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Semplifarma, una startup innovativa

3 anni fa - lunedì 29 marzo 2021
Soprattutto per gli anziani le pastiglie da prendere ogni giorno sono tante e il rischio di fare confusione è forte. C’è una startup innovativa che promette di mettere ordine in questo caos e di farci pure dei soldi. Riuscirà nel suo intento? Vediamo!
Investire

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Torniamo a parlarti di startup innovative. Questa settimana è la volta di Semplifarma, una startup innovativa che trovi sul portale di equity crowdfunding www.crowdfundme.it. Che cosa vuole fare questa società? Aiutare nella gestione delle pastiglie di medicinali. In pratica sulla base delle prescrizioni del medico promette di aprire le scatole delle pastiglie medicinali e di preparare tanti piccoli blister in cui sono inclusi i farmaci differenti che un malato deve prendere a seconda del momento della giornata con tanto di orario di somministrazione, nome della pastiglia e nome del malato stampato sul blister. Si tratta di una alternativa al lavoro della badante, ma non solo, sostituirebbe le normali pilloliere e anche le app per ricordare la somministrazione dei farmaci. A seconda della complessità del servizio richiesto si può arrivare anche ad avvisare i parenti del malato se questi si dimentica di prendere la sua pastiglia. Ti pare un mercato di nicchia? La società ricorda nella presentazione con cui cerca di spiegare chi è e che cosa fa (si trova nel sito di equity crowdfunding che abbiamo detto prima) che solo in Italia ci sono quasi 10 milioni di persone che assumono più di 5 compresse al giorno e che l’11% della popolazione anziana ne assume più di 10 e che la mancata o errata assunzione di medicinali costa allo Stato circa 19 miliardi. L’idea alla base è che le farmacie offrano sempre più servizi e vendite online e che i prodotti e servizi di Semplifarma possano essere utilizzati anche da ospedali e RSA.

Crowdfundme dichiara di essere iscritta al registro Consob con delibera n. 18995 del 30/07/2014. Se usi un portale di equity crowdfunding controlla sempre che sia iscritto al registro della Consob.

La raccolta di Semplifarma (www.semplifarma.net) si concluderà tra poco meno di due mesi.

I soldi che la società vuole raccogliere vanno da 80.000 euro (minimo) a 300.000 euro (massimo). Si può sottoscrivere una partecipazione anche da solo 500 euro, ma con sottoscrizioni da 10.000 euro si ottiene qualche diritto in più (come il diritto di voto). Nel 2020 la società ha fatturato meno di 200.000 euro (e ha generato un piccolo utile) ed è convinta che ora del 2024 (a seconda di quanti soldi riuscirà a tirare su col collocamento) il suo fatturato sarà tra i 7,3 e i 9,6 milioni di euro con un utile tra 897 mila e 1.258 mila euro (solo per il 2021 è previsto un bilancio in rosso).

Insomma, un investitore che optasse per questo investimento scommette sul futuro della meccanizzazione della somministrazione delle pastiglie. Resta sempre il rischio di un investimento illiquido, anche se, leggendo nella sezione Q&A (la sezione delle “domande e risposte”), la società dice di “sperare” che dopo 4 anni sia già possibile pensare a un’uscita. Sempre nella stessa sezione si è detta, però, scettica circa la possibilità di portare a casa i vantaggi fiscali del 50% promessi normalmente a chi investe in startup innovative (ma spera in una detrazione del 30%). Quindi se vuoi investire per le sole detrazioni fai molta attenzione.

Nel momento in cui scriviamo ci hanno investito solo in 13.

Nel prospetto trovi chiara indicazione dei rischi di questa società, soprattutto nella prima parte. Visto che si tratta di un documento di “sole” cinque pagine non è tempo sprecato leggerlo fino in fondo. Il diavolo, si sa, sta nei dettagli.

Occhio al diritto di recesso: è specificato nel prospetto informativo. Hai solo pochi giorni per ripensarci.

