Giuseppe Olmo: differenze tra le versioni

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}} Soprannominato ''Gepin'', tra i dilettanti vinse la medaglia d'oro olimpica nel [[Ciclismo ai Giochi della X Olimpiade|1932]] nella prova a squadre e la medaglia d'argento in linea ai [[Campionati del mondo di ciclismo su strada 1931|mondiali del 1931]]; professionista dal 1933 al 1942, vinse due [[Milano-Sanremo]], nel 1935 e 1938, e venti tappe al [[Giro d'Italia]].<ref name=treccanidbi/> Fu poi fondatore dell'[[Olmo (azienda)|omonima azienda]] di produzione di biciclette.
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== Carriera ==
== Carriera ==
[[File:Giuseppe Olmo vincitore della Milano Sanremo 1938.jpg|thumb|left|upright=0.7|Giuseppe Olmo vincitore della [[Milano-Sanremo]] [[1938]]]]
[[File:Giuseppe Olivieri e Giuseppe Olmo.jpg|thumb|left|upright=0.8|Giuseppe Olmo con il suo maestro Giuseppe Olivieri (1932)]]
Nato a [[Celle Ligure]], secondo di sei fratelli, venne scoperto nel 1924 dal campione ligure [[Giuseppe Olivieri]], professionista dal 1910 al 1928, che ne diventò presto allenatore e consigliere.<ref name=treccanidbi>{{treccani|giuseppe-olmo_(Dizionario-Biografico)}}</ref>
Venne scoperto dal campione ligure [[Giuseppe Olivieri]] che ne diventò allenatore e consigliere. Da dilettante vinse il campionato italiano su strada e il Giro del Sestriere.


Fece parte della squadra azzurra ai [[campionati del mondo di ciclismo su strada|mondiali]] del [[campionati del mondo di ciclismo su strada 1931|1931]] in [[Danimarca]], che fu disputato a cronometro e nel quale arrivò secondo dietro il danese Hansen. Ai [[Giochi della X Olimpiade]] del 1932 a [[Los Angeles]], grazie al suo quarto posto vinse la medaglia d'oro nella classifica a squadre della prova a cronometro sui cento chilometri. Condivise l'oro con [[Attilio Pavesi]] (primo individuale) e [[Guglielmo Segato]] (secondo).
Da dilettante vinse, nel 1931, il [[Campionati italiani di ciclismo su strada|campionato italiano su strada]] e la Coppa Italia con la maglia della Ercole Piaggio di Genova.<ref name=treccanidbi/> Nello stesso anno fece parte della squadra azzurra per la prova individuale dei [[campionati del mondo di ciclismo su strada 1931|campionati del mondo]] in [[Danimarca]], disputata a cronometro e nella quale arrivò secondo dietro il danese [[Henry Hansen]]. Ai [[Giochi della X Olimpiade|Giochi olimpici]] del 1932 a [[Los Angeles]], grazie al quarto posto ottenuto nella prova individuale (cronometro di cento chilometri), vinse la medaglia d'oro nella classifica a squadre: condivise l'oro con [[Attilio Pavesi]] (primo individuale) e [[Guglielmo Segato]] (secondo).<ref name=treccanidbi/> Passò professionista alla fine del 1932, a neanche ventuno anni, con la maglia della torinese [[Fréjus (ciclismo)|Fréjus]], e si fece subito notare vincendo la [[Milano-Torino 1932|Milano-Torino]], la più antica classica italiana, lasciandosi alle spalle i principali campioni italiani dell'epoca.<ref name=treccanidbi/>


