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Coronavirus: quasi 500 euro la perdita economica per famiglia

Abbiamo recepito le regole, ma c'è ancora chi le segue solo parzialmente. Il 43% dei 106 intervistati che presentano almeno un sintomo sceglie di non informare il medico o i numeri di assistenza. Ci sono poi le conseguenze economiche denunciate dalle famiglie italiane: una perdita media pari a 479 euro per nucleo familiare. Sono solo alcuni dei dati emersi dall'ultima indagine statistica su un campione di 1.007 persone che fotografa come stiamo percependo l'emergenza coronavirus e che impatto ha sulle nostre emozioni.

  • articolo di
  • Roberto Usai
25 marzo 2020
  • articolo di
  • Roberto Usai
Inchiesta coronavirus

A distanza di un mese dallo scoppio dell'emergenza coronavirus, abbiamo chiesto nuovamente agli italiani come stanno reagendo alla situazione sanitaria attuale. Abbiamo quindi intervistato tra il 18 e il 20 marzo 1.007 cittadini per chiedere quali sono le loro percezioni, le sensazioni e le ricadute economiche dovute all'allarme Covid-19.

Il 10% segue ancora parzialmente le indicazioni

Le misure per limitare assembramenti ed evitare il più possibile gli spostamenti non necessari sembrano essere state finalmente recepite dalla maggior parte degli italiani, con le dovute eccezioni. Complessivamente il 90% del campione evita del tutto di uscire di casa, tranne che per bisogni primari o per esigenze lavorative. Le donne sono generalmente più ligie rispetto agli uomini: il 92% segue rigidamente questa indicazione, contro l'86% del campione maschile. Il 10% continua a non rispettare le indicazioni delle autorità e segue solo parzialmente le raccomandazioni di limitare le uscite non indispensabili. 

Il 43% dei 106 che presentano almeno un sintomo non si allarma

Ci siamo quindi concentrati sulle persone che hanno dichiarato condizioni di malessere potenzialmente riconducibili a un'infezione da coronavirus. Il 43% del campione dei 106 cittadini che presentano almeno un sintomo associato come febbre, tosse o difficoltà respiratorie, sceglie di non contattare il medico di famiglia, né il 1500 e neanche il 112. Il 46% si rivolge al medico di famiglia in presenza di un sintomo importante, l'8% chiama il numero di telefono dedicato al Covid-19 1500 e il 8% al numero di emergenza unico 112 (0 118). Dall'indagine emergono inoltre alcuni aspetti importanti che riguardano l'approccio con la quarantena. Solo il 30% di chi ha avuto almeno un sintomo riconducibile si è sottoposto a una quarantena volontaria.  

Coronavirus: il 43% di chi ha sintomi non si attiva.

479 euro, la stima di perdita media per famiglia

Che impatto ha avuto il coronavirus sulle tasche delle famiglie italiane? Le stime parlano di una perdita media di 479 euro per nucleo familiare, per un totale complessivo di 12,3 miliardi euro volatilizzati. Il 50% del campione dichiara di aver subito ricadute economiche e una famiglia su dieci ha perso almeno mille euro di reddito da lavoro. C'è poi da considerare il disagio dovuto alla cancellazione di voli, prenotazioni in hotel ed eventi annullati o rimandati e non ancora rimborsati. Tra le voci che incidono maggiormente sulla perdita di denaro delle famiglie italiane troviamo al primo posto il reddito da lavoro (30%), la cancellazione di viaggi (18%), perdita di investimenti (15%) e l'annullamento di eventi culturali (10%) e sportivi (11%).  

Coronavirus: il 43% di chi ha sintomi non si attiva.

Ansia, paura e noia: l'impatto sulle emozioni

Le misure di contenimento del contagio e la limitazione degli spostamenti hanno inciso anche sul nostro umore e sulle nostre emozioni. La situazione di emergenza è responsabile di episodi di ansia frequenti (per il 30% del campione), più comuni tra le donne piuttosto che tra gli uomini. La noia e la solitudine sono condizioni più sentite dai giovani e, nello specifico, dalle ragazze fino ai 25 anni di età. La situazione di emergenza sanitaria continua a suscitare panico: le donne dichiarano anche di avere più spesso paura, mentre tra gli uomini di più di 46 anni questa condizione è la meno frequente. Per il 20% del campione il coronavirus ha avuto un impatto negativo anche sulla qualità del sonno provocando disturbi frequenti. 

Coronavirus: il 43% di chi ha sintomi non si attiva.

La precedente inchiesta sui comportamenti

Lo scorso 12 marzo avevamo pubblicato la prima parte della nostra indagine statistica con le risposte di 1.534 cittadini italiani in due fasi, prima che il primo decreto fosse emanato (5-6 marzo) e immediatamente dopo (il 10 marzo), rivelando un drastico cambiamento di percezione dell’epidemia da Coronavirus. Di seguito i dati emersi. 

