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La settimana delle obbligazioni: tra falchi e fallimenti

un anno fa - lunedì 13 marzo 2023
Le dichiarazioni vanno tutte in un’unica direzione: tassi sempre più alti e per lungo tempo. Ma poi è arrivato il fallimento di SVB...
Fed tra inflazione e fallimenti

Fed tra inflazione e fallimenti

I DISCORSI DELLE BANCHE CENTRALI
Le indicazioni che arrivano dalle diverse Banche centrali delineano tutte un panorama contraddistinto da un futuro con tassi ancora in rialzo e un costo del denaro che rimarrà elevato per un prolungato periodo di tempo.

Dagli Stati Uniti il governatore della Banca centrale Usa, Powell, fa sapere che la Fed potrebbe rivedere ancora una volta al rialzo le sue prospettive sul livello che il costo del denaro a stelle e strisce potrà raggiungere in questo 2023. Tutto questo perché i dati che continuano a provenire dall'economia Usa suggeriscono che il mercato del lavoro -vedi riquadro - e l’attività economica sono ancora in crescita. Soprattutto il mercato del lavoro continua ad essere particolarmente robusto e quindi la spinta al rialzo dei salari continua a creare pressioni inflazionistiche facendo in modo che il carovita all'interno degli Stati Uniti continui a rimanere ostinatamente alto.

IL LAVORO NEGLI USA
Il dato sul mercato del lavoro Usa era molto atteso perché la futura politica monetaria della Fed dipenderà molto dalla salute del mercato del lavoro Usa. E così, dopo aver creato 504.000 posti di lavoro a gennaio, l'economia statunitense ne ha creati altri 311.000 a febbraio. Si tratta, dunque, di un dato superiore alle attese di mercato, che si aspettavano 205.000 posti di lavoro creati.

Le parole di Powell sono arrivate, però, prima di quanto successo alla banca SVB. Il dibattito così si è allargato tra gli operatori di mercato durante la settimana, inserendo tra le variabili anche il destino del sistema bancario. Cosa farà la Fed alla luce di quanto successo? Questo evento costringerà la Banca centrale Usa ad essere meno restrittiva oppure continuerà dritta per la sua strada? Che cosa aspettarsi dunque dai tassi? In generale, al momento la Fed dovrà capire se quanto successo a SVB è un evento isolato, successo per motivi specifici e limitati a quella banca, oppure se si tratta di una situazione di sistema o se ci sono pericoli di contagio. Per ora, i mercati stimano con probabilità elevate, pari al 75%, che i tassi saranno almeno tra il 5,5% e il 5,75% a luglio (oggi siamo al 4,5% - 4,75%). Dunque, ancora tassi in crescita in questa prima parte dell’anno. Ciò conferma la necessità di puntare ancora su scadenze brevi per i bond.

Attraversando l'oceano le dichiarazioni che arrivano dalla Banca centrale europea non sono certamente più accomodanti. La Bce, infatti, ha detto che deve fare ciò che serve - e lo farà - e ristabilirà la stabilità dei prezzi: farà dunque tutto quello che serve. Sono dichiarazioni che lasciano intendere come l'istituto di Francoforte non abbia nessuna intenzione di allentare la presa nei confronti del carovita e quindi anche delle sue scelte in termini di politica monetaria. È dunque scontato il rialzo di uno 0,5% nella riunione di questo giovedì 16, portando così il costo del denaro al 3,5%. Se questo è un dato oramai scontato, l'incertezza risiede in quello che succederà dopo marzo. La Bce continua a sostenere che i rialzi successivi a quello di marzo dipenderanno dai dati dei prossimi mesi sull'inflazione. C’è infatti un’incertezza così elevata circa la dinamica dell’inflazione, che neppure la Bce vuole sbilanciarsi, oggi, a dare delle linee guida oltre marzo. I mercati, però, scontano ad oggi diversi possibili rialzi in questo 2023. Non sembrano assolutamente convinti che con il rialzo di marzo la stretta monetaria sarà terminata - cosa che invece pensavano solo fino a pochi mesi fa. I tassi potranno salire fino al 4%. Anche in questo caso, la scelta di posizionarsi sulla parte breve della curva dei tassi si conferma la migliore.

