Storia del colonialismo in Asia: differenze tra le versioni
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==Asia centrale e occidentale: il grande gioco == |
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Versione delle 15:57, 3 mar 2017
Ampie aree dell'Asia, come dell'Africa e di altre parti del mondo, furono soggette all'imperialismo di diverse nazioni europee, dell'Impero giapponese e della Cina.
Le ragioni di tale fenomeno sono molteplici: innanzitutto, la Rivoluzione Industriale non si era ancora diffusa in queste regioni, rendendo così le popolazioni locali militarmente impotenti di fronte all'avanzata degli europei; inoltre, l'organizzazione militare di molti stati asiatici era debole rispetto a quella delle potenze europee; i governi locali erano perlopiù dispotici e poco rappresentativi; la sopravvivenza di odi interetnici e intertribali e il diffuso analfabetismo rendevano impossibile creare società locali coese che fossero servite da un buon sistema amministrativo; infine, la presenza di molte materie prime e di manodopera a basso costo rendevano queste terre particolarmente appetibili.
Spartizione dell'Asia per opera degli europei
- Impero Indiano - Gran Bretagna, comprendeva oltre all'odierna India, il Pakistan, il Bhutan, il Bangladesh e la Birmania, gli inglesi ebbero il sopravvento sugli altri competitori europei nel 1757. Nel 1858 la Corona prese il governo diretto dell'India
- Yemen del Sud - Gran Bretagna protettorato britannico di Aden e Hadramaut dal 1839
- Kuwait - Gran Bretagna, protettorato britannico dal 1861
- Emirati Arabi Uniti - Gran Bretagna, conosciuta come Costa del Pirati protettorato britannico dal 1860
- Oman - Gran Bretagna, protettorato britannico dal 1880
- Bahrein - Gran Bretagna, protettorato britannico
- Qatar - Gran Bretagna protettorato britannico
- Iraq - Impero Ottomano, dal 1918 al 1932 Gran Bretagna, mandato britannico della Mesopotamia
- Giordania - Impero Ottomano, dal 1918 al 1946 Gran Bretagna, mandato britannico della Transgiordania
- Israele - Impero Ottomano, dal 1918 al 1948 Gran Bretagna, mandato britannico della Palestina
- Siria - Impero Ottomano, dal 1918 al 1946 Francia
- Libano - Impero Ottomano, dal 1918 al 1946 Francia
- Maldive - Gran Bretagna
- Sri Lanka - conquistato dal Portogallo (1505), poi dai Paesi Bassi (1656) e infine dalla Gran Bretagna (1796). Risorse principali: tè e gomma.
- Kiautschou e penisola di Qingdao - colonia dell'Impero tedesco 1888-1919
- Macao - colonia portoghese, prima colonia europea in Cina (1557-1999).
- Hong Kong - colonia britannica dal 1841 al 1997.
- Malesia- portoghese, poi olandese e, infine, britannica. Risorse: gomma e stagno.
- Singapore - britannica dal 1819.
- Isole Marshall - colonie tedesca dal 1884 al 1919
- Birmania - unita all'India dai britannici (1886-1937). Nel 1880, i francesi costruirono una ferrovia da Tonchino a Mandalay: temendo l'espansione francese, i britannici attaccarono la Birmania. Il sovrano locale fu catturato e inviato come prigioniero in India.
- Indonesia e isole vicine - occupate dagli olandesi.
- Indocina - francese; comprendeva il Laos, la Cambogia, e il Vietnam. Varie rivolte locali furono "pacificate" dai francesi.
- Thailandia - formalmente indipendente, in realtà sottoposta all'influenza francese e inglese.
- Filippine - spagnole fino alla rivolta del 1896, poi acquistate per 20 milioni di dollari dagli Stati Uniti in seguito alla guerra ispano-americana del 1898.
- Corea - nominalmente indipendente (fino al 1910), in realtà sottoposta all'influenza dell'impero russo. Successiva occupazione giapponese.
- Goa - Portogallo
- Timor - Portogallo
I Britannici in India
La caduta dei Moghul in India e lo sviluppo della Compagnia Britannica delle Indie Orientali
Con l'affermasi dell'Impero Moghul arrivarono i primi colonizzatori europei: portoghesi, francesi e olandesi si limitarono a costruire vasi commerciali lungo la costa, sostituendo i mercanti musulmani nei commerci di spezie. Gli inglesi si spinsero anche verso l'interno, mirando alle grandi ricchezze del Paese. Strumento della penetrazione britannica fu la Compagnia delle Indie Orientali, che nel XVII secolo ebbe il compito di controllare i piccoli regni e sultanati formalmente autonomi che erano nati dalla dissoluzione dell'Impero Moghul. Nel 1858 la Compagnia venne sciolta e l'India, che fino a quel momento era rimasta politicamente indipendente, divenne una colonia britannica affidata al controllo di un governatore inglese.
La nascita del nazionalismo indiano
Colonialismo in Cina
All’inizio del XX secolo la Cina si trova in una situazione di semi-colonia[1]. Conserva una formale autonomia, senza divenire esplicitamente colonia, perché le potenze dominanti sono più di una, le quali da una parte sono rivali fra loro, ma d’altro canto hanno interessi comuni nel mantenere aperto il mercato interno.
Ogni paese deteneva zone di maggiore influenza:
- Germania: baia di Kiautschou (baia di Jiaozhou, Shandong, valle dello Huang He (Hwang-Ho).
- Russia: penisola del Liaodong, diritti sulla ferrovia in Manciuria.
- Gran Bretagna: Weihaiwei, valle dello Yangtze.
- Francia: baia di Canton, tre province nel sud del paese.
- Italia, Austria-Ungheria e Belgio: città di Tientsin.
Il colonialismo in Cina inizia con la guerra dell’oppio (1839-1842): grazie al facile successo militare, la Gran Bretagna costringe l’impero cinese a aprire i suoi mercati all’oppio e alle merci occidentali. Il sistema era basato sui “treaty ports” (inizialmente cinque, poi saliti a varie decine) porti aperti al traffico internazionale sulla base di “trattati ineguali”, e sui territori concessi in affitto a potenze straniere.
L’imperatrice Cixi e la nobiltà erano contrari alla modernizzazione e occidentalizzazione del paese, ma non erano in grado di opposi. La situazione generò la rivolta “xenofoba” dei boxer (1899-1901); sconfitta da una coalizione internazionale, la Cina si trovò ancora più sottomessa. La vera e propria occupazione militare si ebbe solo nel periodo tra le due guerre, ad opera dell'imperialismo giapponese.
Asia centrale e occidentale: il grande gioco
Impero coloniale tedesco
Impero portoghese
I Portoghesi ebbero un ruolo marginale in Asia, in particolare a Macao e nel Timor portoghese
Giappone
Il Giappone che anche dopo la seconda rivoluzione industriale non perse il suo spirito patriottico e tradizionale avviò una politica di espansione territoriale che lo portò a conquistare l'isola di Taiwan e a lottare per il controllo della corea e inseguito per parte della Cina
- ^ Così la definisce Wolfgang Reinhard in “Storia del colonialismo” p. 220