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Cinque giornate di Milano

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Episodio delle cinque giornate di Baldassare Verazzi

Citazioni sulle cinque giornate di Milano.

Citazioni

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  • Paolo: Jonathan, Brad, Johnny, Frank, Mike... Dimmi la prossima, Jonathan. Cosa? Vedi di parlare più forte. Sussurra, ma più forte. Quante furono le giornate di Milano legate al nome di Radetzky?
    Luca: Cinque. Cinque.
    Paolo: Tre, sono tre giornate. Scrivi "tre".
    Luca: Ma sono cinque. Cinque giornate di Milano.
    Paolo: Fidati, io so come vanno certe cose. Cosa ha fatto questo Radetzky? Ha dato un pugno all'arbitro? Gli hanno dato cinque giornate. Lui è andato in appello e la squalifica gliela hanno ridotta a tre. Fidati. Le cose finiscono sempre così. (Camera Café)
  • Vorrei che Milano tornasse la città insorta del 1848, piena di virgulti e voglia di cambiamento, una Milano dove l'interesse privato e particolare venisse messo da parte per fare spazio al bene comune. (Antonio Scurati)
  • I milanesi decisero di non fumare più per colpire duramente le finanze austriache. Poi presero di mira le cantanti e le ballerine austriache, come con la bellissima Fanny Elssler, costretta a lasciare il palco della Scala, subissata dai fischi. Come siamo lontani dalle modalità sanguinose del terrorismo di oggi. Furono quelli i primi segnali organizzati dei patrioti che poi sfociarono nelle cinque giornate di Milano.
  • Quelle delle cinque giornate fu la prima battaglia di massa di liberazione contro l'occupante straniero: il popolo fu in prima linea, ma anche la borghesia e l'aristocrazia vi parteciparono attivamente.
  • Una rivolta senza capi preordinati, che divise le famiglie, che alimentò, forse per la prima volta, le speranze per liberare l'Italia dai troppi despoti, con l'obiettivo di dar vita a un'unica nazione.
  • Ore 2 della notte dal 18 al 19 marzo 1848
    A Milano è stato dichiarato lo stato d'assedio. Il consigliere governativo, conte Pachta, che era stato completamente depredato e solo con grande stento aveva salvato la vita, è arrivato sotto scorta al castello, verso sera. Gli ho affidato, provvisoriamente, la direzione degli eventuali affari governativi. Non posso ancora dichiarare le mie perdite in morti e feriti, ma certo non possono essere state insignificanti. Per il momento la situazione è tranquilla, ma certo è possibile che col far del giorno la battaglia ricominci. Sono deciso a rimanere padrone di Milano ad ogni costo. Se la lotta non viene abbandonata, farò bombardare la città
  • 19 marzo, ore 5 pomeridiane
    [...] Le vie di Milano sono come morte, nessuna bottega, nessuna porta si è aperta per tutto il giorno, e mi sono visto costretto a procurarmi la carne necessaria facendo uso di grossi reparti di soldati. Per fortuna sono stato avvisato ancora in tempo che la carne era avvelenata: altrimenti una sciagura immensa si sarebbe abbattuta su di noi, poiché si trovò effettivamente che parecchia carne era avvelenata.
  • 21 marzo, ore 10 del mattino
    [...] Ieri la battaglia è continuata con grande furia; ci debbono essere stati molti caduti da entrambe le parti; non posso dichiarare le mie perdite, perché mi mancano ancora i dati completi. La città di Milano è stata sconvolta fin dalle fondamenta, tanto che è difficile farsene un'idea. Non cento, ma mille barricate bloccano le strade, e il partito, nell'esecuzione delle sue misure, dispiega un'avvedutezza e un'audacia che indicano con assoluta evidenza che alla testa ci sono capi militari fatti venire dall'estero. Il carattere del popolo di Milano mi sembra trasformato come per un colpo di bacchetta magica: il fanatismo ha preso persone di ogni età, di ogni rango, uomini e donne.
  • 22 marzo 1848
    [...] È la decisione più tremenda della mia vita, ma non posso tenere Milano più a lungo. L'intero paese è in rivolta. Alle spalle sono minacciato dal Piemonte. Possono distruggere tutti i ponti alle mie spalle, non ho materiali per ricostruirli e tanto meno mezzi di trasporto. Non so nulla di quello che accade dietro di me. Mi ritirerò passando per Lodi, allo scopo di evitare le grandi città, e anche perché la campagna, che questa strada attraversa, è libera.

Voci correlate

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