Questione romana: differenze tra le versioni

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La '''questione romana''' fu la lunga contesa del [[Risorgimento|Risorgimento italiano]] intorno al controllo territoriale di [[Roma]] e al ruolo della città,<ref>{{cita|Treccani||Treccani.it}}.</ref> che si aprì dopo la [[Presa di Roma|conquista]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|italiana]] il 20 settembre 1870 e la proclamazione a capitale del Regno, mentre la [[Santa Sede]], che per secoli aveva esercitato il [[potere temporale]] sulla città, si trovava priva di un proprio territorio in cui il [[papa]] potesse esercitare liberamente il suo ministero. Fu una questione di politica interna e internazionale<ref>In quanto la Santa Sede continuava a essere riconosciuta come soggetto di [[diritto internazionale]].</ref>, che si concluse con i [[Patti lateranensi]] del 1929. Durante il periodo della questione romana, i papi rimasero volontariamente in Vaticano, definendosi [[Prigioniero in Vaticano|prigionieri]].<ref>[https://pochestorie.corriere.it/2019/07/25/25-luglio-1929-pio-xi-esce-dal-vaticano-e-pace-tra-chiesa-e-stato-italiano/ ''25 luglio 1929: Pio XI esce dal Vaticano, è pace tra Chiesa e Stato italiano''], ''Poche Storie'', ''Corriere della Sera'', 25 luglio 2019</ref>
La '''Questione romana''' è la controversia politica relativa al ruolo di [[Roma]], sede del [[potere temporale del papa|potere temporale del]] [[Pio IX|Papa]] ma, al contempo, capitale naturale d'[[Regno d'Italia|Italia]].


==Il neonato Regno d'Italia==
== L'unità d'Italia ==
{{Vedi anche|Proclamazione del Regno d'Italia}}
Il [[27 marzo]] [[1861]] Roma era stata proclamata capitale del [[Regno d'Italia]] nella seduta del Parlamento, seguita ad un vibrante discorso [[Camillo Benso Conte di Cavour|Cavour]]: egli aveva ricordato le profonde ragioni storiche che motivavano quella decisione e si era mostrato fiducioso che, con la restituzione di Roma all'Italia e la definitiva scomparsa del potere temporale della Chiesa, l'autorità dei pontefici e l'autonomia del loro magistero spirituale non avrebbero subito alcuna diminuzione. Ne sarebbe anzi derivato ai papi maggior prestigio morale.
[[File:Cimeli caccia a Roma post1860.JPG|upright=1.6|thumb|destra|Stampa satirica e anticlericale sulla questione romana: con Roma sullo sfondo, Garibaldi e Vittorio Emanuele sparano a pipistrelli "clericali", Napoleone III, nelle vesti di un gendarme, difende Pio IX e Francesco II (abbigliato come pazzariello napoletano) mentre due inglesi in tenuta da caccia osservano ed esclamano: "Lasciate che Vittorio faccia quel bel tiro e siamo più che contenti"]]
Roma era tuttavia protetta da Napoleone III, che al contempo era il principale alleato e protettore del neonato [[Regno d'Italia]]. Assente il consenso francese, le uniche azioni furono condotte dal Garibaldi, e si conclusero con le tragiche giornate dell'[[giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] e di [[battaglia di Mentana|Mentana]].
Il 17 marzo [[1861]] il primo parlamento unitario proclamò il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]. Il nuovo regno non comprendeva, tra gli altri, [[Roma]] e il [[Lazio]], che costituivano lo [[Stato Pontificio]]. Pochi giorni dopo, il 25 e il 27 marzo, [[Camillo Cavour]] tenne il suo primo, famoso discorso alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]]<ref>Fu il discorso della famosa frase: «Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero stato» e dell'avvertimento lanciato al Papa: «Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d'indipendenza».</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/26/discorsi_dei_politici_libera_Chiesa_co_9_080626015.shtml Discorso su archiviostorico.corriere.it.]</ref>. Concluse il suo intervento dichiarando che Roma «è la necessaria capitale d'Italia, ché senza che Roma sia riunita all'Italia come sua capitale, l'Italia non potrebbe avere un assetto definitivo».<ref>[http://www.fondazionefeltrinelli.it/dm_0/FF/FeltrinelliPubblicazioni/allegati/risorgimento/discorso_27_marzo_1861.pdf Il discorso di Cavour e il voto della Camera dei deputati, riportati dalla fondazione Giangiacomo Feltrinelli.] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110722033428/http://www.fondazionefeltrinelli.it/dm_0/FF/FeltrinelliPubblicazioni/allegati/risorgimento/discorso_27_marzo_1861.pdf |data=22 luglio 2011 }}</ref> Il parlamento approvò un ordine del giorno proclamando Roma capitale naturale d'Italia e chiedendo che «Roma, capitale acclamata dall'opinione nazionale, sia congiunta all'Italia».


