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Ico: tutto ciò che devi ancora sapere

6 anni fa - lunedì 29 gennaio 2018
Sono le Ipo del Far West: sfuggono alla vigilanza e, anziché dare azioni di una società, ti ripagano in buoni pasto.

Di che cosa si tratta?

Cosa sono esattamente le Initial coin offering? Sono un modo per finanziare un progetto imprenditoriale raccogliendo soldi dal pubblico indistinto. Poniamo, ad esempio, che tu abbia in mente di vendere trofie al pesto tramite un’applicazione per smartphone. La tua abilità nel produrre pesto genovese è nota tra gli amici, ma non hai, però, tutti i soldi che ti servono per comprare basilico, pinoli, parmigiano, pecorino, olio e compagnia, e iniziare la produzione del pesto su vasta scala. Per di più, il direttore della tua banca trova la tua idea davvero bislacca e non vuole concederti un prestito. Non ti devi scoraggiare. In primo luogo sfrutti la blockchain e ti inventi la tua criptovaluta, che chiamerai trofiacoin. A che servirà il trofiacoin? È come un voucher: ogni trofiacoin darà (a chi ce l’ha) il diritto di ottenere forniture gratuite di trofie al pesto. E dopo aver creato le trofiacoin? Bene, ora puoi venderle con un’Ico: ti farai pagare in Bitcoin, o in Ethereum, che all’occorrenza rivenderai in cambio di euro veri con cui potrai comprare basilico, pecorino, olio ... Chi comprerà le tue trofiacoin? Chi crede nel successo della cucina genovese. Se tra qualche anno avrai invaso il globo con le prelibatezze made in Zêna, le trofiacoin andranno a ruba e chi le avrà comprate in Ico le potrà rivendere con profitto. 

Le differenze tra Ico e Ipo

Tutto questo ti può sembrare fantascientifico, ma è esattamente ciò che si fa oggi per finanziare dei progetti. Le Ico non sono altro che la versione postmoderna delle Offerte pubbliche iniziali (Ipo), con cui di solito le società finanziano i loro progetti vendendo azioni in Borsa. Le differenze tra i due processi di investimento non sono, però, di poco conto. Primo: le Ipo offrono azioni, le Ico offrono criptovalute. Noi le abbiamo paragonate a un voucher, a un buono pasto, ai soldi del Monopoli. Le criptovalute possono essere tante cose insieme, ma, a differenza delle azioni, non hanno uno status giuridico chiaro. Quale diritto incorporano, in caso di problemi sarà un giudice a dirlo. Vista la novità della materia non dubitiamo che ci saranno serie difficoltà in materia e che il rischio di incorrere in truffe sia alto. Secondo: le Ipo sono regolamentate, le Ico non lo sono. Ciò significa (al momento) un Far West normativo anche sulle informazioni che hai. Una Ipo impone prospetti di diverse centinaia di pagine in cui manca poco che trovi pure il colore degli occhi di tutto il management. Le Ico escono provviste di un white paper che riassume in poche pagine l’operazione. Terzo: le Ipo sono controllate e riviste da intermediari e revisori che, per quanto possano sbagliare, stanno sotto gli occhi del mondo e hanno un nome da far rispettare. Non si tratta di una garanzia da truffe e fregature, ma certo è un incentivo in più a rigare diritto. 

Come fare in pratica…

Le Ico sono elencate in siti che ne fanno la rassegna, come per esempio https://www.icoalert.com/, https://cointelegraph.com/ o https://tokenmarket.net/. Attenzione: per avere un panorama completo conviene sempre controllare più siti. Poi, se uno vuole avere un’idea di come sono andate queste Ico passate, può consultare altri siti ancora, come https://icostats.com/. Il fatto che ci siano balzi percentuali stratosferici di per sé non è significativo, quindi fai bene attenzione che le Ico che ci trovi consultandolo oggi hanno sfruttato la crescita dei mesi passati del Bitcoin, ma, dati i tempi attuali, non è detto che i risultati saranno straordinari come lo sono stati nel 2017.

