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Sergio Cofferati

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Sergio Cofferati (2009)

Sergio Cofferati (1948 – vivente), sindacalista e politico italiano.

Citazioni di Sergio Cofferati

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Citazioni in ordine temporale.

  • [...] i fumetti, un po' per snobismo, forse per superficialità letteraria oppure per semplice qualunquismo vengono sempre considerati una roba di serie B, un passatempo per la massa, un'arte povera e quindi troppe volte bistrattata. Ebbene, lo ripeto, per me è un giudizio sbagliato. Esempio: Dino Battaglia ha interpretato grandi classici da Melville a Maupassant a Rabelais e il suo lavoro è stato veramente un capolavoro unanimemente riconosciuto, un'opera magnifica.[1]
  • Il personaggio di Bonelli ha scandito generazioni, resistito a mode e cambiamenti, mandato messaggi positivi ed educativi per i ragazzi. Tex, infatti, è un positivo: sta dalla parte dei giusti – non dico dalla parte dei buoni, termine inflazionato, di questi tempi... –, ha coraggio e dignità, è un bianco, ma è anche il capo degli indiani. Leggendo le avventure mi ha sempre colpito la rappresentazione dello spirito di gruppo, il legame con il figlio, con l'indiano, con l'amico Carson. Il messaggio è quello che conta, in tutte le cose: i cartoni animati e i fumetti giapponesi sono pieni di violenza e morti, Tex è pieno di scazzottate e morti, anche, ma è l'avventura, con la maiuscola, è la fantasia che va.[1]
  • Bisogna essere rigorosissimi nel perseguire i reati, e altrettanto rigorosi nel non lasciare che i reati vengano strumentalizzati.[2]
  • [Sulla protesta dei calciatori] Non si può idolatrare il campione la domenica perché fa vincere la tua squadra e dimenticarsi che magari la sera prima è stato trovato ubriaco a fare a pugni e poi quando lui stesso con i suoi compagni cerca di difendere i diritti di tutta la categoria, soprattutto di quelli meno forti e ricchi, gli si risponda che non possono perché sono ricchi e viziati. Lo avrei capito se avessero chiesto altri soldi, ma per la prima volta si battono per dei diritti, non per motivi materiali: è una novità e va ammirata.[3]
  • Quella di Stefano Rodotà è una candidatura di alto profilo, in grado di rappresentare adeguatamente il Paese anche a livello europeo e internazionale. Il lavoro e i diritti che gli danno dignità, il valore della cittadinanza e i fondamenti della Costituzione sono da sempre parte rilevante della sua cultura.[4]
  • La pace quando viene messa in discussione, va conquistata. Bisogna fermare l'invasore. In Ucraina c‘è una invasione violenta, distruttiva di una popolazione inerme. Perciò bisogna utilizzare tutti gli strumenti che la situazione sollecita: azione diplomatica, sanzioni di carattere economico e finanziario contro l'invasore. Al tempo stesso aiutare gli aggrediti con misure di soccorso e rafforzando la loro capacità di difendersi, quindi anche con l'aiuto militare, l'invio di armi.[5]
  • Un conto è ripudiare la guerra, perché non la promuovi, non la solleciti e non la giustifichi, ma qui la guerra c'è: la sta facendo Putin. Dobbiamo aiutare gli aggrediti in ogni modo, con gli strumenti di carattere politico e militare. Ed è una storia che conosciamo. Come mai non guardiamo al nostro passato? Ci saremmo mai liberati dai nazisti e dai fascisti senza l'uso delle armi? Chi ci aiutò in quegli anni non lo fece forse anche con gli strumenti militari? Io voglio la pace. Credo nel valore assoluto della pace e della democrazia, ma quando è attaccata va difesa in ogni modo. Se non si distingue tra aggressori e aggrediti, si rischia di compiere scelte errate e ideologicamente contorte.[5]

Intervista di Roberto Giovannini, La Stampa, 22 marzo 2002, p. 7.

