Quercus: differenze tra le versioni

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La quercia possiede proprietà astringenti, [[emostasi|emostatiche]], [[infiammazione|antinfiammatorie]], [[Farmaco antalgico|analgesiche]] del [[cavo orale]]. Utilizzato come [[decotto]] o [[infuso]] per lavarsi, diminuisce la [[sudorazione]].<ref name = "Piamed">Roberto Michele Suozzi, ''Le piante medicinali'', Newton&Compton, Roma, 1994, pag.40</ref>
La quercia possiede proprietà astringenti, [[emostasi|emostatiche]], [[infiammazione|antinfiammatorie]], [[Farmaco antalgico|analgesiche]] del [[cavo orale]]. Utilizzato come [[decotto]] o [[infuso]] per lavarsi, diminuisce la [[sudorazione]].<ref name = "Piamed">Roberto Michele Suozzi, ''Le piante medicinali'', Newton&Compton, Roma, 1994, pag.40</ref>


Sono piante visitate dalle [[Apis mellifera|api]] per la produzione di [[miele]] di [[melata]].<ref>{{Cita web|url=http://www.izsum.it/Melissopalynology/melisso.htm?2|titolo=Melissopalynology|sito=www.izsum.it|accesso=2019-07-09}}</ref>
Sono piante visitate dalle [[Apis mellifera|api]] per la produzione di [[miele]] di [[melata]].<ref>{{Cita web|url=http://www.izsum.it/Melissopalynology/melisso.htm?2|titolo=Melissopalynology|sito=www.izsum.it|accesso=2019-07-09}}</ref> Nel medioevo i boschi di quercia erano sfruttati anche per l'allevamento brado dei maiali, che, riuniti in branchi, si cibavano delle ghiande cadute dagli alberi<ref>{{Cita web|url=http://www.rmoa.unina.it/3616/1/Cortonesi_Passigli.pdf|titolo=Agricoltura e allevamento
nell’Italia medievale.
Contributo bibliografico, 1950-2010}}</ref>.


== La quercia e la letteratura ==
== La quercia e la letteratura ==

Versione delle 16:17, 30 ott 2021

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Quercia
Roverella (Quercus pubescens)
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Eurosidi I
OrdineFagales
FamigliaFagaceae
SottofamigliaQuercoideae
GenereQuercus
L., 1753
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseHamamelidae
OrdineFagales
FamigliaFagaceae
SottofamigliaQuercoideae
GenereQuercus
Specie

Quercus L., 1753 è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Fagacee,[1] comprendente gli alberi comunemente chiamati querce.

Etimologia

La parola latina quercus, da cui l'omologa italiana quercia (toscano querce), risale a una forma aggettivale (arbor) quercea[2], mentre molti dialetti italiani hanno una forma *cerqua[3][4] (presente anche in vari toponimi toscani). Il francese chêne risale invece al gallico cassǎnus[3][4], l'italiano meridionale ha il tipo carrillo[4]. Il greco presenta invece δρῦς drŷs "albero" e φήγος phḗgos "tipo di quercia", applicati anche ad altre specie botaniche[5].

Descrizione

Bosco misto di farnia e carpino bianco (querco-carpineto - Parco naturale lombardo della Valle del Ticino)
Gustave Courbet (1843)

Il genere Quercus comprende molte specie di alberi spontanei in Italia. In molti casi il portamento è imponente anche se ci sono specie arbustive. Le foglie, alterne, sono talvolta lobate, talvolta dentate e sulla stessa pianta possono avere forme differenti, per la differenza del fogliame giovanile rispetto a quello adulto.

Le querce sono piante monoiche, ovvero la stessa pianta porta sia i fiori maschili che quelli femminili. I fiori maschili sono riuniti in amenti di colore giallo, quelli femminili sono di colore verde. Il frutto è la ghianda.

Una delle caratteristiche di alcune specie di querce decidue è che le foglie secche cadono alla fine dell'inverno e non in autunno

Distribuzione e habitat

L'areale del genere Quercus comprende buona parte dell'emisfero settentrionale, estendendosi dalla zona temperata a quella tropicale d'America, Europa, Nord Africa e Asia.

