Arterite di Takayasu

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Arterite di Takayasu
Malattia rara
Cod. esenz. SSNRG0090
Specialitàimmunologia e reumatologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
OMIM207600
MeSHD013625
MedlinePlus001250
eMedicine1007566, 332378 e 417244
Sinonimi
Malattia senza polso
Sindrome dell'arco aortico
Eponimi
Mikito Takayasu

L'arterite di Takayasu (detta anche malattia senza polso) è una vasculite granulomatosa dei grandi vasi arteriosi. L'infiammazione interessa l'aorta, le sue maggiori diramazioni e l'arteria polmonare.[1] Ne esistono cinque tipi diversi a seconda del tratto aortico interessato.

Epidemiologia

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L'incidenza è di 3/milione (in India 200-300/milione).[2] Colpisce prevalentemente le giovani donne asiatiche di età inferiore ai 40 anni, con rapporto maschi femmine di 1:8.[3] Spesso si riconosce la presenza della malattia soltanto durante l'autopsia (in Giappone durante l'esame si riscontra un caso di arterite ogni 3 000).

Il primo caso di tale arterite è stato descritto nel 1908 dal medico Mikito Takayasu.[4]

Sintomatologia

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I sintomi che si manifestano sono di origine infiammatoria e ischemica. Si riscontrano febbre, artrite, artralgie, linfoadenopatia, dolore toracico e addominale. Il nome di "malattia senza polso" si deve al fatto che all'esame obiettivo i polsi arteriosi delle estremità superiori possono anche risultare assenti[5] a causa dell'obliterazione dei vasi dell'arco aortico, uno dei quali si dirama dando l'arteria radiale. Inoltre si può assistere a un interessamento cardiaco con manifesta insufficienza aortica. Frequenti i soffi arteriosi (carotidi, succlavie). Dopo i sintomi iniziali sistemici si presentano più tardivamente i sintomi vascolari:

- ipertensione arteriosa sistemica

- claudicatio intermittens

- disturbi visivi

- infarto, angina

- ipertensione polmonare

- dolori addominali

Anatomia patologica

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A livello microscopico si possono distinguere due fasi di malattia: una fase acuta ove si evidenzia un infiltrato di macrofagi, linfociti e plasmacellule organizzato come una semplice invasione perivascolare, rispetto ai vasa vasorum, fino a un'intensa risposta granulomatosa con cellule giganti e necrosi non caseosa centrale; nella fase in via di guarigione esita in un ispessimento irregolare della parete vascolare con iperplasia intimale e fibrosi trans-murale retraente. A livello macroscopico si notano gli esiti della patologia attraverso l'ispessimento della parete vascolare con restringimento luminare dei grossi vasi. Quest'interessamento può essere segmentale o multifocale e associato a tenaci aderenze esterne. L'ostruzione può determinare obliterazione degli osti delle arterie collaterali[senza fonte].

Si riscontra in laboratorio un marcato aumento degli indici aspecifici di flogosi come la VES. L'esame diagnostico maggiormente utile risulta essere l'angiografia.

Patologie correlate

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In letteratura si è osservata una coesistenza della malattia di Crohn, che fa sospettare di avere in comune la stessa patogenesi ancora sconosciuta nel caso dell'arterite.[6]

L'obiettivo del trattamento è quello di fermare l'infiammazione delle arterie e ciò è generalmente possibile utilizzando alte dosi di farmaci immunosoppressori. Quasi la metà delle persone con tale arterite trae benefici con i corticosteroidi (esempio il prednisone). Dopo una buona risposta iniziale, la malattia può tuttavia riaccendersi e molti pazienti devono assumere cortisone a lungo per evitare la progressione del danno e controllare i sintomi più disturbanti come la febbre, la stanchezza, i dolori. Quando il cortisone da solo non basta, si aggiungono farmaci detti citotossici/immunosoppressori. Nei periodi di quiescenza possono essere eseguiti interventi per la correzione delle anomalie vascolari permanenti nei pazienti a rischio per lesioni d'organo. La rivascolarizzazione può essere chirurgica o condotta con tecniche di angioplastica intraluminale percutanea. Una particolare indicazione al trattamento è rappresentata dalla presenza di ipertensione nefrovascolare. Un'adeguata terapia immunosoppressiva e la correzione selettiva dei danni vascolari hanno molto migliorato negli ultimi anni la prognosi della malattia di Takayasu. Attualmente si stanno ottenendo ottimi risultati con l'assunzione di micofenolato mofetile, farmaco già utilizzato per la prevenzione del rigetto nei trapianti d'organo.

Generalmente la prognosi è buona con bassa mortalità. La sopravvivenza a 15 anni è di circa 85%; le cause di morte sono ictus, infarto miocardico e insufficienza cardiaca.[7]

  1. ^ Koening CL, Langford CA., Takayasu's Arteritis., in Curr Treat Options Cardiovasc Med., vol. 10, aprile 2008, pp. 164-172..
  2. ^ (EN) Lee Goldman e Andrew I. Schafer, Goldman-Cecil Medicine, 26ª ed., Elsevier, 2020, p. 1751, ISBN 978-0-323-53266-2.
  3. ^ O'Connor MB, Murphy E, O'Donovan N, Murphy M, Phelan MJ, Regan MJ., Takayasu's Arteritis presenting as a dissecting aortic aneurysm history: a case report., in Cases J., vol. 21, 2008, p. 52.
  4. ^ M. Takayasu. A case with peculiar changes of the central retinal vessels. Acta Societatis ophthalmologicae Japonicae, Tokyo 1908, 12: 554.
  5. ^ Michael H Crawford, Diagnosi e terapia in cardiologia Pag 30, Milano, McGraw-Hill, 2006, ISBN 88-386-3915-9.
  6. ^ Farrant MA, Mason JC, Wong NA, Longman RJ., Takayasu's arteritis following Crohn's disease in a young woman: Any evidence for a common pathogenesis?, in World J Gastroenterol., vol. 14, luglio 2008, pp. 4087-4090.
  7. ^ (EN) Lee Goldman e Andrew I. Schafer, Goldman-Cecil Medicine, 26ª ed., Elsevier, 2020, p. 442, ISBN 978-0-323-53266-2.
  • Joseph C. Sengen, Concise Dictionary of Modern Medicine, New York, McGraw-Hill, ISBN 978-88-386-3917-3.
  • Harrison, Principi di Medicina Interna (il manuale - 16ª edizione), New York - Milano, McGraw-Hill, 2006, ISBN 88-386-2459-3.
  • Eugene Braunwald, Malattie del cuore (7ª edizione), Milano, Elsevier Masson, 2007, ISBN 978-88-214-2987-3.

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