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Mobilità urbana ai tempi del Covid-19: con la bici distanziamento sociale e meno inquinamento

Spostarsi per andare al lavoro mantenendo una distanza di sicurezza non sarà facile. Se tutti ricorrono all’auto, il traffico e l’inquinamento aumenteranno. Una valida alternativa è la bicicletta, ma le città sono pronte e sicure per accogliere i ciclisti? Non ancora, è quanto emerge da una nostra indagine.

  • articolo di
  • Sonia Sartori
28 aprile 2020
  • articolo di
  • Sonia Sartori
mamma e bimba in bici

La bicicletta si presenta come uno dei mezzi alternativi per la mobilità urbana post Covid, ma dalla nostra indagine, a fine 2019, emergeva che in pochi la usano per gli spostamenti in città. Su campione di quasi 4 mila persone tra i 20 e i 64 anni, residente in dieci città italiane, la maggior parte degli intervistati percorre le strade cittadine in auto e in pochi si affidano alle due ruote, oppure vanno a piedi o prendono i mezzi pubblici. E il motivo principale per cui poche persone inforcano la bici per spostarsi in città sono il traffico e la velocità delle auto che rendono pericolose le strade. Un vero peccato, perché ad esempio a Milano il 40% dei percorsi più coperti in auto è inferiore ai tre chilometri, ciò significa che non ci vorrebbero più di 15 minuti in bicicletta.

La paura del contagio influenzerà il nostro modo di spostarsi per andare al lavoro a favore della mobilità privata ma ciò significa città congestionate, aumento dei tempi di percorrenza e inquinamento. 

Come si cambiano le città per favorire le due ruote?

Per vivere in una città dalla mobilità sostenibile, il cambiamento deve partire dall'amministrazione pubblica e anche da un approccio culturale diverso. Con l’emergenza Coronavirus, le amministrazioni comunali sono chiamate a fare scelte mirate per evitare che il trasporto pubblico collassi e il traffico di auto congestioni le città.
Tutto questo si può realizzare se le amministrazioni comunali intervengono per mettere in sicurezza le strade in città, ad esempio investendo nelle zone a velocità 30. La zona a 30 km all'ora avrebbe diversi effetti positivi: minori incidenti stradali, meno inquinamento e rumore. Non solo, ma consentirebbe  di allargare i marciapiedi, ridurre la lunghezza delle strisce pedonali e smussare i raggi di curvatura degli incroci in modo che l'auto sia costretta a rallentare.  È una proposta che Altroconsumo sostiene da tempo (Inchieste 337, giugno 2019). Tra le persone che abbiamo intervistato per la nostra indagine e che si spostano in bicicletta in città, il 26% ha avuto un incidente (l'8% più di uno) negli ultimi cinque anni. In Italia, dati Istat, nel 2018 ci sono stati oltre 3mila morti in incidenti stradali e circa 242mila feriti. Diminuire le vittime della strada ha una ricaduta positiva anche sulla spesa sanitaria: nel 2018, il costo sociale è stato di circa 17 miliardi di euro, pari all'1% del Pil nazionale.

Il casco protegge in caso di caduta

Avere la testa protetta può salvarci in caso di incidenti come testimonia un nostro socio che ci ha scritto per ringraziarci di avere fatto un test sui caschi per bici. Corrado Pizzarotti una mattina è caduto dalla sua bici e ha battuto la testa, per fortuna indossava il casco che si è rotto ma lo ha salvato da una trauma alla testa. Si era comprato il casco dopo aver letto il nostro test. Altroconsumo si è sempre battuta perché il casco diventasse obbligatorio per i ciclisti di età inferiore ai 14 anni, sperando che questo potesse innescare un circolo virtuoso che portasse anche gli adulti a indossarli, come è avvenuto per i caschi da sci. 

Un buon lucchetto scoraggia i ladri

In base alla nostra indagine, il 43% degli intervistati ha subito il furto della bici negli ultimi cinque anni e il 35% atti vandalici. In una ciclofficina, abbiamo messo alla prova 18 sistemi antifurto: catene  ad anelli, lucchetti U-lock (ad arco) e segmentati. 

Alcuni consigli possono rendere la vita in bici, a piedi o in auto più sicura

Per i ciclisti, è importante accendere le luci di sera e usare tutti i dispositivi obbligatori per legge per essere visibili. Nel rispetto dei pedoni, non andare in bici sui marciapiedi (anche se molti ciclisti lo fanno per paura delle auto). È importante anche rispettare la segnaletica delle piste ciclabili.

Per i pedoni, le strisce pedonali non sono una garanzia di sicurezza: prima di avventurarsi, è bene aspettare che l'auto, la moto o la bicicletta vi abbiano visto e abbiano iniziato a rallentare la loro corsa. Anche fare molta attenzione quando si attraversa la strada con il semaforo verde, può salvare la vita.

Per gli automobilisti, per rispetto di pedoni e ciclisti, ridurre la velocità anche se non c'è l'obbligo di andare a 30 km all'ora in città. Fermarsi prima delle strisce pedonali per consentire l'attraversamento della strada ai pedoni. Rallentare sempre in prossimità di incroci stradali o se si attraversa una pista ciclabile. È vietato parcheggiare sui marciapiedi. Non lasciare l'auto in doppia fila: è molto pericoloso per un ciclista che finisce in mezzo alla strada per poter superare il veicolo fermo. Prima di aprire la portiera, controllare sempre chi arriva.