GUIDA AL FAI DA TE: LE PROMESSE DEL BUSINESS PLAN

Tra la documentazione che ti fornisce una società di startup innovativa c’è anche il business plan. Cioè è un documento che ti dice come la società spera che vadano le cose in futuro. Ti dice la prospettiva della società sia nel caso in cui raccolgano il minimo della somma che vogliono raccogliere col crowdfunding (nel nostro caso 80.000 euro), sia nel caso in cui raccolgano il massimo della somma (qui 300.000 euro). Ovviamente il secondo scenario è più ottimista del primo perché si presuppone che la società possa sviluppare molto di più il suo business. In particolare in questi prospetti scopri le attese di ricavi (detti, magari, revenues, all’inglese) a cui vanno tolti i costi complessivi della merce venduta (detti, magari, cogs, con un acronimo inglese che sta per cost of gods sold cioè costo dei beni venduti) e successivamente gli altri costi operativi (operating costs, in inglese), ossia gli altri costi che servono per mandare avanti un’azienda, ma che non sono legati al prodotto in sé (per esempio costi del personale o costi di marketing). Quello che resta è l’ebitda (che sta per earning before interests, taxes and depreciations ossia i guadagni prima di togliere costi finanziari, tasse e ammortamenti). Noi usualmente lo chiamiamo costo industriale prima della quota parte dei costi pluriennali. Si tratta di un indicatore della redditività della società. Se questo è superiore a zero vuol dire che il business in sé è sano, nel senso che è un business che sta in piedi in sé e per sé. La voce successiva vede tolti gli ammortamenti, cioè la quota parte di costi pluriennali. In altri termini se una società acquista un macchinario e questo ha una vita di 10 anni, correttamente nei bilanci non viene spesato tutto d’un colpo, ma un pezzo per volta per tutti i dieci anni. Il risultato che trovi è l’ebit (che sta per earning before interest and taxes), un’altra forma di utile industriale che tiene conto dei costi pluriennali. Se anche questo è maggiore di zero significa che non solo la società è in un business che rende, ma che è un business capace di ripagare anche i costi fissi iniziali. Il passo successivo è togliere i costi da interessi (una voce che ti dice quanto la società paga per essersi indebitata per investire) e le tasse. Il risultato finale è l’utile (in inglese net income).

A cosa devi fare attenzione? Ovviamente, al fatto che la società vada in utile (net income sopra zero), ma puoi ben accettare che per qualche anno sia in perdita (è normale con le società nuove) purché prima o poi ci arrivi e che, al più presto possibile, sia in grado di avere ebit e ebitda positivi. Un ebit o peggio un ebitda negativo significherebbero che la società investe in un’area in cui i costi non coprono neanche le vendite. Dubitiamo che tu possa trovare una situazione simile in qualunque business plan che vedi, in quanto significherebbe che non c’è speranza che investirci diventi mai un buon affare.

Ovviamente il bilancio ti dà dei valori assoluti. Tu ricalcolali sempre in percentuale sul valore del fatturato in modo da avere dei dati confrontabili e fare delle valutazioni comparative. Ti daranno un’idea di quanto vale ogni euro di vendite in termini di guadagno. Per esempio, semplifarma dice che se raccoglie 80.000 euro, ora del 2024 avrà 7,292 milioni di fatturato, con un ebitda di 1,289 milioni. Se fai il rapporto tra queste due cifre puoi vedere che per ogni euro di fatturato ci saranno quasi 0,18 euro di ebitda. Nel caso di una raccolta da 300.000 euro il dato sale a quasi 0,19. Tanto o poco? Per farti un’idea puoi per esempio andare sul nostro sito, alla sezione “azioni” e selezionare azioni di un settore comparabile (qui quelle del settore “salute e farmacia”). Puoi scegliere in base alla valutazione identificando quelle “corrette” e dall’elenco puoi andare a vedere le schede dei singoli titoli.

Sulla destra troverai una tabella intitolata “indici finanziari della società” dove trovi il dato indicato ebitda margin a cui è associata una percentuale (ossia quanti centesimi offre la società di utile industriale per ogni euro di fatturato). Nel nostro caso, arrotondando, hai 25 centesimi per abbot, 17 per alcon, -6 per bayer, 30 per eli lilly, 32 per glaxosmithkline, 24 per merck, 47 per novo nordisk, 25 per recordati, 31 per roche, 16 per teva pharmaceutical. Sono tutti dati relativi al 2020, quindi non confrontabili con quelli della società che tieni tra le mani che sono relativi al 2024, ma sono utili per farti un’idea. Semplifarma nel 2024 sembra battere solo teva pharma alcon e bayer in questa classifica, mentre è battuta da tutte le altre. Ovviamente si tratta di una indicazione tra tante, ma è un primo elemento di valutazione su cui puoi fare affidamento. Nelle prossime settimane torneremo ancora sul tema.

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