Consigli

Come scegliere i dadi da cucina

08 gennaio 2018
dadi

C’è chi usa il dado solo per insaporire, chi per una minestrina veloce, chi lo preferisce classico e chi vegetale. Lo scaffale dei dadi da brodo (ma anche granulare, liquido e gel) è pieno di prodotti diversi.

Parliamo genericamente di dadi da brodo, ma il classico cubetto è affiancato da prodotti dalla forma diversa: granulari, liquidi e gel. Possono essere usati per preparare il brodo, oppure per insaporire pietanze varie, dalle zuppe agli arrosti. C’è chi li guarda con sospetto perché non si sa bene quello che c’è dentro e chi non rinuncia alla loro comodità e li tiene sempre in dispensa. E sullo scaffale del supermercato l’offerta è ampia: quale dado scegliere dunque?

I consigli per comprare il dado migliore

In base al formato (o tipologia):

  • Cubetto: più economico. L’imballaggio è ridotto, senza sprechi e quasi completamente riciclabile. Tra i contro invece: è difficile da dosare, alcuni si sciolgono lentamente, ha più grassi degli altri formati.
  • Granulare: si dosa bene, non c’è spreco di prodotto, si può scegliere la quantità esatta da usare in funzione della quantità di acqua, è economico. Tra i difetti la confezione è poco green dal punto di vista ambientale, è spesso sovradimensionata e con molto spazio vuoto.
  • Gel: si scioglie in fretta sia nell’acqua sia nei sughi. Però se vuoi usare solo mezza dose, la restante va conservata in frigo e consumata entro 5 giorni. Dal punto di vista ambientale è poco verde: forma non compatta e doppio imballaggio, di cui solo la metà riciclabile.
  • Liquido: rapido da usare, facile da dosare, ma per evitare gli sprechi, va usato entro pochi giorni dall’apertura e conservato in frigo. Tra i contro: è costoso (quasi cinque volte di più rispetto a dadi e granulari), la confezione è ingombrante e pesante.

In base alla ricetta:

  • Classico: il nome stesso dà indicazione del gusto. Se in molti fanno l’associazione “dado classico” uguale a “dado di carne”, attenzione, perché non è detto che sia così. Non tutti i classici, infatti, hanno l’estratto di carne.
  • Vegetale: da un prodotto all’altro varia molto sia la percentuale sia la tipologia di verdure e soprattutto le spezie. Controlla la lista degli ingredienti.
  • Di carne: in questo caso l’estratto di carne c’è sicuramente.
  • Di pollo: di solito è chiamato “delicato”. 

In base ai claim/formulazione, per esempio:

  • Senza glutammato: attenzione bene a questo slogan. “Senza glutammato” significa che questo additivo è assente. Ma tante volte si trova l’indicazione “senza glutammato aggiunto”. In questo caso significa che l’additivo non rientra nella formulazione del prodotto, ma una certa quantità di glutammato può comunque essere presente perché legata ad altri ingredienti quali estratto di lievito o estratto per brodo.
  • Con meno sale: il sale è spesso l’ingrediente principale di questi prodotti, che, di conseguenza, ne forniscono una quantità significativa. Stare attenti a questo aspetto per limitare l’apporto di sale è una cosa importante per la nostra salute.
  • Senza olio di palma: alcune aziende hanno deciso di non usare quest’olio. E al suo posto? È bene controllare la lista degli ingredienti, perché in alcuni prodotti troviamo olio di cocco, che dal punto di vista nutrizionale non è affatto meglio dell’olio di palma. Detto questo, però, bisogna anche aggiungere che l’apporto di grassi alla nostra dieta da parte dei dadi è minimo.
  • Solo ingredienti naturali: probabilmente questo slogan vuole allontanare i dubbi degli scettici sulle formulazioni di questi prodotti. Gli ingredienti sono certamente di origine naturale, ma questo non significa che siano ingredienti comuni nelle nostre cucine (gomma di xanthan, farina di semi di carrube, aromi…). 

In base al prezzo:

  • se vuoi stare attento al portafoglio, è meglio se ti orienti sui cubetti o sui granulari. I brodi che contengono carne sono più economici di quelli vegetali. Infine, per un brodo biologico si spende più del doppio rispetto alla versione non bio (a parità di quantità di brodo preparato). 

Il glutammato: cos'è

Contro il glutammato si è detto di tutto e di più. A fare chiarezza ci ha aiutato il report pubblicato nel luglio 2017 dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) che ha voluto fare chiarezza: il glutammato non è né genotossico né tantomeno cancerogeno, è però colpevole - ad alte dosi - di alcuni disturbi noti come la sindrome da ristorante cinese (anche detto “complesso di sintomi da glutammato monosodico”, tra cui  nausea e mal di testa). Per questo motivo per il glutammato è stata fissata una dose massima giornaliera che non andrebbe mai superata (30 mg per per chilo di peso corporeo) per tutelare la nostra salute. Questo significa che un uomo di 70 kg non deve assumere più di 2,1 g al giorno di glutammato; mentre una donna di 50 kg, non deve superare 1,5 g al giorno. Visto che, nella vita di tutti i giorni, è difficile fare i conti e sapere con certezza quanto glutammato ingeriamo, il buon senso dice che meno ne mangiamo meglio è.