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Pensione, tutti i modi per andarci nel 2024

In attesa di una riforma del sistema pensionistico che dovrebbe abrogare la legge Fornero, il Governo ha prorogato al 2024 le misure di flessibilità in uscita come quota 103, opzione donna e ape sociale, prevedendo però delle correzioni e degli inasprimenti della normativa. Ecco come funzionano e quali altre possibilità ci sono per andare in pensione nel 2024.

22 dicembre 2023
fondopensione

Con la manovra di bilancio del 2024 il Governo Meloni ha prorogato le misure in essere nel 2023, con alcuni inasprimenti che riguardano tutte le modalità per andare in pensione nel 2024, da quelle ordinarie a quelle agevolate come quota 103, opzione donna e Ape sociale. Niente di fatto quindi, per la tanto attesa riforma delle pensioni di cui ormai non si sente nemmeno più parlare. Vediamo quindi cosa contiene il capitolo pensioni della manovra di bilancio per il 2024.

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Andare in pensione con quota 103

La manovra di bilancio ha stabilito che i requisiti, da maturare entro il 31 dicembre del 2024, per utilizzare quota 103 sono:

  • Aver maturato un’anzianità contributiva di 41 anni
  • Avere un’età anagrafica di almeno 62 anni

Anche nel 2024 viene confermato un limite di reddito massimo da pensione. In pratica chi matura i requisiti per quota 103 nel 2024 percepirà una pensione lorda pari al massimo a quattro volte il trattamento minimo, fino a quando matura i requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia (nel 2023 era pari a 5 volte il minimo). Inoltre, la pensione di quota 103 viene calcolata col metodo contributivo.  

Chi matura i requisiti a partire dal 1° gennaio 2024 percepisce la pensione dopo sette mesi dalla maturazione dei requisiti stessi che diventano 9 mesi per i dipendenti pubblici.

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Come si presenta la domanda per quota 103

Per accedere alla pensione anticipata flessibile si deve presentare la domanda tramite patronato o contact center dell’Inps chiamando il numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) oppure il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento).

In alternativa è possibile utilizzare la modalità online sul sito www.inps.it. Per loggarsi serve la SPID, la CIE o la CNS e dalla home page si clicca su “pensione e previdenza”, dalla tendina si deve selezionare “domanda di pensione” e nella pagina in cui si approda si seleziona “Area tematica: Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, ECOCERT, APE Sociale e Beneficio precoci”.

Come si calcola l’assegno della pensione

Il limite di reddito pari a 4 volte il minimo comporta che chi va in pensione con quota 103 e, in base a quanto versato avrebbe diritto a una pensione più alta, non la percepisce fino a quando non matura i requisiti pieni attualmente previsti dalla Fornero. La pensione spettante in misura piena verrà erogata al compimento dei 67 anni di età. Negli anni che mancano da quando va in pensione a quando matura i requisiti Fornero percepisce al massimo l’importo lordo pari a 4 volte la pensione minima. Inoltre, la pensione spettante in base a quota 103 viene calcolata esclusivamente con il metodo contributivo.

La pensione ottenuta con quota 103 non è cumulabile con altri redditi da lavoro dipendente o autonomo, salvo quelli derivanti da rapporti di lavoro autonomo occasionale nel limite di massimo 5.000 euro lordi annui. Questo limite decade al raggiungimento dei requisiti per percepire la pensione ordinaria di vecchiaia.

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L’incentivo per chi rinuncia a quota 103

Se da un lato si adottano dei provvedimenti per agevolare il collocamento in pensione, dall’altro, il Governo Meloni ha confemrato un incentivo per chi sceglie di non andare in pensione nel 2023 con quota 103. Infatti, i lavoratori dipendenti che pur avendo maturato i requisiti minimi previsti con quota 103 decidono di continuare a lavorare, possono scegliere di non versare i contributi dovuti sulla propria busta paga e riceverne l’importo. In pratica questo si traduce in un aumento del lordo dello stipendio di circa il 10%, senza che questo mancato versamento dei contributi si traduca in una decurtazione della pensione futura.

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Andare in pensione con l'Ape sociale

L‘Ape sociale viene prorogata anche a tutto il 2024, ma i requisiti di età vengono aumentati, infatti, a partire dal prossimo anno vi si potrà accedere solo con 63 anni e 5 mesi di età. Inoltre, non è possibile ottenere l’Ape sociale se si percepiscono anche redditi da lavoro dipendente o da lavoro autonomo, ad eccezione dei redditi da lavoro autonomo occasionale nel limite massimo di 5 mila euro annui. Gli altri requisiti rimangono invariati rispetto al 2023.

