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L’imposta di Successione: cosa c’è da sapere

10 ottobre 2022
successione

La successione impone una serie di adempimenti fiscali, dalla dichiarazione di successione al pagamento delle relative imposte, dalle imposte sulla casa in eredità al 730 del defunto. Ecco cosa devi ricordare.

Al momento del decesso si apre la successione e da questa data decorre l’anno di tempo che viene concesso agli eredi per presentare la dichiarazione di successione e versare di conseguenza le relative imposte. Tuttavia, il Fisco non esaurisce le sue richieste con la sola dichiarazione di successione, quindi vediamo cosa bisogna ricordarsi di fare.

Quando un familiare viene a mancare le cose da fare e gli adempimenti burocratici sono davvero tanti: per sapere cosa fare, dove andare e come muoverti in questa triste situazione, scarica la guida “Guida all'eredità”. 

L’imposta di successione è dovuta allo Stato da parte degli eredi e dei legatari (cioè coloro che ricevono solo un bene o un diritto per testamento o per legge) in base alla propria quota di eredità. Infatti, per calcolare l’imposta occorre quantificare l’eredità totale su cui applicarla che in pratica significa sommare il valore di immobili, diritti reali su beni immobili, titoli, beni mobili, partecipazioni, crediti, rendite, pensioni, denaro, gioielli…cioè tutte le proprietà del defunto. Dal totale lordo si sottraggono le passività del defunto quali i debiti (ad esempio un mutuo in essere) o le spese mediche sostenute per suo conto dagli eredi negli ultimi sei mesi di vita e si ottiene il valore del patrimonio netto su cui applicare le imposte.

Per ogni bene si utilizza un metodo specifico di valutazione, in particolare se non c’è un inventario il valore di denaro gioielli e mobilia viene valutato per il 10% del totale dell’attivo ereditario.

Beni esclusi

Non tutto finisce nell’attivo ereditario su cui si pagano le imposte, esistono una serie di beni che vengono esclusi per legge, quali il TFR e le indennità per rapporti di agenzia, le indennità che spettano agli eredi per assicurazioni previdenziali stipulate dal defunto (Pip, fondi pensione…), i beni di intesse storico o artistico, i titoli del debito pubblico come BoT, Cct, titoli di Stato, i veicoli iscritti al Pra (pubblico registro automobilistico).

Aliquote e franchigie

L’imposta sulle successioni è dovuta da ogni singolo erede e dai legatari sulla base della quota di eredità percepita, diminuita dell’eventuale franchigia a cui hanno singolarmente diritto. Le franchigie sono delle soglie di non imposizione: infatti l’imposta di successione si applica esclusivamente sul quantum che ha splafonato la franchigia.

 
Rapporto di parentela
Aliquota applicata e franchigia

Coniuge, parte dell’unione civile, figli, genitori, nonni, bisnonni, trisavi (genitori dei bisnonni),
nipoti (dei nonni), pronipoti (dei bisnonni) e figli di questi ultimi

4% oltre il milione di euro
Fratelli e sorelle
6% oltre i cento mila euro
Zii, nipoti (figli di fratelli), pronipoti (degli zii) cugini, prozii, nuora, genero, suoceri, cognati e loro figli.
Figli, nipoti, pronipoti, nonni, bisnonni e zii del coniuge
6% senza franchigia
Altro soggetto 8% senza franchigia

La norma sulle successioni fortunatamente prevede una grossa agevolazione per le persone disabili. Infatti, quando l’erede o il legatario è una persona disabile in condizione di gravità, (riconosciuto come tale ai sensi dell’articolo 3 comma 3 della Legge 104/92), l’imposta di successione si applica esclusivamente sulla parte del valore dell’eredità che supera l’ammontare di 1.500.000 euro. In pratica, in questi casi vige una franchigia elevata a 1.500.000 euro a prescindere dal grado di parentela che lega erede e defunto. Il grado di parentela risulta però necessario per stabilire la corretta aliquota da applicare alla parte eccedente la franchigia.

Come si paga l’imposta

L’imposta di successione non viene pagata direttamente dall’erede attraverso la dichiarazione di successione, come avviene per le altre imposte. Infatti, dopo la presentazione della dichiarazione di successione, lo Stato fa tutti i controlli e i calcoli del caso ed entro tre anni (ma in genere nell’arco di pochi mesi) procede con l’emissione di un avviso di accertamento, all’apparenza molto simile a una cartella esattoriale, ma che non contiene sanzioni e interessi, ma con cui si richiede il versamento dell’imposta dovuta.