Roma era tuttavia protetta dalla [[Secondo Impero francese|Francia]] di [[Napoleone III]] che era, al contempo, il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il 15 settembre [[1864]] la Francia e l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] stipularono un accordo (la cosiddetta "[[Convenzione di settembre]]"), con la quale l'Italia si impegnava a non attaccare i territori del [[Papa|Santo Padre]]; in cambio la Francia ritirava le proprie truppe dai medesimi territori<ref>{{Cita web | url = https://sites.google.com/site/mantualex/home/contesto/Trattato_Parigi_15_sept_1864.pdf?attredirects=0 | titolo = Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo francese e quello italiano per la cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15 Septembre 1864. | accesso = 15 agosto 2010 | editore = MantuaLex | dataarchivio = 19 maggio 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110519102511/http://sites.google.com/site/mantualex/home/contesto/Trattato_Parigi_15_sept_1864.pdf?attredirects=0 | urlmorto = sì }}</ref>. In mancanza del consenso francese, le uniche azioni volte alla conquista della città furono condotte da [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], e si conclusero con le tragiche giornate dell'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]] ([[1862]]) e di [[battaglia di Mentana|Mentana]] ([[1867]]).
La questione romana, comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra Chiesa cattolica e [[Regno d'Italia]]: già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al [[Risorgimento]], manifestata da [[Pio IX]] a partire dal [[1849]].


La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra [[Chiesa cattolica]] e Regno d'Italia, già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al [[Risorgimento]], manifestata da [[Pio IX]] a partire dal [[1849]].
L'intransigenza papale nell’affermare l’autonomia e l’indipendenza dello Stato della Chiesa (che oggi possiamo giudicare antistorica e anacronistica) ebbe dure conseguenze:
* in Italia, tre conseguenze negative: un forte incremento dell'[[anticlericalismo]]; la mancanza dei cattolici dalla vita politica nazionale; e dunque una tendenza laicista del governo nei confronti della Chiesa; l'Italia, per almeno trent'anni sarà spaccata in due ("storico steccato") e, da parte della Chiesa, si accentuerà una visione negativa di tutto ciò che avveniva nel campo non confessionale (anche quello che di buono c'era: una delle cause della crisi modernista);
* all'estero: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'Ottocento dalla questione romana e dalla necessità di come garantire piena libertà al papa, cosa che prevalse su tutti gli altri problemi.


L'insistenza papale nell'affermare l'autonomia e l'indipendenza dello [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]] ebbe come conseguenze:
==Dopo porta Pia==
[[Immagine:Breccia di Porta Pia.jpg|thumb|250px|Breccia di Porta Pia]]


* in Italia: un forte incremento dell'[[anticlericalismo]]; la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica nazionale (''[[non expedit]]'') con conseguente [[Laicismo|laicizzazione]] della politica di governo; spaccatura di fatto del paese ("storico steccato") che portò la Chiesa a valutare negativamente la politica italiana;
Nel [[1870]], alcune settimane dopo la caduta di [[Napoleone III]] ([[battaglia di Sedan]]), l'esercito italiano guidato dal [[Raffaele Cadorna]] entrò in Roma ([[Breccia di Porta Pia]]) e si procedette all'annessione del millenario [[Stato della Chiesa]] <!--(''[[Debellatio]]'')--> al [[Regno d'Italia]].
* fuori dall'Italia: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] dalla "questione romana" e dalla necessità di trovare modi e strumenti che garantissero piena libertà al papa.
Nel [[1871]] veniva approvata la [[Legge delle Guarentigie]] , la quale - come dice il suo nome - fissava precise garanzie per il [[Papa]] e la Santa Sede.


D'altra parte, il Regno perseguì una politica particolarmente restrittiva che incideva soprattutto sui beni ecclesiastici. In particolare, con l'emanazione delle cosiddette [[Eversione dell'asse ecclesiastico|leggi eversive]] (legge n. 3 036 del 7 luglio [[1866]] e legge n. 3 848 del 19 agosto [[1867]]), fu negato il riconoscimento e disposta la soppressione di diversi enti ecclesiastici che erano ritenuti non necessari al soddisfacimento dei bisogni religiosi della popolazione, con la conseguente devoluzione al demanio del relativo patrimonio.
Il [[Papa]] (all'epoca [[Papa Pio IX|Pio IX]]), secondo la suddetta legge, diventava suddito dello Stato Italiano, ma avrebbe continuato a godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Il Papa non volle mai tuttavia accettare una legge unilaterale (fu compilata infatti su iniziativa del solo Stato italiano) e, a suo parere, eversiva; per questo motivo utilizzò un'espressione ricavata dagli [[Atti degli apostoli]], ''[[non possumus]]'' (in [[lingua italiana|italiano]], "non possiamo") <!--infatti, non garantiva al Papa una mera indipendenza e sovranità diretta sui cristiani.-->.


