangelo Buttafuoco]], [https://www.ilfoglio.it/articoli/2008/06/07/news/ero-giovane-fascista-e-felice-l-intervista-integrale-di-buttafuoco-a-scalfari-72843/ ''Ero giovane, fascista e felice. L'intervista integrale di Buttafuoco a Scalfari''], ''[[Il Foglio]]'', 7 giugno 2008.</ref>, di cui era uno stretto collaboratore e confidente<ref>Pier Francesco Borgia, [https://www.ilgiornale.it/news/l-epopea-intellettuale-mitico-caff-aragno.html ''L'epopea intellettuale del mitico Caffè Aragno''], ''[[Il Giornale]]'', 4 aprile 2012.</ref>, rimase fedele al duce anche dopo l'[[ordine del giorno Grandi|approvazione del giorno Grandi]] e lo seguì nella [[Repubblica di Salò]]. Nella RSI fu presidente dell'Istituto Luce<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/istituto-nazionale-l-u-c-e_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/ Istituto nazionale L.U.C.E], Enciclopedia del Cinema Treccani (2003).</ref>, di cui era già stato direttore qualche anno prima. Fu lui a suggerire a Mussolini di utilizzare i servigi di don Pancino per far fuggire [[Edda Mussolini|Edda]] e i suoi figli nella vicina Svizzera<ref>Nino D'Aroma, ''Mussolini segreto'', Cappelli, Bologna, 1958, pp. 283-284.</ref>. Negli ultimi giorni del [[Seconda guerra mondiale|conflitto]] consigliò allo sfiduciato dittatore d'organizzare un'ultima disperata resistenza alle porte di [[Milano]], ma Mussolini non aderì al piano.<ref>Nino D'Aroma, ''Mussolini... op. cit.'', p. 320.</ref>.
Nel 1939 entrò a far parte della [[Camera dei fasci e delle corporazioni]], rimanendovi fino alla caduta del regime, nel 1943. Pur essendo molto vicino alle posizioni di [[Giuseppe Bottai]],<ref>[[Pietrangelo Buttafuoco]], [https://www.ilfoglio.it/articoli/2008/06/07/news/ero-giovane-fascista-e-felice-l-intervista-integrale-di-buttafuoco-a-scalfari-72843/ ''Ero giovane, fascista e felice. L'intervista integrale di Buttafuoco a Scalfari''], ''[[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]'', 7 giugno 2008.</ref> di cui era stretto collaboratore e confidente,<ref>Pier Francesco Borgia, [https://www.ilgiornale.it/news/l-epopea-intellettuale-mitico-caff-aragno.html ''L'epopea intellettuale del mitico Caffè Aragno''], ''[[Il Giornale]]'', 4 aprile 2012.</ref> rimase fedele al duce anche dopo l'approvazione dell'[[ordine del giorno Grandi]] e lo seguì nella [[Repubblica Sociale Italiana]]. Nella RSI diventò nuovamente presidente dell'Istituto Luce,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/istituto-nazionale-l-u-c-e_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/ Istituto nazionale L.U.C.E], Enciclopedia del Cinema Treccani (2003).</ref> e fu lui a suggerire a Mussolini di utilizzare i servigi di don Pancino per far fuggire [[Edda Ciano|Edda]] e i suoi figli nella vicina Svizzera.<ref>Nino D'Aroma, ''Mussolini segreto'', Cappelli, Bologna, 1958, pp. 283-284.</ref> Negli ultimi giorni del [[Seconda guerra mondiale|conflitto mondiale]] consigliò allo sfiduciato dittatore di organizzare un'ultima disperata resistenza alle porte di [[Milano]], ma Mussolini non aderì al piano.<ref>Nino D'Aroma, ''Mussolini... op. cit.'', p. 320.</ref>


