Campagne dalmato-illiriche (13-9 a.C.): differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
{{conflitto
|Tipo=Battaglia
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|Nome del conflitto=Campagne dalmato-illiriche<br />(13-9 a.C.)
|Nome del conflitto=Campagne dalmato-illiriche<br />(13-9 a.C.)
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|Immagine=Tibère Rome augGP2014.jpg
|Immagine=Tibère Rome augGP2014.jpg
|Didascalia=Busto del giovane generale e figliastro di Augusto, [[Tiberio]] ([[Musei Capitolini]]).
|Didascalia=Busto del giovane generale e figliastro di Augusto, [[Tiberio]] ([[Musei Capitolini]]).
|Luogo=Illirico ([[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]])
|Luogo=[[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]
|Data=[[13 a.C.|13]] - [[9 a.C.]]
|Data=[[13 a.C.|13]] - [[9 a.C.]]
|Esito=Sottomissione dei territori dell'antico [[Illiricum|Illirico]]
|Esito=Sottomissione di Dalmazia e Pannonia.
|Schieramento1={{simbolo|Vexilloid of the Roman Empire.svg}}[[Impero romano]]<br>[[Scordisci]]<ref name="DioLIV31,3">{{cita|Cassio Dione|LIV, 31.3}}.</ref>
|Schieramento1= [[Impero romano]]<br/>[[Scordisci]]<ref name="DioLIV31,3">{{cita|Cassio Dione|LIV, 31.3}}.</ref>
|Schieramento2=[[Dalmazia (provincia romana)|Dalmati]] <br /> [[Pannoni]]
|Schieramento2=[[Dalmazia (provincia romana)|Dalmati]] <br /> [[Pannoni]]
|Comandante1={{simbolo|Vexilloid of the Roman Empire.svg|15}}[[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|M.Vinicio]] (14-9 a.C.),<br />{{simbolo|Vexilloid of the Roman Empire.svg|15}}[[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] (13 a.C.),<ref name="DioLIV28,2">{{cita|Cassio Dione|LIV, 28.2}}.</ref><br />{{simbolo|Vexilloid of the Roman Empire.svg|15}}[[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] (12-9 a.C.)<ref name="DioLIV28,2"/><ref name="DioLIV31,2"/><br />{{simbolo|Vexilloid of the Roman Empire.svg|15}}[[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Pisone]] (12-10 a.C.)
|Comandante1= [[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|M.Vinicio]] (14-9 a.C.),<br /> [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] (13 a.C.),<ref name="DioLIV28,2">{{cita|Cassio Dione|LIV, 28.2}}.</ref><br /> [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] (12-9 a.C.)<ref name="DioLIV28,2"/><ref name="DioLIV31,2"/><br /> [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Pisone]] (12-10 a.C.)
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|Effettivi1= 7 [[legione romana|legioni romane]] per un totale di circa 30.000/35.000 armati oltre ad ''[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|auxilia]]''
|Effettivi1= 7 [[legione romana|legioni romane]] per un totale di circa 30.000/35.000 armati oltre ad ''[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|auxilia]]''
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Le '''guerre dalmato-illiriche''' e '''pannoniche''' degli anni [[13 a.C.|13]]-[[9 a.C.]] (chiamate dai Romani ''Bellum Pannonicum''<ref>{{cita|Velleio Patercolo|II, 96.2}}; {{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 9}}.</ref>) al tempo dell'[[imperatore romano]] [[Augusto]], rappresentano la chiave di volta per comprendere l'occupazione del settore strategico più importante dell'intero [[limes romano]], ovvero il settore [[Danubio|danubiano]].<ref name="Syme14">{{cita|Syme 1971, ''Augustus and the south slav lands''|p. 14}}.</ref>
Le '''guerre dalmato-illiriche''' e '''pannoniche''' degli anni [[13 a.C.|13]]-[[9 a.C.]] (chiamate dai Romani ''Bellum Pannonicum''<ref>{{cita|Velleio Patercolo|II, 96.2}}; {{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 9}}.</ref>) al tempo dell'[[imperatore romano]] [[Augusto]], rappresentano la chiave di volta per comprendere l'occupazione del settore strategico più importante dell'intero [[limes romano]], ovvero il settore [[Danubio|danubiano]].<ref name="Syme14">{{cita|Syme 1971, ''Augustus and the south slav lands''|p. 14}}.</ref>


[[Ronald Syme]] scrive che «''Roma, sotto le vesti di portatrice di pace, durante il Principato di Augusto, intraprese una politica razionale e sostenuta di conquista in Europa''». Il compito più arduo era quello di completare la sottomissione dell'area centrale dell'[[Impero romano]], vale a dire la sottomissione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Illyricum]]'' e dei [[Balcani]], avanzando con la frontiera verso nord, fino al [[limes danubiano|Danubio]].<ref name="Syme13">{{cita|Syme 1971, ''Augustus and the south slav lands''|p. 13}}.</ref> Sempre il Syme sostiene che, se la [[occupazione romana della Germania sotto Augusto|conquista della Germania]] non era essenziale nei piani di Augusto, e che poteva essere abbandonata senza danno anche in seguito alla [[clades variana|disfatta della selva di Teutoburogo]] ([[9|9 d.C.]]), al contrario quando l'[[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|intero Illirico si ribellò]] ([[6]]-9 d.C.), Roma non si ritirò e combatté una guerra sanguinosissima per oltre tre anni fino alla sottomissione totale, che «''fu la più tremenda delle guerre esterne, dopo le [[guerre puniche]]''».<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 16}}.</ref>
[[Ronald Syme]] scrive che «''Roma, sotto le vesti di portatrice di pace, durante il Principato di Augusto, intraprese una politica razionale e sostenuta di conquista in Europa''». Il compito più arduo era quello di completare la sottomissione dell'area centrale dell'[[Impero romano]], vale a dire la sottomissione dell{{'}}''[[Illyricum]]'' e dei [[Penisola balcanica|Balcani]], avanzando con la frontiera verso nord, fino al [[limes danubiano|Danubio]].<ref name="Syme13">{{cita|Syme 1971, ''Augustus and the south slav lands''|p. 13}}.</ref> Sempre il Syme sostiene che, se la [[occupazione romana della Germania sotto Augusto|conquista della Germania]] non era essenziale nei piani di Augusto, e che poteva essere abbandonata senza danno anche in seguito alla [[clades variana|disfatta della selva di Teutoburgo]] ([[9|9 d.C.]]), al contrario quando l'[[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|intero Illirico si ribellò]] ([[6]]-9 d.C.), Roma non si ritirò e combatté una guerra sanguinosissima per oltre tre anni fino alla sottomissione totale, che «''fu la più tremenda delle guerre esterne, dopo le [[guerre puniche]]''».<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 16}}.</ref>


In futuro, dopo aver raggiunto questo primo obbiettivo, [[Augusto]] aveva [[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|progettato di occupare]] la [[Boemia]] dei [[Marcomanni]] di [[Maroboduo]] (nel [[6]] con [[Tiberio]]), congiuntamente con gli eserciti della [[Germania (provincia romana)|Germania Magna]], in modo di portare la frontiera settentrionale fino ad occupare gran parte dell'[[Europa centrale]], fino all'[[Fiume Elba|Elba]]. In seguito la [[Dislocazione delle legioni romane|dislocazione degli eserciti]] lungo il [[Danubio|più importante fiume europeo]], permise la [[conquista della Dacia]] da parte di [[Traiano]] e della [[Marcomannia]] da parte di [[Marco Aurelio]] (ai tempi delle [[guerre marcomanniche]]).
In futuro, dopo aver raggiunto questo primo obbiettivo, [[Augusto]] aveva [[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|progettato di occupare]] la [[Boemia]] dei [[Marcomanni]] di [[Maroboduo]] (nel [[6]] con [[Tiberio]]), congiuntamente con gli eserciti della [[Germania (provincia romana)|Germania Magna]], in modo da portare la frontiera settentrionale fino ad occupare gran parte dell'[[Europa centrale]], fino all'[[Fiume Elba|Elba]]. In seguito la [[Dislocazione delle legioni romane|dislocazione degli eserciti]] lungo il [[Danubio|più importante fiume europeo]], permise la [[conquista della Dacia]] da parte di [[Traiano]] e della [[Marcomannia]] da parte di [[Marco Aurelio]] (ai tempi delle [[guerre marcomanniche]]).


==Contesto storico==
==Contesto storico==
{{vedi anche|Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)}}
{{vedi anche|Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)}}


Quasi a dispetto dell'indole apparentemente pacifica di [[Augusto]], il suo principato fu il più travagliato da guerre di quanto non lo siano stati quelli della maggior parte dei suoi successori. Solo [[Traiano]] e [[Marco Aurelio]] si trovarono a lottare contemporaneamente su più fronti come era accaduto al primo degli [[Imperatori romani]]. Sotto Augusto, infatti, furono coinvolte tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della Cantabria fino al deserto dell'Etiopia, in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste attorno all'intero [[bacino del Mediterraneo]] e fino al cuore dell'[[Europa centrale]], con lo [[limes romano|spostamento dei confini]], a nord lungo il [[limes danubiano|Danubio]] e ad est lungo l'[[Fiume Elba|Elba]] (in sostituzione del [[limes renano|Reno]]).<ref>{{cita|Syme 1993|p. 104-105}}; {{cita|Liberati & Silverio 1988|}}; {{cita|Syme 1933|pp. 21-25}}.</ref>
Quasi a dispetto dell'indole apparentemente pacifica di [[Augusto]], il suo principato fu il più travagliato da guerre di quanto non lo siano stati quelli della maggior parte dei suoi successori. Solo [[Traiano]] e [[Marco Aurelio]] si trovarono a lottare contemporaneamente su più fronti come era accaduto al primo degli [[Imperatori romani]]. Sotto Augusto, infatti, furono coinvolte tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della Cantabria fino al deserto dell'Etiopia, in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste attorno all'intero [[bacino del Mediterraneo]] e fino al cuore dell'[[Europa centrale]], con lo [[limes romano|spostamento dei confini]], a nord lungo il [[limes danubiano|Danubio]] e ad est lungo l'[[Fiume Elba|Elba]] (in sostituzione del [[limes renano|Reno]]).<ref>{{cita|Syme 1993|pp. 104-105}}; {{cita|Liberati & Silverio 1988|}}; {{cita|Syme 1933|pp. 21-25}}.</ref>


Le campagne di Augusto furono effettuate con il fine di consolidare le conquiste disorganiche dell'età repubblicana, le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l'Oriente poté rimanere più o meno come [[Marco Antonio|Antonio]] e [[Pompeo]] lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno ed il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, frontiere più difendibili.
Le campagne di Augusto furono effettuate con il fine di consolidare le conquiste disorganiche dell'età repubblicana, le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l'Oriente poté rimanere più o meno come [[Marco Antonio|Antonio]] e [[Pompeo]] lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno ed il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, frontiere più difendibili.