== La presa di Roma ==
Dal [[1871]], sia [[Pio IX]] sia i suoi successori non uscirono dai Palazzi Vaticani, inscenando una protesta - detta appunto la ''Quaestio romana'' - che perdurò quasi 60 anni, fino ai [[Patti Lateranensi]] del [[1929]] .
{{vedi anche|Presa di Roma}}
[[File:Breccia di Porta Pia.jpg|thumb|Breccia di Porta Pia]]
[[File:Monumento ad Arnaldo da Brescia.JPG|miniatura|destra|Monumento ad Arnaldo da Brescia. Una lapide alla base recita: Ad Arnaldo, al precursore, al martire del libero italico pensiero Brescia sua decretava tosto rivendicata libertà. MDCCCLX]]
Nel [[1870]], alcune settimane dopo la caduta di [[Napoleone III]] ([[battaglia di Sedan]] del 1º settembre), l'esercito italiano si fece più ardito e il 20 settembre, guidato dal generale [[Raffaele Cadorna (1815-1897)|Raffaele Cadorna]], entrò a [[Roma]] dalla [[breccia di Porta Pia]], non più difesa dalle truppe francesi, annettendo lo [[Stato Pontificio]] <!--(''[[Debellatio]]'')--> al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
Il 3 febbraio [[1871]] Roma è proclamata capitale del Regno<ref>{{Cita web | url = https://sites.google.com/site/mantualex/home/leggi-1865/Legge_n33_1871_Roma_Capitale.pdf?attredirects=0 | titolo = Legge n.33 del 3 febbraio 1871(Gazzetta Ufficiale n.168 del 4 febbraio 1871). Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno N.33 (Serie seconda). Roma capitale del Regno | accesso = 15 agosto 2010 | editore = MantuaLex | dataarchivio = 19 maggio 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110519123335/http://sites.google.com/site/mantualex/home/leggi-1865/Legge_n33_1871_Roma_Capitale.pdf?attredirects=0 | urlmorto = sì }}</ref>, il 13 maggio [[1871]] viene approvata la [[legge delle Guarentigie]], la quale, come dice il suo nome, stabiliva precise garanzie per il [[papa]] e la [[Santa Sede]].


Il pontefice (all'epoca [[Papa Pio IX|Pio IX]]), secondo la suddetta legge, pur conservando la cittadinanza italiana, poteva godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia lo stesso non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Regno d'Italia) e, a suo parere, eversiva. Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in 3 225 000 lire.
Pio IX nel [[1874]] e Leone XIII ingiunsero <!--varie limitazioni nel corso della Questione, come ad esempio l'impedire--> inoltre agli italiani cattolici di non recarsi alle urne e poi con il famoso '' [[non expedit]]'' impedirono ai cattolici italiani (per più di trent'anni) di partecipare attivamente alla vita politica del Paese.
<ref>La somma indicata, rivalutata secondo i coefficienti Istat per il periodo 1871-2009 (ultimo anno disponibile, coefficiente 8103,0334) risulta pari a 26,132 miliardi di lire, 13,496 milioni di euro. Vedi: Istat, Indice dei prezzi per le rivalutazioni monetarie, Coefficienti annuali per rivalutare somme di denaro da un determinato anno all'ultimo disponibile. [http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/ Sito Istat] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100816045946/http://www.istat.it/prezzi/precon/rivalutazioni/ |date=16 agosto 2010 }}.</ref>


Dal [[1870]], né [[Pio IX]] né i suoi successori uscirono dai [[Palazzi Vaticani]] e dalle [[Mura Leonine]] in segno di protesta, che si protrasse per quasi sessant'anni, fino alla stipula dei [[Patti Lateranensi]] nel [[1929]] che istituirono la [[Città del Vaticano]]. Tra la presa di Roma del 1870 e i patti lateranensi del 1929, il Vaticano non fu occupato dalle truppe italiane (anche se queste entrarono temporaneamente per sedare tumulti dietro richiesta della Santa Sede) e anzi fu il governo italiano a proporre fin da principio, senza avere risposta positiva, l'istituzione di uno stato in miniatura sotto la giurisdizione del papa, corrispondente proprio alla "città leonina".
I pontificati di Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI (i primi tre decenni del XX secolo) videro invece la distensione ed un graduale riavvicinamento. Infatti l'affermazione dei socialisti provocarono l'alleanza tra cattolici e liberali moderati (Giolitti) in molte elezioni amministrative, alleanza detta ''clerico-moderatismo''. Segno di questi mutamenti è l'enciclica del 1904 ''Il fermo proposito'' (il testo in [http://www.totustuus.biz/users/magistero/p10ilfer.htm Magistero Pontificio]), che, se da un lato conservava il ''non expedit'', ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono: vari cattolici così entrarono in parlamento ma solo a titolo personale.