Emergenza coronavirus: gli italiani ora più rispettosi delle regole (prima parte dell'inchiesta)

Non sgarriamo più. È questo l’effetto (voluto) dell’ultimo decreto del Governo che ha messo in “zona rossa” l’intero Paese. A dirlo sono i numeri della nostra indagine statistica che ha raccolto le risposte di 1534 cittadini italiani in due fasi, prima che il decreto fosse emanato (5-6 marzo) e immediatamente dopo (il 10 marzo), rivelando un drastico cambiamento di percezione dell’epidemia da Coronavirus. L’84% degli italiani dal 10 marzo segue in maniera molto rigorosa le raccomandazioni delle autorità sanitarie per prevenire il contagio (lavarsi le mani con frequenza, mantenere le distanze tra le persone, non uscire di casa in caso di sintomi e così via). Se a questa percentuale aggiungiamo il 14% del campione che le segue “in parte”, si ottiene praticamente l’unanimità.

Percentuali che hanno fatto un balzo in avanti notevole rispetto al periodo pre lockdown. Solo pochi giorni prima della stretta governativa, quando la situazione era già piuttosto grave ma la quarantena era stata imposta soltanto in 14 province, le persone che si dicevano convintamente aderenti alle raccomandazioni erano poco più di sei su dieci (il 64%).

La situazione per aree geografiche

A sorpresa sono proprio gli abitanti delle Regioni dove il virus è più diffuso (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) a essere meno ligi: il 75% segue le raccomandazioni in maniera rigorosa. Le percentuali sono più alte tra chi vive nelle Regioni del centro (89%), sud e isole (86%) e nelle altre Regioni del nord (90%). In generale, comunque, le percentuali di adesioni convinte alle raccomandazioni sono salite notevolmente dopo l’ultimo giro di vite del Governo.

La situazione per età

Analizzando il dato per fasce di età, anche in questo caso l’adesione alle indicazioni delle autorità sanitarie è cresciuta in maniera decisa dopo il 10 marzo. Rimangono tuttavia sotto la media le due fasce di popolazione sulle quali si è cercato di fare, per motivi diversi, una maggiore opera di convincimento, ovvero i giovani restii ad applicare buone regole di condotta, soprattutto rispetto alla socialità, e gli anziani che sono dal punto di vista epidemiologico la categoria più a rischio. Dice di seguire convintamente le raccomandazioni delle autorità sanitarie il 78% dei giovani dai 18 ai 34 anni e il 79% degli anziani tra i 65  e i 74 anni.

Cambiamento nello stile di vita

Quasi tutti gli italiani (97%) stanno modificando in qualche modo il loro stile di vita dall’inizio di questa crisi sanitaria ad oggi. Il 67% del campione ha smesso di prendere i mezzi pubblici (42% prima del decreto del 10 marzo); l’89% evita i luoghi affollati (era il 67%); il 72% ha smesso di viaggiare (contro il 46% pre decreto). Lo smart working, invece, rimane una possibilità ancora minoritaria, con una percentuale di utilizzo del 28% (era il 19% prima del 10 marzo). Il 29% ha fatto scorte alimentari e il 25% indossa guanti o mascherina quando esce di casa. Non ci sono significative differenze  se si analizza il dato per aree geografiche e per fasce di età, tranne una leggera minore attenzione dei giovani ad evitare i luoghi affollati (78%).

Gli italiani si sentono bene informati

Più di nove italiani su dieci si sentono informati o bene informati sul Coronavirus (modalità di trasmissione, periodo di incubazione, tasso di letalità…).In pochi giorni la percentuale di chi si sente molto ferrato sul tema è salita di più di dieci punti percentuali, passando dal 21% all’attuale 33%, ovvero un italiano su tre.

Al primo posto negli acquisti il gel disinfettante

Tre italiani su quattro hanno acquistato prodotti per la prevenzione del contagio, anche se non sempre utili. Il 63% ha acquistato negli ultimi giorni un gel disinfettante. Al secondo posto nella corsa agli acquisti i guanti (il 34% li ha comprati), seguiti dalle mascherine (31%). Si ferma al 15% la percentuale di italiani che sta facendo ricorso a supplementi e integratori e al 6% quella di chi ha acquistato un purificatore d’aria.

La situazione incide sulle finanze e sulla vita sociale degli italiani

La situazione di stallo ha un impatto rilevante sugli italiani, sia dal punto di vista economico sia sociale. Il 40% degli intervistati riferisce di aver subìto forti danni economici (perdita di introiti o mancati rimborsi a seguito di cancellazioni di voli, eventi e prenotazioni).  Simile la percentuale di chi testimonia forti limitazioni alla propria vita sociale (38%). Entrambi i dati sono in aumento di circa il 15% rispetto alla situazione pre lockdown del decreto del 10 marzo. Attualmente, soltanto il 12% degli italiani dichiara di non sentire alcun impatto sulla vita sociale e il 17% nessun cambiamento rispetto alla precedente situazione finanziaria.

 

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