Entro 60 giorni dal ricevimento di questo avviso si deve versare il dovuto, per non incorrere nella riscossione coattiva che prevede l’applicazione di sanzioni e interessi. L’imposta di successione deve essere versata tramite il Modello F24 allegato alla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate e può essere pagato presso gli agenti della riscossione (Agenzia entrate Riscossione), in banca o in Posta.

Gli immobili in successione

A prescindere dal fatto che l’erede debba o meno versare l’imposta di successione sulla sua quota ereditaria, in presenza di immobili, lo Stato pretende anche il versamento di due imposte variabili: l’imposta ipotecaria e l’imposta catastale che ammontano rispettivamente al 2% e all’1%, oltre a altri “balzelli” fissi quali l’imposta di bollo, la tassa ipotecaria e i tributi speciali, che complessivamente ammontano a circa 100 euro.

Se l’immobile può essere considerato come prima casa dall’erede, questi può versare le imposte ipotecaria e catastale in misura ridotta e pari a 200 euro ciascuna. Questa norma vale anche se l’immobile viene ereditato da più soggetti contemporaneamente e uno solo di questi possiede i requisiti per le agevolazioni prima casa. Basta questo, infatti, per permettere l’applicazione delle agevolazioni prima casa sul valore complessivo dell’immobile, anche se ereditato da altri.

Calcolare le tasse sugli immobili

L’imposta ipotecaria è pari al 2% del valore catastale, mentre l’imposta catastale è pari all’1% del valore catastale. In ogni caso, è previsto un versamento minimo di 200 euro per ogni imposta.

Per calcolare la base imponibile su cui applicare l’imposta di successione, l’imposta ipotecaria e la catastale, si parte dalla rendita catastale dell’immobile che trovi sulla visura catastale aggiornata.

Per ottenere il valore catastale occorre rivalutare la rendita catastale del 5% (moltiplicando il valore per 1,05) e moltiplicare il risultato per il corretto coefficiente, differente a seconda della categoria di immobile. Nel caso di case di abitazione il gruppo catastale è “A”. I coefficienti sono:

  • 110, per la prima casa;
  • 120, per i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali A e C (escluse le categorie A/10 e C/1).

Una volta in possesso di questi dati, possiamo calcolare il valore catastale, secondo la seguente formula: rendita catastale x 1,05 x coefficiente della categoria catastale.

Pagare le imposte sugli immobili

Le imposte ipotecarie e catastali, la tassa ipotecaria, i bolli e i tributi speciali devono essere calcolati e pagati in “autoliquidazione”, questo significa che è il contribuente stesso che le calcola e le versa senza un intervento diretto dell’amministrazione finanziaria.

Con la presentazione della dichiarazione di successione online è possibile addebitare sul conto corrente intestato al dichiarante il dovuto, questo è possibile solo se il conto è aperto presso un intermediario convenzionato con l’Agenzia delle entrate o presso le Poste. Per questo, quando si compila la dichiarazione di successione online, vanno sempre indicati il codice Iban del conto corrente sul quale addebitare le somme dovute più il codice fiscale dell’intestatario del conto corrente. Se invece ci si è rivolti a un intermediario per la presentazione della dichiarazione di successione si occuperà lui di tutto, il contribuente dovrà “solo” pagare.

La dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione, nella maggior parte dei casi è obbligatoria, anche in assenza di imposte da versare e va presentata entro 12 mesi dalla data del decesso. L’obbligo di presentazione ricade su ogni soggetto che eredita, ma uno solo tra questi si occuperà di predisporla, successivamente lo Stato richiederà agli eredi le eventuali imposte sulla base di quanto dichiarato,

La dichiarazione non è obbligatoria se l’attivo ereditario, calcolato al lordo delle eventuali riduzioni, detrazioni o passività, non supera la soglia dei 100.000 euro sono esonerati dall’obbligo di presentazione il coniuge e i parenti in linea retta del defunto (es. Figli, genitori…), sempre che nell’eredità non siano compresi immobili o diritti reali immobiliari. Quando la dichiarazione di successione non viene presentata, alcuni soggetti coinvolti (banche, assicurazioni…) potrebbero richiedere una certificazione sostitutiva che attesti la linea ereditaria per procedere con l’iter necessario alla chiusura dei rapporti intestati al defunto e alla eventuale liquidazione di quanto in loro possesso. Se sai di non dover presentare la dichiarazione di successione, è bene che ti informi subito su quali documenti devi produrre per evitare di perder ulteriore tempo.

