Criptovalute

Come sta andando il processo all’uomo che dice di aver inventato i bitcoin

L'informatico australiano Craig Wright è accusato di essersi spacciato per il misterioso Satoshi Nakamoto falsificando diverse prove, ma lui nega tutto
Craig Wright a Londra
Craig Wright a Londra prima di un'udienza del processo, il 5 febbraio 2024Charis Morgan; Lucy North/Getty Images

A Londra prosegue il processo contro Craig Wright, l'informatico australiano che sostiene di aver inventato i bitcoin. Per sette giorni, l'imputato è stato sottoposto a un controinterrogatorio presso l'Alta corte di giustizia del Regno Unito, in cui l'avvocato dell'accusa Jonathan Hough ha presentato a Wright una raffica di presunte anomalie che dimostrerebbero che l'uomo aveva falsificato o manipolato le prove a supporto della tesi secondo cui sarebbe il misterioso Satoshi Nakamoto, il creatore della criptovaluta. Wright ha contestato tutte le evidenze esibite in tribunale, adducendo una serie di giustificazioni che sono diventate via via più difficili da seguire.

Il processo

Wright è imputato in una causa intentata dalla Crypto Open Patent Alliance (Copa), un consorzio no-profit di aziende che si occupano di criptovalute e tecnologia. L'informatico australiano sostiene di essere Nakamoto dal 2016, e su questa base ha avviato una serie di azioni legali legate alla proprietà intellettuale della criptovaluta nel corso degli anni. Il Copa chiede al tribunale londinese di dichiarare che Wright non è la persona dietro ai bitcoin, in modo di impedirgli di dare il via ad altri procedimenti legali per intimidire gli sviluppatori che lavorano alla criptovaluta.

La sentenza avrà ripercussioni su altre tre cause intentate da Wright contro sviluppatori di bitcoin e altre parti, che potenzialmente potrebbe condizionare il futuro sviluppo del settore. Nel caso in cui dovesse vincere le cause, Wright sarebbe infatti libero di decidere chi può lavorare al codice dei bitcoin e le condizioni per utilizzare il sistema. "Agli occhi della legge, [Wright] sta chiedendo di avere il controllo finale sulla rete Bitcoin", sostiene un rappresentante del Bitcoin Legal Defense Fund, un'organizzazione no-profit che sta finanziando la difesa degli sviluppatori in una delle cause avviate da Wright e ha chiesto di rimanere anonimo per paura di ritorsioni legali.

Il controinterrogatorio di Wright è iniziato il secondo giorno del processo. Lo scambio tra accusa e imputato è stato caratterizzato da una grande lentezza, dall'estrema complessità tecnica e da una tendenza disorientante alla digressione. Hough e Wright hanno discusso a lungo praticamente su ogni reperto presentato in aula. Si è parlato di file di schema, ambienti virtuali, plug-in, editing esadecimale e altri oscuri dettagli tecnici. L'obiettivo di Hough era far capire al giudice la portata della presunta campagna di falsificazione portata avanti da Wright, che dal canto suo ha cercato invece di dimostrare che anche la più improbabile serie di coincidenze ha in realtà una spiegazione logica.

Le strategie di accusa e difesa

La strategia del team legale del Copa è chiara: costringere Wright a rendere conto delle centinaia di indizi che puntano alla manipolazione o alla falsificazione delle prove a sostegno della sua tesi, evidenziati dall'esperto di analisi forense incaricato dal gruppo. "Più sono i casi di falsificazione o di frode che il Copa può imputare al dottor Wright, maggiore sarà l'impatto sulla sua difesa generale", spiega James Marsden, socio dello studio legale Dentons.

Tra i vari atti di presunta falsificazione, Hough ha accusato Wright di aver retrodatato alcuni documenti per dare l'impressione che fossero stati creati prima del white paper che ha delineato il progetto dei bitcoin nel 2008, di aver manipolato comunicazioni via email, e di aver usato ChatGPT per creare nuovi falsi dopo che gli esperti avevano messo in dubbio i materiali originali. Le discrepanze identificate da Hough comprendevano un uso anacronistico dei font, metadati che implicavano che gli orologi dei computer di Wright fossero stati manipolati e altro ancora.

