Analisi

Pensioni: si fa sempre più difficile

6 mesi fa - lunedì 5 febbraio 2024
Alcune novità arrivate con l’ultima manovra del Governo riportano in auge il problema previdenziale. Ma non devi gettare la spugna
Pensioni: un problema

Pensioni: un problema

Le novità apportate con l'ultima manovra finanziaria dimostrano come la tendenza per le pensioni degli italiani sia quella oramai tracciata, e soprattutto paventata, da diverso tempo. È stata confermata quota 103 anche per il 2024, ma in fatto di pensioni anticipate per chi è nel sistema contributivo ci sono state delle modifiche che rendono per alcuni soggetti più difficile l'accesso alla pensione. Fino a fine 2023, la pensione anticipata per chi è nel sistema contributivo si raggiungeva con almeno vent'anni di contributi versati, 64 anni, e a patto che l'importo dell'assegno pensionistico fosse 2,8 volte il valore dell'assegno sociale. Dal 2024 questo valore è stato innalzato a 3 volte l'assegno sociale, mentre è stato lasciato a 2,8 volte per le donne che hanno un figlio e scende a 2,6 volte per le donne che ne hanno almeno due. In generale, quindi, questo ritocco da 2,8 a 3 volte dell’assegno pensionistico comporta un paletto più elevato da raggiungere per poter andare in pensione anticipata. In altri termini, significa che se si vuole lasciare il lavoro a 64 anni, un lavoratore nel sistema contributivo deve raggiungere un assegno pensionistico più alto di quanto necessario in passato. Non è una cosa da poco: a parità di anni di contribuzione e di versamenti, significa non essere in grado di raggiungere questo obiettivo. Purtroppo, per aumentare il valore dell’assegno pensionistico è necessario aumentare il montante contributivo – vedi a lato – e per farlo le possibilità non sono molte. Infatti, i contributi versati si rivalutano tenendo conto della crescita italiana, ma questa è una variabile su cui non abbiamo controllo: dovremmo sperare quindi che l’Italia cresca di più. Anche volendo essere ottimisti e pensando che il nostro Paese possa crescere di più, si tratta sempre di affidare il proprio futuro alla speranza, non a una razionale programmazione. L’altro modo è aumentare i propri contributi versati, soluzione non semplice e costosa.

L’aspetto veramente importante di aver alzato i requisiti per la pensione anticipata contributiva è, però, un altro: è un segnale della tendenza dei futuri interventi sulle pensioni. Sono infatti già previsti degli aumenti dei requisiti per andare in pensione di vecchiaia e anticipata, così come non mancano i calcoli e le previsioni di quanto sarà bassa la pensione nonostante il destino sia quello di lavorare sempre più a lungo. A tutto questo si aggiungono anche i suggerimenti come quello dell'Ocse di tassare le pensioni più elevate per contenere la spesa previdenziale che grava pesantemente sui conti pubblici italiani.

Tenendo conto della dinamica demografica italiana, con la quota di popolazione che sarà sempre più sbilanciata verso le persone che percepiranno una pensione rispetto a quelle che verseranno i contributi, non ci si può illudere che le condizioni non solo delle pensioni, ma anche dei requisiti per accedervi, non peggioreranno. Il problema è reale e non si può far finta di nulla – ne va del proprio futuro. Non bisogna, però, neppure gettare la spugna pensando che “tanto noi non possiamo fare nulla se decidono queste cose”. La soluzione c’è: bisogna risparmiare fin da subito. I fondi pensione sono un'ottima soluzione perché consentono di costruire un tesoretto necessario per integrare le future pensioni più magre, ma come spesso detto possono anche essere una fonte di finanziamento per la propria pensione anticipata oppure per finanziarsi un'uscita dal lavoro prima del tempo aspettando quella che sarà poi la pensione pubblica. Troverai presto la nostra rassegna su tutti i fondi pensione, potrai così controllare qual è il migliore su cui puntare. 

PENSIONI: PROBLEMA PER TUTTI, MA PER ALCUNI ANCOR DI PIÙ
Le pensioni sono un problema generalizzato, in quanto interessa tutti. Ci sono, però, delle categorie che sono ancora più a rischio. I giovani, a causa della maggior precarietà del lavoro, sono una categoria potenzialmente più esposta alla problematica previdenziale. Iniziare tardi a versare contributi o avere periodi tra un lavoro e l’altro in cui non si versa, portano a versare nel complesso meno contributi e quindi, alla fine, ad avere una pensione più bassa di quella che si avrebbe in circostanze normali, già però bassa di suo. Ci sono poi tutti i lavoratori part-time, i cui contributi sono minori e poi c’è il mondo femminile. Per quest’ultima categoria in Italia c’è un vero e proprio gender gap pensionistico, dato che la pensione media di vecchiaia per le donne è stata, secondo i dati della Commissione europea, del 37% inferiore rispetto a quella dei pensionati uomini. Questo comporta problemi a livello sociale, visto che circa un quarto delle pensionate italiane è a rischio povertà ed esclusione sociale. Le motivazioni che portano le lavoratrici italiane a percepire trattamenti pensionistici inferiori sono diverse: le differenze salariali, carriere che in media sono più brevi e frammentate. Le donne versano di meno e quindi hanno una pensione inferiore, è la logica e automatica conseguenza di come sono calcolate le pensioni. Il problema vero è perché versano di meno e la causa va ricercata in una situazione in cui l’Italia è molto carente: la partecipazione nel mercato del lavoro. Per l’Italia, infatti, il gender employment gap è molto elevato.

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