  • [«Non è stato un errore [...] sostenere che Biagi collaborava sia col governo che con Confindustria?»] Nel sostenere, come ho fatto, che esiste un collateralismo tra Confindustria e il governo di centrodestra, ho espresso una valutazione politica. Nulla di più e nulla di diverso, nulla a che vedere con le persone o i rapporti con le persone. Ne ero e ne sono convinto. E quanto ho detto sul professor Biagi, era semplicemente un fatto oggettivo: era il coordinatore del gruppo che ha steso il «Libro Bianco», ed era contemporaneamente collaboratore di Confindustria. La morte del professore mi ha colpito; non mi colpiscono accuse che considero prive di qualsiasi fondamento. Non ho mai considerato Biagi un avversario: era un tecnico di valore.
  • Anche con gli assassinii di Ruffilli, Tarantelli, D'Antona la follia terrorista voleva colpire studiosi, intellettuali al servizio dello Stato. Ma stavolta, Biagi è stato ucciso mentre è in corso il confronto, il negoziato cui lui partecipava in modo autorevole. Si tratta di un attacco mirato, alle politiche di coesione sociale, ma allo stesso meccanismo con cui si espleta la dialettica sociale. Per condizionare le parti sociali che si stanno confrontando. Anche per questo è importante mantenere la fermezza di sempre nella lotta al terrorismo; ma anche avere l'intelligenza di ripristinare rapidamente il confronto sociale. Nelle sue forme fisiologiche, naturali: la trattativa, la possibilità di raggiungere accordi, oppure di passare al conflitto e alla lotta se c'è dissenso. Non può essere il terrorismo a dettare i tempi, il merito, le dinamiche del confronto. Io penso che sia del tutto comprensibile che il governo confermi le sue intenzioni, sull'articolo 18. Ed è altrettanto indispensabile che il sindacato faccia lo stesso, con il giudizio critico sulle proposte del governo, e con la lotta, col conflitto. [...] tutto fisiologico e normale. C'era un confronto col governo che non aveva avuto uno sbocco positivo, c'era stata una rottura, e il sindacato faceva valere le sue ragioni con l'iniziativa. Il terrorismo vuole impedire questa fisiologia. E tutti coloro che assecondano questo tentativo, più o meno inconsapevolmente, commettono un errore grave.
  • [...] per la prima volta un Esecutivo prospetta un intervento sul sistema dei diritti, con una concezione di politica economica e sociale esplicitamente ostile alle idee e alle proposte del sindacato. L'articolo 18 è diventato il riferimento anche simbolico di tutto ciò. C'è conflitto, ma non c'è nulla di più "ordinato" delle lotte che Cgil-Cisl-Uil hanno condotto in questi mesi. Quando si parla di "clima d'odio" – se ci si riferisce al sindacato – si fanno affermazioni fuori luogo, che non trovano riscontro nella realtà della società italiana. Alcuni attacchi sono non solo privi di fondamento, ma letteralmente indegni.
  • [«La Cgil, il suo segretario sono accusati di avere intenti politici. Di voler allearsi con i giudici e i "girotondi"»] Accuse inaccettabili. Io contesto scelte che nel merito ritengo sbagliate; loro continuano a dire che la Cgil non fa il mestiere del sindacato, che abbiamo una strategia politica. Non si può demonizzare il diritto di critica. E c'è una erronea sottovalutazione del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza sociale. Il governo ha il dovere di perseguire i propri obiettivi, ma deve sapere che se una parte della rappresentanza sociale questi obiettivi non li condivide, la rottura prima e il conflitto poi è inevitabile. Non mi sogno di contestare la loro legittimità a governare: ma non possono contestare la legittimità del mio diritto a oppormi con le regole della democrazia e una prassi consolidata nel corso di molti decenni.
  • [«[...] Lei è accusato di mobilitare il sindacato per ragioni non di merito. Quasi di essere un "cattivo maestro", di favorire l'azione del terrorismo»] Considero questa un'accusa non solo infondata, ma anche offensiva, per questa organizzazione e la sua storia. Il sindacato italiano è nemico dei terroristi, e viene considerato da loro, non a caso, come uno degli obiettivi da combattere esplicitamente. La ragione è facile da comprendere, per chi vuol vedere. La Cgil, e le altre organizzazioni sindacali e sociali, ha combattuto per estirpare il terrorismo dalla società italiana, anche quando il terrorismo era più forte e radici più diffuse nella società. Quando cercava di penetrare nel mondo del lavoro per darsi copertura e condizionare comportamenti. Non sarebbe stato sconfitto, negli anni '70 e '80, se non ci fosse stata una scelta netta, e senza alcun tentennamento di scontro a viso aperto del sindacato contro il terrorismo e la violenza.
  • Luciano Lama è stato segretario generale della Cgil in una fase in cui il terrorismo era un cancro di questa società, particolarmente aggressivo. Ebbe il merito e il grande coraggio – insieme ad altri – di schierare la Cgil contro la violenza politica e il terrorismo. Fu un'autorità morale vera di questo paese, un ruolo che – ingenerosamente – non gli fu pienamente riconosciuto.
  • [«Cosa pensa quando l'accusano di voler scioperare contro le idee di Marco Biagi?»] Non penso niente. È una affermazione che mi offende.

Cofferati: salto nell'ignoto

Intervista di Giampaolo Pansa, L'Espresso, 13 giugno 2002.