Rimanendo in Europa, ma spostandosi verso nord, la Banca centrale svedese, la Riksbank, ha dichiarato che l'inflazione è ora di gran lunga troppo alta e non mostra ancora chiari segni di cedimento. La politica monetaria deve, quindi, essere ancora inasprita per un periodo significativo affinché l'inflazione non solo scenda al 2%, ma anche che poi rimanga a un livello basso e stabile. Tradotto: anche in Svezia i tassi continueranno ad essere alzati. Dunque, puntare sul fondo con una scadenza breve continua ad essere la scelta corretta per investire sui bond in corone svedesi.

Parlando di dichiarazioni delle Banche centrali, ma questa volta a seguito della riunione per decidere cosa fare con i tassi, ci sono anche quelle della Banca centrale giapponese. La Bank of Japan, nell’ultima riunione del governatore Kuroda, ha confermato l’impianto della sua politica monetaria: tassi fermi a -0,1% e controllo dei rendimenti dei titoli di Stato decennali. Ora l’attenzione si sposta su cosa farà il nuovo governatore. La decisione è arrivata appena dopo la comunicazione dei dati sul Pil. Il Giappone non è entrato in recessione tecnica, ma giusto per un pelo. Il Pil del quarto trimestre è, infatti, rimasto al palo, dopo il -0,3% messo a segno nel terzo trimestre. Dato che non si sono verificati due trimestri consecutivi con un Pil negativo, non si può parlare di recessione tecnica. I dati odierni mostrano comunque una debolezza dell'economia nipponica. Cosa aspettarsi, invece, dal nuovo governatore? I mercati si aspettano che nel corso di questo 2023 la Bank of Japan abbandonerà il controllo dei rendimenti. I bond in yen sono confermati nei portafogli.

I DATI COMUNICATI SULL’INFLAZIONE
In Cina a febbraio l'inflazione annuale ha fatto segnare il tasso più basso dell’ultimo anno, attestandosi all’1% dal 2,1% di gennaio – su base mensile i prezzi hanno fatto segnare -0,5%. Dal lato dei prezzi alla produzione, si conferma la dinamica negativa che persiste dallo scorso ottobre: a febbraio i prezzi sono calati dell’1,4%, contro attese di un -1,3% (a gennaio i prezzi alla produzione avevano fatto segnare -0,8%). Oltre alla deflazione dal lato dei prezzi alla produzione, a rallentare il carovita è stato anche l’atteggiamento dei consumatori, che sono rimasti cauti nonostante la fine delle restrizioni. Nonostante la bassa inflazione, che lascia le mani libere alla Banca centrale di varare stimoli monetari a sostegno dell’economia, manovre di aiuto non sembrano al momento all’orizzonte. Confermiamo il nostro consiglio di acquisto sui bond in yuan cinesi.

Dopo la delusione di gennaio, in Norvegia il carovita torna a scendere. L’inflazione a febbraio si è attestata infatti al 6,3%, dal 7%, battendo nettamente le attese che prevedevano invece un calo limitato al 6,8%. A pesare principalmente sui prezzi sono stati i trasporti (+11,3%), cibo e bevande non alcoliche e i prezzi di ristoranti e hotel (+8,8%).

Delude invece il dato sull’inflazione brasiliana: il carovita era atteso in calo a febbraio e così è stato: dal 5,77% di gennaio è arrivato al 5,6%. Le attese erano però per un dato a 5,54%. I bond in corone norvegesi e quelli in real continuano ad essere presenti nei nostri portafogli.

FALCHI E COLOMBE
Hawkish è un termine inglese che proviene da hawk, che significa falco. Quando si parla di Banche centrali, essere Hawkish, cioè falchi, significa avere una gestione della politica monetaria rigida e votata all’inasprimento delle condizioni monetarie – primo fra tutti il rialzo dei tassi d’interesse. Quando, invece, si attua la condotta opposta, volta a tagliare i tassi… si dice che la Banca centrale è Dovishdove è colomba in inglese.

 

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