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Cosa sono i fondi pensione e come funzionano

13 marzo 2023
fondi pensione

Usando i fondi pensione puoi evitare di vivere una vecchiaia di stenti a causa della magra pensione pubblica. Ma sono davvero un'assicurazione per la vecchiaia? Facciamo chiarezza tra costi e rendimenti.

Il fondo pensione è uno strumento che consente di costruirsi, nel tempo, un capitale che fungerà da integrazione alla futura pensione pubblica. Un fondo pensione rientra, insieme ai Pip (Piani individuali pensionistici) nella cosiddetta previdenza complementare, un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio previdenziale mediante il quale, al termine della vita lavorativa, si potrà beneficiare di una pensione integrativa. Si chiama “complementare” proprio perché è un complemento, cioè un’integrazione, a quella che sarà la pensione pubblica.

Fondi pensione chiusi e aperti

Esistono diverse tipologie di fondi pensione: fondi pensione chiusi (detti anche negoziali o di categoria) e fondi pensione aperti. Il fondo pensione chiuso è riservato a specifiche categorie di lavoratori, dato che ogni contratto nazionale di lavoro ha un fondo chiuso dedicato (per esempio, il settore metalmeccanico ha un fondo pensione chiuso diverso dal settore farmaceutico e così via). Il fondo aperto è invece destinato a tutti, non c’è alcuna preclusione all'utilizzo da parte di lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti: chiunque può aderirvi.

Al fondo pensione aperto si aderisce effettuando dei versamenti durante l’anno – e così per tutto il periodo in cui si aderirà al fondo. La frequenza di questo versamento e il suo ammontare può essere deciso dal sottoscrittore – mensile, trimestrale… - e anche per quanto versare spesso e volentieri non ci sono minimi – e se ci sono, si tratta di cifre contenute – come 50 euro. Al fondo pensione chiuso, invece, si aderisce versando il Tfr maturando, cioè quello che si maturerà dal momento dell’adesione al fondo in poi. Il lavoratore può poi decidere di versare, di tasca propria, un contributo, il cui ammontare è definito dai contratti collettivi di lavoro. Variano quindi da contratto a contratto, ma in media si parla di un 1% dello stipendio lordo annuo. Se si percepiscono 30.000 euro lordi, dunque, il versamento richiesto sarà di 300 euro annue (che su 12 mesi significa un esborso di 25 euro). Se il lavoratore decide di versare questo suo contributo, l’azienda versa a sua volta un ulteriore contributo a favore del dipendente. Anche in questo caso il contributo del datore di lavoro varia a seconda dei contratti collettivi, ma, in media, si parla di un 1% dello stipendio annuo del lavoratore. I versamenti, sia quelli nel fondo pensione aperto sia chiuso, sono deducibili fiscalmente, comportando dunque - come vedremo - un risparmio per chi li effettua. Una volta giunti in pensione, il fondo pensione restituirà quanto accumulato nel tempo sotto forma di rendita, oppure fino al 50% sotto forma di rendita e il restante 50% sotto forma di capitale. Solo in un caso particolare, rappresentato da una cifra non definibile a priori, si può avere tutto quanto accumulato in contanti e subito. La rendita che verrà pagata sarà un assegno – che si può scegliere se mensile, trimestrale, annuale - che si affiancherà a quello mensile pagato dallo Stato come pensione pubblica.

Come capire se il proprio fondo pensione chiuso è ben gestito e vale la pena di aderirvi? E qual è il miglior fondo pensione aperto presente sul mercato? Per orientarsi al meglio tra i fondi pensione puoi richiedere lo speciale di Altroconsumo Investi, dove vengono valutati tutti i fondi chiusi e aperti e scoprire, ad esempio, il miglior fondo pensione del 2022.

 

Quali sono le alternative ai fondi pensione

In linea di principio, ogni tipologia di investimento può essere utilizzata per accumulare il proprio risparmio per poi essere usato una volta in pensione. Acquistare direttamente azioni e/o obbligazioni, piuttosto che comprare fondi ed Etf, con i quali si comprano un insieme di azioni e/o obbligazioni con un unico prodotto, o persino i conti deposito, sono strumenti che consentono, dopo un determinato periodo di tempo, di accumulare risparmi. Questi strumenti non sono però dei sostituti perfetti gli uni degli altri e quindi non è corretto usarli indifferentemente. Questo non solo perché i diversi strumenti si differenziano per il rendimento che possono generare e per il rischio che chi li sceglie deve accettare, ma anche, e soprattutto, perché ogni obiettivo che ci si pone ha il corrispondente prodotto che deve essere utilizzato. Nel caso degli investimenti pensionistici questi prodotti sono i fondi pensione, perché solo quest’ultimi godono di vantaggi fiscali specifici, ma anche per il loro modo di investire i risparmi di chi vi aderisce. Scegliere un qualsiasi altro prodotto al posto di un fondo pensione, infatti, significa rinunciare ai vantaggi fiscali, che di fatto aumentano il rendimento realizzato con il proprio investimento. Inoltre, se si è un lavoratore dipendente si rinuncia al contributo del datore di lavoro, si rinuncia dunque a soldi che vengono investiti, a proprio favore, nel fondo pensione. Infine, con l’investimento in fondi si possono generare rendimenti più elevati, che significa ritrovarsi più soldi quando si sarà in pensione, rispetto ad un conto deposito, riuscendo a ridurre anche il rischio.