La successione online

Se per la compilazione della dichiarazione di successione ti affidi a un CAF o a un notaio, saranno loro a occuparsi della presentazione del modello telematico e non dovrai fare nulla, certo la scelta è onerosa perché ovviamente ti viene richiesto il pagamento del servizio.

Se invece, preferisci la strada del “fai da te”, sappi che il percorso sarà in salita e pieno di insidie, non solo per la difficoltà di compilazione del modello ma anche per l’utilizzo degli strumenti digitali messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate che sono poco intuitivi. Per questo motivo noi consigliamo di evitare di cercare di farla di soli, per non incappare anche in possibili costosi errori che il Fisco non tarda a rilevare e sanzionare.

Il programma messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, si chiama “Dichiarazione di successione” (SUC) e permette di fare anche le volture catastali degli immobili presenti nell’eredità. Per scaricarlo bisogna andare sul sito www.agenziaentrate.gov.it e cliccare su “dichiarazione di successione” presente nella home sotto il profilo “cittadini”

Prima di tutto occorre essere in possesso del PIN dell’Agenzia delle entrate o delle credenziali SPID per accedere ai servizi Fisconline, infatti, benché il software di compilazione sia utilizzabile anche offline, l’invio e lo stato di avanzamento della pratica si possono fare solo da loggati. Una volta inviata, la dichiarazione di successione sarà visibile nel cassetto fiscale del dichiarante e dei coeredi.

Alla dichiarazione vanno allegati tutti i documenti necessari al suo completamento, per farlo dovrai predisporre i file nel corretto formato, infatti vengono accettati solo i PDF/A e i TIFF, l’Agenzia delle entrate mette a disposizione nell’area “servizi telematici” uno strumento per validare e convertire i file nel formato necessario.

L'invio può ritenersi effettuato solo quando il sistema fornisce in risposta l’esito di conferma della trasmissione, che riporta anche il protocollo attribuito all'invio.

Ricorda che quando nell’attivo ereditario è presente un immobile, prima di inviare la dichiarazione di successione, occorre autoliquidare, cioè versare le imposte ipotecaria, catastale, di bollo, la tassa ipotecaria e i tributi speciali. Il pagamento delle imposte dovute, calcolate direttamente dal software dell’Agenzia delle entrate in base a quanto inserito, avviene con addebito su un conto corrente aperto presso un istituto bancario (convenzionato con l’Agenzia delle Entrate) e intestato al dichiarante oppure al soggetto incaricato della trasmissione telematica della dichiarazione, identificati entrambi dal relativo codice fiscale. Per questo, quando si compila la dichiarazione di successione vanno indicati il codice Iban del conto corrente sul quale addebitare le somme dovute e il codice fiscale dell’intestatario del conto stesso.

La voltura catastale

Nelle successioni chi presenta la dichiarazione di successione deve presentare la domanda di voltura catastale, cioè la richiesta di aggiornamento dei dati degli immobili registrati al Catasto.

Dopo aver registrato la dichiarazione di successione, il contribuente ha trenta giorni di tempo per presentare la richiesta di voltura all’ufficio provinciale - Territorio dell’Agenzia competente oppure se ha optato per la dichiarazione di successione online, tramite il software dell’Agenzia delle entrate può inviare la richiesta di voltura in automatico in base ai dati inseriti in dichiarazione. In questo caso viene rilasciata una ricevuta telematica per la voltura catastale, da conservare insieme a quella dell’invio della dichiarazione di successione.

Cose da non dimenticare

I rapporti con il Fisco non si esauriscono con la presentazione della dichiarazione di successione e con il pagamento delle relative imposte. Lo Stato infatti, prevede una serie di adempimenti da parte degli eredi per “completare” tutte le pendenze e gli obblighi che il defunto aveva nei confronti dell’Amministrazione finanziaria.

