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Sanità integrativa: Antitrust sanziona per 6 milioni di euro Rbm e Previmedical dopo la nostra segnalazione

Sei milioni di euro: è l’importo totale (5 milioni per Intesa Sanpaolo Rbm Salute spa e 1 milione per Previmedical spa) della sanzione decisa dall’Antitrust nei confronti delle due società responsabili di pratiche commerciali scorrette. Una vittoria per i consumatori e per Altroconsumo che per primo ha segnalato all’Autorità tutti i disservizi subìti dagli utenti tra il 2018 e il 2020.

30 luglio 2021
previmedical

Sei milioni di euro. È il totale della sanzione decisa dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato nei confronti di Intesa Sanpaolo Rbm Salute S.p.A., compagnia assicurativa specializzata nell’assicurazione sanitaria (multata per 5 milioni di euro), e di Previmedical - Servizi per Sanità Integrativa S.p.A., provider di servizi cui è stata affidata la gestione e la liquidazione delle pratiche di sinistro (multata per un milione di euro).

Una vittoria per i consumatori e per Altroconsumo che, a seguito della ricezione di più di 1.000 reclami fra gennaio 2018 e ottobre 2020, ha segnalato le pratiche scorrette delle due società all’Antitrsut la quale ha avviato nel novembre 2020 le indagini che hanno portato a questo importante risultato.

“Siamo orgogliosi di aver potuto contribuire, attraverso il nostro lavoro, alla difesa dei consumatori ingannati da queste due società. Tutelare i cittadini è il nostro primo obiettivo, a maggior ragione quando si parla di salute. Oggi, grazie a AGCM e ad Altroconsumo, è un giorno importante per tutti quei consumatori che non hanno potuto usufruire di un servizio all’altezza delle aspettative ma, soprattutto, rispettoso nei propri confronti” dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo.

Le motivazioni del provvedimento

Secondo l’Autorità, il comportamento di Intesa Sanpaolo Rbm Salute S.p.A. e di Previmedical integra una pratica commerciale scorretta in quanto le due società hanno reso onerosa e difficile per i consumatori la fruizione delle prestazioni assicurative.

In particolare, dagli elementi raccolti nell’istruttoria, risulta che gli assicurati hanno dovuto fronteggiare respingimenti di richieste con motivazioni pretestuose, ritardi nelle risposte e nella gestione delle prestazioni dirette, ritiri di autorizzazioni già rilasciate, arbitrarie limitazioni introdotte nella prassi liquidativa, difficoltà a contattare l’assistenza clienti, che si è rivelata poco efficace.

Inoltre, dalla documentazione acquisita risultano disagi per gli assicurati dovuti a richieste pretestuose di integrazione delle domande di rimborso - nonostante tutta la documentazione fosse già in possesso della società - nonché all’applicazione di regole diverse per ogni risarcimento a parità di prestazione.

È stata anche riscontrata l’adozione di procedure dilatorie per autorizzare prestazioni che prevedono cicli di più sedute, come nel caso delle terapie oncologiche, per cui i consumatori, anche quelli che necessitavano di cure urgenti, perché colpiti da gravi patologie, erano costretti ad inviare una specifica richiesta per ciascuna seduta del ciclo.

La nostra segnalazione

Le indagini dell’Antitrust sono state avviate a seguito di una nostra segnalazione. Tra novembre 2018 e luglio 2020, infatti, sono arrivati circa 1.100 reclami riguardanti i disservizi di Previmedical, a cui la compagnia di assicurazione Rbm (oggi Intesa Sanpaolo Rbm Salute S.p.A. a seguito dell’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo di Rbm Assicurazione Salute) affida la gestione delle prestazioni sanitarie previste da diversi Fondi sanitari integrativi. Previmedical è la società che gestisce le prestazioni sanitarie, dai Fondi agli iscritti, sia quando si tratta di autorizzare l’assistenza diretta (nelle strutture mediche convenzionate, quindi senza pagare nulla), sia quando si tratta di valutare le richieste di rimborso delle spese sostenute da chi va da un medico o in una struttura non convenzionata (assistenza indiretta). Per lo più le segnalazioni provengono dagli aderenti a metaSalute, il fondo che garantisce assistenza sanitaria integrativa ai lavoratori dell’industria metalmeccanica, che Previmedical gestisce dall’autunno del 2017.

I reclami hanno evidenziato come ci sia una grande confusione sulle prestazioni a cui il lavoratore ha diritto e su come accedervi. Le richieste di autorizzazione per le prestazioni odontoiatriche, quelle più costose, restano “in lavorazione” per mesi, lasciando il paziente in un limbo che non gli permette di accedere alle cure in tempi clinici ragionevoli. Procedure ostiche che, per le cure odontoiatriche, costringono il paziente a compilare lui stesso la scheda con tutti i dettagli di diagnosi e trattamento previsti: così è facile sbagliare e vedersi rifiutare l’assistenza.

Nella segnalazione abbiamo evidenziato come l’effetto inevitabile, e apparentemente pianificato, di tali comportamenti sia quello di indurre l’assicurato a rinunciare alla prestazione economica o assistenziale cui avrebbe avuto diritto in base alla convenzione assicurativa, con i conseguenti pregiudizi sia alla salute che agli interessi economici degli assicurati, da un lato, e gli evidenti benefici economici per il professionista, dall’altro.

La nostra segnalazione, da cui è nato il provvedimento dell'Antitrust, risale alla fine del 2020. Ma i reclami degli utenti sono continuati anche dopo. Tra ottobre 2020 e marzo 2021, abbiamo ricevuto altre 150 segnalazioni da parte dei consumatori. 

Anche nel 2024 l' Antitrust ha sanzionato per 3,5 milioni di euro Intesa Sanpaolo Rbm Salute e Previmedical: leggi la nostra news.

Ripensare al ruolo dei fondi sanitari integrativi

Resta attuale la riflessione di Andrea Urbani, direttore della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, fatta nell’ambito dell’indagine conoscitiva alla Camera su “il ruolo dei fondi sanitari integrativi nel più ampio spettro della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale nel suo complesso” ha dichiarato: “Questi fondi godono di benefici fiscali e contributivi, per cui si arriva a una decontribuzione o defiscalizzazione fino a 3.615,20 euro a iscritto. Gli iscritti sono oltre 10,6 milioni di cittadini: 7,5 milioni lavoratori dipendenti e non, 2,1 milioni i familiari. Circa 700mila i pensionati. Un costo per la collettività, legato però alla missione che hanno questi fondi”. O dovrebbero avere.

Infatti, la legge stabilisce che coprano per almeno il 20% le prestazioni integrative che non sono incluse nei Lea (nell’assistenza sanitaria minima garantita dal Ssn), come quelle odontoiatriche, l’assistenza ad anziani e non autosufficienti e le prestazioni finalizzate al recupero della salute di soggetti temporaneamente inabilitati da malattia o infortunio (come le sedute di fisioterapia...). Perché assolvano questo compito, lo Stato concede ai fondi benefici fiscali e contributivi consistenti come abbiamo visto. Il punto è che la media di prestazioni integrative si aggira intorno al 39% il che significa che il 61% sono prestazioni che si sovrappongono a quelle del Ssn. Una duplicazione che, viene il dubbio, moltiplichi gli sprechi, incrementando solo il business delle assicurazioni. Soldi che si potrebbero usare per potenziare il Ssn, per ridurre le lunghe liste d’attesa: invece vanno a detassare i fondi integrativi stipulati da aziende private a favore dei propri dipendenti e non di tutta la collettività.