Vittorio Emanuele Giuntella: differenze tra le versioni

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==Biografia==
==Biografia==
In gioventù fu «amico di [[Giuseppe Lazzati]] (poi rettore della Cattolica di Milano), anche lui (...) attivo nell’[[Azione cattolica]], cresciuto intorno a monsignor Montini»<ref>Piera Egidi Bouchard, ''La prigionia di un pericoloso protestante'', Confronti: mensile di fede, politica, vita quotidiana: XXXVIII, 10, 2011 (Roma: Com Nuovi Tempi, 2011), che prosegue dichiarando che si trattava di "un gruppo colto, poi nel dopoguerra l’ala culturale della [[Democrazia Cristiana|Dc]]".</ref>.
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Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]], [[tenente]] degli [[Alpini]], Giuntella fu preso prigioniero dai tedeschi e [[Internati Militari Italiani|internato]]<ref>Per l’interpretazione storiografica della sorte degli Internati Militari Italiani (IMI), cfr. L. Klinkhammer, ''Il [[nazismo]] e i [[lager]] nell’interpretazione storiografica di Vittorio Emanuele Giuntella'', in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», 2000, n. 2, pp. 119-129</ref> in ''[[lager]]'' della [[Polonia]] e della [[Germania]] ([[Sandbostel]], [[Bergen-Belsen]], [[Dęblin]], Wietzendorf).
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Giuntella ha speso tutto il resto della propria esistenza, oltre che nel lavoro, nella testimonianza della pagina nera della [[storia dell'umanità]], da lui vissuta in prima persona. Storico, [[Biblioteca del Senato#Direttori|bibliotecario del Senato della Repubblica]], docente di storia dell'età dell'[[Illuminismo]] all'[[Sapienza - Università di Roma|università di Roma]], Giuntella ha dedicato i suoi studi alla [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] e a un'esauriente bibliografia del [[Risorgimento]]; fondamentali le riflessioni sulle [[fede|fedi]] di fronte al [[totalitarismo]]; costantemente impegnato per i [[diritti umani]], Giuntella è stato tra i più autorevoli rappresentanti dell'[[Opera Nomadi|Opera nomadi]].


Era padre del [[giornalista]] del [[TG1]] [[Paolo Giuntella]].
Era padre del [[giornalista]] del [[TG1]] [[Paolo Giuntella]].


==Opere==
==Opere==
I suoi studi si incentrano sul [[XVIII secolo|'700]] e sulle vicende della [[seconda guerra mondiale]], della [[deportazione]] e della [[resistenza italiana|Resistenza]]. Fondamentale è il suo volume ''Il nazismo e i Lager'', Studium, Roma [[1979]].
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Fondamentale è il suo volume ''Il nazismo e i Lager'', Studium, Roma [[1979]].
La sua opera maggiore è "Roma nel '700"

==Citazione==
La sua opera dedicata all'Illuminismo include «Roma nel [[Settecento|'700]]» e «La città dell'illuminismo. L'idea e il nuovo volto» (Roma, Edizioni Studium, 1982).
Così Giuntella narra l'esperienza della deportazione:

{{quote|Gli [[ebrei]] erano molto pochi; a [[Lipsia]], nel [[settembre]] del 1943, alla nostra tradotta di carri bestiame si era affiancata un’altra tradotta, piena di donne e bambini. Noi eravamo militari e non ci sembrava strano esser fatti prigionieri dai tedeschi; ma rimanemmo molto scossi a vedere donne e bambini che non potevano che essere ebrei. Non riuscimmo a parlare, cosa che invece accadde poi nel secondo campo a Deblin Irena, dove al di là del nostro reticolato c’era un muro, al di là del quale c’erano delle ebree che si dicevano superstiti (per il momento) al [[massacro del ghetto di Varsavia]]. Parlando in [[lingua francese|francese]], cercavamo di tranquillizzarle, dicendo che sarebbe finita la guerra, anche perché in Italia non avevamo saputo nulla dei lager nazisti e non sapevamo nulla della persecuzione degli ebrei (e questo era molto grave); e queste ci raccontavano che cosa era successo nel [[ghetto di Varsavia]].<br />
Ha anche scritto «La Religione amica della Democrazia. I cattolici democratici del Triennio rivoluzionario (1796-1799)», Roma, Studium, 1979.
Quando fummo trasferiti in un altro lager, ormai i [[URSS|sovietici]] erano assai vicini; due o tre mesi dopo ci trasferirono, e mentre eravamo alla stazione di Varsavia sentimmo delle esplosioni molto forti; i polacchi - che sono terribilmente [[antisemitismo|antisemiti]] - venivano a portare qualcosa da mangiare, e i tedeschi sparavano. La nostra salvezza negli ultimi giorni furono alcuni ufficiali [[Francia|francesi]], che erano stati evacuati con noi; con gli italiani, infatti, avrebbero potuto fare quello che volevano (ed infatti arrivò l’ordine di farci fuori tutti quanti, come sapemmo dopo). Infine arrivammo a Bergen Belsen, dove due mesi prima era morta [[Anna Frank]] e dove si continuava a morire; incontrammo un piccolo gruppo di ebrei di [[Rodi]], che si consideravano cittadini italiani. ...}}