Ottaviano nel corso degli anni [[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]] era riuscito ad occupare l'alta valle del [[Sava (fiume)|fiume Sava]] fino alla roccaforte di [[Siscia]] cominciando ad incunearsi tra le genti della [[Pannonia]] lungo il fronte occidentale. Le province senatorie dell<nowiki>'</nowiki>''[[Illyricum]]'' e della [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] avevano però una frontiera insicura composta da poche legioni, i cui fianchi erano protetti, a nord dai [[Regno cliente (storia romana)|regni clienti]] di [[Norico]] e degli [[Odrisi]] di [[Tracia]].<ref name="Syme13"/>
Ottaviano nel corso degli anni [[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]] era riuscito ad occupare l'alta valle del [[Sava (fiume)|fiume Sava]] fino alla roccaforte di [[Siscia]] cominciando ad incunearsi tra le genti della [[Pannonia]] lungo il fronte occidentale. Le province senatorie dell{{'}}''[[Illyricum]]'' e della [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] avevano però una frontiera insicura composta da poche legioni, i cui fianchi erano protetti, a nord dai [[Regno cliente (storia romana)|regni clienti]] di [[Norico]] e degli [[Odrisi]] di [[Tracia]].<ref name="Syme13"/>


===Fronte italico-illirico===
===Fronte italico-illirico===
{{vedi anche|Illyricum|Governatori romani dell'Illirico}}
{{vedi anche|Illyricum|Governatori romani dell'Illirico}}


;[[17 a.C.|17]] - [[16 a.C.]]: Lungo il fronte occidentale dell'Illirico, [[Publio Silio Nerva (console 20 a.C.)|Publio Silio Nerva]], governatore dell'[[Illiricum|Illirico]], procedette a completare la conquista dell'[[Alpi orientali|fronte alpino orientale]], oltre al [[Norico]] meridionale, ottenendo una forma di vassallaggio da parte del regno del Norico settentrionale (popolazione dei [[Taurisci]]). I figliastri di Augusto, [[Druso Maggiore|Druso]] e [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], nel [[15 a.C.]], sottomisero la [[Rezia]], [[Vindelici]]a e ''Vallis Poenina'', con un'operazione "a tenaglia", il primo proveniente dal [[Brennero]] ed il secondo dalla [[Gallia]]. Era ora giunto il momento di completare il progetto della totale sottomissione dell'[[Illiricum|Illirico]] occupando i territori a sud dei fiumi [[Drava]]/[[Sava (fiume)|Sava]] fino alla confluenza con il [[Danubio]].
;[[17 a.C.|17]] - [[16 a.C.]]: Lungo il fronte occidentale dell'Illirico, [[Publio Silio Nerva (console 20 a.C.)|Publio Silio Nerva]], governatore dell'[[Illiricum|Illirico]], procedette a completare la conquista del [[Alpi orientali|fronte alpino orientale]], oltre al [[Norico]] meridionale, ottenendo una forma di vassallaggio da parte del regno del Norico settentrionale (popolazione dei [[Taurisci]]). I figliastri di Augusto, [[Druso Maggiore|Druso]] e [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], nel [[15 a.C.]], sottomisero la [[Rezia]], [[Vindelici]]a e ''Vallis Poenina'', con un'operazione "a tenaglia", il primo proveniente dal [[Brennero]] ed il secondo dalla [[Gallia]]. Era ora giunto il momento di completare il progetto della totale sottomissione dell'[[Illiricum|Illirico]] occupando i territori a sud dei fiumi [[Drava]]/[[Sava (fiume)|Sava]] fino alla confluenza con il [[Danubio]].
[[File:Roman war in Illyricum 33 BC.png|thumb|upright=3.6|center|L<nowiki>'</nowiki>''[[Illyricum]]'' dopo le [[Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)|campagne militari di Ottaviano]] ([[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]]). Evidenziati in rosa i territori romani, in rosso quelli delle [[regno cliente (storia romana)|popolazioni alleate]]]]
[[File:Roman war in Illyricum 33 BC.png|thumb|upright=3.6|center|L{{'}}''[[Illyricum]]'' dopo le [[Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)|campagne militari di Ottaviano]] ([[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]]). Evidenziati in rosa i territori romani, in rosso quelli delle [[regno cliente (storia romana)|popolazioni alleate]]]]


===Fronte macedonico===
===Fronte macedonico===
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Lungo il fronte orientale dell'Illirico, tra il [[29 a.C.|29]] ed il [[16 a.C.]], si procedette ad azioni combinate insieme ai re "clienti" [[traci]], contro le popolazioni di [[Mesia]] e [[Tracia]], oltre a quelle [[Iazigi|sarmatiche]], [[geti]]che e [[Bastarni|bastarne]], cominciando una lenta penetrazione verso settentrione dai confini della [[Macedonia (provincia romana)|provincia romana di Macedonia]].
Lungo il fronte orientale dell'Illirico, tra il [[29 a.C.|29]] ed il [[16 a.C.]], si procedette ad azioni combinate insieme ai re "clienti" [[traci]], contro le popolazioni di [[Mesia]] e [[Tracia]], oltre a quelle [[Iazigi|sarmatiche]], [[geti]]che e [[Bastarni|bastarne]], cominciando una lenta penetrazione verso settentrione dai confini della [[Macedonia (provincia romana)|provincia romana di Macedonia]].


;[[29 a.C.]]: Il primo ad intraprendere campagne nell'area [[balcani]]ca fu il [[proconsole]] di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], [[Marco Licinio Crasso (console 30 a.C.)|Marco Licinio Crasso]], in quale batté ripetutamente le popolazioni di [[Mesi (popolo antico)|Mesi]], [[Triballi]], [[Dardani (popolo dei Balcani)|Dardani]], [[Geti]] e [[Daci]] (nel [[29 a.C.|29]] e [[28 a.C.]]).<ref>{{cita|Cassio Dione|LI, 23-25}}.</ref> Crasso intraprese la sua prima campagna per aiutare la popolazione alleata dei [[Denteleti]].<ref>{{cita|Mócsy 1974|p. 23}}.</ref>, che era stata attaccata dai Bastarni, che in precedenza avevano sottomesso anche le popolazioni limitrofe di Triballi e Mesi. Crasso partì con ogni probabilità da [[Eraclea Sintica]], percorse la via lungo il fiume [[Strimone (fiume)|Strymon]], liberando per prima cosa la città di [[Sofia|Serdica]] (capitale dei Denteleti).<ref>M.S.Kos, ''The military rule of Macedonia from the civil wars to the estabilishment of the moesian limes'', in XI International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di J.Fitz, Budapest 1977, p.280 seg..</ref> Successivamente avanzò in direzione dei Mesi, invadendone le terre e battendoli insieme ai Bastarni del re Deldo, alla confluenza tra il fiume [[Kedros|Ciabrus]] ed il [[Danubio]], nelle vicinanze di [[Ratiaria]].<ref>{{cita|Syme 1993|p. 403}}.</ref> L'esito finale della campagna del [[29 a.C.]] fu che i Bastarni furono costretti a tornare alle loro sedi originali, in [[Scizia]], mentre i Mesi furono sottomessi.
;[[29 a.C.]]: Il primo ad intraprendere campagne nell'area balcanica fu il [[proconsole]] di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], [[Marco Licinio Crasso (console 30 a.C.)|Marco Licinio Crasso]], in quale batté ripetutamente le popolazioni di [[Mesi (popolo antico)|Mesi]], [[Triballi]], [[Dardani (popolo dei Balcani)|Dardani]], [[Geti]] e [[Daci]] (nel [[29 a.C.|29]] e [[28 a.C.]]).<ref>{{cita|Cassio Dione|LI, 23-25}}.</ref> Crasso intraprese la sua prima campagna per aiutare la popolazione alleata dei [[Denteleti]].<ref>{{cita|Mócsy 1974|p. 23}}.</ref>, che era stata attaccata dai Bastarni, che in precedenza avevano sottomesso anche le popolazioni limitrofe di Triballi e Mesi. Crasso partì con ogni probabilità da [[Eraclea Sintica]], percorse la via lungo il fiume [[Strimone (fiume)|Strymon]], liberando per prima cosa la città di [[Sofia|Serdica]] (capitale dei Denteleti).<ref>M.S.Kos, ''The military rule of Macedonia from the civil wars to the estabilishment of the moesian limes'', in XI International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di J.Fitz, Budapest 1977, p.280 seg..</ref> Successivamente avanzò in direzione dei Mesi, invadendone le terre e battendoli insieme ai Bastarni del re Deldo, alla confluenza tra il fiume [[Kedros|Ciabrus]] ed il [[Danubio]], nelle vicinanze di [[Ratiaria]].<ref>{{cita|Syme 1993|p. 403}}.</ref> L'esito finale della campagna del [[29 a.C.]] fu che i Bastarni furono costretti a tornare alle loro sedi originali, in [[Scizia]], mentre i Mesi furono sottomessi.