Nell'immediato dopoguerra, a causa dei suoi trascorsi mussoliniani la "Commissione unica per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti" decise di cancellarlo dall'ordine dei giornalisti nell'ambito dell'epurazione degli elementi fascisti<ref name="storia">{{cita web|url=http://www.odg.it/content/la-storia|titolo=La storia|accesso=16 dicembre 2016}}</ref>, insieme ad altri illustri colleghi<ref>Oltre al D'Aroma, l'elenco comprende [[Giuseppe Bottai]], [[Luigi Federzoni]], [[Dino Grandi]], [[Vittorio Mussolini]], [[Telesio Interlandi]], [[Mario Appelius]], [[Concetto Pettinato]], [[Bruno Spampanato]], [[Luigi Freddi]], [[Ottavio Dinale]], [[Umberto Guglielmotti]] e [[Francesco Malgeri]].</ref>. Poco dopo però il proveddimento fu sospeso e, dopo l'[[amnistia Togliatti]] (22 giugno 1946), tutti i cronisti furono reintegrati nell'albo.<ref>Pierluigi Allotti, ''Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell'Italia contemporanea'', Carocci, Roma 2017, pagg. 87-88.</ref>
Nell'immediato dopoguerra, a causa dei suoi trascorsi mussoliniani, la "Commissione unica per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti" decise di cancellare il suo nome dall'ordine dei giornalisti nell'ambito dell'epurazione degli elementi fascisti,<ref name="storia">{{cita web|url=http://www.odg.it/content/la-storia|titolo=La storia|accesso=16 dicembre 2016}}</ref> insieme ad altri illustri colleghi.<ref>Oltre a D'Aroma, l'elenco comprendeva [[Giuseppe Bottai]], [[Luigi Federzoni]], [[Dino Grandi]], [[Vittorio Mussolini]], [[Telesio Interlandi]], [[Mario Appelius]], [[Concetto Pettinato]], [[Bruno Spampanato]], [[Luigi Freddi]], [[Ottavio Dinale]], [[Umberto Guglielmotti]] e [[Francesco Malgeri]].</ref> Poco dopo, però, il provvedimento fu sospeso e, dopo l'[[amnistia Togliatti]] del 22 giugno 1946, tutti i cronisti furono reintegrati nell'albo.<ref>Pierluigi Allotti, ''Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell'Italia contemporanea'', Carocci, Roma 2017, pagg. 87-88.</ref>


Potè quindi lavorare al ''[[Secolo d'Italia]]'' e iscriversi al [[Movimento Sociale Italiano]], da cui però si dimise il 6 marzo [[1957]] con l'intenzione - pare - di fondare un nuovo partito monarchico-fascista, progetto che però non venne concretizzato<ref>[https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1957 Storia del Movimento Operaio - Cronologia - 1957.]</ref>. Collaborò inoltre con [[La Settimana Incom]]<ref>Come si evice da questi due reportage citati dallo storico [[Mimmo Franzinelli]] nel suo saggio [https://books.google.it/books?id=JYJVBwAAQBAJ&pg=PT326&lpg=PT326&dq=nino+d%27aroma&source=bl&ots=mfrh6Atpuk&sig=ACfU3U2ysba9Yvx7A81fUs2-AxoeoxtKUg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiNn4DKgKzpAhVWEncKHfogBfI4HhDoATAEegQIChAB#v=onepage&q=nino%20d'aroma&f=false ''L'arma segreta del duce: la vera storia del Carteggio Churchill-Mussolini''].</ref> e scrisse libri di memorie sulla dittatura fascista, tra cui ebbe un certo successo il ''Mussolini segreto'' del [[1958]]. Nel 1975 rimase vedovo della Pavlova e quattro anni dopo si spense a Roma<ref>[https://www.ilprimato.com/viaggi/77-viaggi/6913-rocca-di-mezzo-story.html Rocca di Mezzo Story], ilprimato.com, 5 gennaio 2012.</ref> (anche se un'altra fonte riporta come anno di morte il [[1982]]<ref name=samma/>).
Poté quindi lavorare al ''[[Secolo d'Italia]]'' e iscriversi al [[Movimento Sociale Italiano]], da cui però fuoriuscì il 6 marzo 1957, probabilmente con l'intenzione di fondare un nuovo partito monarchico-fascista, progetto che però non venne concretizzato.<ref>{{Cita web |url=https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1957 |titolo=Storia del Movimento Operaio - Cronologia - 1957. |accesso=11 maggio 2020 |dataarchivio=6 dicembre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161206022843/https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1957 |urlmorto=sì }}</ref> Collaborò inoltre con ''[[La Settimana Incom]]''<ref>Come si evice da questi due reportage citati dallo storico [[Mimmo Franzinelli]] nel suo saggio [https://books.google.it/books?id=JYJVBwAAQBAJ&pg=PT326&lpg=PT326&dq=nino+d%27aroma&source=bl&ots=mfrh6Atpuk&sig=ACfU3U2ysba9Yvx7A81fUs2-AxoeoxtKUg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiNn4DKgKzpAhVWEncKHfogBfI4HhDoATAEegQIChAB#v=onepage&q=nino%20d'aroma&f=false ''L'arma segreta del duce: la vera storia del Carteggio Churchill-Mussolini''].</ref> e scrisse libri di memorie sulla dittatura fascista, tra cui ebbe un certo successo il ''Mussolini segreto'' del 1958; fu inoltre autore di ''[[Un popolo alla prova]]''.
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Versione attuale delle 05:51, 15 dic 2023

