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Consigli

Network marketing: come funziona e a cosa fare attenzione

Spesso si promettono facili guadagni vendendo prodotti e cercando altri venditori. Come funziona il multilevel marketing? Quali sono i rischi? Come distinguerlo dalle vendite piramidali? Ecco cosa sapere prima di entrare in questo mondo.

  • Con il contributo esperto di
  • Monica Valente, Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Stefania Villa
25 febbraio 2022
  • Con il contributo esperto di
  • Monica Valente, Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Stefania Villa
network marketing

Quante volte vi sarà capitato di essere invitati a una presentazione, in presenza o online, di cosmetici, integratori, detergenti ecc. da parte di un parente o di un amico di un amico che fa - appunto - vendita diretta, cioè non in un negozio ma tramite passaparola. Alcuni esempi di aziende molto famose sono Herbalife, 4life, Amway, Avon e altre che si occupano di integratori alimentari o prodotti legati al benessere, alla cosmesi o alla detergenza.

Probabilmente, vi sarà anche capitato di notare come chi opera per questo tipo di aziende sia soddisfatto ed entusiasta del suo lavoro, che gli ha permesso di “svoltare”, di superare la frustrazione del triste impiego da ufficio, guadagnare tanto, riacquisire fiducia in se stesso. Forse avrete anche visto post sui social, in cui si offre di “entrare nel team” per “crearsi un piano B”, e diventare “imprenditori di se stessi”.

Sono tutti elementi che gravitano intorno al mondo del cosiddetto multilevel o network marketing, una forma di vendita diretta in cui gli incaricati non solo commercializzano prodotti, ma reclutano anche altri collaboratori, prendendo una commissione sulle loro vendite. Ogni persona nel network ne arruola altre, che a loro volta ne arruolano altre ancora.

Le differenze rispetto alle vendite piramidali 

La prima cosa da fare, quando ci si avvicina al multilevel marketing, è assicurarsi che non si tratti di una vendita piramidale che è vietata. I confini non sono sempre così netti, ma la differenza principale è che la piramidale non prevede la vendita di prodotti o servizi e se la prevede è una sorta di “copertura”, perché il business dipende dal reclutamento di nuove persone, a cui solitamente è richiesto un contributo iniziale: delle vere e proprie “catene di Sant’Antonio”, in cui ad arricchirsi è chi ha messo in piedi il sistema e sta al vertice, mentre gli altri sono praticamente vittime di una fregatura.

Tutte le differenze principali tra multilevel marketing e piramidale nello speciale pubblicato su InTasca.

Al contrario delle vendite piramidali, il multilevel marketing - dunque - è legale anche se presenta alcuni elementi a cui prestare attenzione. Innanzitutto, entrare nel network non è mai veramente gratuito, perché spesso viene richiesto l’acquisto di un campione di prodotti, anche periodico, una quota ecc. Anche i corsi di formazione sono spesso a pagamento. 

Meglio tenere i piedi per terra anche rispetto alle promesse di guadagno, nonostante l’ondata di entusiasmo e fiducia da parte degli altri networkers da cui si sarà investiti (si parla proprio di “love bombing”, tipico delle convention di queste società). 

Chi entra nel network non è un commerciante, con un portfolio clienti; una volta esaurita la cerchia di parenti, amici e conoscenti, è facile che non si sappia più a chi vendere. Oltretutto, in molti casi, si tratta di prodotti non così necessari e costosi (visto che devono anche coprire la commissione di chi sta sopra il venditore). Vendendo meno, si dovrà per forza iniziare a introdurre altre persone nel network per continuare a guadagnare.

“Sarai imprenditore di te stesso” viene inoltre promesso, ma fare impresa è altro: in questo caso si dipende da un’azienda e, gerarchicamente, anche dalle “upline”, cioè da chi ci ha fatto entrare nel network e guadagna sulle nostre vendite. 

I consigli per chi entra nel network marketing

Fatti alcune domande: vuoi essere un venditore? Sei portato per farlo? Hai un piano di vendita? Hai una rete di acquirenti che potrebbe acquistare il prodotto più volte? Puoi permetterti di rischiare soldi e tempo? 
Fai delle ricerche: raccogli quante più informazioni possibili sul prodotto, il mercato e l’azienda; ad esempio visure camerali, recensioni, articoli su giornali e riviste, pareri sui social, eventuali segnalazioni e reclami presso le Autorità garanti. Verifica che l’azienda sia iscritta ad Avedisco, l’associazione dei venditori diretti. 
Valuta i costi, anche futuri: spesso è richiesto l’acquisto di materiale o di corsi di formazione, di prodotti che potrebbero restare invenduti; chiedi se si possono restituire per essere rimborsato. Potrebbe inoltre essere necessario pagarsi trasferte per meeting e convention periodiche.

Come si pagano le tasse? 

In quanto lavoratori autonomi, sarà necessario sbrigare le questioni fiscali, appunto, autonomamente. Per gli introiti si applica la normativa delle vendite porta a porta e le cose cambiano in base ai guadagni. 

Se è attività occasionale 

L’attività è occasionale fino a quando l’incasso annuo non supera i 6.094 euro lordi. La tassazione prevede un’aliquota fissa del 23%, applicando però prima una deduzione forfettaria del 22%. In pratica, con un fatturato di 6.094 euro, rimangono in tasca 5.000 euro netti. Questo tipo di reddito non si somma ad altri redditi ai fini Irpef (come quelli da lavoro dipendente o pensione) e non si deve presentare la dichiarazione dei redditi: basta rilasciare alla società una ricevuta non fiscale che attesti l’incasso. Se l’azienda è estera, invece, si dovrà presentare la dichiarazione dei redditi (le imposte vengono calcolate sempre con il metodo descritto). 

Se è attività professionale

Se il fatturato annuo supera i 6.094 euro lordi di incasso, il venditore è obbligato ad aprire la partita Iva, emettere fatture elettroniche, versare i contributi alla gestione separata dell’Inps e l’Iva sulle vendite. Per questo tipo di attività si è esenti dall’Irap e il sistema di tassazione è agevolato. Infatti, la tassazione è del 23% e viene applicata sempre sul 78% del reddito. In ogni caso, le imposte vengono trattenute direttamente dall’azienda committente quindi, anche in questo caso, non c’è l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi; rimane obbligatoria solo la dichiarazione Iva. I contributi previdenziali (dovuti per la parte eccedente i 5mila euro netti di incassi) devono essere versati per 2/3 dall’azienda, per 1/3 dal venditore che deve indicarli in fattura.