In Europa durante l'ultima era glaciale le popolazioni di Quercus sono state confinate in tre zone rifugio situate in Spagna, in Italia e nei Balcani per poi ricolonizzare il territorio del continente europeo. Lo scienziato francese Antoine Kremer ha studiato, tramite il confronto dei dati genetici e dei dati palinologici dei pollini fossili delle due querce più diffuse in Europa, Quercus robur e Quercus petraea, le vie di colonizzazione intraprese dai vari lignaggi. I rilievi ed in particolare le Alpi hanno a volte rallentato o deviato l'avanzata ma la traiettoria sud-nord è resa costantemente visibile.

In questo modo le querce rifugiatesi nella penisola iberica e in Italia hanno colonizzato tutta la zona situata ad ovest lungo l'asse Tolosa-Colonia-Amsterdam, ed in maniera esclusiva le isole britanniche. Le querce rifugiatesi nei Balcani sono progredite verso l'Europa orientale e la Russia. Dall'analisi palinologica è emerso un dato sorprendente che riguarda la velocità di questa progressione: in media le querce sono avanzate di 380 m all'anno, con delle punte massime di 500 m all'anno in certi periodi.[6]

Tassonomia

Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Quercus.

L'inquadramento tassonomico delle specie del genere Quercus è assai difficoltoso, in quanto sono frequenti i fenomeni di ibridazione tra specie che condividono lo stesso territorio, dando luogo ad individui dalle caratteristiche intermedie (ma talvolta anche molto diverse), che alcuni studiosi tendono a considerare nuove specie, mentre altri li ascrivono come sottospecie o varietà di specie già esistenti.

Specie presenti in Italia

Sottogenere Quercus, sezione Quercus

Stili corti; ghiande mature in 6 mesi, dolci o leggermente amare; interno della cupola della ghianda glabro.

  • Quercus ilex (leccio o elce), albero sempreverde maestoso, tipico delle zone submediterranee o mediterranee meno torride. Può raggiungere in condizioni ottimali i 20–30 m di altezza e si può trovare dalle macchie costiere fino in montagna (sull'Etna fino a 1800 m).
  • Quercus petraea (rovere), grande specie decidua, dal portamento regolare e chioma assai folta. Comune in tutte le regioni d'Italia (eccetto in Sardegna).
  • Quercus pubescens (roverella), molto diffusa in Italia. Specie molto rustica, nelle zone settentrionali preferisce comunque zone protette dal freddo. Quercia decidua (ma spesso mantiene le foglie marroni anche d'inverno) di medie dimensioni a crescita molto lenta, vive in genere 200-300 anni ed è tipica dell'Europa centroccidentale. Alcuni esemplari possono raggiungere età molto più avanzate: la roverella che vegeta a Tricarico, in località Grottone, ha un'età stimata di 614 anni, un tronco di 6,43 metri di circonferenza ed un'altezza di circa 20 metri; è inserita nell'elenco dei monumenti naturali (alberi padri) della regione Basilicata[7].
  • Quercus robur (farnia), grande quercia decidua, più frequente nelle zone settentrionali e più rara nel Sud, si differenzia dalla rovere soprattutto per i lunghi peduncoli delle ghiande, le foglie sessili e il portamento più irregolare. Alcuni autori consideravano Q. petraea, Q robur e Q. pubescens come tre sottospecie o varietà di un'unica specie.

Sottogenere Quercus, sezione Mesobalanus

Simile al precedente: stili lunghi, ghiande mature in 6 mesi, dolci o leggermente amare; interno della cupola della ghianda glabro.

  • Quercus frainetto (it.: farnetto), specie decidua a rapido accrescimento, comune al Centro-Sud, ha foglie più grandi delle altre querce italiane, lobi più profondi e margini paralleli.
  • Quercus pyrenaica (it: quercia dei Pirenei), specie decidua con foglie dal colore verde intenso e lobi profondi e stretti; si trova nelle zone più miti del Piemonte.

Sottogenere Quercus, sezione Cerris

Stili lunghi, ghiande mature in 18 mesi, molto amare; interno della cupola della ghianda glabro o leggermente peloso.

