È da secoli che occupano un ruolo e un significato nel modo in cui ci vestiamo, rappresentando un importante dettaglio per estendere il proprio sé, fino a diventare veri e propri strumenti di potere e delineare status sociali. Sono le maniche degli abiti che oggi diventano protagoniste di una mostra imperdibile per tutti gli appassionati di moda (e non solo) a New York City intitolata Statement Sleeves, aperta fino al 25 agosto presso il Museo del Fashion Institute of Technology, una delle istituzioni più prestigiose al mondo che include realtà internazionali dedite alla conservazione, studio e approfondimento della cultura della moda.



instagramView full post on Instagram



Curata da Colleen Hill, curatrice di Costume and Accessories del FIT di New York City, Statement Sleeves mette in mostra quasi 80 pezzi di moda della collezione permanente del FIT Museum - la maggior parte dei quali sono esposti per la prima volta - e presenta le opere di celebri designer come Balenciaga, Schiaparelli, Vivienne Westwood e Tom Ford solo per citarne alcuni. Sono organizzati tematicamente secondo un'estetica complementare piuttosto che cronologica ed evidenziano come le maniche fungano dal ruolo vitale di autoespressione che riflette i nostri gesti e movimenti, fino alla loro capacità di indicare specifiche epoche della moda e tendenze correlate, proclamando il loro ruolo come strumenti di status, gusto e personalità.

 Per iniziare la sua ricerca Hill andata indietro col tempo fino a cinquemila anni fa, trovando un abito di lino nella collezione del Petrie Museum of Egyptian Archaeology di Londra che presenta ruches o arricciature sulle spalle per un effetto decorativo. La mostra al FIT Museum non abbraccia millenni, ma include maniche recuperate tra il XVIII fino alla fine del XIX secolo come un paio staccabili del 1770, che erano fissate al corpetto con nastri, così come una manica di cosciotto di montone del 1830 che ricorda in un qualche modo i costumi di Bella Baxter nel film Poor Things di Yorgos Lanthimos che, di proposito, non appartengono a nessun tempo o luogo.

La mostra Statement Sleeves è strutturata in ben otto sezioni, a partire da quella introduttiva, Fundamental Forms, che fornisce una panoramica delle forme comuni delle maniche come la campana, l'alfiere e il raglan. Ciascuna è realizzata in tessuto nero, consentendo ai visitatori di concentrarsi sulla forma della manica. Una camicetta in faille di seta esemplifica lo stile del cosciotto di montone in voga nel 1890 - un'enorme manica a sbuffo che si assottiglia dal gomito al polso - mentre una veste da uomo degli anni '20, realizzata con strisce di seta e velluto, ricorda un kimono grazie all'ispirazione delle sue maniche.



La sezione Opening Statements esemplifica come alcuni decenni abbiano dimostrato una particolare affinità per le maniche elaborate. Come le enormi maniche a sbuffo che definivano gli abiti degli anni a cavallo tra il 1830 e il 1890. Negli anni '30, i designer creavano diversi generi di maniche e più intricate erano, meglio era. L'opulenza e l'eccesso della moda degli anni '80 erano spesso espressi attraverso maniche oversize in tessuti lussuosi, mentre le maniche attuali sono sia giocose che alla moda. Un abito del 1980 di Madame Grès con maniche oversize drappeggiate è in esposizione insieme a un abito della primavera estate 2022 di LaQuan Smith, che combina abilmente drappeggi e maniche a sbuffo per creare una silhouette assolutamente contemporanea.


Nella sezione Pleats and Ruffles sipossono ammirare altre maniche spettacolari. Un cappotto di velluto blu degli anni '20, probabilmente uno stile parigino venduto a New York da Mae & Hattie Green, che presenta maniche raccolte in ampie pieghe che si estendono drammaticamente da sotto un ampio colletto.



Il miniabito nero di Rudi Gernreich della fine degli anni '60 comprende maniche lunghe realizzate con strati di volant in lana bianco sporco a contrasto. Nonostante l'aspetto assolutamente moderno, le sue maniche prendono spunto dai modelli della metà del XIX secolo. La creazione di Gernreich è mostrata accanto a una camicetta di cotone bianco con maniche a campana arricciate di Hubert de Givenchy del 1952. È una versione della famosa camicetta "Bettina" del couturier, che prende il nome da una delle sue modelle preferite, Bettina Graziani.

 In Embellishment and Adornment vengono inclusi stili accattivanti come un abito couture dell'autunno 1968 di Marc Bohan per Dior, caratterizzato da maniche fittamente ricamate con piume, paillettes e perline in grado di attirare l'attenzione di chiunque. Due abiti dal taglio impeccabile, uno di Adrian dei primi anni '50 e uno della collezione prêt-à-porter della primavera 1992 di Yves Saint Laurent, esemplificano come i modelli convenzionali possano essere resi spettacolari se adornati con maniche voluminose.


 In tutte le seguenti sezioni della mostra, Statement Sleeves celebra le variazioni creative apparentemente infinite attorno a questo elemento fondamentale includendo di tutto, da un abito da sera di Madame Grès del 1980 circa a un abito estremo con maniche a sbuffo di LaQuan Smith, oltre a pezzi unici di Schiaparelli, Carolina Herrera, Rudi Gernreich e il costumista Adrian. "Non stavo cercando nessun designer in particolare", afferma la curatrice Colleen Hill in una recente intervista all'edizione americana di Elle. "Stavo solo cercando delle maniche fantastiche su abiti che hanno avuto la capacità di trasformare la nostra identità nel corso dei secoli."