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Tecno-rifiuti, i negozi non li vogliono ritirare anche se sarebbero obbligati a farlo

30 novembre 2022
ritiro gratuito raee

Per smaltire un apparecchio elettronico non devi più andare in discarica, i negozi sono obbligati a ritirarli gratuitamente. Se sono di dimensioni contenute non devi nemmeno acquistarne uno nuovo, se sono più grandi invece c'è il ritiro a fronte di un nuovo acquisto. Molti negozi, però, si rifiutano di applicare la norma, come rivela la nostra videoinchiesta.

Non c'è bisogno di andare in discarica per liberarsi del vecchio cellulare, del tablet ormai datato o del tostapane rotto. A luglio 2016, infatti, è entrato in vigore il cosiddetto decreto "Uno contro Zero". L’apparecchio fuori uso si può consegnare direttamente in negozio, senza effettuare alcun acquisto, neanche quello di un prodotto analogo ("Uno contro Uno"). Se però l'Uno contro Uno vale per tutti gli apparecchi, grandi e piccoli, l'Uno contro Zero è una possibilità limitata esclusivamente ai piccoli RAEE: la legge parla di una misura che non deve superare i 25 centimetri (sul lato più lungo del prodotto). Dimensione in cui rientrano comunque tantissimi elettro-rifiuti: cellulari, tablet, telecomandi, asciugacapelli, videogiochi, tostapane, radioline, frullatori, fotocamere, rasoi elettrici, chiavette usb, caricabatterie. Per i grandi apparecchi elettrici come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, invece, rimane l’opzione del ritiro da parte delle aziende rifiuti e igiene urbana o il conferimento diretto all’isola ecologica del proprio comune.

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La nostra inchiesta: al bancone una volta su tre la risposta è no

Non si tratta di un invito, ma di un un decreto legisla­tivo, che obbliga ad informare il pubblico della gratuità del ritiro dei piccoli appa­recchi usati anche in assenza di eventua­li acquisti. Siamo tornati a vedere se a distanza di anni dall’introduzione della normativa i rivenditori si preoccupano della gestione dei piccoli Raee. Ci siamo presentati in 82 punti vendita di 10 città (Milano, Genova, Torino, Padova, Firenze, Ancona, Roma, Napoli, Bari, Palermo) all’interno di ipermercati e di grandi magazzini di eleettrodometici. Al bancone abbiamo provato a consegnare un tablet o uno smartphone usati. In totale, un negoziante su tre ha rifiutato il nostro Raee, una minoranza era disposta ad accettarlo ma a condizione di farci acquistare un nuovo articolo, mentre un negoziante su cinque ha rifiutato del tutto il servizio di ritiro, consigliandoci di andare all’isola ecologica per fare la rottamazione. Insomma, il decreto sul ritiro dei rifiuti elettronici viene spesso ignorato dai rivenditori.

I rifiuti elettronici non vengono tracciati

E poi c’è il problema del sommerso. Degli 82 punti vendita visitati in 10 città solamente un Trony di Milano ha rilascia­to spontaneamente una ricevuta scritta che attestava il ritiro dell’apparecchio. Effettivamente, i negozianti non sono tenuti a garantire il tracciamento com­pleto. La legge, infatti, stabilisce che il venditore è tenuto a compilare solo un modulo di consegna all’isola ecologica, ma non è obbligato a tracciare il ritiro dei Raee in negozio. In questo modo non c’è trasparenza sul numero dei prodotti che arrivano in consegna, a lasciare traccia scritta è solo il numero di quelli dichiara­ti in uscita. Così, la contabilità tra i flussi di Raee che entrano e quelli che escono dal negozio non è verificabile. Alimentando il pericoloso sistema dei rifiuti sommersi, dannoso per l’ambiente anche alla luce dell’aumento esponenziale di prodotti elettronici e la nascita di nuovi prodotti che in passato non esistevano, basti pensare ai veicoli elettrici.

Con telecamera nascosta nei negozi

Certo sta a noi cittadini premurarci di gestire correttamente i nostri rifiuti elettronici, ma è evidente che i negozianti non ci aiutano del tutto a compiere il nostro dovere. Una riprova ulteriore di ciò la si ha guardando il nostro video con telecamera nascosta. Che ribadisce quanto sia poco tracciata la contabilità dei flussi di apparecchi che entano ed escono dai negozi. Non stupisce che secondo i dati ufficiali, solo un terzo circa dei Raee approda nel circuito corretto di smaltimento.