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Cosa succede quando sale lo spread

Lo spread tra BTp e Bund torna a impennarsi: quota 200 punti base, il valore massimo da un anno. Dietro questo rialzo ci sono le tensioni geopolitiche che hanno aumentato l’incertezza e il tasso di inflazione. Ma cosa significa se aumenta lo spread? C’è da preoccuparsi? Ed è vero che comporterà un aumento delle rate di mutui e prestiti? Nel futuro si: vi consigliamo di scegliere un tasso fisso e di approfittare dei buoni tassi che si possono ancora trovare.

  • Con il contributo esperto di
  • Anna Vizzari e Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Luca Cartapatti
09 maggio 2022
  • Con il contributo esperto di
  • Anna Vizzari e Tatiana Oneta
  • articolo di
  • Luca Cartapatti
Spread

Lo spread è la differenza tra il rendimento dei titoli di stato Italiano (Btp a 10 anni) e i titoli di stato tedeschi (bund a 10 anni). Negli ultimi giorni, a causa della guerra, del tasso di inflazione in crescita, delle incertezze sulle politiche della BCE nei prossimi mesi, questa differenza è cresciuta di 200 punti percentuali. Ma cosa significa esattamente e quale impatto può avere per i cittadini italiani?

Spread alto: cosa significa?

Significa che rispetto ai titoli di stato meno rischiosi dell’area euro, ovvero i bund tedeschi, i nostri titoli di Stato sono diventati più rischiosi. Per essere appetibili quindi, devono offrire un rendimento molto più alto di quelli tedeschi e quindi offrire a chi li acquista un tasso di interesse più alto.

Titoli di Stato: perché ora sono più rischiosi?

L’incertezza è la ragione principale. La risposta sta nel nostro enorme debito pubblico, nelle tensioni di mercato e nelle decisioni che dovrà prendere la Banca centrale europea nei prossimi mesi per contrastare il tasso di inflazione in crescita.  In Unione europea esiste un programma di acquisti dei titoli di Stato che altrimenti rimarrebbero invenduti (pari a 70 miliardi di euro ogni mese). Il programma di riacquisto dovrebbe terminare a giugno 2022. Si spera ancora in una sua proroga ma il tutto è ancora incerto. La fine del piano di riacquisto danneggia soprattutto i Paesi del Sud Europa (quelli che più hanno beneficiato del programma di acquisti dei titoli) e tra questi il più colpito è stato l’Italia.

Quanto è ora lo spread?

Lo spread per l’Italia è ora a quota 200 ed alcuni pensano che continuerà a salire fino a  300 punti base. All’incertezza si aggiunge l’aumento dell’inflazione dovuta principalmente all’aumento del prezzo delle materie prime (petrolio e gas in primis). Per tenerla sotto controllo la BCE potrebbe decidere di aumentare i tassi di mercato e questo ovviamente avrebbe effetto sui tassi dei titoli. D’altra parte altre banche centrali lo hanno già fatto; la Fed, la banca centrale statunitense ha alzato per la prima volta dal 2000 i tassi di mezzo punto e la Banca d’Inghilterra ha aumentato i tassi di 0,25% portando il valore all’1%.  Peraltro, il rischio stagflazione si avvicina con tassi di inflazione in crescita e Pil in riduzione. Un mix molto pericoloso (ne abbiamo parlato qui).

Mutui: nessuna preoccupazione

Lo stato quindi dovrà restituire interessi molto più alti a chi ha acquistato i suoi titoli di stato. Ma il rialzo degli interessi sui Btp c’entra assai poco con i tassi di interessi bancari. Lo spread di cui parlano tutti i giornali non ha nulla a che fare con lo spread dei mutui. Quest’ultimo è deciso dalle banche con cui si stipula il mutuo e non cambia direttamente in conseguenza di un aumento dello spread dei titoli di stato italiani rispetto ai bund. Chi ha un mutuo (o lo sta per fare) non avrà dunque conseguenze immediate. Ma nel lungo termine qualcosa potrebbe cambiare per i nuovi contratti. Effetti potrebbero arrivare dal tasso di inflazione in crescita che influenza i tassi di interesse. Nel frattempo, però ci sono ancora tassi fissi convenienti sui mutui. Usa il nostro servizio online per confrontare le condizioni e trovare i più convenienti.

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Non è positivo per l’Italia

La crescita dello spread porta alcune conseguenze immediate (e qualcuna a lungo termine) per il nostro Paese, tutt’altro che positive. Vediamo quali.

  • Interessi più alti sul debito pubblico. L’Italia è costretta a finanziare il suo enorme debito pubblico (oltre 2.600 miliardi di euro) emettendo nuovi titoli di stato che ora devono offrire interessi più alti e questo ovviamente fa crescere ulteriormente il nostro debito pubblico.
  • Contraccolpo sui finanziamenti. Gli indici bancari che sono punto di riferimento per verificare l’affidabilità delle banche potrebbero avere un contraccolpo dalla perdita di valore dei Titoli di Stato e questo potrebbe portare a una crescita dei costi dei clienti bancari e quindi anche del costo dei finanziamenti a imprese e famiglie. Nel lungo termine le banche potrebbero anche irrigidire la loro politica di concessione dei finanziamenti. Infatti se sono meno solide si possono meno esporre al rischio di mancati pagamenti del credito e dunque saranno molto più attente alla concessione di finanziamenti.
  • Crescono i rendimenti dei titoli di stato. Unico effetto positivo per i risparmiatori, anche i più piccoli, è la crescita dei rendimenti per chi investe in titoli di stato italiani. Si tratta però di un effetto positivo a breve termine che non basta a compensare gli effetti negativi detti sopra. Guarda i nostri consigli qui.