;[[28 a.C.]]: L'anno successivo, Crasso si rivolse contro le popolazioni dei [[Traci]], che lo avevano ostacolato sulla strada del ritorno l'anno precedente, ottenendo la sottomissione di [[Maedi]], [[Serdi]] e [[Bessi]], non degli [[Odrisi]] che si erano prontamente dimostrati a lui fedeli alleati.<ref>{{cita|Cassio Dione|LI, 26-27}}.</ref> Riuscì, infine, a battere alcune tribù [[Geti|geto]]-[[daci]]che, presso le cave di Ciris, conquistando la loro roccaforte di Genucla, in [[Dobrugia]].<ref>Sulla localizzazione di Genucla, si confronti Patsch, Beitrage, V/1, 70 segg..</ref> Sulla strada del ritorno, divise l'esercito in due colonne: con la prima attaccò i Mesi Triballi, la cui capitale era probabilmente [[Oescus]] (oggi Gigen)<ref>{{cita|Mócsy 1974|p. 25}}.</ref>, con la seconda, egli stesso, batté i Mesi Artaci. Al termine di questo secondo anno di campagna è, però, poco probabile che i Mesi siano stati annessi alla provincia di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]]. Al contrario, le tribù della [[Tracia]], pur rimanendo ancora indipendenti, diventarono popoli clienti di Roma.<ref>{{cita|Scullard 1992|vol. II, cap. XII, p. 310}}.</ref> Crasso era così riuscito ad affermare il prestigio romano sull'intera regione a sud del basso Danubio.<ref>Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L'impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. VIII, Milano 1975, pag.162.</ref>
;[[28 a.C.]]: L'anno successivo, Crasso si rivolse contro le popolazioni dei [[Traci]], che lo avevano ostacolato sulla strada del ritorno l'anno precedente, ottenendo la sottomissione di [[Maedi]], [[Serdi]] e [[Bessi]], non degli [[Odrisi]] che si erano prontamente dimostrati a lui fedeli alleati.<ref>{{cita|Cassio Dione|LI, 26-27}}.</ref> Riuscì, infine, a battere alcune tribù [[Geti|geto]]-[[daci]]che, presso le cave di Ciris, conquistando la loro roccaforte di Genucla, in [[Dobrugia]].<ref>Sulla localizzazione di Genucla, si confronti Patsch, Beitrage, V/1, 70 segg..</ref> Sulla strada del ritorno, divise l'esercito in due colonne: con la prima attaccò i Mesi Triballi, la cui capitale era probabilmente [[Oescus]] (oggi Gigen)<ref>{{cita|Mócsy 1974|p. 25}}.</ref>, con la seconda, egli stesso, batté i Mesi Artaci. Al termine di questo secondo anno di campagna è, però, poco probabile che i Mesi siano stati annessi alla provincia di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]]. Al contrario, le tribù della [[Tracia]], pur rimanendo ancora indipendenti, diventarono popoli clienti di Roma.<ref>{{cita|Scullard 1992|vol. II, cap. XII, p. 310}}.</ref> Crasso era così riuscito ad affermare il prestigio romano sull'intera regione a sud del basso Danubio.<ref>Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L'impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. VIII, Milano 1975, pag.162.</ref>
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==Campagne militari==
==Campagne militari==
===Agrippa e M.Vinicio (14 - 13 a.C.)===
===Agrippa e M.Vinicio (14 - 13 a.C.)===
Il progetto di [[Augusto]] di occupare l'intera area [[balcani]]ca fino al fiume [[Danubio]] fu portato a termine quasi vent'anni più tardi l'inizio delle sue prime campagne del [[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]], una volta divenuto padrone incontrastato del mondo romano. Egli, sull'esempio del padre adottivo, il grande [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], pianificò di sottomettere l'intera area compresa tra l'[[Adriatico]], il fiume [[Drava]], le terre dei [[Dardani (popolo dei Balcani)|Dardani]] e dei [[Mesi (popolo antico)|Mesi]], stanco di subire continue scorrerie nelle province di Macedonia ed Illirico.
Il progetto di [[Augusto]] di occupare l'intera area [[Penisola balcanica|balcanica]] fino al fiume [[Danubio]] fu portato a termine quasi vent'anni più tardi l'inizio delle sue prime campagne del [[35 a.C.|35]]-[[33 a.C.]], una volta divenuto padrone incontrastato del mondo romano. Egli, sull'esempio del padre adottivo, il grande [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], pianificò di sottomettere l'intera area compresa tra l'[[Adriatico]], il fiume [[Drava]], le terre dei [[Dardani (popolo dei Balcani)|Dardani]] e dei [[Mesi (popolo antico)|Mesi]], stanco di subire continue scorrerie nelle province di Macedonia ed Illirico.


;[[14 a.C.]]: [[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|Marco Vinicio]] fu inviato in qualità di [[proconsole]] nella provincia dell<nowiki>'</nowiki>''[[Illyricum]]'', pronto ad intervenire contro le continue incursioni delle genti [[pannoni]]che nei territori romani compresi tra [[Lubiana|Emona]] e [[Sisak|Siscia]]. Quest'ultimo operò cercando di avanzare verso est, tra le genti che abitavano tra i fiumi [[Drava]] (a nord) e [[Sava (fiume)|Sava]] (a sud).<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 24.3}}; {{cita|Floro|II, 24}}.</ref>
;[[14 a.C.]]: [[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|Marco Vinicio]] fu inviato in qualità di [[proconsole]] nella provincia dell{{'}}''[[Illyricum]]'', pronto ad intervenire contro le continue incursioni delle genti [[pannoni]]che nei territori romani compresi tra [[Lubiana|Emona]] e [[Sisak|Siscia]]. Quest'ultimo operò cercando di avanzare verso est, tra le genti che abitavano tra i fiumi [[Drava]] (a nord) e [[Sava (fiume)|Sava]] (a sud).<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 24.3}}; {{cita|Floro|II, 24}}.</ref>


;[[13 a.C.]]: [[Augusto]] nel corso di quest'anno si recò ad [[Aquileia romana|Aquileia]],<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Augusto'', 20; ''Tiberio'', 7}}.</ref> per programmare l'occupazione dell'intera [[Illiricum|area illirica]] e balcanica. [[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|Marco Vinicio]] fu inviato in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] come proconsole, mentre al genero ed amico fraterno, [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]], fu affidato l'[[Illiricum|Illirico]], con «''un potere maggiore di qualsiasi altro comandante che si trovasse al di fuori del suolo italico''».<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 28.1}}.</ref> La campagna di quest'anno prevedeva di avanzare contemporaneamente lungo due fronti (Illirico e Macedonia), in una manovra a tenaglia, che non desse scampo alle [[Pannonia|popolazioni pannoniche]] della valle della [[Sava (fiume)|Sava]]. Fu così che, per prima cosa, si represse definitivamente la rivolta scoppiata tra i Pannoni della zona di [[Emona]] e ''[[Siscia]]'' dell'anno precedente; sul fronte orientale si procedette, invece, ad avanzare ed a occupare parte della [[Dardania (Balcani)|Dardania]] in direzione di ''[[Sirmio]]''. La scomparsa prematura di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]],<ref name="DioLIV28,2"/> lasciò il nuovo compito nelle mani del figliastro del ''princeps'': [[Tiberio Claudio Nerone]], poiché la notizia della morte del generale aveva provocato una nuova ondata di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,<ref name="DioLIV31,2"/> in particolare [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmati]] e [[Breuci]].
;[[13 a.C.]]: [[Augusto]] nel corso di quest'anno si recò ad [[Aquileia romana|Aquileia]],<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Augusto'', 20; ''Tiberio'', 7}}.</ref> per programmare l'occupazione dell'intera [[Illiricum|area illirica]] e balcanica. [[Marco Vinicio (console 19 a.C.)|Marco Vinicio]] fu inviato in [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]] come proconsole, mentre al genero ed amico fraterno, [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]], fu affidato l'[[Illiricum|Illirico]], con «''un potere maggiore di qualsiasi altro comandante che si trovasse al di fuori del suolo italico''».<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 28.1}}.</ref> La campagna di quest'anno prevedeva di avanzare contemporaneamente lungo due fronti (Illirico e Macedonia), in una manovra a tenaglia, che non desse scampo alle [[Pannonia|popolazioni pannoniche]] della valle della [[Sava (fiume)|Sava]]. Fu così che, per prima cosa, si represse definitivamente la rivolta scoppiata tra i Pannoni della zona di [[Emona]] e ''[[Siscia]]'' dell'anno precedente; sul fronte orientale si procedette, invece, ad avanzare ed a occupare parte della [[Dardania (Balcani)|Dardania]] in direzione di ''[[Sirmio]]''. La scomparsa prematura di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]],<ref name="DioLIV28,2"/> lasciò il nuovo compito nelle mani del figliastro del ''princeps'': [[Tiberio Claudio Nerone]], poiché la notizia della morte del generale aveva provocato una nuova ondata di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,<ref name="DioLIV31,2"/> in particolare [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmati]] e [[Breuci]].
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:Sempre attorno a quest'anno (tra il 13 ed l'[[11 a.C.]], anche le popolazioni dei [[Traci]] si rivoltarono a Roma, tanto da costringere il proconsole di [[Galazia]] e [[Panfilia]], [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Lucio Calpurnio Pisone]] ad intervenire prontamente ed a sopprimere la rivolta dopo tre lunghe e faticose campagne militari ([[12 a.C.|12]]-[[10 a.C.]]), al termine delle quali veniva imposto un protettorato su queste genti.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 34.6 e ss}}.</ref>
:Sempre attorno a quest'anno (tra il 13 ed l'[[11 a.C.]], anche le popolazioni dei [[Traci]] si rivoltarono a Roma, tanto da costringere il proconsole di [[Galazia]] e [[Panfilia]], [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Lucio Calpurnio Pisone]] ad intervenire prontamente ed a sopprimere la rivolta dopo tre lunghe e faticose campagne militari ([[12 a.C.|12]]-[[10 a.C.]]), al termine delle quali veniva imposto un protettorato su queste genti.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 34.6 e ss}}.</ref>