IMU, TASI e Nuova IMU

Da gennaio 2020 entra in vigore la nuova IMU, che unisce sotto un'unica imposta sia la Tasi che l’Imu. In caso di decesso bisogna ricordarsi di pagare l’imposta a nome del defunto per gli immobili di sua proprietà fino alla data in cui è mancato. In pratica bisogna considerare la situazione preesistente al decesso e pagare le imposte con le regole applicabili fino a quel momento. Ricordiamo che l’Imu va versata in acconto o in un’unica soluzione entro il 16 giugno e a saldo entro il 16 dicembre. Quindi a seconda del periodo dell’anno in cui è avvenuto il decesso potrebbe esser necessario scorporare o meno quanto già pagato dal defunto in acconto per l’anno d’imposta.

Dalla data del decesso in poi si deve considerare la situazione degli immobili all’interno della successione perché, ad esempio, una casa poteva essere considerata abitazione principale per il defunto, ma non per tutti i suoi eredi, di conseguenza può passare da esente a imponibile per una parte dell’anno.

La Tari

La TARI è il corrispettivo che si paga per lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti al Comune in cui i trova l’immobile oggetto di successione per lo svolgimento del servizio.

L’importo dovuto viene calcolato in modo diverso da ogni Comune ma, molto spesso, il numero di occupanti dell’immobile per il quale si versa la tassa è una delle variabili considerate per il calcolo.

Per questo motivo, in caso di decesso, è importante comunicare al Comune le variazioni del soggetto passivo dell’imposta. Infatti, il contributo dovrà essere ricalcolato in base al nuovo scenario che la successione ha generato, per altro gli eredi sono obbligati in solido al pagamento della TARI, quindi può provvedere uno solo tra loro che poi si rivale sugli altri.

La dichiarazione di cessazione dell’utenza o di subentro da parte di uno o più eredi deve esser fatta entro il 30 giugno dell’anno seguente a quello in cui si è verificato il decesso. Le modalità di presentazione variano a seconda dell’Amministrazione comunale cui consegnare la documentazione, infatti spesso visitando il sito web del Comune si scopre che è possibile fare questa comunicazione anche online o che la modulistica è scaricabile e una volta compilata si può inviare via mail all’ufficio competente.

Le cartelle esattoriali

Gli eredi non rispondono mai delle sanzioni contenute nella cartella esattoriale di conseguenza anche le multe stradali in quanto sanzioni non sono da pagare.  Per questo motivo, se nella cartella esattoriale sono presenti degli importi dovuti per un’imposta non versata ed altri per le sanzioni corrispondenti, si può presentare istanza in autotutela all’ente impositore, comunicata per conoscenza anche all’Agenzia Entrate Riscossione, per chiedere lo sgravio delle sanzioni. Di solito la richiesta viene accolta e la cartella riemessa senza le sanzioni e senza bisogno di ricorrere al giudice tributario.

Questo stesso discorso vale anche se il defunto aveva aderito a qualche rottamazione delle cartelle esattoriali e aveva una rateazione del debito in corso.

La dichiarazione dei redditi del defunto

La dichiarazione dei redditi per la persona deceduta non è obbligatoria, a meno che non rientri in uno dei casi per i quali qualsiasi contribuente sia obbligato a presentarla. Per esempio, potrebbe essere in possesso di due Certificazioni uniche (Cu) che non sono state conguagliate dall’ultimo sostituto d’imposta, datore di lavoro o ente pensionistico, oppure potrebbe aver percepito redditi da affitto, per i quali non ha applicato la tassazione con il regime della cedolare secca. Per maggiori dettagli su chi è obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, potete consultare la sezione dedicata al 730.

Potrebbe poi essere conveniente per gli eredi presentare la dichiarazione dei redditi per conto del defunto allo scopo di recuperare crediti d’imposta o detrazioni non godute. Per esempio, spesso accade che nell’ultimo periodo di vita la persona defunta abbia sostenuto importanti spese per cure mediche, che possono essere in parte recuperate, portandole in detrazione dalle imposte o in deduzione dal reddito tramite la dichiarazione dei redditi. Per le persone decedute la dichiarazione dei redditi deve essere presentata da uno degli eredi, che si fa carico dell’adempimento per tutti quanti gli eventuali altri obbligati. A partire dal 2020 per presentare la dichiarazione del defunto è possibile utilizzare il modello 730, se questi possedeva i requisiti necessari all’utilizzo di questo modulo.

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