Nino D'Aroma

Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni
Durata mandato23 marzo 1939 –
5 agosto 1943
LegislaturaXXX
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPNF (fino al 1943)
PFR (1943-1945)
MSI (1946-1957)
Professionegiornalista

Antonino D'Aroma, meglio noto come Nino D'Aroma (Rocca di Mezzo, 2 settembre 1902Roma, 31 dicembre 1982), è stato un politico e giornalista italiano.

Nato a Rocca di Mezzo nel 1902, era figlio di Pasquale, banchiere che tra il 1926 e il 1928 fu vicedirettore generale della Banca d'Italia. Avvicinatosi alla politica grazie al proprio ingresso nel Partito Nazionale Fascista, Nino D'Aroma diventò amico personale di Benito Mussolini, che di tanto in tanto gli affidava delle "missioni speciali" (tra cui quella, nel 1928, di trasferirsi temporaneamente in Germania per stendere un rapporto sul nuovo astro nascente dell'estrema destra tedesca, Adolf Hitler[1]), fu nominato segretario della Federazione Fascista dell'Urbe nel 1930 e redattore di diversi giornali, nonché vicedirettore del Giornale d'Italia.

Nel 1938 sposò in seconde nozze l'attrice e regista teatrale russa Tat'jana Pavlovna Pavlova: la notizia fece scalpore, poiché l'artista aveva 47 anni - un'età, all'epoca, considerata avanzata per una donna in procinto di andare all'altare - tanto che Giovanni Papini, quando seppe che la Pavlova stava per sposarsi, esclamò: «E chi è l'antiquario che se l'è presa?».[2] D'Aroma fu anche traduttore e autore teatrale e scrisse Le sorelle di Segovia (con lo pseudonimo di G. Duharte-Gomez) e La Regina di Roma, messi in scena proprio dalla Pavlova;[3] già nel 1934, inoltre, aveva firmato il soggetto del film Ragazzo.

Da ricordare le sue esperienze come notista politico per Il Piccolo di Trieste, corrispondente del Corriere della Sera e quindi direttore del Piccolo di Roma.[3] Successivamente, fu anche direttore dell'Istituto Luce, autore di numerosi opuscoli di propaganda politica.[4] Fu vicepresidente della Corporazione dello Spettacolo[5] e, dal 1937 al 1940, commentatore politico all'EIAR:[3] in questa veste commentò - in maniera lirica e propagandistica, distanziandosi notevolmente dalla realtà - il discorso del 10 giugno con cui Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna.[6]