A chi conviene attivarli

La convenienza di aderire ad un fondo pensione è per tutti, lavoratori autonomi e dipendenti. Il funzionamento dei fondi pensione visto poco sopra, infatti, li rende il prodotto migliore e più conveniente per i propri investimenti per la pensione. Inoltre, non si tratta solo di convenienza, ma anche di necessità. È infatti necessario risparmiare per la pensione, perché quest’ultima sarà molto bassa. Usando il nostro calcolatore puoi vedere come le future pensioni saranno infatti un valore che si aggirerà tra il 60% e il 70% dell’ultimo stipendio. Ci si ritroverà dunque con un calo delle entrate e del proprio potere d’acquisto dopo aver lavorato anche per 40 anni. La dinamica demografica e lo stato dei conti pubblici italiani, inoltre, sono fattori che escludono che si potrà migliorare, ma anzi, rendono possibile, se non addirittura probabile, un’ulteriore riduzione dei trattamenti pensionistici futuri.

Come iscriversi a un fondo pensione

L’iscrizione al fondo pensione avviene in maniera differente se si tratta di fondo aperto oppure chiuso. Nel caso di un fondo aperto, la sottoscrizione avviene direttamente attraverso la società di gestione del risparmio che offre il fondo, oppure una delle banche o filiali che collocano quel fondo o attraverso l’assicurazione che offre il prodotto che ci interessa. Se si tratta di un fondo pensione chiuso, invece, l’adesione va comunicata all’azienda per cui si lavora, in quanto dovrà sapere di dovere destinare il Tfr al fondo pensione e, nel caso, se deve versare il contributo aggiuntivo spettante. A volte, sarà poi l’azienda a trasmettere l’adesione al fondo, a volte sarà il lavoratore che dovrà farlo. Per saperlo basta rivolgersi all’ufficio delle risorse umane della propria azienda – o chi si occupa di queste attività.

Costi e vantaggi

I vantaggi legati all’adesione di un fondo pensione sono prima di tutto fiscali. Come detto i versamenti sono deducibili per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro (si tiene conto dei tuoi versamenti più quelli del datore di lavoro, non del Tfr). Essere deducibili significa che abbattono il reddito imponibile e, quindi, le tasse che si pagano anno dopo anno. Si hanno 40.000 euro di stipendio lordo annuo e si versano 1.000 euro in un fondo pensione? È come se il reddito fosse di 39.000 euro e su questa cifra si è tassati. Il risparmio fiscale è dunque pari all’aliquota marginale Irpef, cioè quella applicata all’ultimo tra gli scaglioni Irpef. Rimanendo sullo stesso esempio, considerano le aliquote Irpef 2022, per un reddito da 40.000 euro l’aliquota marginale è il 35% - è quella si paga sulla porzione del reddito tra 28.000 e 50.000 euro - per cui si risparmia il 35% dei 1.000 versati nel fondo (350 euro) – in tabella si trova un esempio con le varie aliquote. Quindi, nel fondo ci si ritrova 1.000 euro, ma in realtà l’esborso è stato di 650 euro.

Fondi pensione tabela 1

Un ulteriore vantaggio in termini di tassazione dei fondi pensione è sui rendimenti. I rendimenti realizzati dalla gestione del fondo pensione sono soggetti a tassazione agevolata, visto che l’aliquota è del 12,5% per gli investimenti fatti in titoli di Stato, ma solo del 20%, anziché del 26%, per quelli in bond societari e in azioni. Si tratta dunque di un vantaggio fiscale che porta ad aumentare il rendimento dell’investimento in un fondo pensione rispetto ad un investimento diretto su azioni o obbligazioni societarie.

Infine, sui fondi pensione non si paga il bollo di legge presente sugli altri investimenti: è un altro 0,2% risparmiato ogni anno. Se moltiplicato per 20, 30 anni di adesione, significa risparmiare, il 4%, il 6% cumulato: di fatto, anche questo “sconto” sul bollo fa aumentare il tesoretto netto che ci si ritroverà quando andrai in pensione.

Quando si va in pensione tutto quanto accumulato nel fondo pensione sarà in parte imputabile ai versamenti effettuati – nel caso di un fondo chiuso si aggiungono anche il Tfr e i contributi del datore di lavoro – e in parte sarà imputabile ai rendimenti realizzati dalla gestione del fondo. Oltre a quelle sui rendimenti, ci sono da pagare le tasse sulla parte di contribuiti sui cui si è beneficiato dei vantaggi fiscali, e sull’eventuale Tfr. Su questa parte di tesoretto pensionistico le tasse saranno comprese tra un massimo del 15% e un minimo del 9%. L’aliquota dipende dal periodo di permanenza nel fondo: fino a 15 anni di permanenza la tassazione è al 15%. Oltre il 15% per ogni anno aggiuntivo viene scontato uno 0,3% fino a raggiungere il 9%.