;[[11 a.C.]]: Quest'anno vide Tiberio impegnato prima con i Dalmati, che si erano ribellati, e poco dopo ancora contro i [[Pannonia|Pannoni]] che avevano approfittato della sua assenza, impegnando Tiberio contemporaneamente su due fronti e costringendolo a continui e repentini spostamenti. Grazie a queste imprese ottenne gli stessi riconoscimenti del fratello [[Druso maggiore]], impegnato in Germania, vale a dire [[trionfo|onori trionfali]] (ovvero gli ''[[ornamenta triumphalia]]'').<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 33.5 e 34.3}}.</ref> Dopo questa campagna militare, l<nowiki>'</nowiki>''[[Illyricum]]'' venne affidato ad un ''[[legatus Augusti pro praetore]]'', sotto il diretto controllo del ''princeps'', poiché necessitava ora di un esercito di stanza nella provincia ed anche per la vicinanza dei [[Pannoni]].<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 34.4">{{cita|Cassio Dione|LIV, 34.4}}.</ref> Marco Vinicio supportò certamente Tiberio, spingendosi in una manovra a tenaglia da est all'interno dell'attuale [[Bosnia]], ma potrebbe anche aver contribuito a sedare la rivolta in Tracia, a fianco di Pisone. Al termine di questa campagna l'intera area delle futura provincia di Dalmazia era sotto il controllo romano.
;[[11 a.C.]]: Quest'anno vide Tiberio impegnato prima con i Dalmati, che si erano ribellati, e poco dopo ancora contro i [[Pannonia|Pannoni]] che avevano approfittato della sua assenza, impegnando Tiberio contemporaneamente su due fronti e costringendolo a continui e repentini spostamenti. Grazie a queste imprese ottenne gli stessi riconoscimenti del fratello [[Druso maggiore]], impegnato in Germania, vale a dire [[trionfo|onori trionfali]] (ovvero gli ''[[ornamenta triumphalia]]'').<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 33.5 e 34.3}}.</ref> Dopo questa campagna militare, l{{'}}''[[Illyricum]]'' venne affidato ad un ''[[legatus Augusti pro praetore]]'', sotto il diretto controllo del ''princeps'', poiché necessitava ora di un esercito di stanza nella provincia ed anche per la vicinanza dei [[Pannoni]].<ref name="cita-Cassio-Dione-LIV-34-4">{{cita|Cassio Dione|LIV, 34.4}}.</ref> Marco Vinicio supportò certamente Tiberio, spingendosi in una manovra a tenaglia da est all'interno dell'attuale [[Bosnia]], ma potrebbe anche aver contribuito a sedare la rivolta in Tracia, a fianco di Pisone. Al termine di questa campagna l'intera area delle futura provincia di Dalmazia era sotto il controllo romano.


;[[10 a.C.]]: L'anno in corso vide un'invasione di [[Daci]] oltre il [[Danubio]] ghiacciato, nei territori dei [[Pannoni]]. Contemporaneamente i Dalmati si ribellarono nuovamente, vessati dai tributi imposti loro al termine della guerra di conquista.<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 36.2">{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.2}}.</ref> Tiberio, che si era recato in [[Gallia cisalpina]] insieme ad Augusto al principio dell'anno, fu così costretto a far ritorno sul fronte illirico, per affrontarli e batterli ancora una volta.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.3}}.</ref> Marco Vinicio, intervenuto dal fronte macedonico, non solo riuscì a respingerli, ma condotta una campagna punitiva contro [[Daci]] e [[Bastarni]], fu quasi certamente il primo generale romano ad aver attraversato il [[Danubio]].<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 36.2"/> Al termine dell'anno Tiberio poté finalmente fare ritorno a [[Roma (città antica)|Roma]] insieme al fratello Druso e ad Augusto, che si trovavano invece in [[Gallia Comata]].<ref name="DioneLIV,36,4">{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.4}}.</ref> Contemporaneamente lungo il fronte tracio-macedonico, [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Calpurnio Pisone]] riusciva al termine del terzo anno di feroce campagna (dal [[12 a.C.|12]] al [[10 a.C.]]), ad imporre un protettorato romano, sia sul regno di [[Tracia]], sia su quello di [[Penisola di Crimea|Crimea]] e del [[Ponto]], tanto da meritarsi gli ''[[ornamenta triumphalia]]''. Conclusasi la lunga campagna, anche la [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]], ormai definitivamente inglobata nello Stato romano e avviata al processo di romanizzazione, fu affidata come [[provincia imperiale]] al diretto controllo di Augusto: era infatti necessario che vi fosse stanziato permanentemente un esercito pronto a respingere eventuali assalti lungo i confini e a reprimere possibili nuove rivolte.<ref>{{cita|Spinosa 1991|p. 42}}.</ref> Augusto, tuttavia, evitò in un primo momento di ufficializzare la ''[[imperator|salutatio imperatoria]]'' che i legionari avevano tributato a Tiberio, e si rifiutò di tributare al figliastro anche la cerimonia del [[trionfo]], contro il parere che il senato aveva espresso.<ref name="Dione_Onori">{{cita|Cassio Dione|LIV, 31.4}}.</ref> A Tiberio fu comunque concesso di percorrere la [[via Sacra]] su di un carro ornato delle insegne trionfali e di celebrare un'''[[ovatio]]'': si trattò di un uso del tutto nuovo, che, sebbene inferiore al festeggiamento del trionfo vero e proprio, costituiva comunque un notevole onore.<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 9}}; {{cita|Spinosa 1991|p. 43}}.</ref>
;[[10 a.C.]]: L'anno in corso vide un'invasione di [[Daci]] oltre il [[Danubio]] ghiacciato, nei territori dei [[Pannoni]]. Contemporaneamente i Dalmati si ribellarono nuovamente, vessati dai tributi imposti loro al termine della guerra di conquista.<ref name="cita-Cassio-Dione-LIV-36-2">{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.2}}.</ref> Tiberio, che si era recato in [[Gallia cisalpina]] insieme ad Augusto al principio dell'anno, fu così costretto a far ritorno sul fronte illirico, per affrontarli e batterli ancora una volta.<ref>{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.3}}.</ref> Marco Vinicio, intervenuto dal fronte macedonico, non solo riuscì a respingerli, ma condotta una campagna punitiva contro [[Daci]] e [[Bastarni]], fu quasi certamente il primo generale romano ad aver attraversato il [[Danubio]].<ref name="cita-Cassio-Dione-LIV-36-2"/> Al termine dell'anno Tiberio poté finalmente fare ritorno a [[Roma (città antica)|Roma]] insieme al fratello Druso e ad Augusto, che si trovavano invece in [[Gallia Comata]].<ref name="DioneLIV,36,4">{{cita|Cassio Dione|LIV, 36.4}}.</ref> Contemporaneamente lungo il fronte tracio-macedonico, [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Calpurnio Pisone]] riusciva al termine del terzo anno di feroce campagna (dal [[12 a.C.|12]] al [[10 a.C.]]), ad imporre un protettorato romano, sia sul regno di [[Tracia]], sia su quello di [[Penisola di Crimea|Crimea]] e del [[Ponto]], tanto da meritarsi gli ''[[ornamenta triumphalia]]''. Conclusasi la lunga campagna, anche la [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]], ormai definitivamente inglobata nello Stato romano e avviata al processo di romanizzazione, fu affidata come [[provincia imperiale]] al diretto controllo di Augusto: era infatti necessario che vi fosse stanziato permanentemente un esercito pronto a respingere eventuali assalti lungo i confini e a reprimere possibili nuove rivolte.<ref>{{cita|Spinosa 1991|p. 42}}.</ref> Augusto, tuttavia, evitò in un primo momento di ufficializzare la ''[[imperator|salutatio imperatoria]]'' che i legionari avevano tributato a Tiberio, e si rifiutò di tributare al figliastro anche la cerimonia del [[trionfo]], contro il parere che il senato aveva espresso.<ref name="Dione_Onori">{{cita|Cassio Dione|LIV, 31.4}}.</ref> A Tiberio fu comunque concesso di percorrere la [[via Sacra]] su un carro ornato delle insegne trionfali e di celebrare un'''[[ovatio]]'': si trattò di un uso del tutto nuovo, che, sebbene inferiore al festeggiamento del trionfo vero e proprio, costituiva comunque un notevole onore.<ref>{{cita|Svetonio, ''Vite dei Cesari''|''Tiberio'', 9}}; {{cita|Spinosa 1991|p. 43}}.</ref>
:Ecco come sintetizza queste campagne lo stesso [[Augusto]] nelle sue ''[[Res Gestae Divi Augusti|Res gestae]]'':
:Ecco come sintetizza queste campagne lo stesso [[Augusto]] nelle sue ''[[Res gestae divi Augusti|Res gestae]]'':
{{citazione|30. Le popolazioni dei [[Pannonia|Pannoni]], alle quali prima del mio [[principato (storia romana)|principato]] l'esercito del popolo romano mai si accostò, [[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|sconfitte per mezzo di Tiberio Nerone]], che allora era mio figliastro e luogotenente, [[Pannonia#L'illirico al tempo di Ottaviano Augusto|sottomisi all'impero del popolo romano]], es estesi i confini dell'[[Illiricum|Illirico]] fino alla riva del [[Danubio]]. E un esercito di [[Daci]], passati al di qua di esso, sotto i miei auspici fu vinto e sbaragliato, e in seguito il mio esercito, condotto al di là del Danubio, costrinse la popolazione dei Daci a sottostare ai comandi del popolo romano. || 30. ''Pannoniorum gentes, qua[s a]nte me principem populi Romani exercitus numquam ad[it], devictas per Ti. Neronem, qui tum erat privignus et legatus meus, imperio populi Romani s[ubie]ci protulique fines Illyrici ad r[ip]am fluminis Dan[uv]i. Citr[a] quod [D]a[cor]u[m tra]n[s]gressus exercitus meis a[u]sp[icis vict]us profligatusque [es]t, et pos[tea tran]s Dan[u]vium ductus ex[ercitus me]u[s] Dacorum gentis im[peri]a p[opuli] R[omani perferre coegit]''.|lingua=la}}
{{citazione|30. Le popolazioni dei [[Pannonia|Pannoni]], alle quali prima del mio [[principato (storia romana)|principato]] l'esercito del popolo romano mai si accostò, [[Rivolta dalmato-pannonica del 6-9|sconfitte per mezzo di Tiberio Nerone]], che allora era mio figliastro e luogotenente, [[Pannonia#L'illirico al tempo di Ottaviano Augusto|sottomisi all'impero del popolo romano]], es estesi i confini dell'[[Illiricum|Illirico]] fino alla riva del [[Danubio]]. E un esercito di [[Daci]], passati al di qua di esso, sotto i miei auspici fu vinto e sbaragliato, e in seguito il mio esercito, condotto al di là del Danubio, costrinse la popolazione dei Daci a sottostare ai comandi del popolo romano. || 30. ''Pannoniorum gentes, qua[s a]nte me principem populi Romani exercitus numquam ad[it], devictas per Ti. Neronem, qui tum erat privignus et legatus meus, imperio populi Romani s[ubie]ci protulique fines Illyrici ad r[ip]am fluminis Dan[uv]i. Citr[a] quod [D]a[cor]u[m tra]n[s]gressus exercitus meis a[u]sp[icis vict]us profligatusque [es]t, et pos[tea tran]s Dan[u]vium ductus ex[ercitus me]u[s] Dacorum gentis im[peri]a p[opuli] R[omani perferre coegit]''.|lingua=la}}