Nonostante la legge delle Guarentigie e l'offerta di uno stato in miniatura, i segnali del governo non erano sempre di distensione e di pacificazione. Nel giugno del [[1873]] il governo estese anche a Roma le leggi sulla [[separazione tra Stato e Chiesa]] ([[leggi Siccardi]] e successive), osteggiate dai [[cattolici intransigenti]], e [[1875|due anni dopo]] impose pure al clero l'obbligo del [[Servizio militare di leva in Italia|servizio militare]].<ref>M. Guasco, ''Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi'', Bari, 1997, p. 79</ref>
==La lenta risoluzione dei contrasti==
[[Immagine:BrecciaPortaPia.jpg|thumb|250px|Breccia di Porta Pia]]
Immediatamente dopo la fine della Prima Guerra mondiale vi furono i primi contatti fra Santa Sede e regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra Monsignor [[Bonaventura Ceretti]] e il Presidente del Consiglio [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Alla morte di [[Benedetto XV]] per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.


Nel 1874, Pio IX ingiunse ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso ''[[non expedit]]'' (in [[lingua italiana|italiano]]: non conviene, non è opportuno) prescrisse di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del paese. Lo scontro tra i [[cattolici intransigenti]] e i sostenitori della laicità dello stato divenne acceso, e ricco di gesti simbolici, come l'erezione del [[monumento ad Arnaldo da Brescia]] nella sua città natale e un busto al [[Pincio]], e il [[monumento a Giordano Bruno]] a [[Campo de' Fiori]], sul luogo dove morì bruciato dal rogo.
Una decisa apertura nei confronti della Chiesa vi fu all'indomani della [[Marcia su Roma]] con l'introduzione della [[religione cattolica]] nelle scuole, con funzione di ''ancella della [[filosofia]]'' ([[1923]]) e l'autorizzazione ad appendere il crocifisso nelle aule. Già nel gennaio 1923 si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra [[Benito Mussolini]] e il [[Cardinal Segretario di Stato]] [[Pietro Gasparri]].


== La graduale risoluzione dei contrasti ==
La ''Questione Romana'' si poté però dire definitivamente conclusa soltanto nel [[1929]] con i [[Patti Lateranensi]], stipulati l'[[11 febbraio]] di quell'anno da [[Benito Mussolini]] e da [[Papa Pio XI]] rappresentato dal [[Cardinal Segretario di Stato]] [[Pietro Gasparri]].
[[File:BrecciaPortaPia.jpg|thumb|Breccia di Porta Pia]]


Il contrasto non era insormontabile per una serie di fattori. Da un lato, il regno d'Italia era un paese cattolico (e l'articolo 1 dello [[statuto albertino]] stabiliva giuridicamente come religione di stato "quella cattolica, apostolica e romana") e, dall'altro, il ''non expedit'' lasciava margini ad interpretazioni, non essendo in termini canonici un divieto assoluto (''non liceat''; "non si deve"). Pertanto, durante i pontificati di [[Papa Leone XIII|Leone XIII]], [[Papa Pio X|Pio X]], [[Papa Benedetto XV|Benedetto XV]] e [[Papa Pio XI|Pio XI]]<ref>{{Cita web |url=https://www.ilcattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/formazione-e-catechesi/patti-lateranensi-pio-xi-prima-di-mussolini.html |titolo=Patti lateranensi: Pio XI prima di Mussolini |accesso=8 febbraio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190209125856/https://www.ilcattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/formazione-e-catechesi/patti-lateranensi-pio-xi-prima-di-mussolini.html |dataarchivio=9 febbraio 2019 |urlmorto=sì }}</ref> vi fu una lenta distensione di rapporti e un progressivo riavvicinamento tra Regno e Chiesa. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati ([[Giovanni Giolitti|Giolitti]]) in molte elezioni amministrative, alleanza detta ''clerico-moderatismo''. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del [[1904]] ''[[Il fermo proposito]]''<ref>Il testo in [http://www.totustuustools.net/magistero/p10ilfer.htm Magistero Pontificio]</ref>, che, se da un lato conservava il ''non expedit'', ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono. I cattolici furono, pertanto, in parlamento, sia pure a titolo personale.
==Bibliografia==

* [[Carlo Cardia]], ''Principi di Diritto Ecclesiastico'', [[Giappichelli Editore]], [[Torino]].
Immediatamente dopo la fine della [[prima guerra mondiale]] vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra [[monsignor]] Bonaventura Ceretti e il presidente del Consiglio [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Alla morte di [[Benedetto XV]] per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.
* [[Giacomo Martina]], ''Pio IX (1851-1866)'', Roma 1986, pp. 85-152