L’Ape Sociale rientra tra gli ammortizzatori sociali e servono almeno 63 anni compiuti nel 2024 e 30 anni di contributi versati. A questa forma di pensione può accedere, però, solo chi si trova in particolari condizioni:

  • disoccupati a causa di licenziamento anche collettivo, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale o scadenza di un contratto a tempo determinato, a condizione che nei 36 mesi precedenti abbiano avuto un contratto di lavoro per almeno 18mesi;
  • invalidi civili almeno al 74 per cento;
  • chi assiste familiari portatori di disabilità in situazione di gravità, che siano conviventi da almeno sei mesi;
  • chi svolge a lavori faticosi o usuranti da almeno sei anni negli ultimi 7 o 7 negli ultimi 10 anni (in quest’ultimo caso sono richiesti 32 anni di contributi per gli edili e 36 per gli altri).

Quali sono i lavori "usuranti"

Si considerano lavori ritenuti usuranti:

  • Professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate
  • Tecnici della salute
  • Addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate
  • Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali
  • Operatori della cura estetica
  • Professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati
  • Artigiani, operai specializzati, agricoltori
  • Conduttori di impianti e macchinari per l'estrazione e il primo trattamento dei minerali
  • Operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli
  • Conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati
  • Conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta
  • Operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica
  • Conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque
  • Conduttori di mulini e impastatrici
  • Conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali
  • Operai semiqualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio
  • Operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare
  • Conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento
  • Personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci
  • Personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli
  • Portantini e professioni assimilate
  • Professioni non qualificate nell'agricoltura, nella manutenzione del verde, nell'allevamento, nella silvicoltura e nella pesca
  • Professioni non qualificate nella manifattura, nell'estrazione di minerali e nelle costruzioni
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Opzione donna

Opzione donna è stata prorogata con la manovra di bilancio anche per chi matura i requisiti nel 2023. Infatti, opzione donna 2024 si applica a tutte le lavoratrici che entro il 31 di dicembre 2023 hanno maturato un'anzianità contributiva almeno pari a 35 anni e un'età anagrafica di 61 anni. L’età si riduce di un anno in caso di un figlio e due anni nel caso di due o più figli, in ogni caso i requisiti vengono valutati al 31 dicembre 2023.

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I requisiti per opzione donna

Per accedere a opzione donna, la lavoratrice deve trovarsi in una di queste condizioni:

  • assistere, alla data di presentazione della domanda e da almeno sei mesi continuativi  il coniuge, la parte dell'unione civile o un parente di primo grado con disabilità grave (art. 3 c. 3 L. 104/92), un parente o affine di secondo grado in situazione di disabilità grave, se i suoi genitori o il coniuge (o la parte dell'unione civile) abbiano compiuto almeno sessant'anni o siano anch'essi affetti da patologie invalidanti, siano anche a causa di divorzio, separazione, abbandono di minore o dichiarazione di assenza o di morte presunta. In ogni caso l’assistito deve esser convivente con la lavoratrice;
  • avere una riduzione della capacità lavorativa accertata dalle Commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, almeno pari al 74%;
  • Essere state licenziate o essere dipendenti di imprese per le quali è attivo al 1° gennaio 2024 un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. In questo caso la riduzione dai due anni del requisito anagrafico spetta a prescindere dal numero dei figli. Per le lavoratrici licenziate occorre inoltre, che il licenziamento sia stato intimato nel periodo compreso tra la data di apertura e di chiusura del tavolo e che le stesse non abbiano ripreso attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato successivamente al licenziamento.

Queste condizioni, che devono sussistere al momento della presentazione della domanda per l’accesso a opzione donna, non devono esser ulteriormente accertate in fase di riconoscimento della pensione.

In particolare, per quanto riguarda l’assistenza a una persona con disabilità grave (riconosciuto ai sensi della Legge 104/92 art. 3 comma 3), il requisito dell’assistenza è soddisfatto in presenza di convivenza, che può esser nello stesso stabile, allo stesso numero civico senza necessariamente essere nello stesso appartamento.

Ricordiamo che bisogna avere 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti e che la pensione sarà liquidata esclusivamente con le regole di calcolo del sistema contributivo. Infine, le lavoratrici che ne hanno diritto riceveranno la pensione dopo una “finestra” di 12 (lavoratrici dipendenti) e 18 mesi (lavoratrici autonome).

Come fare domanda

Le lavoratrici devono presentare la domanda di pensionamento e allegare la relativa documentazione:

  • nei casi di assistenza a persona con disabilità in situazione di gravità deve compilare un’autodichiarazione in cui afferma di assistere e di convivere da almeno sei mesi con un soggetto affetto da disabilità grave e riportare i dati anagrafici della persona assistita, gli estremi del verbale della commissione di accertamento dell’invalidità;
  • il requisito della convivenza viene accertato d’ufficio, quindi l’interessata deve indicare gli elementi indispensabili per il reperimento dei dati inerenti alla residenza anagrafica, o l’eventuale dimora temporanea se diversa dalla residenza della richiedente o del disabile. In alternativa all’indicazione degli elementi di cui sopra, l’interessata ha facoltà di produrre un’autocertificazione;
  • in caso di assistenza a un parente o un affine di secondo grado convivente deve dichiarare che, al momento della presentazione della domanda per accedere alla pensione, i genitori, il coniuge o l’unito civilmente della persona con disabilità alla quale è riconosciuto una disabilità grave, non possano prestare assistenza;
  • per le patologie invalidanti dei genitori, del coniuge o della persona unita civilmente, dovrà allegare, in busta chiusa, indirizzata all’Unità Operativa Complessa/Unità Operativa Semplice (UOC/UOS) territorialmente competente, la documentazione del medico specialista per l’opportuna valutazione medico legale.
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Andare in pensione con la "pensione di vecchiaia" nel 2024

Bisogna distinguere tra i lavoratori che possono far valere almeno un contributo accreditato prima del 1996 e quelli che hanno iniziato a versare dal 1° gennaio 1996. Per i primi, per cui ci si rifà al sistema retributivo o misto, l’assegnazione della pensione richiede il raggiungimento congiunto di due requisiti, quello anagrafico (età) e quello contributivo. Salvo qualche particolare eccezione, il requisito contributivo è fissato in 20 anni di versamenti (cioè 1.040 settimane), mentre quello anagrafico, per il 2024, è fissato a 67 anni, senza differenza tra uomini e donne e tra dipendenti e autonomi. Una volta raggiunti entrambi i requisiti, si può andare in pensione dal mese successivo. L’ammontare viene calcolato con il sistema retributivo nel caso si fossero raggiunti i 18 anni di contributi entro la fine del 1995; in caso contrario, il calcolo farà riferimento al sistema “misto” (in parte retributivo e in parte contributivo).

Rientrano invece nel contributivo “puro” i lavoratori che non possono far valere neppure un contributo prima del 1° gennaio del 1996. Anche in questo caso devono essere maturati i 20 anni di versamento e l’età pensionabile, fissata a 67 anni per il 2024 senza differenze tra uomini, donne, dipendenti o autonomi. In più, c’è un’altra condizione: l’importo della pensione deve essere pari ad almeno l’assegno sociale. Se non si hanno questi requisiti si va in pensione a 71 anni anche con soli 5 anni di contributi. L’assegno previdenziale viene calcolato esclusivamente in base al sistema contributivo.

Fino al 2024 sarà possibile andare in pensione al compimento dei 67 anni di età, successivamente la soglia d'età verrà aumentata ogni due anni, secondo uno schema preciso attualmente in vigore.

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Andare in pensione con la "pensione anticipata" nel 2024

Per i lavoratori del sistema retributivo puro o misto la pensione anticipata si raggiunge, indipendentemente dall’età anagrafica, quando si possono far valere, nel 2023, 42 anni e 10 mesi di contributi (conta tutta la contribuzione) per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. La pensione viene calcolata con il sistema retributivo o misto, a seconda se si siano raggiunti o meno i 18 anni di contributi accreditati entro la fine del 1995. Per i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996, cioè quelli che rientrano nel sistema contributivo “puro”, esiste la possibilità di andare in pensione a 63 anni, con almeno 20 anni di contribuzione, purché l’importo della pensione maturata sia pari o superiore a 3 volte l’importo dell’assegno sociale, obiettivo raggiungibile solo da chi ha avuto carriere ben retribuite, dato che bisogna considerare che le regole previste dal calcolo contributivo sono più penalizzanti rispetto a quelle del retributivo e, di conseguenza, è molto più difficile arrivare a percepire un assegno di importo elevato con solamente 20 anni di contributi versati. Chi ha versamenti in più gestioni (Inps, Gestione Separata, ex Inpdap, casse professionali…) può accedere alla pensione anticipata se, sommando i diversi “spezzoni”, raggiunge i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e i 41 anni e 10 mesi per le donne.

Esclusivamente per le donne l’importo della pensione maturata sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale in caso di un figlio e 2,6 per due o più figli.

Inoltre, viene fissato un tetto massimo alla pensione pari a 5 volte il trattamento minimo. In pratica, anche avendo diritto a una pensione superiore, il limite massimo è stabilito a 5 volte il trattamento lordo minimo fino a quando si raggiungono i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

La percezione della pensione decorre dopo tre mesi dalla domanda.

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Come cambieranno i requisiti per la pensione anticipata nei prossimi anni

LA PENSIONE ANTICIPATA
  REQUISITI GENERALI SOLO NEL SISTEMA CONTRIBUTIVO
UOMINI DONNE SIA UOMINI SIA DONNE
2023-2024 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi 64 anni
2025-2026 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi 64 anni 
2027-2028 43 anni 42 anni 64 anni e 2 mesi
2029-2030 43 anni e 3 mesi 42 anni e 3 mesi 64 anni e 5 mesi
2031-2032 43 anni e 6 mesi 42 anni e 6 mesi 64 anni e 8 mesi
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