Si tratta anche in questo caso di una tassazione vantaggiosa, nel caso di adesione ad un fondo pensione chiuso, se confrontata con quella del Tfr. Quest’ultimo, infatti, se “lasciato in azienda” e non investito nel fondo chiuso di categoria è tassato tenendo conto dell’aliquota media Irpef degli ultimi 5 anni prima del pensionamento. Dato che le aliquote Irpef vanno dal 23% al 43%, significa che la tassazione del Tfr nel fondo chiuso è sempre, e comunque, più bassa.

Inoltre, se si è un dipendente si gode anche del contributo del datore di lavoro. Se un dipendente a fronte di 300 euro versati nel fondo, ne riceve altri 300 dal datore – un 1% su uno stipendio lordo di 30.000 euro - allora si ritrova 600 euro versati nel fronte. Dato che i 300 euro versati dal lavoratore sono deducibili, recupera anche 105 euro. Dunque, a conti fatti, il lavoratore ha sborsato 195 euro e se ne ritrova 600.

Infine, bisogna ricordarsi che aderendo a un fondo pensione, si deve fare molto poco. Se si è dipendenti ci pensa l’azienda a prelevare i soldi dallo stipendio e ci si ritrova in automatico i risparmi fiscali. Se si aderisce a un fondo aperto bisogna solo ricordarsi di fare il versamento periodico – ma si può impostare con la banca il pagamento automatico del bonifico e non pensarci più. Inoltre, i versamenti nel fondo aperto compaiono nel 730 precompilato. Infine, ci pensa il fondo a investire i versamenti: non devi preoccuparti di studiare dove mettere i soldi ogni mese. E tutti questi vantaggi e facilitazioni hanno costi di gestione contenuti. Nella tabella ci sono i costi (non solo di gestione) di fondi aperti, chiusi e piani individuali pensionistici (Pip). Si vede subito che i fondi (soprattutto i chiusi) costano poco. Tutto questo ha un risvolto pratico e molto importante: più gli strumenti costano, come i Pip, più bassa sarà la tua pensione integrativa.

Fondi pensione tabella 2

I rendimenti

In tabella vengono riportati i rendimenti realizzati negli ultimi 10 anni dalle diverse forme di previdenza complementare presenti sul mercato. I rendimenti sono positivi, ma attenzione, l’effettivo guadagno realizzato dai sottoscrittori di questi fondi è maggiore. Infatti, questi rendimenti non tengono conto della deducibilità dei versamenti effettuati e della tassazione finale a cui si sarà soggetti una volta in pensione.

Fondi pensione tabella 3

Riscatto e anticipazione

Non è detto che si debba per forza aspettare di andare in pensione per ritirare i soldi messi nel fondo. Si può fare anche durante la fase di adesione, ma attenzione: il prelievo dal fondo non è libero, né in termini di quantità, né in termini temporali. La legge ha infatti previsto solo pochi e, ben precisi, casi in cui si può ritirare in tutto o in parte i soldi. I casi si dividono in tre grandi categorie: anticipazione, riscatto totale e riscatto parziale.

Anticipazione

Si parla di anticipazione quando si richiede una parte di quanto c’è nel fondo, mantenendovi però l’adesione. Come si vede in tabella, i casi sono diversi, così come è diverso l‘ammontare richiedibile e sono diversi anche i tempi in cui si può fare. Per esempio, si può usufruire in ogni momento, ritirando fino al 75%, dell’anticipazione per pagare spese mediche (dovute a gravi motivi di salute - per delle semplici visite specialistiche, per esempio, non si può) per sé, per il coniuge o per i figli, mentre se si deve acquistare casa o ristrutturarla (anche per i figli), pur potendo richiedere sempre fino al 75%, si deve essere nel fondo da almeno 8 anni. Infine, sempre passati 8 anni, si può chiedere fino al 30% dei soldi per qualunque motivo.

Riscatto totale e parziale

Il riscatto del fondo pensione si divide in due tipologie. Con riscatto totale si intende la situazione in cui si ritira tutto quanto c’è nel fondo e si smette anche di aderirvi. Anche in questo caso si può usare solo in casi precisi, ma questa volta sono anche dei casi “eccezionali”: invalidità, disoccupazione superiore a 48 mesi, morte e perdita dei requisiti di partecipazione al fondo.

Con riscatto parziale, invece, si intende la situazione in cui si ritira il 50%, ma si continua ad aderire al fondo pensione. Anche in questo caso ci sono solo pochi casi in cui si può esercitare quest’opzione. I costi legati alla richiesta di un riscatto o di un’anticipazione possono variare da fondo a fondo. Tuttavia, anche in questo caso sono contenuti. Sono molti i fondi che non applicano spese, mentre chi lo fa ha in media un costo una tantum attorno ai 25 euro.

Infine, bisogna tenere conto di un ulteriore aspetto. Le varie tipologie di riscatto e anticipazione, oltre a differenziarsi per tempistiche e casistiche in cui sono esercitabili, c’è un’altra differenza. I diversi casi sono tassati in maniera di diversa, come descritto nella tabella.

Fondi pensione tabella 4