Speciali

Data di scadenza degli alimenti: quando buttare il cibo e quando no

Per alcuni alimenti è essenziale rispettare la scadenza. Con altri si può essere più flessibili perché la data è solo indicativa. Peccato che la regola non sia sempre chiara ai consumatori. Ecco cosa bisogna sapere per mangiare senza rischi né sprechi i prodotti alimentari confezionati.

23 aprile 2024
sveglia con cibo al posto delle lancette

Ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo non viene consumato. Lo spreco alimentare è una questione che riguarda tutti, dalle istituzioni ai grandi produttori, fino a noi, che ci sediamo a tavola ogni giorno. La scarsa conoscenza delle informazioni riportate sulle confezioni o la loro poca chiarezza sono infatti tra i fattori che portano cibo normalmente commestibile a finire nella spazzatura di casa.

Vediamo nel dettaglio quali differenze ci sono tra scadenze e termine minimo di conservazione, e come vanno lette le diciture al momento presenti sulle confezioni.

Scadenze o termine minimo di conservazione?

La data di scadenza viene indicata sulle confezioni o sulle etichette di alcuni alimenti: è la dicitura “da consumare entro” seguita dal giorno e dal mese. Questa indicazione ci dice la data entro cui un alimento deve essere consumato. E’ presente sugli alimenti più deperibili, come il latte fresco, lo yogurt, i formaggi.  Il termine è rigido, perché c'è in gioco la salute; siamo, cioè, nell’ambito della sicurezza del prodotto. Questo non significa che dopo questa data scatta un meccanismo di autodistruzione immediato: in alcuni casi è possibile una certa tolleranza, sempre che il prodotto sia stato conservato correttamente.

Il “termine minimo di conservazione” o TMC viene indicato sulle confezioni con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita da mese, anno e in alcuni casi dal giorno. Questa data ci indica fino a quando un prodotto alimentare, come la pasta (qui il nostro test comparativo), la farina, i biscotti (qui la nostra classifica), conserva le sue caratteristiche specifiche - nutrizionali e di gusto, aspetto e aroma - se si rispetta un’adeguata conservazione.

Scaduto, non sempre pericoloso

Molto spesso sia la data di scadenza sia il TMC vengono interpretati in senso restrittivo. In realtà i prodotti con il TMC raggiunto o superato non sono dannosi per la salute e possono essere ancora consumati: l’alimento è ancora commestibile, in certi casi addirittura per mesi. Pensiamo a una confezione di crackers: magari con il passare dei giorni si modificheranno un po’ il gusto e la consistenza, probabilmente non saranno più friabili come al momento dell’acquisto, ma mangiarli sarà comunque sicuro.

Quanto tempo dopo si può mangiare?

Ma per quanto tempo è possibile consumare un alimento dopo la scadenza? Dipende dai casi. I prodotti che vanno tenuti in frigorifero sono quelli più deperibili: questi in linea di massima hanno la data di scadenza, che è bene rispettare. In qualche caso (per esempio lo yogurt oppure il latte fresco) si può sforare di uno o due giorni, purché la temperatura del frigo sia impostata correttamente a 4 °C, la confezione sia integra e non si presentino cattivi odori. Con altri alimenti freschi (soprattutto i più deperibili come pesce crudo, carne fresca, formaggi freschi...) invece bisogna essere ligi, perché c’è il rischio che prolifichino microrganismi, alcuni dei quali sono patogeni, cioè dannosi per l’uomo.

I prodotti da dispensa in genere possono essere consumati anche dopo due mesi dal termine minimo di conservazione; in linea generale più lungo è il termine minimo di conservazione previsto, maggiore sarà il margine di tolleranza.