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==Conseguenze==
==Conseguenze==
{{vedi anche|Rivolta dalmato-pannonica del 6-9}}
{{vedi anche|Rivolta dalmato-pannonica del 6-9}}
Al termine delle campagne di questi anni dei legati imperiali di [[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] e [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], sotto l'alto comando prima di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] e poi di [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], l'intera area fu domata anche se non in modo definitivo. [[Augusto]] decise, inoltre, di trasferire l'[[Illirico romano|Illirico]] alla giurisdizione del ''princeps'', affidandolo ad un ''[[legatus Augusti pro praetore]]''.<ref name="cita|Cassio Dione|LIV, 34.4"/>
Al termine delle campagne di questi anni dei legati imperiali di [[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] e [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], sotto l'alto comando prima di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] e poi di [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], l'intera area fu domata anche se non in modo definitivo. [[Augusto]] decise, inoltre, di trasferire l'[[Illirico romano|Illirico]] alla giurisdizione del ''princeps'', affidandolo ad un ''[[legatus Augusti pro praetore]]''.<ref name="cita-Cassio-Dione-LIV-34-4"/>


Infatti dopo un quindicennio di relativa tranquillità, nel [[6]], il settore danubiano tornò ad essere agitato. I Dalmati si ribellarono, e con loro anche i [[Breuci]] di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], mentre Daci e Sarmati compirono scorrerie in Mesia. Fu necessario sospendere ogni nuovo tentativo di conquista a nord del Danubio, per sopprimere questa rivolta durata per ben tre anni, dal [[6]] al [[9]].
Infatti dopo un quindicennio di relativa tranquillità, nel [[6]], il settore danubiano tornò ad essere agitato. I Dalmati si ribellarono, e con loro anche i [[Breuci]] di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], mentre Daci e Sarmati compirono scorrerie in Mesia. Fu necessario sospendere ogni nuovo tentativo di conquista a nord del Danubio, per sopprimere questa rivolta durata per ben tre anni, dal [[6]] al [[9]].
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
;Fonti antiche
;Fonti antiche
{{div col}}
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=[[Storia romana (Appiano)|Historia Romana (Ῥωμαϊκά)]]|volume=libro X|cid=Appiano|lingua=grc}} ([http://www.livius.org/sources/content/appian/appian-the-illyrian-wars/appian-the-illyrian-wars-4/#16 traduzione inglese]).
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=[[Storia romana (Appiano)|Historia Romana (Ῥωμαϊκά)]]|volume=libro X|cid=Appiano|lingua=grc}} ([http://www.livius.org/sources/content/appian/appian-the-illyrian-wars/appian-the-illyrian-wars-4/#16 traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Ottaviano Augusto]]|titolo=[[Res gestae divi Augusti]]|cid=Augusto|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Res gestae|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [[Wikisource:en:Res Gestae Divi Augusti|traduzione inglese]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=[[Ottaviano Augusto]]|titolo=[[Res gestae divi Augusti]]|cid=Augusto|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Res gestae|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [[Wikisource:en:Res Gestae Divi Augusti|traduzione inglese]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=[[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]]|titolo=[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]|volume=libri LIII-LIX|cid=Cassio Dione|lingua=grc}} ([[Wikisource:el:Ρωμαϊκή Ιστορία|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]]|titolo=[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]|volume=libri LIII-LIX|cid=Cassio Dione|lingua=grc}} ([[Wikisource:el:Ρωμαϊκή Ιστορία|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html traduzione inglese]).
*{{cita libro|autore=[[Flavio Giuseppe]]|titolo=[[Antichità giudaiche]]|cid=Giuseppe Flavio, ''Antichità giudaiche''|lingua=grc}} ([[wikisource:el:Ιουδαϊκή αρχαιολογία|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [[wikisource:en:The Antiquities of the Jews|traduzione inglese]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
*{{cita libro|autore=[[Flavio Giuseppe]]|titolo=[[Antichità giudaiche]]|cid=Giuseppe Flavio, ''Antichità giudaiche''|lingua=grc}} ([[wikisource:el:Ιουδαϊκή αρχαιολογία|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [[wikisource:en:The Antiquities of the Jews|traduzione inglese]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=[[Floro]]|titolo=[[Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC libri duo]]|cid=Floro|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Scriptor:Florus|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Florus/Epitome/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Floro]]|titolo=[[Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC libri duo]]|cid=Floro|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Scriptor:Florus|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Florus/Epitome/home.html traduzione inglese]).
*{{Cita libro|autore=[[Tito Livio|Livio]]|titolo=[[Ab Urbe condita libri|''Periochae ab Urbe condita'']]|cid=Livio, ''Periochae''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Ab Urbe Condita – Periochae|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
*{{Cita libro|autore=[[Tito Livio|Livio]]|titolo=[[Ab Urbe condita libri|''Periochae ab Urbe condita'']]|cid=Livio, ''Periochae''|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Ab Urbe Condita – Periochae|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
*{{cita libro|autore=[[Plinio il Vecchio]]|titolo=[[Naturalis historia]]|cid=Plinio il Vecchio|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Naturalis Historia|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/home.html versione inglese]).
*{{cita libro|autore=[[Plinio il Vecchio]]|titolo=[[Naturalis historia]]|cid=Plinio il Vecchio|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Naturalis Historia|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/home.html versione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]|titolo=[[Vite dei Cesari|De vita Caesarum libri VIII]]|cid=Svetonio, ''Vite dei Cesari''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://www.progettovidio.it/svetonioopere.asp traduzione italiana]).
* {{cita libro|autore=[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]|titolo=[[Vite dei Cesari|De vita Caesarum libri VIII]]|cid=Svetonio, ''Vite dei Cesari''|lingua=la}} ([[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://www.progettovidio.it/svetonioopere.asp traduzione italiana]).
*{{Cita libro|autore=[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]|titolo=[[Annales (Tacito)|Annales]]|cid=Tacito, ''Annales''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, [http://www.progettovidio.it/tacitoopere.asp traduzione italiana] e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt traduzione inglese]).
*{{Cita libro|autore=[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]|titolo=[[Annales (Tacito)|Annales]]|cid=Tacito, ''Annales''|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, [http://www.progettovidio.it/tacitoopere.asp traduzione italiana] e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Velleio Patercolo]]|titolo=[[Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo]]|cid=Velleio Patercolo|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Historiae Romanae Ad M. Vinicium Libri Duo|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Velleius_Paterculus/home.html traduzione inglese qui] e [[Wikisource:en:Compendium of the History of Rome|qui]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=[[Velleio Patercolo]]|titolo=[[Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo]]|cid=Velleio Patercolo|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Historiae Romanae Ad M. Vinicium Libri Duo|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Velleius_Paterculus/home.html traduzione inglese qui] e [[Wikisource:en:Compendium of the History of Rome|qui]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
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;Fonti storiografiche moderne
;Fonti storiografiche moderne
* {{cita libro|cognome= AAVV|titolo=Cambridge Ancient History. L'impero romano da Augusto agli Antonini|anno= 1975|città= Milano|lingua=it|pp=Vol. VIII}}
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* {{cita libro|cognome= AAVV|titolo=Cambridge Ancient History. L'impero romano da Augusto agli Antonini|anno= 1975|città= Milano|lingua=italiano|pagine=Vol. VIII}}
*{{cita libro|autore=Julio Rodriguez Gonzáles|titolo=Historia del las legiones romanas|città=Madrid|anno=2003|lingua=es|isbn=978-8493120788|cid=Gonzáles 2003}}
*{{cita libro|autore=Julio Rodriguez Gonzáles|titolo=Historia del las legiones romanas|città=Madrid|anno=2003|lingua=spagnolo|isbn=978-8493120788|cid=Gonzáles 2003}}
