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Sughi e pelati: da dove viene il pomodoro? Da oggi lo dice l’etichetta

Cambia la legge sull'etichettatura. Dal mese di settembre non solo le passate ma anche pelati, polpe e concentrati dovranno indicare il paese di provenienza della materia prima. Un passo avanti verso l'informazione al consumatore.

30 agosto 2018
passata

Dopo il latte e i suoi derivati, la pasta e il riso, anche per i prodotti a base di pomodoro arriva l’etichetta d’origine: in attesa che l'Ue si pronunci, l'Italia anticipa i tempi con un decreto per sperimentare questa etichettatura fino a dicembre 2020. Prima era obbligatorio solo per la passata indicare il paese della materia prima, mentre ora lo è anche per pelati, polpe, concentrati, salse, sughi che contengono più del 50% di pomodoro. Un passo avanti sulla trasparenza di questa filiera, spesso troppo confusa: prima, infatti, veniva indicato solo lo stabilimento di produzione o il distributore e, quindi, un prodotto fatto con pomodori o derivati provenienti da Spagna, Usa e Cina - anche se soltanto lavorato e confezionato in Italia - poteva riportare il claim “Made in Italy”. Ora tutto dovrà essere indicato.

Cosa verrà scritto

Ecco le diciture che troveremo sempre più sui prodotti (solo su quelli confezionati in Italia): “Paese di coltivazione del pomodoro” e “Paese di trasformazione del pomodoro”. Nel caso in cui coltivazione e trasformazione avvengano nello stesso Paese, si può trovare un’unica dicitura di questo tipo: “Origine Italia”. Se invece avvengono in più Paesi, a seconda dei casi, si può trovare la dicitura: paesi “UE”, “non UE”, “UE e non UE”. I prodotti  già in commercio e non ancora in regola con l’etichetta potranno essere comunque venduti fino a smaltimento scorte.

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