* Giacomo Martina, ''Pio IX (1867-1878)'', Roma 1990, pp. 233-282
Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della [[marcia su Roma]] con l'introduzione della [[religione cattolica]] nelle scuole, con funzione di ''ancella della [[filosofia]]'' ([[1923]]) e l'autorizzazione ad appendere il [[crocifisso]] nelle aule. Già nel gennaio [[1923]] si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra [[Benito Mussolini]] e il cardinal [[Segretario di Stato (Santa Sede)|Segretario di Stato]] [[Pietro Gasparri]].
* [[Arturo Carlo Jemolo]], ''Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni'', Torino 1948

* [[Pietro Pirri]], ''Pio IX e Vittorio Emanuele II'', Roma 1944-1961
A partire dall'agosto [[1926]] una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il [[consigliere di Stato]] [[Domenico Barone]], negoziatore per il Regno d'Italia, e l'avvocato [[Francesco Pacelli]] (fratello maggiore di [[Eugenio Pacelli|Eugenio]], futuro [[Papa Pio XII|Pio XII]]) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i [[Patti Lateranensi]]. Alla morte prematura di Barone (4 gennaio [[1929]]), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli.
* [[Renato Mori]], ''La questione romana 1861-1865'', [[Firenze]] 1963
<ref>Vedi: Giacomo de Antonellis, ''La diplomazia segreta del Concordato'' in ''Storia Illustrata'', Numero speciale ''1929 : 50 anni fa nel mondo'', n. 262, Settembre 1979, pp. 30-38.</ref>
* Renato Mori, ''Il tramonto del potere temporale 1866-1870'', Roma 1967

La "questione romana" si poté dire definitivamente conclusa, quindi, nel [[1929]] con la stipula del concordato, sottoscritto l'11 febbraio di quell'anno da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], rappresentato da Benito Mussolini, e da [[papa Pio XI]], rappresentato dal cardinale Gasparri, ed entrati in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica il 7 giugno dello stesso anno.

I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7<ref>«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».</ref>
della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione della Repubblica]], approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano|PCI]].

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
<!-- Testi ordinati alfabeticamente secondo il COGNOME dell'autore -->
* [[Carlo Cardia]], ''Principi di Diritto Ecclesiastico'', Torino, [[Giappichelli Editore]]
* [[Federico Chabod]], ''L'idea di Roma'', in ''Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896'', Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1951, pp. 179–323.
* [[Hercule De Sauclières]], ''Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi'', Napoli, Controcorrente, 2003. ISBN 978-88-89015-03-2.
* [[Arturo Carlo Jemolo]], ''Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni'', Torino, 1948.
* [[Giacomo Martina]], ''Pio IX (1851-1866)'', Roma, 1986, pp. 85–152.
* Giacomo Martina, ''Pio IX (1867-1878)'', Roma, 1990, pp. 233–282.
* Renato Mori, ''La questione romana 1861-1865'', Firenze, 1963.
* Renato Mori, ''Il tramonto del potere temporale 1866-1870'', Roma, 1967.
* S. Marotta, ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/la-questione-romana_(Cristiani-d'Italia)/ La questione romana,] ''in Cristiani d'Italia, Chiese, società, stato, 1861-2011, a cura di Alberto Melloni, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, 2011, pp. 641–654.
* R. Pertici, ''Chiesa e Stato in Italia: dalla grande guerra al nuovo concordato (1914-1984)'', Bologna, Il Mulino, 2009. ISBN 9788815132802.
* [[Pietro Pirri]], ''Pio IX e Vittorio Emanuele II'', Roma, 1944-1961.


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
* [[Potere temporale]]
* [[Accordi di villa Madama]]
* [[Donazione di Costantino]]
* [[Anticlericalismo]]
* [[Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma]]
* [[Stato Pontificio]]
* [[Dictatus Papae]]
* [[Costituzioni egidiane]]
* [[Costituzioni egidiane]]
* [[Repubblica Romana (1798-1799)]]
* [[Repubblica Romana (Risorgimento)]]
* [[Storia della Repubblica Romana]]
* [[Convenzione di settembre]]
* [[Convenzione di settembre]]
* [[Battaglia di Mentana]]
* [[Dictatus Papae]]
* [[Presa di Roma]]
* [[Donazione di Costantino]]
* [[Eversione dell'asse ecclesiastico]]
* [[Jamais]]
* [[Legge delle Guarentigie]]
* [[Legge delle Guarentigie]]
* [[Non possumus]]
* [[Non expedit]]
* [[Non expedit]]
* [[Patti lateranensi]]
* [[Potere temporale]]
* [[Accordi di villa Madama]]
* [[Papa]]
* [[Concordato]]
* [[Presa di Roma]]
* [[Rapporti Stato-Chiesa]]
* [[Prigioniero in Vaticano]]
* [[Repubblica Romana (1798-1799)]]
* [[Repubblica Romana (1849)]]
* [[Roma o morte (frase)]]
* [[Stato Pontificio]]


== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulla}}


== Collegamenti esterni ==
[[Categoria:Diritto ecclesiastico]]
* {{Collegamenti esterni}}
[[Categoria:Questione romana|*]]
* {{Treccani
|la-questione-romana_(Cristiani-d'Italia)
|La questione romana
|v = n
|accesso =
|autore = Saretta Marotta
|capitolo =
|volume =
|data = 2011
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}}
* [[Edmond About|Edmondo About]], [http://books.google.it/books?id=40gQAAAAYAAJ&printsec=frontcover ''Il governo pontificio, o la quistione romana'']
* [http://books.google.it/books?id=JeQzAAAAIAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false ''L'opinione pubblica ed il papato''] (1860)
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/unit%C3%A0-d%E2%80%99italia-e-chiesa-%E2%80%9Cla-questione-romana%E2%80%9D/32904/default.aspx ''Unità d'Italia e Chiesa: "la questione romana"''] [[Puntate de Il tempo e la storia|puntata de "Il tempo e la storia"]] (produzione RAI)


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Voce principale: Risorgimento.

La questione romana fu la lunga contesa del Risorgimento italiano intorno al controllo territoriale di Roma e al ruolo della città,[1] che si aprì dopo la conquista italiana il 20 settembre 1870 e la proclamazione a capitale del Regno, mentre la Santa Sede, che per secoli aveva esercitato il potere temporale sulla città, si trovava priva di un proprio territorio in cui il papa potesse esercitare liberamente il suo ministero. Fu una questione di politica interna e internazionale[2], che si concluse con i Patti lateranensi del 1929. Durante il periodo della questione romana, i papi rimasero volontariamente in Vaticano, definendosi prigionieri.[3]

L'unità d'Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Proclamazione del Regno d'Italia.
Stampa satirica e anticlericale sulla questione romana: con Roma sullo sfondo, Garibaldi e Vittorio Emanuele sparano a pipistrelli "clericali", Napoleone III, nelle vesti di un gendarme, difende Pio IX e Francesco II (abbigliato come pazzariello napoletano) mentre due inglesi in tenuta da caccia osservano ed esclamano: "Lasciate che Vittorio faccia quel bel tiro e siamo più che contenti"

Il 17 marzo 1861 il primo parlamento unitario proclamò il Regno d'Italia. Il nuovo regno non comprendeva, tra gli altri, Roma e il Lazio, che costituivano lo Stato Pontificio. Pochi giorni dopo, il 25 e il 27 marzo, Camillo Cavour tenne il suo primo, famoso discorso alla Camera dei deputati[4][5]. Concluse il suo intervento dichiarando che Roma «è la necessaria capitale d'Italia, ché senza che Roma sia riunita all'Italia come sua capitale, l'Italia non potrebbe avere un assetto definitivo».[6] Il parlamento approvò un ordine del giorno proclamando Roma capitale naturale d'Italia e chiedendo che «Roma, capitale acclamata dall'opinione nazionale, sia congiunta all'Italia».

Roma era tuttavia protetta dalla Francia di Napoleone III che era, al contempo, il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il 15 settembre 1864 la Francia e l'Italia stipularono un accordo (la cosiddetta "Convenzione di settembre"), con la quale l'Italia si impegnava a non attaccare i territori del Santo Padre; in cambio la Francia ritirava le proprie truppe dai medesimi territori[7]. In mancanza del consenso francese, le uniche azioni volte alla conquista della città furono condotte da Garibaldi, e si conclusero con le tragiche giornate dell'Aspromonte (1862) e di Mentana (1867).

La "questione romana", comunque, non si limitava al solo problema dell'annessione territoriale di Roma, ma chiamava in causa il complesso tema delle relazioni tra Chiesa cattolica e Regno d'Italia, già gravemente compromesse dalla permanente opposizione al Risorgimento, manifestata da Pio IX a partire dal 1849.

L'insistenza papale nell'affermare l'autonomia e l'indipendenza dello Stato della Chiesa ebbe come conseguenze:

  • in Italia: un forte incremento dell'anticlericalismo; la proibizione per i cattolici di partecipare alla vita politica nazionale (non expedit) con conseguente laicizzazione della politica di governo; spaccatura di fatto del paese ("storico steccato") che portò la Chiesa a valutare negativamente la politica italiana;
  • fuori dall'Italia: tutta la vita della Chiesa fu condizionata nella seconda metà dell'Ottocento dalla "questione romana" e dalla necessità di trovare modi e strumenti che garantissero piena libertà al papa.

