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Febbre alta nei bambini piccoli: non occorre allarmarsi. Ecco cosa fare secondo i pediatri

29 agosto 2023
Mamma e bambino con febbre

La febbre è un sintomo che preoccupa molto i genitori, soprattutto se i bambini sono piccoli. Molti sono i dubbi sul significato, la misurazione e la gestione della febbre nel bambino. Abbiamo provato a rispondere ai dubbi più comuni sulla base delle linee guida delle società di pediatria nazionali e internazionali. Il messaggio di fondo è rassicurante: la febbre non è un nemico e non deve allarmarci. Ecco cosa fare.

 

La febbre è un rialzo della temperatura al di sopra delle normali fluttuazioni giornaliere. La temperatura del corpo, anche quella dei più piccoli, non è sempre la stessa e varia a seconda delle attività svolte o del momento della giornata: per esempio, si alza dopo una corsa, uno sforzo o per colpa di un pianto; alla sera è un po’ più alta, così come dopo i pasti. 

Quale temperatura si può definire febbre

Non esiste una temperatura che ci permette di distinguere in modo netto tra temperatura normale e febbre, anche se indicativamente una temperatura al di sopra dei 37°C a livello ascellare può già essere intesa come rialzo febbrile. La temperatura corporea normale, infatti, oscilla in un intervallo tra i 35,5°C e i 37°C misurati in sede ascellare (oppure 36-37,5° C se misurata a livello rettale). Solitamente la febbre è il segnale di una situazione anomala, nella gran parte dei casi di natura infettiva (virale o batterica).

Quale termometro è meglio usare

Il termometro digitale a contatto, per la sua praticità, velocità di misurazione e accuratezza è lo strumento più utile nel caso dei bambini, che difficilmente attendono pazienti e fermi i minuti necessari al termometro tradizionale per rilevare la temperatura. per questi motivi il termometro digitale o elettronico a contatto è lo strumento raccomandato dalle linee guida dei pediatri italiani e inglesi per misurare la febbre in tutti i bambini, dai neonati fino ai bambini in età scolastica. 

Nelle nostre prove di laboratorio, i termometri digitali a contatto si sono rivelati tutti accurati, precisi e veloci. Anche i termometri a infrarossi, che rilevano la temperatura a livello di fronte, tempia o timpano, si sono rivelati accurati e precisi ai nostri test. Dalle nostre prove e analisi potrai vedere che le differenze di prezzo non sono sempre giustificate. Si può quindi risparmiare anche molto a parità di qualità nelle misurazioni. Tutti i termometri hanno però dei pro e dei contro

Dove misurare la febbre nel bambino

Secondo le linee guida dei pediatri italiani e inglesi, la sede corporea più adatta per la misurazione della febbre nel bambino è l’ascella. A livello dell’ascella si rileva la temperatura corporea in modo molto semplice e corretto. Da evitare invece la misurazione a livello del retto, perché disagevole, inutilmente invasiva e perché non apporta un vantaggio: anche se la misura a livello del retto è più vicina a quella effettiva del corpo, non c’è nessuna utilità in questa pratica. La misura ascellare va più che bene e fornisce una stima corretta della temperatura corporea, permettendo al pediatra di prendere le opportune decisioni di trattamento. La misurazione a livello orale è invece poco sicura e viene sconsigliata dalle linee guida. 

La temperatura va misurata a riposo, in un ambiente fresco, così da non sovrastimarla: è bene ricordare che la temperatura risulta più alta dopo il pasto, dopo un pianto o dopo una dormita sotto le coperte.

Quando e quanto spesso misurare la temperatura nel bambino

La febbre va misurata solo quando bisogna dare un’indicazione al pediatra. La temperatura è un indicatore che fornisce un’informazione utile per gestire un’eventuale infezione, ma non serve misurarla spesso o con una frequenza regolare. Serve misurarla quando occorre valutare lo stato del bambino, insieme ad altri parametri. Per il monitoraggio del bambino, non serve sapere ripetutamente e con precisione la temperatura corporea, ma è sufficiente capire se se è ancora caldo e come sta in generale: se è reattivo, se risponde agli stimoli, se sorride, se ha un colorito nonostante tutto sano, se è idratato, se dopo il riposo riesce a stare sveglio, e così via.

Febbre alta non significa sempre malattia grave

Non c’è nessuna correlazione tra febbre alta e malattia grave. Il livello raggiunto dalla temperatura corporea non è un indice di gravità dell’infezione e questo vale per tutti i bambini a partire dai sei mesi di età. Una febbre alta, può infatti presentarsi con malattie banali, come un’influenza mentre alcune infezioni più gravi possono non dare febbre o dare febbre inizialmente bassa. 

Al contrario, per i bambini di età inferiore ai sei mesi, la febbre alta è un indicatore associato ad un maggior rischio di malattia grave. In questi casi, il bambino va valutato urgentemente.