* {{cita libro|autore=Michael Grant|titolo=Gli imperatori romani |anno= 1984|editore=Newton & Compton |città= Roma|lingua=it|isbn=88-7819-224-4}}
* {{cita libro|autore=Michael Grant|titolo=Gli imperatori romani |anno= 1984|editore=Newton & Compton |città= Roma|lingua=italiano|isbn=88-7819-224-4}}
* {{cita libro|autore=Anna Maria Liberati & Francesco Silverio|titolo=Organizzazione militare: esercito|opera=Museo della civiltà romana|editore=Quasar|volume=vol. 5|città=Roma|anno=1988|lingua=it|cid=Liberati & Silverio 1988|isbn=978-8885020917}}
* {{cita libro|autore=Anna Maria Liberati & Francesco Silverio|titolo=Organizzazione militare: esercito|opera=Museo della civiltà romana|editore=Quasar|volume=vol. 5|città=Roma|anno=1988|lingua=italiano|cid=Liberati & Silverio 1988|isbn=978-8885020917}}
* {{Cita libro|autore=[[Mario Attilio Levi]]|titolo=Augusto e il suo tempo|città=Milano|editore=Rusconi|anno=1994|lingua=it|cid=Levi 1993|isbn=88-18-70041-3}}
* {{Cita libro|autore=[[Mario Attilio Levi]]|titolo=Augusto e il suo tempo|città=Milano|editore=Rusconi|anno=1994|lingua=italiano|cid=Levi 1993|isbn=88-18-70041-3}}
* {{cita libro|autore= [[Santo Mazzarino]] |titolo=L'Impero romano|anno= 1976|editore= Laterza|città= Bari|lingua=it|isbn= 88-420-2401-5|pp=Vol. I}}
* {{cita libro|autore= [[Santo Mazzarino]] |titolo=L'Impero romano|anno= 1976|editore= Laterza|città= Bari|lingua=italiano|isbn= 88-420-2401-5|pagine= Vol. I}}
* {{cita libro|autore=András Mócsy|titolo=Pannonia and Upper Moesia: History of the Middle Danube Provinces of the Roman Empire|editore=Routledge & Kegan Paul Books|città=Londra|anno=1974|cid=Mócsy 1974|lingua=inglese|isbn=9780710077141}}
* {{cita libro|autore=András Mócsy|titolo=Pannonia and Upper Moesia: History of the Middle Danube Provinces of the Roman Empire|editore=Routledge & Kegan Paul Books|città=Londra|anno=1974|cid=Mócsy 1974|lingua=inglese|isbn=9780710077141}}
* {{cita libro|autore=Lindsay Powell|titolo=Augusto in guerra. La lotta per la «pax romana»|editore=LEG Edizioni|anno=2019|città=Gorizia|lingua=italiano|isbn=978-8861025615|cid=Powell 2019|pagine=pp. 562}}
* {{cita libro|autore=Lindsay Powell|titolo=Augusto in guerra. La lotta per la «pax romana»|editore=LEG Edizioni|anno=2019|città=Gorizia|lingua=it|isbn=978-8861025615|cid=Powell 2019|pp=pp. 562}}
* {{Cita libro|autore=[[Christopher Scarre]]|titolo=Chronicle of the Roman Emperors: the Reign-by-Reign Record of the Rulers of Imperial Rome|anno=1995|editore=Thames & Hudson|città=Londra & New York|lingua=inglese|ISBN=0-500-05077-5|cid=Scarre 1995}}
* {{Cita libro|autore=[[Christopher Scarre]]|titolo=Chronicle of the Roman Emperors: the Reign-by-Reign Record of the Rulers of Imperial Rome|url=https://archive.org/details/chronicleofroman00scar|anno=1995|editore=Thames & Hudson|città=Londra & New York|lingua=inglese|ISBN=0-500-05077-5|cid=Scarre 1995}}
* {{cita libro|autore=Howard H.Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla morte di Nerone|editore=BUR|volume=vol.I-II|città=Milano|anno=1992|lingua=italiano|ISBN=88-17-11574-6|cid=Scullard 1992}}
* {{cita libro|autore=Howard H.Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla morte di Nerone|editore=BUR|volume=vol.I-II|città=Milano|anno=1992|lingua=it|ISBN=88-17-11574-6|cid=Scullard 1992}}
* {{Cita libro|autore=Pat Southern|titolo=Augustus|anno=1998|editore=Routledge|città=London & New York|isbn=0-415-25855-3|lingua=inglese|cid=Southern 1998}}
* {{Cita libro|autore=Pat Southern|titolo=Augustus|url=https://archive.org/details/augustus0000sout|anno=1998|editore=Routledge|città=London & New York|isbn=0-415-25855-3|lingua=inglese|cid=Southern 1998}}
* {{cita libro|autore=Antonio Spinosa|titolo=Augusto. Il grande baro|anno= 1996|editore= Mondadori|città= Milano|lingua=italiano|cid=Spinosa 1996|isbn=88-04-41041-8}}
* {{cita libro|autore=Antonio Spinosa|titolo=Augusto. Il grande baro|url=https://archive.org/details/augustoilgrandeb00spin|anno= 1996|editore= Mondadori|città= Milano|lingua=it|cid=Spinosa 1996|isbn=88-04-41041-8}}
* {{cita libro|autore=Antonio Spinosa|titolo=Tiberio. L'imperatore che non amava Roma|anno= 1991|editore= Mondadori|città= Milano|lingua=italiano|cid=Spinosa 1991|isbn=88-04-43115-6}}
* {{cita libro|autore=Antonio Spinosa|titolo=Tiberio. L'imperatore che non amava Roma|anno= 1991|editore= Mondadori|città= Milano|lingua=it|cid=Spinosa 1991|isbn=88-04-43115-6}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Some notes on the legions under Augustus|volume=vol. XXIII|anno=1933|opera=[[Journal of Roman Studies]]|lingua=inglese|cid=Syme 1933}}
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* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Augustus and the south slav lands|opera=Danubian papers|anno=1971|città=Bucarest|lingua=inglese|cid=Syme 1971, ''Augustus and the south slav lands''}}
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* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Lentulus and the origin of Moesia|opera=Danubian papers|anno=1971|città=Bucarest|lingua=inglese|cid=Syme 1971, ''Lentulus and the origin of Moesia''}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Lentulus and the origin of Moesia|opera=Danubian papers|anno=1971|città=Bucarest|lingua=inglese|cid=Syme 1971, ''Lentulus and the origin of Moesia''}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Governors of Pannonia|opera=Danubian papers|anno=1971|città=Bucarest|lingua=inglese|cid=Syme 1971, ''Governors of Pannonia''}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=Governors of Pannonia|opera=Danubian papers|anno=1971|città=Bucarest|lingua=inglese|cid=Syme 1971, ''Governors of Pannonia''}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=L'aristocrazia augustea|anno=1993|editore=BUR|città=Milano|lingua=italiano|cid=Syme 1993|isbn=9788817116077}}
* {{cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=L'aristocrazia augustea|anno=1993|editore=BUR|città=Milano|lingua=it|cid=Syme 1993|isbn=9788817116077}}
* {{Cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=The roman revolution|editore=Oxford Univ. Press|città=Oxford|anno=2002|lingua=italiano|cid=Syme 2002|isbn=0-19-280320-4}}
* {{Cita libro|autore=[[Ronald Syme]]|titolo=The roman revolution|editore=Oxford Univ. Press|città=Oxford|anno=2002|lingua=it|cid=Syme 2002|isbn=0-19-280320-4}}
* {{cita libro|autore=J.J. Wilkes|titolo=Dalmatia|opera=History of the provinces of the Roman Empire|città=Londra|anno=1969|editore=Routledge & K. Paul|cid=Wilkes 1969|lingua=inglese|isbn=978-0-7100-6285-7}}
* {{cita libro|autore=J.J. Wilkes|titolo=Dalmatia|url=https://archive.org/details/dalmatia0000wilk|opera=History of the provinces of the Roman Empire|città=Londra|anno=1969|editore=Routledge & K. Paul|cid=Wilkes 1969|lingua=inglese|isbn=978-0-7100-6285-7}}
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==Voci correlate==
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Campagne dalmato-illiriche
(13-9 a.C.)
parte delle guerre di età augustea
Busto del giovane generale e figliastro di Augusto, Tiberio (Musei Capitolini).
Data13 - 9 a.C.
LuogoDalmazia e Pannonia
EsitoSottomissione di Dalmazia e Pannonia.
Schieramenti
Comandanti
M.Vinicio (14-9 a.C.),
Agrippa (13 a.C.),[2]
Tiberio (12-9 a.C.)[2][3]
Pisone (12-10 a.C.)
Effettivi
7 legioni romane per un totale di circa 30.000/35.000 armati oltre ad auxilia
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Le guerre dalmato-illiriche e pannoniche degli anni 13-9 a.C. (chiamate dai Romani Bellum Pannonicum[4]) al tempo dell'imperatore romano Augusto, rappresentano la chiave di volta per comprendere l'occupazione del settore strategico più importante dell'intero limes romano, ovvero il settore danubiano.[5]

Ronald Syme scrive che «Roma, sotto le vesti di portatrice di pace, durante il Principato di Augusto, intraprese una politica razionale e sostenuta di conquista in Europa». Il compito più arduo era quello di completare la sottomissione dell'area centrale dell'Impero romano, vale a dire la sottomissione dell'Illyricum e dei Balcani, avanzando con la frontiera verso nord, fino al Danubio.[6] Sempre il Syme sostiene che, se la conquista della Germania non era essenziale nei piani di Augusto, e che poteva essere abbandonata senza danno anche in seguito alla disfatta della selva di Teutoburgo (9 d.C.), al contrario quando l'intero Illirico si ribellò (6-9 d.C.), Roma non si ritirò e combatté una guerra sanguinosissima per oltre tre anni fino alla sottomissione totale, che «fu la più tremenda delle guerre esterne, dopo le guerre puniche».[7]

In futuro, dopo aver raggiunto questo primo obbiettivo, Augusto aveva progettato di occupare la Boemia dei Marcomanni di Maroboduo (nel 6 con Tiberio), congiuntamente con gli eserciti della Germania Magna, in modo da portare la frontiera settentrionale fino ad occupare gran parte dell'Europa centrale, fino all'Elba. In seguito la dislocazione degli eserciti lungo il più importante fiume europeo, permise la conquista della Dacia da parte di Traiano e della Marcomannia da parte di Marco Aurelio (ai tempi delle guerre marcomanniche).