== Note ==

<references/>

== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.assexdipendenti.it/visite-guidate/personaggi-e-momenti-da-ricordare/170-ricordo-di-vittorio-emanuele-giuntella-a-cura-di-maria-teresa-bonadonna-russo ''Ricordo di Giuntella sul sito dell'Associazione ex dipendenti del Senato'']
* ''[http://www.senato.it/4519?atto_presidente=473 Vittorio Emanuele Giuntella: convegno di studi e testimonianze nel ventennale della scomparsa. Discorso del presidente del Senato, Pietro Grasso]''


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[[Categoria:Personalità legate a Soriano nel Cimino|Giuntella, Vittorio Emanuele]]
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Vittorio Emanuele Giuntella (Soriano nel Cimino, 8 luglio 1913Roma, 27 novembre 1996) è stato uno storico e militare italiano.

In gioventù fu «amico di Giuseppe Lazzati (poi rettore della Cattolica di Milano), anche lui (...) attivo nell’Azione cattolica, cresciuto intorno a monsignor Montini»[2].

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, tenente degli Alpini, Giuntella fu preso prigioniero dai tedeschi e internato[3] in lager della Polonia e della Germania (Sandbostel, Bergen-Belsen, Dęblin, Wietzendorf).

Giuntella ha speso tutto il resto della propria esistenza, oltre che nel lavoro, nella testimonianza della pagina nera della storia dell'umanità, da lui vissuta in prima persona. Storico, bibliotecario del Senato della Repubblica, docente di storia dell'età dell'Illuminismo all'università di Roma, Giuntella ha dedicato i suoi studi alla Repubblica Romana e a un'esauriente bibliografia del Risorgimento; fondamentali le riflessioni sulle fedi di fronte al totalitarismo; costantemente impegnato per i diritti umani, Giuntella è stato tra i più autorevoli rappresentanti dell'Opera nomadi.

Era padre del giornalista del TG1 Paolo Giuntella.

I suoi studi si incentrano sul '700[4] e sulle vicende della Seconda guerra mondiale, della deportazione e della Resistenza.

Fondamentale è il suo volume Il nazismo e i Lager, Studium, Roma 1979.

La sua opera dedicata all'Illuminismo include «Roma nel '700» e «La città dell'illuminismo. L'idea e il nuovo volto» (Roma, Edizioni Studium, 1982).

Ha anche scritto «La Religione amica della Democrazia. I cattolici democratici del Triennio rivoluzionario (1796-1799)», Roma, Studium, 1979.

  1. ^ Il nazismo e i Lager, Studium, Roma 1979.
  2. ^ Piera Egidi Bouchard, La prigionia di un pericoloso protestante, Confronti: mensile di fede, politica, vita quotidiana: XXXVIII, 10, 2011 (Roma: Com Nuovi Tempi, 2011), che prosegue dichiarando che si trattava di "un gruppo colto, poi nel dopoguerra l’ala culturale della Dc".
  3. ^ Per l’interpretazione storiografica della sorte degli Internati Militari Italiani (IMI), cfr. L. Klinkhammer, Il nazismo e i lager nell’interpretazione storiografica di Vittorio Emanuele Giuntella, in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», 2000, n. 2, pp. 119-129
  4. ^ Anche in comparazione con il secolo successivo: v. Vittorio Emanuele Giuntella, Due esperienze repubblicane a Roma (1798-1849) in «Rassegna storica del Risorgimento», 37, 1950.

Collegamenti esterni

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