D'altra parte, il Regno perseguì una politica particolarmente restrittiva che incideva soprattutto sui beni ecclesiastici. In particolare, con l'emanazione delle cosiddette leggi eversive (legge n. 3 036 del 7 luglio 1866 e legge n. 3 848 del 19 agosto 1867), fu negato il riconoscimento e disposta la soppressione di diversi enti ecclesiastici che erano ritenuti non necessari al soddisfacimento dei bisogni religiosi della popolazione, con la conseguente devoluzione al demanio del relativo patrimonio.

La presa di Roma

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Lo stesso argomento in dettaglio: Presa di Roma.
Breccia di Porta Pia
Monumento ad Arnaldo da Brescia. Una lapide alla base recita: Ad Arnaldo, al precursore, al martire del libero italico pensiero Brescia sua decretava tosto rivendicata libertà. MDCCCLX

Nel 1870, alcune settimane dopo la caduta di Napoleone III (battaglia di Sedan del 1º settembre), l'esercito italiano si fece più ardito e il 20 settembre, guidato dal generale Raffaele Cadorna, entrò a Roma dalla breccia di Porta Pia, non più difesa dalle truppe francesi, annettendo lo Stato Pontificio al Regno d'Italia. Il 3 febbraio 1871 Roma è proclamata capitale del Regno[8], il 13 maggio 1871 viene approvata la legge delle Guarentigie, la quale, come dice il suo nome, stabiliva precise garanzie per il papa e la Santa Sede.

Il pontefice (all'epoca Pio IX), secondo la suddetta legge, pur conservando la cittadinanza italiana, poteva godere di una serie di privilegi rispetto agli altri cittadini. Tuttavia lo stesso non volle mai accettare una legge unilaterale (fu compilata, infatti, su iniziativa del solo Regno d'Italia) e, a suo parere, eversiva. Rinunciò, inoltre, alla dotazione annua, fissata in 3 225 000 lire. [9]

Dal 1870, né Pio IX né i suoi successori uscirono dai Palazzi Vaticani e dalle Mura Leonine in segno di protesta, che si protrasse per quasi sessant'anni, fino alla stipula dei Patti Lateranensi nel 1929 che istituirono la Città del Vaticano. Tra la presa di Roma del 1870 e i patti lateranensi del 1929, il Vaticano non fu occupato dalle truppe italiane (anche se queste entrarono temporaneamente per sedare tumulti dietro richiesta della Santa Sede) e anzi fu il governo italiano a proporre fin da principio, senza avere risposta positiva, l'istituzione di uno stato in miniatura sotto la giurisdizione del papa, corrispondente proprio alla "città leonina".

Nonostante la legge delle Guarentigie e l'offerta di uno stato in miniatura, i segnali del governo non erano sempre di distensione e di pacificazione. Nel giugno del 1873 il governo estese anche a Roma le leggi sulla separazione tra Stato e Chiesa (leggi Siccardi e successive), osteggiate dai cattolici intransigenti, e due anni dopo impose pure al clero l'obbligo del servizio militare.[10]

Nel 1874, Pio IX ingiunse ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con il famoso non expedit (in italiano: non conviene, non è opportuno) prescrisse di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del paese. Lo scontro tra i cattolici intransigenti e i sostenitori della laicità dello stato divenne acceso, e ricco di gesti simbolici, come l'erezione del monumento ad Arnaldo da Brescia nella sua città natale e un busto al Pincio, e il monumento a Giordano Bruno a Campo de' Fiori, sul luogo dove morì bruciato dal rogo.

La graduale risoluzione dei contrasti

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Breccia di Porta Pia

Il contrasto non era insormontabile per una serie di fattori. Da un lato, il regno d'Italia era un paese cattolico (e l'articolo 1 dello statuto albertino stabiliva giuridicamente come religione di stato "quella cattolica, apostolica e romana") e, dall'altro, il non expedit lasciava margini ad interpretazioni, non essendo in termini canonici un divieto assoluto (non liceat; "non si deve"). Pertanto, durante i pontificati di Leone XIII, Pio X, Benedetto XV e Pio XI[11] vi fu una lenta distensione di rapporti e un progressivo riavvicinamento tra Regno e Chiesa. L'affermazione dei socialisti favorì, inoltre, l'alleanza tra cattolici e liberali moderati (Giolitti) in molte elezioni amministrative, alleanza detta clerico-moderatismo. Segno di questi mutamenti è la lettera enciclica del 1904 Il fermo proposito[12], che, se da un lato conservava il non expedit, ne permetteva tuttavia larghe eccezioni, che poi si moltiplicarono. I cattolici furono, pertanto, in parlamento, sia pure a titolo personale.

Immediatamente dopo la fine della prima guerra mondiale vi furono i primi contatti fra Santa Sede e Regno d'Italia per porre fine all'annosa controversia con una presa di contatto fra monsignor Bonaventura Ceretti e il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Alla morte di Benedetto XV per la prima volta in tutta Italia le bandiere sono poste a mezz'asta.