Contesto storico

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Quasi a dispetto dell'indole apparentemente pacifica di Augusto, il suo principato fu il più travagliato da guerre di quanto non lo siano stati quelli della maggior parte dei suoi successori. Solo Traiano e Marco Aurelio si trovarono a lottare contemporaneamente su più fronti come era accaduto al primo degli Imperatori romani. Sotto Augusto, infatti, furono coinvolte tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della Cantabria fino al deserto dell'Etiopia, in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste attorno all'intero bacino del Mediterraneo e fino al cuore dell'Europa centrale, con lo spostamento dei confini, a nord lungo il Danubio e ad est lungo l'Elba (in sostituzione del Reno).[8]

Le campagne di Augusto furono effettuate con il fine di consolidare le conquiste disorganiche dell'età repubblicana, le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l'Oriente poté rimanere più o meno come Antonio e Pompeo lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno ed il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, frontiere più difendibili.

Ottaviano nel corso degli anni 35-33 a.C. era riuscito ad occupare l'alta valle del fiume Sava fino alla roccaforte di Siscia cominciando ad incunearsi tra le genti della Pannonia lungo il fronte occidentale. Le province senatorie dell'Illyricum e della Macedonia avevano però una frontiera insicura composta da poche legioni, i cui fianchi erano protetti, a nord dai regni clienti di Norico e degli Odrisi di Tracia.[6]

Fronte italico-illirico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Illyricum e Governatori romani dell'Illirico.
17 - 16 a.C.
Lungo il fronte occidentale dell'Illirico, Publio Silio Nerva, governatore dell'Illirico, procedette a completare la conquista del fronte alpino orientale, oltre al Norico meridionale, ottenendo una forma di vassallaggio da parte del regno del Norico settentrionale (popolazione dei Taurisci). I figliastri di Augusto, Druso e Tiberio, nel 15 a.C., sottomisero la Rezia, Vindelicia e Vallis Poenina, con un'operazione "a tenaglia", il primo proveniente dal Brennero ed il secondo dalla Gallia. Era ora giunto il momento di completare il progetto della totale sottomissione dell'Illirico occupando i territori a sud dei fiumi Drava/Sava fino alla confluenza con il Danubio.
L'Illyricum dopo le campagne militari di Ottaviano (35-33 a.C.). Evidenziati in rosa i territori romani, in rosso quelli delle popolazioni alleate

Fronte macedonico

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Lungo il fronte orientale dell'Illirico, tra il 29 ed il 16 a.C., si procedette ad azioni combinate insieme ai re "clienti" traci, contro le popolazioni di Mesia e Tracia, oltre a quelle sarmatiche, getiche e bastarne, cominciando una lenta penetrazione verso settentrione dai confini della provincia romana di Macedonia.

29 a.C.
Il primo ad intraprendere campagne nell'area balcanica fu il proconsole di Macedonia, Marco Licinio Crasso, in quale batté ripetutamente le popolazioni di Mesi, Triballi, Dardani, Geti e Daci (nel 29 e 28 a.C.).[9] Crasso intraprese la sua prima campagna per aiutare la popolazione alleata dei Denteleti.[10], che era stata attaccata dai Bastarni, che in precedenza avevano sottomesso anche le popolazioni limitrofe di Triballi e Mesi. Crasso partì con ogni probabilità da Eraclea Sintica, percorse la via lungo il fiume Strymon, liberando per prima cosa la città di Serdica (capitale dei Denteleti).[11] Successivamente avanzò in direzione dei Mesi, invadendone le terre e battendoli insieme ai Bastarni del re Deldo, alla confluenza tra il fiume Ciabrus ed il Danubio, nelle vicinanze di Ratiaria.[12] L'esito finale della campagna del 29 a.C. fu che i Bastarni furono costretti a tornare alle loro sedi originali, in Scizia, mentre i Mesi furono sottomessi.
28 a.C.
L'anno successivo, Crasso si rivolse contro le popolazioni dei Traci, che lo avevano ostacolato sulla strada del ritorno l'anno precedente, ottenendo la sottomissione di Maedi, Serdi e Bessi, non degli Odrisi che si erano prontamente dimostrati a lui fedeli alleati.[13] Riuscì, infine, a battere alcune tribù geto-daciche, presso le cave di Ciris, conquistando la loro roccaforte di Genucla, in Dobrugia.[14] Sulla strada del ritorno, divise l'esercito in due colonne: con la prima attaccò i Mesi Triballi, la cui capitale era probabilmente Oescus (oggi Gigen)[15], con la seconda, egli stesso, batté i Mesi Artaci. Al termine di questo secondo anno di campagna è, però, poco probabile che i Mesi siano stati annessi alla provincia di Macedonia. Al contrario, le tribù della Tracia, pur rimanendo ancora indipendenti, diventarono popoli clienti di Roma.[16] Crasso era così riuscito ad affermare il prestigio romano sull'intera regione a sud del basso Danubio.[17]
17 o nel 16 a.C.
Il popolo degli Scordisci, alleatosi con quello dei Denteleti (abitanti l'alta valle del fiume Strymon) invadeva la provincia romana di Macedonia, ma erano respinti dal neo governatore di questa provincia, Lucio Tario Rufo.[18]
16-15 a.C. circa
I Bessi vennero ricacciati dalla frontiera macedone, mentre le colonie greche tra le bocche del Danubio e del Tyras chiesero la protezione di Roma.

Forze in campo

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Augusto riuscì a schierare un esercito composto da numerose legioni nel corso di questo ventennio di guerre, tra Macedonia ed Italia settentrionale, oltre a numerose unità ausiliarie ed una flotta lungo i principali fiumi (Sava e Drava). Si trattava delle legioni:

Campagne militari

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Agrippa e M.Vinicio (14 - 13 a.C.)

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Il progetto di Augusto di occupare l'intera area balcanica fino al fiume Danubio fu portato a termine quasi vent'anni più tardi l'inizio delle sue prime campagne del 35-33 a.C., una volta divenuto padrone incontrastato del mondo romano. Egli, sull'esempio del padre adottivo, il grande Cesare, pianificò di sottomettere l'intera area compresa tra l'Adriatico, il fiume Drava, le terre dei Dardani e dei Mesi, stanco di subire continue scorrerie nelle province di Macedonia ed Illirico.

14 a.C.
Marco Vinicio fu inviato in qualità di proconsole nella provincia dell'Illyricum, pronto ad intervenire contro le continue incursioni delle genti pannoniche nei territori romani compresi tra Emona e Siscia. Quest'ultimo operò cercando di avanzare verso est, tra le genti che abitavano tra i fiumi Drava (a nord) e Sava (a sud).[21]
13 a.C.
Augusto nel corso di quest'anno si recò ad Aquileia,[22] per programmare l'occupazione dell'intera area illirica e balcanica. Marco Vinicio fu inviato in Macedonia come proconsole, mentre al genero ed amico fraterno, Agrippa, fu affidato l'Illirico, con «un potere maggiore di qualsiasi altro comandante che si trovasse al di fuori del suolo italico».[23] La campagna di quest'anno prevedeva di avanzare contemporaneamente lungo due fronti (Illirico e Macedonia), in una manovra a tenaglia, che non desse scampo alle popolazioni pannoniche della valle della Sava. Fu così che, per prima cosa, si represse definitivamente la rivolta scoppiata tra i Pannoni della zona di Emona e Siscia dell'anno precedente; sul fronte orientale si procedette, invece, ad avanzare ed a occupare parte della Dardania in direzione di Sirmio. La scomparsa prematura di Agrippa,[2] lasciò il nuovo compito nelle mani del figliastro del princeps: Tiberio Claudio Nerone, poiché la notizia della morte del generale aveva provocato una nuova ondata di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,[3] in particolare Dalmati e Breuci.

Campagne di Tiberio (12 - 9 a.C.)

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Le popolazioni dell'Illirico prima della conquista romana degli anni 13-9 a.C.

Così, dopo la morte di Marco Vipsanio Agrippa, il comando delle operazioni fu affidato al primogenito figliastro dell'imperatore, Tiberio,[3] figlio di Livia Drusilla, che godeva ormai della fama di ottimo comandante.[24]. Una volta nominato console[25] fu inviato dal patrigno nell'Illirico, pronto a sottomettere l'intera area.[26][27] Egli sgominò le forze nemiche e attuò una politica di durissima repressione contro gli sconfitti;[25] grazie alla sua abilità strategica e all'astuzia che dimostrò, condusse gli eserciti romani per 4 anni contro le popolazioni di Dalmati e Breuci, avvalendosi anche dell'aiuto di validi generali come Marco Vinicio e Lucio Calpurnio Pisone in Tracia.