Dal 1933 al 1940 corse con la milanese [[Bianchi (ciclismo 1905-1966)|Bianchi]].<ref name=treccanidbi/> In maglia celeste si affermò come [[passista]]-[[velocista (ciclismo)|velocista]].<ref name=treccanidbi/> Al [[Giro d'Italia]] vinse venti tappe:<ref name=treccanidbi/> due al suo primo Giro, nel [[Giro d'Italia 1933|1933]], tre nel [[Giro d'Italia 1934|1934]], quattro nel [[Giro d'Italia|1935]], ben dieci nel [[Giro d'Italia 1936|1936]] (inclusa la cronoscalata del [[Monte Terminillo|Terminillo]], nonostante le doti di non brillante [[scalatore (ciclismo)|scalatore]]) e una nel [[Giro d'Italia 1937|1937]].<ref name=treccanidbi/> Fu anche secondo nella classifica generale della corsa nel 1936, dietro [[Gino Bartali]], dopo aver vestito per quattro giorni la [[maglia rosa]], terzo nel 1935, preceduto da [[Vasco Bergamaschi]] e [[Giuseppe Martano]] (vestendo di rosa per sette giorni), e quarto nel 1934 con un giorno in rosa.<ref name=treccanidbi/> Vinse la [[Milano-Sanremo]] nel [[Milano-Sanremo 1935|1935]] e nel [[Milano-Sanremo 1938|1938]], e il [[Giro dell'Emilia]] nel [[Giro dell'Emilia 1936|1936]]; nello stesso 1936 fu anche [[campionati italiani di ciclismo su strada|campione italiano su strada]], avendo la meglio su [[Giovanni Cazzulani]] nella classifica a punti della competizione multi-prova.<ref name=treccanidbi/> Non ottenne invece risultati nelle tre partecipazioni (1934, 1935, 1936) con la Nazionale professionisti ai [[campionati del mondo di ciclismo su strada|campionati del mondo su strada]]: nel 1934 fu squalificato per irregolarità, l'anno dopo cadde e concluse nelle retrovie, mentre nel 1936 fu attardato da diverse forature.<ref name=treccanidbi/>
Passò professionista alla fine del 1932, a neanche ventuno anni, e si fece subito notare vincendo la [[Milano-Torino]] lasciandosi alle spalle i campioni dell'epoca.


[[File:Giuseppe Olmo vincitore della Milano Sanremo 1938.jpg|thumb|upright=0.7|Giuseppe Olmo vincitore della [[Milano-Sanremo 1938]]]]
Da professionista vinse venti tappe al [[Giro d'Italia]], dove fu secondo nel [[Giro d'Italia 1936|1936]] dietro [[Gino Bartali]] e terzo nel [[Giro d'Italia|1935]] preceduto da [[Vasco Bergamaschi]] e [[Giuseppe Martano]]. Indossò per sette giorni la [[maglia rosa]]. Vinse la [[Milano-Sanremo]] nel 1935 e nel 1938. Fu anche campione italiano su strada nel 1936 e su pista nel 1940.
Nel 1935 gli fu offerta l'opportunità di correre per il [[record dell'ora]]. Olmo ci pensò e decise di gareggiare appena ventiquattr'ore dopo, il 31 ottobre 1935. Per questo motivo, quando scese in pista, il [[Velodromo Vigorelli]] era completamente deserto, poiché non c'era stato abbastanza tempo per pubblicizzare l'evento; aveva peraltro piovuto fino a poche ore prima.<ref name=treccanidbi/> Montando una [[Bianchi (azienda)|Bianchi]] da 8,5&nbsp;kg e rapporto 24×7, Olmo conquistò il record: fu il primo a infrangere il muro dei 45 chilometri orari, con 45,090&nbsp;km.<ref name=treccanidbi/> Il record gli sarebbe stato strappato un anno dopo, il 14 ottobre [[1936]] sempre a Milano, dal francese [[Maurice Richard (ciclista)|Maurice Richard]].<ref name=treccanidbi/>


Nel 1941, ultima stagione da professionista, gareggiò con la milanese [[Dei (ciclismo)|Dei]];<ref name=treccanidbi/> concluse la carriera nel marzo 1942, in concomitanza con l'incedere della [[Seconda guerra mondiale]].
Olmo era solo da poco passato ai professionisti quando gli fu offerta l'opportunità di correre per il [[record dell'ora]]. Il ciclista ci pensò e decise su due piedi di gareggiare appena ventiquattr'ore dopo, il 31 ottobre [[1935]]. Per questo motivo, quando scese in pista, il [[Velodromo Vigorelli]] era completamente deserto, poiché non c'era stato abbastanza tempo per pubblicizzare l'evento. Conquistò il record, infrangendo per primo il muro dei 45 chilometri orari, con 45,090. Il record gli fu tolto un anno dopo, il 14 ottobre [[1936]], dal francese [[Maurice Richard (ciclista)|Maurice Richard]].