L'impressione è che Hough volesse costruire un catalogo esaustivo di prove che, nel loro insieme, restituiscono il quadro di una frode "su scala industriale", come ha sottolineato nelle sua arringa iniziale. Per certi versi, il controinterrogatorio ha riguardato più la performance di Hough che le risposte rese da Wright, afferma Lindsay Gledhill, socia dello studio legale Harper James che si occupa di proprietà intellettuale.

Wright ha fornito una spiegazione a tutte le anomalie presentate dal Copa, attribuendole a seconda dei casi a un errore di stampa che aveva causato un disallineamento dei pixel, alla mancata considerazione dalla complessità dei sistemi informatici nei test condotti dagli esperti e a presunte alterazioni da parte di membri del personale che avevano in custodia i documenti. E anche quando ha ammesso che alcuni dei documenti non erano effettivamente autentici, l'informatico ha dichiarato di essere stato vittima di attacchi informatici, di non aver mai avuto l'intenzione di usarli per provare le sue affermazioni, oppure che fossero stati creati dei suoi avversari per indebolirlo.

La strategia difensiva di Wright sembra essere incentrata sul tentativo di mettere in dubbio la credibilità degli esperti forensi. Prima dell'inizio del processo, i periti presentati da entrambe le parti avevano concluso che molti dei documenti di Wright presentavano segni di manipolazione. Sul banco dei testimoni, Wright ha definito gli esperti del Copa “di parte” e i suoi periti "non competenti" o comunque non qualificati, incolpando i suoi precedenti legali per averli ingaggiati. L'informatico ha anche detto che se davvero avesse voluto falsificare le prove, i risultati non sarebbero stati così amatoriali: "La cosa ironica è che se avessi manipolato o falsificato documenti, sarebbero stati perfetti", ha spiegato.

La battaglia sui presunti falsi sarà fondamentale per l'esito del processo: "Il tribunale britannico valuterà in ultima analisi se il dottor Wright è un testimone sincero – afferma Marsden –. Se ha presentato documenti che il tribunale giudicherà falsi, questo getterà una luce negativa sulla sua testimonianza in generale".

Durante il lungo interrogatorio, Wright ha generalmente mantenuto un comportamento equilibrato – ad eccezione di qualche risposta stizzita che ha lasciato trasparire la sua frustrazione – rispondendo con una convinzione che suggeriva grande sicurezza di sé o un'attenta preparazione. Ma online si è molto discusso sulla qualità e l'efficacia della sua performance in aula. Su X, i sostenitori dell'informatico sostengono che sia riuscito a smontare sistematicamente tutte le accuse di falsificazione del Copa, mentre per i critici Wright starebbe annegando "in un mare di bugie".

Secondo Gledhill, è possibile che Hough abbia scelto di dare a Wright "l'illusione di avere il controllo", inducendolo a minare la sua stessa credibilità: "Quello che si può fare in una guerra condotta a mezzo stampa, in tv o in un altro contesto, non si può fare in tribunale. Le regole sono diverse – sostiene l'avvocato –. Wright non era sul banco in qualità di esperto, ma solo come testimone".

Le prossime fasi

Dopo la conclusione della testimonianza iniziale di Wright, la corte ascolterà testimoni di entrambe le parti ed esperti in scienze forensi e criptovalute per altri 13 giorni. Ma l'imputato potrebbe dover tornare in tribunale per rispondere a domande anche sugli altri documenti che ha fornito alla corte. Dopodiché, il giudice ascolterà le argomentazioni conclusive delle parti e si ritirerà per prendere una decisione.

Anche se non è detto che il groviglio di spiegazioni confuse fornite da Wright sia usato contro di lui, il giudice terrà in considerazione la plausibilità della sua versione dei fatti, ovvero la probabilità che sia stato davvero vittima di una lunga serie di disgrazie che hanno creato l'impressione di una vasta attività di falsificazione. "In ultima analisi verrà tutto esaminato sulla base della preponderanza delle prove", afferma Marsden.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.