News

Occhio alle pubblicità che propongono lo staking: non esistono pasti gratis!

2 anni fa - venerdì 15 luglio 2022
L’estate 2022 non solo è torrida per le nostre campagne, ma continua a essere un periodo di siccità per le criptovalute che restano su livelli bassi, frastornate dopo i recenti KO subiti. Prima di farti tentare dai prezzi di saldo leggi qui.
Cripovalute

Cripovalute

L’8 luglio abbiamo pubblicato una notizia sulla piattaforma di criptovalute nordamericana Voyager digital che si è rivolta al tribunale fallimentare. Non era il primo caso, né sarà l’ultimo. In un momento in cui le criptovalute sono lontane dai loro massimi storici la cosa non ti deve stupire. Il fatto che il BitCoin oggi valga circa 20.000 dollari contro gli oltre 50.000 dell’autunno scorso e che l’Ethereum boccheggi poco sopra quota 1.000 dollari dopo essere stato più volte al di là dei 3.000 dollari meno di sei mesi fa (solo per citare le più importanti) sono segnali importanti. Significa che i rubinetti che gonfiavano la falda delle criptovalute si sono chiusi.

E quali erano questi rubinetti? L’enorme liquidità immessa soprattutto dalle banche centrali Usa e europea per far sopravvivere l’economia in questi anni turbolenti. Per anni ci siamo confrontati con tanto denaro e poche opportunità per impiegarlo e i soldi, come l’acqua corrono e si infilano in ogni buco redditizio che trovano. Una volta chiusi i rubinetti, e soprattutto una volta divenuti più interessanti i tassi di interesse sui sicuri titoli di Stato Usa, gli investitori ci pensano due volte prima di metterli in criptovalute. La crisi dei prezzi che vediamo ha, quindi, diversi buoni motivi per essere strutturale e non passeggera. C’è chi dice che le criptovalute siano un enorme schema Ponzi (vedi a lato), c’è chi dice che questa è una esagerazione, perché qualcosa di buono dietro c’è, fatto sta che i riflettori piano piano si stanno spostando dai balzi di valore (che non ci sono più) al fatto che alcune possano produrre dei rendimenti se opportunamente “investite”

Fare soldi con lo staking sta prendendo piede

Prima di entrare a bomba sul tema e dire che cos’è lo staking facciamo un salto indietro di oltre dieci anni e parliamo del solito BitCoin. Come funziona il BitCoin? Semplificando molto, ci sono tanti computer in rete che risolvendo calcoli complicatissimi fanno due cose: creano nuovi BitCoin dal nulla come “minatori” con l’oro, e validano, come fossero dei “notai”, ogni passaggio di un BitCoin da Tizio a Caio. Questo sistema si regge su due cose, la prima è la complessità dei calcoli che chiede collaborazione di più soggetti/“notai” e la seconda è che chi volesse falsificare delle transazioni in BitCoin dovrebbe mettere d’accordo il 51% dei “notai” sparsi per il mondo. Questo sistema che abbiamo visto si chiama proof of work (prova di lavoro) e ha due problemi: non è rapido e consuma montagne di Gigawatt.

Già da molto tempo è stato però ideato un sistema alternativo con consumi energetici inferiori, chiamato proof of stake (prova di consenso, spesso tradotto come “prova che si ha un interesse in gioco”) che si è diffuso sempre di più (lo applicano Cardano, Tezos, Tron, Solana…) e che per “notai” usa i possessori della criptovaluta che sono disposti a tenere ferma tale criptovaluta in un portafoglio digitale (wallet) per un po’ di tempo. Questo processo di tenere ferma la criptovaluta è detto “staking” ed offre la possibilità di essere scelti dal sistema che forgia (è il termine usato in questi casi e sostituisce l’immagine dei minatori) le criptovalute per partecipare al processo di validazione delle transazioni, dietro il riconoscimento di una ricompensa. Questa ricompensa è alla base dei rendimenti attraenti di cui senti parlare quando leggi di queste criptovalute.

L’Ethereum che al momento funziona col meccanismo proof of work: nel giro di poche settimane dovrebbe cambiare metodo di funzionamento passando a proof of stake.

Qual è il problema? Il rischio non va via

Il problema è sempre lo stesso: non esistono pasti gratis! Magari ti cade l’occhio su una pubblicità e ti resta l’idea che si possa diventare ricchi con le criptovalute. Nessuno dubita che qualcuno lo abbia fatto, a suo tempo con un misto di fortuna e curiosità, ma da qui a dire che sia possibile sempre ce ne corre. Primo: se investi 100 euro in una (cripto)valuta che ti rende il 10% non significa per forza che dopo un anno hai 110 euro. Se crolla del 10%, tu dopo un anno hai 90 di capitale iniziale, più 90x10%=9 di interesse, che fa 99 euro. Ci hai perso. Per non parlare di crolli peggiori. Secondo: non sempre, ma in alcuni casi lo staking vincola la tua valuta per un po’ di tempo (rischio di liquidità). Terzo: attenzione alle questioni di tipo tecnico (se non conosci bene il funzionamento della criptovaluta con cui fai staking qualche sorpresa potresti averla) e attenzione ai furti di criptovalute. In particolare, e questo non riguarda tanto lo staking in sé, ma proprio l’idea che le criptovalute possano generare interessi, ricorda che alcuni dei casi di problemi con le criptovalute avvenuti all’estero che ti abbiamo citato anche in queste pagine proprio negli ultimi mesi sono legati a offerte di remunerazioni elevate. Una remunerazione elevata è sempre associata a un rischio elevato.

Come si fa a capire se è elevata o meno? Basta confrontarla con quanto ti rendono dei titoli di Stato europei ultrasicuri. Il risultato lo vedi nel riquadro La pietra di paragone.

LA PIETRA DI PARAGONE

Ogni giorno la Bce pubblica sul suo sito la curva dei tassi dei titoli di Stato europei con rating AAA, ossia ultrasicuri. Che cosa ci dice questa “curva”? Ci dice per ogni durata di un prestito qual è il tasso d’interesse lordo che corrisponde ai titoli più affidabili. Per esempio per un prestito di un anno oggi siamo quasi allo 0,2%, per uno di 10 anni siamo quasi all’1,3%, per uno di 30 anni siamo poco sopra l’1,6%. Rendimenti superiori sono generalmente più associati a un rischio maggiore e lo sono tanto più quanto più salgono. Trovi la curva dei tassi sempre aggiornata qui.

Se presti dei soldi per poco più di un anno e mezzo un tasso sicuro è intorno allo 0,5% lordo. Già se ti offrono il 3% devi dubitare. Ci sono eccezioni? Solo apparenti. Pensa ai conti di deposito che ti citiamo nella rivista a pagina 13 sono sicuri, ma rendono di più. Infatti un motivo c’è: pagano di più perché i soldi che ti danno sono grosso modo quelli che avrebbero potuto mettere a budget per farsi pubblicità, ma invece di pagare l’uomo dei materassi in TV, pagano te per andare da loro. Ma la regola del molto rendimento, molto rischio neppure qui è violata. 

Sconsigliamo di scommettere sulle criptovalute utilizzando i Cfd, contratti per differenza che sono prodotti altamente speculativi e con cui la possibilità di farsi male è reale di cui ti abbiamo parlato qui: www.youtube.com/watch?v=KcZRthP_8Hs.

condividi questo articolo