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In città a 30 Km/h: a Bologna scattano le multe. Ecco come funziona il modello Città 30

Dal 16 gennaio, nel capoluogo felsineo scattano le sanzioni (da 29,40 a 845 euro) per gli automobilisti che non rispettano il limite dei 30 chilometri orari nelle strade in cui vige il divieto. Ma il modello "Città 30" non è una condanna all’andamento lento. Anzi, paradossalmente i tempi di percorrenza si riducono, perché la circolazione diventa più fluida. E per qualsiasi dubbio c'è il nostro servizio di consulenza.

16 gennaio 2024
dita e dadi

Con l'effettivo avvio dei controlli e delle sanzioni per i trasgressori, Bologna diventa la prima grande città italiana in cui trova finalmente attuazione il modello "Città 30" (leggi tutte le bufale sulle "Città 30") dove 30 sta per limite di velocità di 30 km/h nella maggior parte delle strade urbane. In base al codice della strada, le sanzioni sono:

  • di minimo 29,40 euro per chi supera il limite fino a 10 km/h (quindi tra i 36 km/h e i 45 km/h nelle strade con limite dei 30 km/h), se non si paga entro i 5 giorni la sanzione passa a 42 euro (oltre i 60 giorni a 86,5 euro);
  • di minimo 121,10 euro e 3 punti della patente, per chi va tra 11 e 40 km/h oltre il limite consentito, se non si paga entro i 5 giorni la sanzione passa a 173 euro (oltre i 60 giorni si passa a 347 euro);
  • di 543 euro, 6 punti e sospensione della patente della patente da uno a tre mesi, per chi circola tra 41 e 60 km/h oltre il limite;
  • di 845 euro, 10 punti e sospensione della patente da 6 a 12 mesi per chi circola oltre 60 km/h in più del limite.  

Perché siamo a favore del modello "Città 30"

 I centri urbani in cui viviamo si sono da tempo trasformati in un campo irto di pericoli, ed è su questo che bisogna agire con urgenza per invertire la rotta. Oggi le città sono a misura di auto e non di persone. Le strade hanno abdicato alla loro funzione di spazio di relazione tra le persone, diventando perlopiù assi di scorrimento. Con tutto ciò che ne consegue in termini di incidenti, morti e infortuni, certo, ma anche di inquinamento ambientale, rumore, consumo di suolo e perdita di qualità della vita

Scopri cosa prevede il decreto Autovelox pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Il 73% degli incidenti avviene su strade urbane

L’80% dello spazio pubblico all’aperto in città è dedicato alle automobili, che in Italia sono oltre 39 milioni. Su 166mila incidenti contati dall’Istat nel 2022, ben il 73%, è avvenuto su strade urbane. Le vittime sono soprattutto pedoni e coloro che si spostano in bici, monopattino o ciclomotore. I cosiddetti “utenti vulnerabili”. La probabilità di morte a seguito di un incidente stradale è per i pedoni 4,4 volte più alta (per i motociclisti 2,5 volte, per i ciclisti e per chi va in monopattino 1,9 volte maggiore) rispetto a quella di chi occupa un posto in automobile.

Il 70% di incidenti in meno

Cos’hanno fatto di speciale città come Oslo, Bruxelles, Parigi, Londra, Bilbao, Helsinki, Edimburgo, Amburgo per veder crollare sulle loro strade il numero di incidenti, morti e feriti? Si sono convertite al modello “Città 30”. In Danimarca, per esempio, la riduzione di incidenti in tre anni nelle Zone 30 è stata del 77% e dei feriti addirittura dell’88%. A Londra il calo di incidenti è stato del 40% e dei feriti del 70%.   

Il ritardo dell’Italia

E in Italia? Le sperimentazioni sono state molte, in Comuni grandi e piccoli, anche se spesso limitate ad alcune zone. Spetta a Olbia la palma di prima Città 30 italiana (dal 2021). Tra i grandi centri urbani è invece Bologna ad aver battuto sul tempo tutti gli altri: la riduzione di velocità da 50 a 30 km/h sulla stragrande maggioranza delle sue strade è partita dallo scorso luglio e ora ci sono anche sanzioni per i trasgressori. Milano forse ci proverà nel 2024. Nel frattempo è stato depositato alla Camera il disegno di legge proposto dalla piattaforma di associazioni #citta30subito (Legambiente, Fiab, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, ANCMA, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, AMODO), affinché il modello sia adottato in tutta Italia. Precedentemente a favore delle Città 30 si era espresso il Parlamento europeo, attraverso la risoluzione del 6 ottobre 2021. Anche l’Onu ha dato man forte, lanciando la campagna Streets for life #Love30.

Obiezioni senza fondamento

Allora tutti d’accordo? Macché. Ogni volta che un provvedimento Zona 30 viene adottato si solleva un vespaio di polemiche e di voci contrarie. L’iniziativa viene bollata come assurda e controproducente. Chi va oltre gli insulti azzarda argomentazioni del tipo: «È un limite inutile perché nessuno lo rispetta», «con il limite di 30 km/h si perde troppo tempo», «il limite 30 dà un falso senso di sicurezza ai cittadini, i quali saranno meno attenti e provocheranno più incidenti gravi». Sono tutte obiezioni facilmente smontabili con i dati e con l’esperienza dei centri urbani in cui le Zone 30 sono da tempo una realtà.