  • Questo Governo non vuole soltanto la rottura del movimento sindacale, ma il suo mutamento genetico. Ha cominciato col dire che la CGIL non è un sindacato, bensì una forza politica: ridicolo!
  • [Sul governo Berlusconi II] Finirà con lo spingere i sindacati, quelli che si piegheranno, a ridurre la loro attività di tutela dei lavoratori per diventare soprattutto erogatori di servizi.
  • Nel modello socialdemocratico, il partito di sinistra nasce dal movimento sindacale. Da noi, i partiti si credono l'inizio del mondo.

Intervista di Roberto Mania, repubblica.it, 25 ottobre 2014.

  • [Sul governo Renzi] Penso che sia un governo di centrosinistra che produce politiche non condivisibili per una parte dei suoi elettori.
  • Mentre la rappresentanza politica si rarefà perché i partiti diventano più leggeri, liquidi addirittura, secondo alcuni, il ricorso alla piazza su grandi temi diventa quasi uno sbocco obbligato da parte di elettori che non hanno più luoghi e strumenti attraverso i quali esprimere le proprie opinioni. [«Vuol dire che senza i partiti di massa rimane solo la piazza?»] La piazza diventa il luogo principale nel quale far vivere le proprie idee. [«Ma così non c'è il rischio che la protesta non produca alcun effetto? Che diventi una mera valvola di sfogo?»] Non sarebbe niente di male o di preoccupante. Una manifestazione può anche determinare cambiamenti.
  • [...] senza più luoghi e soggetti della mediazione aumenti il conflitto. Più forti sono i sindacati, più il conflitto si riduce. Più un partito è radicato, più si gestisce il rapporto con gli elettori.

Intervista di Massimo Franchi, ilmanifesto.it, 16 ottobre 2021.

  • [...] la devastazione della sede del più importante sindacato in Italia è vista dai lavoratori e dalle persone come una lacerazione della propria identità, del chi sei, dei propri valori. È una ferita profonda, non definita dall'entità del danno che anzi è irrilevante. Aver voluto sfregiare un'organizzazione storica come la Cgil significa superare la soglia d'allarme.
  • È evidente che già la decisione di annunciare subito, a poche ore dall'assalto di Forza Nuova, una manifestazione di risposta ha già prodotto un effetto. Se Casapound ha deciso – naturalmente come propaganda politica – di offrire fiori alle forze dell'ordine, significa che quell'area ha compreso che la china presa sabato scorso non era più percorribile. E che bisognasse tornare indietro.
  • Per evitare che prenda corpo una cultura di destra di ispirazione neofascista è utile sciogliere le organizzazioni come Forza Nuova applicando la Costituzione. Ma di certo non basta. Serve un lavoro quotidiano per far conoscere la storia perché non si ripeta ciò che è avvenuto: la sottocultura di destra è permeata dalla violenza e per combatterla serve che la democrazia sia la più estesa possibile.

Citazioni su Sergio Cofferati

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  • Cofferati non ha fatto quello che doveva fare. Io avevo puntato anche il giornale su di lui. Era il nuovo leader della sinistra e si è tirato indietro. Ha deluso alcuni milioni di persone. (Riccardo Barenghi)
  • Con lui era impossibile socializzare, scherzare. Cofferati è il sindacalista con il quale ho avuto le maggiori difficoltà umane. (Sergio D'Antoni)
  • In verità si è subito ritirato dalla competizione nazionale. Ha scelto di non farsi sconfiggere e di ricominciare. (Sergio D'Antoni)
  • Io voglio molto bene a Sergio Cofferati. È il sindacalista italiano con cui mi sentivo più consonante, da ministro. [...] È contraddittorio con se stesso, non è stato coerente con quello che pensava e che credo pensi ancora. (Gianni De Michelis)
  • Se Cofferati avesse continuato con il riformismo, probabilmente non avrebbe portato tre milioni di persone in piazza, ma si sarebbe posto come punto di riferimento di schieramenti più vasti. (Ottaviano Del Turco)

Note

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  1. a b Citato in Cofferati: "Basta maltrattare Tex", repubblica.it, 24 febbraio 1998.
  2. Citato in Corriere della Sera, 22 giugno 2005.
  3. Da «Chiedono diritti non stipendi più alti», l'Unità, 27 agosto 2011, p. 19.
  4. Da una comunicazione congiunta con Maurizio Landini; citato in Fabrizio Barca, poi Landini e Cofferati: nuovo partito a sinistra nato da un tweet?, blitzquotidiano.it, 20 aprile 2013.
  5. a b Dall'intervista di Giovanna Casadio, Cofferati: "La pace si difende anche inviando le armi", la Repubblica, 7 marzo 2022, p. 15.

Altri progetti

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