== Dopo il ritiro ==
Corse con la Bianchi dal 1933 al 1940 per poi passare alla Dei fino al 1941.
Nel 1939 cominciò l'attività di costruzione artigianale di telai in una bottega a Celle Ligure, dedicandovisi dopo il ritiro dalle corse. L'attività, ampliata a livello industriale e spostata nel dopoguerra prima a Milano e poi nuovamente a Celle Ligure, si affermò nel campo dei cicli (sportivi e non) e motocicli leggeri con il marchio "[[Olmo (azienda)|Olmo]]", espandendosi poi alla produzione di prodotti come pneumatici, tubolari e materie plastiche.<ref name=treccanidbi/> Su telai Olmo gareggiarono tra fine anni 1970 e inizio anni 2000 ciclisti professionisti come [[Pierino Gavazzi]], [[Marino Lejarreta]], [[Óscar Freire]] e [[Danilo Di Luca]].<ref name=treccanidbi/>


Sposatosi nel 1940 con Dina Dapelo, ebbe tre figlie.<ref name=treccanidbi/> Si è spento a Milano il 5 marzo 1992.<ref name=treccanidbi/>
A carriera conclusa cominciò un'attività imprenditoriale. Aprì subito una fabbrica di biciclette a Celle Ligure, la [[Olmo (azienda)|Olmo]], e poi, nel dopoguerra, cominciò a Milano la produzione di pneumatici e tubolari.


==Palmarès==
==Palmarès==
[[File:Giuseppe Olivieri e Giuseppe Olmo.jpg|thumb|right|upright=0.7|Giuseppe Olmo con il suo maestro Giuseppe Olivieri (1932)]]
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*[[1931]]
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*[[1932]]
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:18ª tappa [[Giro d'Italia 1936|Giro d'Italia]] ([[Legnago]] > [[Riva del Garda]])
:19ª tappa [[Giro d'Italia 1936|Giro d'Italia]] ([[Salsomaggiore Terme]] > [[Milano]])
:19ª tappa [[Giro d'Italia 1936|Giro d'Italia]] ([[Salsomaggiore Terme]] > [[Milano]])
:Coppa Mater
:[[Coppa Mater]]
:[[Campionati italiani di ciclismo su strada|Campionati italiani]], Prova a punti


*[[1937]]
*[[1937]]
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:[[Ciclismo ai Giochi della X Olimpiade|Los Angeles 1932 - Cronosquadre]]: '''vincitore'''
:[[Ciclismo ai Giochi della X Olimpiade|Los Angeles 1932 - Cronosquadre]]: '''vincitore'''
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== Note ==
<references/>


==Bibliografia==
==Bibliografia==
* Achille Mezzadri, ''Il fascino delle Olimpiadi'', pag. 47, Forte Editore, 1974
* Achille Mezzadri, ''Il fascino delle Olimpiadi'', pag. 47, Forte Editore, 1974
*{{cita libro|titolo=Mio fratello Gepin: l'avventura sportiva di Giuseppe Olmo nei ricordi del fratello Michele|autore=Carlo Delfino|autore2=Michele Olmo|editore=Nuova Ed. Genovese|città=Genova|anno=1997}}


==Altri progetti==
==Altri progetti==

Versione delle 16:11, 8 giu 2020

Giuseppe Olmo
NazionalitàBandiera dell'Italia Italien
Ciclismo
SpecialitàStrada, pista
Termine carriera1942
Carriera
Squadre di club
1932Fréjus
1933-1940Bianchi
1941-1942Dei
Nazionale
1934-1936Bandiera dell'Italia Italien
Palmarès
 Giochi olimpici
OroLos Angeles 1932Corsa a squadre
 Mondiali su strada
ArgentoCopenaghen 1931In linea dil.
 

Giuseppe Olmo (Celle Ligure, 22 novembre 1911Milano, 5 marzo 1992) è stato un ciclista su strada, pistard e imprenditore italiano. Soprannominato Gepin, tra i dilettanti vinse la medaglia d'oro olimpica nel 1932 nella prova a squadre e la medaglia d'argento in linea ai mondiali del 1931; professionista dal 1933 al 1942, vinse due Milano-Sanremo, nel 1935 e 1938, e venti tappe al Giro d'Italia.[1] Fu poi fondatore dell'omonima azienda di produzione di biciclette.

Carriera

Giuseppe Olmo con il suo maestro Giuseppe Olivieri (1932)

Nato a Celle Ligure, secondo di sei fratelli, venne scoperto nel 1924 dal campione ligure Giuseppe Olivieri, professionista dal 1910 al 1928, che ne diventò presto allenatore e consigliere.[1]

Da dilettante vinse, nel 1931, il campionato italiano su strada e la Coppa Italia con la maglia della Ercole Piaggio di Genova.[1] Nello stesso anno fece parte della squadra azzurra per la prova individuale dei campionati del mondo in Danimarca, disputata a cronometro e nella quale arrivò secondo dietro il danese Henry Hansen. Ai Giochi olimpici del 1932 a Los Angeles, grazie al quarto posto ottenuto nella prova individuale (cronometro di cento chilometri), vinse la medaglia d'oro nella classifica a squadre: condivise l'oro con Attilio Pavesi (primo individuale) e Guglielmo Segato (secondo).[1] Passò professionista alla fine del 1932, a neanche ventuno anni, con la maglia della torinese Fréjus, e si fece subito notare vincendo la Milano-Torino, la più antica classica italiana, lasciandosi alle spalle i principali campioni italiani dell'epoca.[1]