Una decisa apertura nei confronti della Chiesa avvenne all'indomani della marcia su Roma con l'introduzione della religione cattolica nelle scuole, con funzione di ancella della filosofia (1923) e l'autorizzazione ad appendere il crocifisso nelle aule. Già nel gennaio 1923 si aprirono delle trattative segrete con un incontro tra Benito Mussolini e il cardinal Segretario di Stato Pietro Gasparri.

A partire dall'agosto 1926 una serie di incontri riservati, inizialmente ufficiosi, tra il consigliere di Stato Domenico Barone, negoziatore per il Regno d'Italia, e l'avvocato Francesco Pacelli (fratello maggiore di Eugenio, futuro Pio XII) delegato per la Chiesa cattolica, portarono agli accordi che sarebbero stati formalizzati con i Patti Lateranensi. Alla morte prematura di Barone (4 gennaio 1929), lo stesso Mussolini assunse in prima persona le trattative finali incontrando più volte Pacelli. [13]

La "questione romana" si poté dire definitivamente conclusa, quindi, nel 1929 con la stipula del concordato, sottoscritto l'11 febbraio di quell'anno da Vittorio Emanuele III, rappresentato da Benito Mussolini, e da papa Pio XI, rappresentato dal cardinale Gasparri, ed entrati in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica il 7 giugno dello stesso anno.

I Patti Lateranensi sono richiamati anche nell'articolo 7[14] della Costituzione della Repubblica, approvato in sede costituente grazie al voto favorevole espresso dai rappresentanti del PCI.

  1. ^ Treccani.
  2. ^ In quanto la Santa Sede continuava a essere riconosciuta come soggetto di diritto internazionale.
  3. ^ 25 luglio 1929: Pio XI esce dal Vaticano, è pace tra Chiesa e Stato italiano, Poche Storie, Corriere della Sera, 25 luglio 2019
  4. ^ Fu il discorso della famosa frase: «Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero stato» e dell'avvertimento lanciato al Papa: «Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d'indipendenza».
  5. ^ Discorso su archiviostorico.corriere.it.
  6. ^ Il discorso di Cavour e il voto della Camera dei deputati, riportati dalla fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.
  7. ^ Convenzione stipulata a Parigi tra il Governo francese e quello italiano per la cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento della Metropoli da Torino in altra Città del Regno. Parigi le 15 Septembre 1864., su sites.google.com, MantuaLex. URL consultato il 15 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011).
  8. ^ Legge n.33 del 3 febbraio 1871(Gazzetta Ufficiale n.168 del 4 febbraio 1871). Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno N.33 (Serie seconda). Roma capitale del Regno, su sites.google.com, MantuaLex. URL consultato il 15 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011).
  9. ^ La somma indicata, rivalutata secondo i coefficienti Istat per il periodo 1871-2009 (ultimo anno disponibile, coefficiente 8103,0334) risulta pari a 26,132 miliardi di lire, 13,496 milioni di euro. Vedi: Istat, Indice dei prezzi per le rivalutazioni monetarie, Coefficienti annuali per rivalutare somme di denaro da un determinato anno all'ultimo disponibile. Sito Istat Archiviato il 16 agosto 2010 in Internet Archive..
  10. ^ M. Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Bari, 1997, p. 79
  11. ^ Patti lateranensi: Pio XI prima di Mussolini, su ilcattolico.it. URL consultato l'8 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2019).
  12. ^ Il testo in Magistero Pontificio
  13. ^ Vedi: Giacomo de Antonellis, La diplomazia segreta del Concordato in Storia Illustrata, Numero speciale 1929 : 50 anni fa nel mondo, n. 262, Settembre 1979, pp. 30-38.
  14. ^ «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».
  • Carlo Cardia, Principi di Diritto Ecclesiastico, Torino, Giappichelli Editore
  • Federico Chabod, L'idea di Roma, in Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari, Laterza, 1951, pp. 179–323.
  • Hercule De Sauclières, Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi, Napoli, Controcorrente, 2003. ISBN 978-88-89015-03-2.
  • Arturo Carlo Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, 1948.
  • Giacomo Martina, Pio IX (1851-1866), Roma, 1986, pp. 85–152.
  • Giacomo Martina, Pio IX (1867-1878), Roma, 1990, pp. 233–282.
  • Renato Mori, La questione romana 1861-1865, Firenze, 1963.
  • Renato Mori, Il tramonto del potere temporale 1866-1870, Roma, 1967.
  • S. Marotta, La questione romana, in Cristiani d'Italia, Chiese, società, stato, 1861-2011, a cura di Alberto Melloni, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, 2011, pp. 641–654.
  • R. Pertici, Chiesa e Stato in Italia: dalla grande guerra al nuovo concordato (1914-1984), Bologna, Il Mulino, 2009. ISBN 9788815132802.
  • Pietro Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II, Roma, 1944-1961.

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