In tutti casi c’è stata una diminuzione di incidenti, di morti e di emissioni inquinanti; una riduzione del rumore e del traffico; un aumento degli spazi disponibili per pedoni e ciclisti e delle aree di svago e di incontro per le persone, in cui i bambini possono giocare e muoversi senza correre rischi; un maggiore ricorso ai mezzi pubblici, all’uso di bici o dei propri piedi (incentivando così l’attività fisica e migliorando di conseguenza lo stato di salute dei cittadini); un incremento nelle vendite dei negozi di vicinato e del commercio locale, che ha contribuito a rivitalizzare i quartieri. Tutto senza significativi aumenti di percorrenza. In estrema sintesi, la qualità della vita è migliorata. Il motto «Città 30 gente contenta» – coniato da Lydia Bonanomi, l’architetta svizzera che nel 1990 ha disegnato questo modello urbanistico – è tutt’altro che uno slogan vuoto

Inversione di prospettiva

È però sul significato di Città 30 che sorgono i maggiori equivoci. C’è chi crede che per acquisire questo status basti scegliere le strade sulle quali abbassare il limite da 50 a 30 km/h e apporre in giro cartelli che vietano di superarlo. Questo è quanto di più semplicistico si possa pensare, perché Città 30 è un progetto complesso, un contenitore che comprende diversi interventi, non necessariamente onerosi, per riqualificare lo spazio pubblico, liberandolo dalle auto e restituendolo alle persone, o meglio alla comunità. 

In primo luogo va attuato un cambio di prospettiva: non più tutte le strade a 50 km/h e solo alcune a velocità ridotta o pedonali, bensì tutte le strade a 30 km/h o pedonali e solo alcune a 50 km/h (tipicamente quelle di circonvallazione che servono a spostarsi tra una zona e l’altra della città, ma non le arterie radiali, dato che l’obiettivo è di ridurre le auto private che penetrano in città). E poi servono interventi strutturali su strade e piazze: si restringono le carreggiate, si aumenta lo spazio per i marciapiedi, per l’arredo e il verde pubblico; si cambia la conformazione dei parcheggi (e se ne riduce il numero).

infografica esperimento Milano a 30 all'ora 

Non è vero che si perde tempo

Non finisce qui. Bisogna incentivare la mobilità leggera, potenziare il trasporto pubblico (rendendolo più efficiente e più economico possibile) e sviluppare la cosiddetta “intermodalità” (per tutti, oltre che per i pendolari), cioè l’uso combinato di mezzi di trasporto diversi, ottimizzandone i tempi.

Come in ogni processo che presuppone un cambiamento culturale, sono cruciali sia la comunicazione (campagne informative ed educative) sia il coinvolgimento dei cittadini e degli abitanti dei quartieri nelle decisioni, affinché comprendano che Città 30 non è contro gli automobilisti bensì a favore di tutti. E che non si tratta di una condanna all’andamento lento, anzi. Oggi in una grande città come Milano la velocità media delle auto oscilla nell’arco della giornata tra i 14,8 e i 17,5 km/h.

Potrebbe sembrare un paradosso imporre il limite di 30 km/h se già si viaggia più lenti. Invece non lo è, sia perché quelle citate sono una media tra velocità molto diverse, sia perché la causa dei rallentamenti è il traffico, che costringe a continui start e stop: snervanti, inquinanti e pericolosi. Se la circolazione è più fluida, i tempi di percorrenza si riducono. Se tutti vanno piano, si arriva prima

Hai ricevuto una multa ingiusta? Ti aiutiamo a contestarla

Per tutte queste ragioni, Altroconsumo è a favore del modello Città 30 e, di conseguenza anche delle sanzioni per i trasgressori. Tuttavia può succedere di ricevere talvolta contravvenzioni ingiustificate; se sei stato multato ingiustamente e vuoi contestare la sanzione Altroconsumo è al tuo fianco: in questo contenuto trovi tutte le informazioni su come contestare una multa; inoltre ricorda per i soci c'è sempre il servizio di assistenza legale: lo trovi al numero 02.6961500 dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Per chi non è ancora socio c’è la possibilità di prenotare una consulenza gratuita

 

Riforma del Codice della Strada: un'occasione persa

Notiamo con rammarico che nel testo del Nuovo Codice della Strada approvato in Consiglio dei Ministri non sono presenti misure che vadano verso il modello di “Città 30” commenta Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo. “Questo modello di città, riducendo con interventi urbanistici la velocità e contemporaneamente incentivando il trasporto pubblico (riducendo i costi del biglietto ed aumentandone la capillarità), assicura una maggiore sicurezza per gli utenti più vulnerabili, portando al contempo ad una minor necessità di ricorrere ad automobili private e numerosi altri benefici” aggiunte Cavallo. “L’aumento delle sanzioni, infatti, non basta per aumentare la sicurezza in strada. La prevenzione si fa a livello culturale e di pianificazione urbanistica, ad esempio implementando il modello di città30” ha concluso.