Ma torniamo alla nostra Ico: poniamo che vai su https://www.icoalert.com/. Qui vedrai sia le Ico in fase preliminare (cliccando su Pre-ICOs), sia quelle in corso (cliccando su ICOs). Il sito le dispone su tre colonne (attive, in arrivo, passate). Ognuna è corredata di una data e di una sintetica descrizione. Da lì puoi andare direttamente sui siti delle singole Ico, scaricare il relativo whitepaper (il documento che descrive il progetto) e farti un’idea sull’opportunità o meno di partecipare. Per esempio, scegliendo a caso, siamo andati a vedere una che ci sembrava proporre un prodotto comprensibile ai più. Si tratta di LiveEdu. Nel whitepaper di 27 pagine (https://tokensale.liveedu.tv/static/docs/LiveEdu-white-paper.pdf) ti viene spiegato che il progetto sottostante è quello di creare una piattaforma di insegnamento a distanza partendo da Youtube, cercando, però, di replicare l’esperienza del portale dedicato ai videogiochi Twitch.tv. La criptovaluta legata al progetto (EDU) servirà a pagare i corsi, ma sarà anche parte della remunerazione dei creatori di progetti educativi, in modo da fidelizzarli alla piattaforma rendendoli partecipi dei suoi successi. Per curiosità siamo andati a vedere alla voce “rischi” nel paragrafo “Ico risk factors” e abbiamo letto il testo. Dopo aver ricordato che partecipando all’Ico, contrariamente a quanto accade per una Ipo, non si diventa azionisti, il white paper, stringatissimo, ti dice: “Normalmente ci sono diversi rischi associati a un’Ico. LiveEdu non garantisce alcun profitto o che ci sarà la possibilità di uscirne con un’Ipo o vendendo i titoli” (nostra traduzione). Ed è finita lì.

Una volta trovata l’Ico che ti interessa dall’elenco devi a questo punto procurarti la criptovaluta (per esempio Bitcoin) che userai per partecipare all’Ico. I passaggi per farlo sono i seguenti. Primo devi crearti il wallet (portafoglio) dove mettere la criptovaluta (vedi riquadro). Secondo devi comprare la criptovaluta (direttamente dal tuo conto corrente) o con carta di credito su siti come https://www.coinbase.com/?locale=it. Terzo, torna di nuovo sul sito dell’Ico che avevi selezionato, registrati e segui le indicazioni che ti vengono date per partecipare.

Che cosa ne pensiamo?

Il lato positivo delle Ico è che aprono nuove frontiere a progetti che altrimenti non sarebbero accessibili al grande pubblico. Il lato meno bello è che oggi nessuno ha voglia di informarsi seriamente, e le Ico con i loro stringatissimi white paper vengono pienamente incontro a questa moderna pigrizia che negli investimenti è pericolosissima. Il lato preoccupante è che siamo in un Far West normativo e che si tratta, quindi, di un mondo assai pericoloso. 

 

 Il wallet (portafoglio che contiene la tua criptovaluta) può stare sul tuo computer (è un programma che ti scarichi da siti come https://electrum.org/#home e che funziona da portafoglio) o nel web (un sito internet come https://greenaddress.it/it/ o https://www.myetherwallet.com/). 

Le Ico sono sicure? Una ricerca di Ey (un tempo nota come Ernst and Young) dice che circa il 10% dei soldi destinati alle ICO è stato rubato o hackerato. Quindi non sono poi così sicure. Trovi qui qualche altra riflessione sul tema Ico, tra cui il lento declino della loro capacità di attrarre soldi. www.ey.com/us/en/newsroom/news-releases/news-ey-big-risks-in-ico-market-flawed-token-valuations-unclear-regulations-heightened-hacker-attention-and-congested-networks.

 È da novembre che l’Esma, Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati ricorda, che le Ico sono al di fuori di ogni regola www.esma.europa.eu/press-news/esma-news/esma-highlights-ico-risks-investors-and-firms.

 

La Iosco (International Organisation of Securities Commissions), una sorta di Onu degli enti che regolano i mercati dei diversi Paesi, ha recentemente definito le Ico come “altamente speculative”. https://www.iosco.org/news/pdf/IOSCONEWS485.pdf.

  

 

 

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