12 a.C.
All'inizio di quest'anno è attestata nuovamente la presenza di Augusto presso il "quartier generale" di Aquileia.[28] Sappiamo che con l'inizio delle operazioni militari dell'anno, Tiberio operò lungo il fiume Sava arrivando al termine della stagione militare a sottomettere i pannoni Breuci, grazie alla contemporanea avanzata del proconsole di Macedonia, Marco Vinicio.[29] Sembra infatti che l'allora governatore della provincia macedonica, Marco Vinicio, sotto l'alto comando di Tiberio, abbia prima condotto il suo esercito lungo il fianco orientale dell'Illirico, consolidando la via di penetrazione che da Scupi (Skopje) conduceva a Naisso (Niš) e poi a Sirmio; in seguito sia riuscito ad occupare l'intera area della Dardania e della bassa valle della Sava (inclusa la piana di Sirmio), conquistando i territori della popolazione degli Amantini, sia sottomettendo (o stipulando con gli stessi un trattato di alleanza) anche il potente popolo degli Scordisci.[30] Tiberio al termine delle operazioni decise di privare i suoi nemici delle armi e vendette come schiavi la maggior parte dei loro giovani, dopo averli deportati,[1] mentre per questi successi Augusto concesse a Tiberio, non il Trionfo, ma gli ornamenta triumphalia.[27][31] Contemporaneamente, lungo il fronte orientale, il governatore di Galazia e Panfilia, Lucio Calpurnio Pisone, era stato costretto ad intervenire in Tracia, poiché le genti del luogo, in particolare i Bessi, minacciavano il sovrano trace, Remetalce I, alleato di Roma.
Sempre attorno a quest'anno (tra il 13 ed l'11 a.C., anche le popolazioni dei Traci si rivoltarono a Roma, tanto da costringere il proconsole di Galazia e Panfilia, Lucio Calpurnio Pisone ad intervenire prontamente ed a sopprimere la rivolta dopo tre lunghe e faticose campagne militari (12-10 a.C.), al termine delle quali veniva imposto un protettorato su queste genti.[32]
11 a.C.
Quest'anno vide Tiberio impegnato prima con i Dalmati, che si erano ribellati, e poco dopo ancora contro i Pannoni che avevano approfittato della sua assenza, impegnando Tiberio contemporaneamente su due fronti e costringendolo a continui e repentini spostamenti. Grazie a queste imprese ottenne gli stessi riconoscimenti del fratello Druso maggiore, impegnato in Germania, vale a dire onori trionfali (ovvero gli ornamenta triumphalia).[33] Dopo questa campagna militare, l'Illyricum venne affidato ad un legatus Augusti pro praetore, sotto il diretto controllo del princeps, poiché necessitava ora di un esercito di stanza nella provincia ed anche per la vicinanza dei Pannoni.[34] Marco Vinicio supportò certamente Tiberio, spingendosi in una manovra a tenaglia da est all'interno dell'attuale Bosnia, ma potrebbe anche aver contribuito a sedare la rivolta in Tracia, a fianco di Pisone. Al termine di questa campagna l'intera area delle futura provincia di Dalmazia era sotto il controllo romano.
10 a.C.
L'anno in corso vide un'invasione di Daci oltre il Danubio ghiacciato, nei territori dei Pannoni. Contemporaneamente i Dalmati si ribellarono nuovamente, vessati dai tributi imposti loro al termine della guerra di conquista.[35] Tiberio, che si era recato in Gallia cisalpina insieme ad Augusto al principio dell'anno, fu così costretto a far ritorno sul fronte illirico, per affrontarli e batterli ancora una volta.[36] Marco Vinicio, intervenuto dal fronte macedonico, non solo riuscì a respingerli, ma condotta una campagna punitiva contro Daci e Bastarni, fu quasi certamente il primo generale romano ad aver attraversato il Danubio.[35] Al termine dell'anno Tiberio poté finalmente fare ritorno a Roma insieme al fratello Druso e ad Augusto, che si trovavano invece in Gallia Comata.[37] Contemporaneamente lungo il fronte tracio-macedonico, Calpurnio Pisone riusciva al termine del terzo anno di feroce campagna (dal 12 al 10 a.C.), ad imporre un protettorato romano, sia sul regno di Tracia, sia su quello di Crimea e del Ponto, tanto da meritarsi gli ornamenta triumphalia. Conclusasi la lunga campagna, anche la Dalmazia, ormai definitivamente inglobata nello Stato romano e avviata al processo di romanizzazione, fu affidata come provincia imperiale al diretto controllo di Augusto: era infatti necessario che vi fosse stanziato permanentemente un esercito pronto a respingere eventuali assalti lungo i confini e a reprimere possibili nuove rivolte.[38] Augusto, tuttavia, evitò in un primo momento di ufficializzare la salutatio imperatoria che i legionari avevano tributato a Tiberio, e si rifiutò di tributare al figliastro anche la cerimonia del trionfo, contro il parere che il senato aveva espresso.[31] A Tiberio fu comunque concesso di percorrere la via Sacra su un carro ornato delle insegne trionfali e di celebrare un'ovatio: si trattò di un uso del tutto nuovo, che, sebbene inferiore al festeggiamento del trionfo vero e proprio, costituiva comunque un notevole onore.[39]
Ecco come sintetizza queste campagne lo stesso Augusto nelle sue Res gestae:
(LA)

«30. Pannoniorum gentes, qua[s a]nte me principem populi Romani exercitus numquam ad[it], devictas per Ti. Neronem, qui tum erat privignus et legatus meus, imperio populi Romani s[ubie]ci protulique fines Illyrici ad r[ip]am fluminis Dan[uv]i. Citr[a] quod [D]a[cor]u[m tra]n[s]gressus exercitus meis a[u]sp[icis vict]us profligatusque [es]t, et pos[tea tran]s Dan[u]vium ductus ex[ercitus me]u[s] Dacorum gentis im[peri]a p[opuli] R[omani perferre coegit]

(IT)

«30. Le popolazioni dei Pannoni, alle quali prima del mio principato l'esercito del popolo romano mai si accostò, sconfitte per mezzo di Tiberio Nerone, che allora era mio figliastro e luogotenente, sottomisi all'impero del popolo romano, es estesi i confini dell'Illirico fino alla riva del Danubio. E un esercito di Daci, passati al di qua di esso, sotto i miei auspici fu vinto e sbaragliato, e in seguito il mio esercito, condotto al di là del Danubio, costrinse la popolazione dei Daci a sottostare ai comandi del popolo romano.»

9 a.C.
L'ultimo anno fu dedicato da Tiberio alla riorganizzazione della nuova provincia dell'Illirico. Fu solo in seguito alla grande ribellione del 6-9 però che l'intera area fu divisa nelle due province di Dalmazia e Pannonia.
Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta dalmato-pannonica del 6-9.

Al termine delle campagne di questi anni dei legati imperiali di Illirico e Macedonia, sotto l'alto comando prima di Agrippa e poi di Tiberio, l'intera area fu domata anche se non in modo definitivo. Augusto decise, inoltre, di trasferire l'Illirico alla giurisdizione del princeps, affidandolo ad un legatus Augusti pro praetore.[34]

Infatti dopo un quindicennio di relativa tranquillità, nel 6, il settore danubiano tornò ad essere agitato. I Dalmati si ribellarono, e con loro anche i Breuci di Pannonia, mentre Daci e Sarmati compirono scorrerie in Mesia. Fu necessario sospendere ogni nuovo tentativo di conquista a nord del Danubio, per sopprimere questa rivolta durata per ben tre anni, dal 6 al 9.

Tutto veniva messo in discussione con lo scoppio di una rivolta presso tutte le genti pannoniche e della Dalmazia nel 6 d.C. Le campagne che si susseguirono durarono 4 anni, con l'impiego di non meno di 70.000/80.000 soldati romani. La rivolta fu infine soffocata nel sangue e Tiberio, in questo modo, fissò definitivamente il confine dell'area illirica al fiume Drava.

  1. ^ a b Cassio Dione, LIV, 31.3.
  2. ^ a b c Cassio Dione, LIV, 28.2.
  3. ^ a b c Cassio Dione, LIV, 31.2.
  4. ^ Velleio Patercolo, II, 96.2; Svetonio, Vite dei CesariTiberio, 9.
  5. ^ Syme 1971, Augustus and the south slav lands, p. 14.
  6. ^ a b Syme 1971, Augustus and the south slav lands, p. 13.
  7. ^ Svetonio, Vite dei CesariTiberio, 16.
  8. ^ Syme 1993, pp. 104-105; Liberati & Silverio 1988; Syme 1933, pp. 21-25.
  9. ^ Cassio Dione, LI, 23-25.
  10. ^ Mócsy 1974, p. 23.
  11. ^ M.S.Kos, The military rule of Macedonia from the civil wars to the estabilishment of the moesian limes, in XI International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di J.Fitz, Budapest 1977, p.280 seg..
  12. ^ Syme 1993, p. 403.
  13. ^ Cassio Dione, LI, 26-27.
  14. ^ Sulla localizzazione di Genucla, si confronti Patsch, Beitrage, V/1, 70 segg..
  15. ^ Mócsy 1974, p. 25.
  16. ^ Scullard 1992, vol. II, cap. XII, p. 310.
  17. ^ Cambridge University Press, Storia del mondo antico, L'impero romano da Augusto agli Antonini, vol. VIII, Milano 1975, pag.162.
  18. ^ Cassio Dione, LIV, 20.3. AE 1936, 18 Macedonia, Amphipolis: Imperatore Caesare divi filio Augusto Lucio Tario Rufo proconsule provinciae legio X Fretensis pontem fecit; Syme 1971, Augustus and the south slav lands, p. 21.
  19. ^ Julio Rodriquez Gonzalez, Historia de las legiones romanas, p.721.
  20. ^ Syme 1933, p. 25.
  21. ^ Cassio Dione, LIV, 24.3; Floro, II, 24.
  22. ^ Svetonio, Vite dei CesariAugusto, 20; Tiberio, 7.
  23. ^ Cassio Dione, LIV, 28.1.
  24. ^ Spinosa 1991, p. 41.
  25. ^ a b Svetonio, Vite dei CesariTiberio, 9.
  26. ^ Cassio Dione, LIV, 31.1-2.
  27. ^ a b Velleio Patercolo, II, 96.
  28. ^ Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVI, 4.1; Svetonio, Vite dei CesariTiberio, 7; Augusto, 20.
  29. ^ Velleio Patercolo, II, 39.3; Cassio Dione, LIV, 31.3; Mócsy 1974, p. 25; Syme 1971, Augustus and the south slav lands, p. 21; Syme 1971, Lentulus and the origin of Moesia, p. 44.
  30. ^ Velleio Patercolo, II, 39.3.
  31. ^ a b Cassio Dione, LIV, 31.4.
  32. ^ Cassio Dione, LIV, 34.6 e ss.
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  34. ^ a b Cassio Dione, LIV, 34.4.
  35. ^ a b Cassio Dione, LIV, 36.2.
  36. ^ Cassio Dione, LIV, 36.3.
  37. ^ Cassio Dione, LIV, 36.4.
  38. ^ Spinosa 1991, p. 42.
  39. ^ Svetonio, Vite dei CesariTiberio, 9; Spinosa 1991, p. 43.
Fonti antiche
Fonti storiografiche moderne

Voci correlate

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