Nel 1939 entrò a far parte della Camera dei fasci e delle corporazioni, rimanendovi fino alla caduta del regime, nel 1943. Pur essendo molto vicino alle posizioni di Giuseppe Bottai,[7] di cui era stretto collaboratore e confidente,[8] rimase fedele al duce anche dopo l'approvazione dell'ordine del giorno Grandi e lo seguì nella Repubblica Sociale Italiana. Nella RSI diventò nuovamente presidente dell'Istituto Luce,[9] e fu lui a suggerire a Mussolini di utilizzare i servigi di don Pancino per far fuggire Edda e i suoi figli nella vicina Svizzera.[10] Negli ultimi giorni del conflitto mondiale consigliò allo sfiduciato dittatore di organizzare un'ultima disperata resistenza alle porte di Milano, ma Mussolini non aderì al piano.[11]

Nell'immediato dopoguerra, a causa dei suoi trascorsi mussoliniani, la "Commissione unica per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti" decise di cancellare il suo nome dall'ordine dei giornalisti nell'ambito dell'epurazione degli elementi fascisti,[12] insieme ad altri illustri colleghi.[13] Poco dopo, però, il provvedimento fu sospeso e, dopo l'amnistia Togliatti del 22 giugno 1946, tutti i cronisti furono reintegrati nell'albo.[14]

Poté quindi lavorare al Secolo d'Italia e iscriversi al Movimento Sociale Italiano, da cui però fuoriuscì il 6 marzo 1957, probabilmente con l'intenzione di fondare un nuovo partito monarchico-fascista, progetto che però non venne concretizzato.[15] Collaborò inoltre con La Settimana Incom[16] e scrisse libri di memorie sulla dittatura fascista, tra cui ebbe un certo successo il Mussolini segreto del 1958; fu inoltre autore di Un popolo alla prova.

Nel 1975 rimase vedovo della Pavlova e sette anni dopo morì a Roma[3] (anche se un'altra fonte riporta come anno di morte il 1979).[17]

  1. ^ Nino D'Aroma, Hitler. Rapporto a Mussolini, CEN, Roma, 1973, pp. 9-10.
  2. ^ Giuseppe Bottai, Diario 1935-1944, Rizzoli, 1989, p. 118.
  3. ^ a b c d Gaetano Sammartano, Tatiana Pavlova. Da Grušenka a Medea Archiviato il 22 settembre 2021 in Internet Archive., Dionysus ex machina IX (2018) 286-321.
  4. ^ Modena, Biblioteca Estense - Universitaria, Bertoni, Carteggio, fasc. D'Aroma, Nino
  5. ^ Lo schermo rassegna mensile della cinematografia, 1940.
  6. ^ Gianni Corbi, ORE 18, PIAZZA VENEZIA 'ITALIANI, ASCOLTATE...' , La Repubblica, 10 giugno 1990.
  7. ^ Pietrangelo Buttafuoco, Ero giovane, fascista e felice. L'intervista integrale di Buttafuoco a Scalfari, Il Foglio, 7 giugno 2008.
  8. ^ Pier Francesco Borgia, L'epopea intellettuale del mitico Caffè Aragno, Il Giornale, 4 aprile 2012.
  9. ^ Istituto nazionale L.U.C.E, Enciclopedia del Cinema Treccani (2003).
  10. ^ Nino D'Aroma, Mussolini segreto, Cappelli, Bologna, 1958, pp. 283-284.
  11. ^ Nino D'Aroma, Mussolini... op. cit., p. 320.
  12. ^ La storia, su odg.it. URL consultato il 16 dicembre 2016.
  13. ^ Oltre a D'Aroma, l'elenco comprendeva Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Dino Grandi, Vittorio Mussolini, Telesio Interlandi, Mario Appelius, Concetto Pettinato, Bruno Spampanato, Luigi Freddi, Ottavio Dinale, Umberto Guglielmotti e Francesco Malgeri.
  14. ^ Pierluigi Allotti, Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell'Italia contemporanea, Carocci, Roma 2017, pagg. 87-88.
  15. ^ Storia del Movimento Operaio - Cronologia - 1957., su sites.google.com. URL consultato l'11 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2016).
  16. ^ Come si evice da questi due reportage citati dallo storico Mimmo Franzinelli nel suo saggio L'arma segreta del duce: la vera storia del Carteggio Churchill-Mussolini.
  17. ^ Rocca di Mezzo Story, ilprimato.com, 5 gennaio 2012.

Collegamenti esterni

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