  • Quercus cerris (cerro), specie decidua a rapida crescita, originaria delle regioni sudorientali dell'Europa ma molto presente anche in Italia, grazie soprattutto alle estese foreste presenti in appennino; è una pianta maestosa dalla chioma ovoidale, molto decorativa; il legname non è particolarmente pregiato rispetto alle altre querce nostrane, per via della mancata presenza di tannini che ne determinano una scarsa resistenza alle avversità.
  • Quercus coccifera (quercia spinosa), diffusa solo in Liguria occidentale, in Sicilia e Sardegna, sempreverde, a portamento arbustivo (non supera i 2 m d'altezza).
  • Quercus gussonei (cerro di Gussone), endemico della Sicilia, diffuso sul versante tirrenico dei Nebrodi e nel bosco della Ficuzza.
  • Quercus suber (sughera), specie sempreverde dall'aspetto simile al leccio, è invece botanicamente più vicina al cerro. Poco tollerante verso il freddo preferisce le coste tirreniche e soprattutto la Sardegna; la corteccia è caratteristica e ricopre sia il tronco sia le maggiori ramificazioni; scortecciando periodicamente il tronco, si ricava il sughero che si riforma dopo qualche tempo.
  • Quercus trojana (fragno), specie semi-sempreverde e arbustiva diffusa solo nella Murgia barese, nel Salento e in Basilicata.

Legname

I legnami più pregiati di quercia sono generalmente chiamati rovere senza distinguere tra le specie botaniche. In enologia si preferiscono le seguenti varietà:

  • rovere di Francia (Q. petraea) con produzioni ad Allier, Argonne, Borgogna, Nevers, Alvernia (Tronçais) e sui Vosgi, con caratteristiche differenti da zona a zona ma comunque ben bilanciato in tannini e aromi;
  • rovere del Caucaso (Q. petraea), del tutto simile a quello di produzione francese ma dal prezzo leggermente più basso;
  • rovere di Slavonia (Q. robur), grana del legno media, medio livello di tannini e pochi aromi;
  • rovere del Limosino (Q. robur), grana del legno grossa, molti tannini e pochi aromi; usato per lo chardonnay e il brandy;
  • rovere del Portogallo (Q. garryana, d'origine americana); media grana del legno, buon aroma e prezzo molto economico.

Usi terapeutici ed altri

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La quercia possiede proprietà astringenti, emostatiche, antinfiammatorie, analgesiche del cavo orale. Utilizzato come decotto o infuso per lavarsi, diminuisce la sudorazione.[8]

Sono piante visitate dalle api per la produzione di miele di melata.[9] Nel medioevo i boschi di quercia erano sfruttati anche per l'allevamento brado dei maiali, che, riuniti in branchi, si cibavano delle ghiande cadute dagli alberi[10].

La quercia e la letteratura

È celebre la quercia sotto cui Torquato Tasso si riposava e leggeva durante il suo soggiorno a Roma. A questo proposito l'umorista Achille Campanile scrisse un gustoso raccontino La quercia del Tasso, nella raccolta Manuale di conversazione.[11]

Giovanni Pascoli scrisse il poemetto La quercia caduta, dove la morte della quercia è pretesto per un'allegoria dell'egoismo umano.

Simbolismo

Numismatica

Un ramoscello di quercia è effigiato sulla moneta da un centesimo di euro della Germania.

Note

  1. ^ (EN) Quercus L., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  2. ^ Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana, Milano, Mondadori, 1979.
  3. ^ a b Alfred Ernout, Antoine Meillet, Dictionnaire étimologique de la langue latine – Histoire de mots, Parigi, Klincksieck, 1979.
  4. ^ a b c Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950–57.
  5. ^ Franco Montanari, Vocabolario della lingua greca, Torino, Loescher, 1995.
  6. ^ Antoine Kremer, L'épopée des chênes européens (The long and short of European oaks) (PDF), Paris, Société d'éditions scientifiques, 2001.
  7. ^ R. Spicciarelli, Alberi Padri, Quaderni di Basilicata Regione, 1996.
  8. ^ Roberto Michele Suozzi, Le piante medicinali, Newton&Compton, Roma, 1994, pag.40
  9. ^ Melissopalynology, su www.izsum.it. URL consultato il 9 luglio 2019.
  10. ^ Agricoltura e allevamento nell’Italia medievale. Contributo bibliografico, 1950-2010 (PDF), su rmoa.unina.it.
  11. ^ Achille Campanile, Manuale di Conversazione in: Opere - Romanzi e scritti stravaganti - 1932-1974, a cura di Oreste del Buono, Ed. Bompiani, Milano, 1994 ISBN 88-452-2048-6

Bibliografia

  • Gian Lupo Osti, La macchia mediterranea, Milano, Mursia, 1986.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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