Dal 1933 al 1940 corse con la milanese Bianchi.[1] In maglia celeste si affermò come passista-velocista.[1] Al Giro d'Italia vinse venti tappe:[1] due al suo primo Giro, nel 1933, tre nel 1934, quattro nel 1935, ben dieci nel 1936 (inclusa la cronoscalata del Terminillo, nonostante le doti di non brillante scalatore) e una nel 1937.[1] Fu anche secondo nella classifica generale della corsa nel 1936, dietro Gino Bartali, dopo aver vestito per quattro giorni la maglia rosa, terzo nel 1935, preceduto da Vasco Bergamaschi e Giuseppe Martano (vestendo di rosa per sette giorni), e quarto nel 1934 con un giorno in rosa.[1] Vinse la Milano-Sanremo nel 1935 e nel 1938, e il Giro dell'Emilia nel 1936; nello stesso 1936 fu anche campione italiano su strada, avendo la meglio su Giovanni Cazzulani nella classifica a punti della competizione multi-prova.[1] Non ottenne invece risultati nelle tre partecipazioni (1934, 1935, 1936) con la Nazionale professionisti ai campionati del mondo su strada: nel 1934 fu squalificato per irregolarità, l'anno dopo cadde e concluse nelle retrovie, mentre nel 1936 fu attardato da diverse forature.[1]

Giuseppe Olmo vincitore della Milano-Sanremo 1938

Nel 1935 gli fu offerta l'opportunità di correre per il record dell'ora. Olmo ci pensò e decise di gareggiare appena ventiquattr'ore dopo, il 31 ottobre 1935. Per questo motivo, quando scese in pista, il Velodromo Vigorelli era completamente deserto, poiché non c'era stato abbastanza tempo per pubblicizzare l'evento; aveva peraltro piovuto fino a poche ore prima.[1] Montando una Bianchi da 8,5 kg e rapporto 24×7, Olmo conquistò il record: fu il primo a infrangere il muro dei 45 chilometri orari, con 45,090 km.[1] Il record gli sarebbe stato strappato un anno dopo, il 14 ottobre 1936 sempre a Milano, dal francese Maurice Richard.[1]

Nel 1941, ultima stagione da professionista, gareggiò con la milanese Dei;[1] concluse la carriera nel marzo 1942, in concomitanza con l'incedere della Seconda guerra mondiale.

Dopo il ritiro

Nel 1939 cominciò l'attività di costruzione artigianale di telai in una bottega a Celle Ligure, dedicandovisi dopo il ritiro dalle corse. L'attività, ampliata a livello industriale e spostata nel dopoguerra prima a Milano e poi nuovamente a Celle Ligure, si affermò nel campo dei cicli (sportivi e non) e motocicli leggeri con il marchio "Olmo", espandendosi poi alla produzione di prodotti come pneumatici, tubolari e materie plastiche.[1] Su telai Olmo gareggiarono tra fine anni 1970 e inizio anni 2000 ciclisti professionisti come Pierino Gavazzi, Marino Lejarreta, Óscar Freire e Danilo Di Luca.[1]

Sposatosi nel 1940 con Dina Dapelo, ebbe tre figlie.[1] Si è spento a Milano il 5 marzo 1992.[1]

Palmarès

Altri successi

Stele che commemora il Record dell'ora a Comun Nuovo
Giochi olimpici, Cronometro a squadre
Record dell'ora (45,090 km)

Piazzamenti

Grandi Giri

1933: 18º
1934: 4º
1935: 3º
1936: 2º
1937: ritirato

Classiche monumento

1935: vincitore
1936: 6º
1938: vincitore
1940: 25º
1933: 14º
1934: 27º
1935: 4º

Competizioni mondiali

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Giuseppe Olmo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

Bibliografia

  • Achille Mezzadri, Il fascino delle Olimpiadi, pag. 47, Forte Editore, 1974
  • Carlo Delfino e Michele Olmo, Mio fratello Gepin: l'avventura sportiva di Giuseppe Olmo nei ricordi del fratello Michele, Genova, Nuova Ed. Genovese, 1997.

Altri progetti

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