Secondo le linee guida inglesi per la gestione della febbre nel bambino al di sotto dei 5 anni, i segni e sintomi che accompagnano la febbre forniscono indizi utili della gravità della situazione, a prescindere dal livello della temperatura. Vanno valutati:

  • l’aspetto e colore della cute, delle labbra e della lingua;
  • il livello di attività e reattività del bambino;
  • la respirazione e il livello di idratazione. 

Ad esempio, un bambino che presenti un normale colore di pelle, labbra e lingua e che risponde agli stimoli e sorride nonostante stia male, che sta sveglio o si sveglia facilmente dopo il riposo, è un bambino che non ha un significativo rischio di infezione grave nonostante abbia la febbre alta.  Al contrario, se i suoi colori virano sul pallido, il cinereo o il bluastro, se non risponde agli stimoli e fatica a stare sveglio anche se stimolato, se piange in modo diverso dal solito (come un debole lamento, oppure molto acuto, o in modo incessante), se ha il respiro accelerato e difficoltoso, se è tachicardico e presenta segni di disidratazione, allora l’infezione potrebbe essere grave e serve urgentemente l’attenzione di un sanitario. Ecco i sintomi e segni a cui fare particolare attenzione e che indicano una possibile infezione grave:

  • Il colore pallido, cinereo, a chiazze o bluastro di pelle, labbra o lingua.
  • L’aspetto del bambino è disidratato.
  • Il bambino non risponde agli stimoli, non sorride, è poco vitale.
  • Fa fatica a restare sveglio o non si sveglia.
  • Il pianto è lamentoso, oppure molto acuto o ininterrotto e inconsolabile.
  • La respirazione è difficoltosa, molto frequente o col petto che rientra.
  • Ha le pulsazioni elevate.
  • Ha la fontanella che pulsa.
  • La postura rigida del collo.
  • Il rigonfiamento di un arto o di un’articolazione

In presenza di questi sintomi, anche solo alcuni, o di altri sintomi particolarmente anomali è necessario consultare immediatamente il pediatra o recarsi subito in pronto soccorso.

La febbre alta non è pericolosa

La febbre di per sé non è pericolosa. La febbre alta non provoca danni all’organismo, non danneggia il cervello, non provoca le convulsioni né predispone a malattie neurologiche.  La febbre è una risposta fisiologica e autolimitante. Il nostro organismo ha un termostato che mantiene la temperatura nella norma e che in caso di infezione la mantiene qualche grado più in alto per migliorare l’azione delle difese immunitarie e contrastare l’infezione. La febbre, quindi, non sale oltre un certo livello e non raggiunge livelli pericolosi. 

Quasi mai, infatti, la febbre si spinge oltre i 41-42°C, livelli oltre i quali si verificano danni d’organo, ad esempio a carico del cervello. Questo “tetto” è un limite insito nei neuroni stessi del Centro di Termoregolazione (il termostato del nostro organismo), che non è in grado di imporre al corpo temperature superiori. 
Discorso differente, invece, per il colpo di calore, che è un rialzo della temperatura incontrollato, non generato dall’interno come la febbre ma dovuto a esposizione eccessiva al calore ambientale e che può portare il corpo a raggiungere temperature molto elevate mettendo a rischio la vita.

Cosa fare in caso di alterazione della temperatura

Quando i bambini hanno la febbre manifestano il loro malessere in vari modi: possono avere meno voglia di giocare, possono sentirsi stanchi o essere irritabili. I pediatri spiegano che più del valore della temperatura, ciò che importa è valutare lo stato generale del bambino e il suo comportamento: è da questi segnali e sintomi che i pediatri comprendono meglio la situazione e anche al telefono possono dare le prime indicazioni su come gestire la situazione. Al pediatra va detto se il bambino è vivace e gioca, oppure è poco attivo e reattivo, se si lamenta, se vuole stare in braccio e se presenta altri sintomi (problemi a respirare, dolore alle orecchie, problemi gastrointestinali, macchie sulla pelle, etc.) 

In generale, nella gestione della febbre valgono sempre questi principi:

  • La febbre non è una malattia e non va abbassata per principio. La febbre potenzia l’azione difensiva del sistema immunitario e contrasta la replicazione di virus e batteri (che a temperature corporee più alte faticano un po’ di più a moltiplicarsi). Se noi spegniamo la febbre, togliamo una risorsa alle nostre difese. Gli antipiretici non vanno somministrati a un determinato grado di temperatura corporea, ma solamente in base al malessere del bambino. Se la febbre è ben sopportata e permette l’attività o il riposo, somministrare un farmaco antifebbrile non è necessario. Se invece è mal tollerata perché dà malessere, come mal di testa, dolori muscolari, irritabilità, brividi e impedisce il riposo - fondamentale per guarire - l’uso di un farmaco per abbassare un po’ la febbre può essere utile.
  • Febbre alta o che dura qualche giorno non è sinonimo di infezione batterica. Il grado della temperatura non è un indicatore della gravità di una infezione o della sua natura virale o batterica. Temperature elevate, anche molto elevate (per esempio, al di sopra dei 40°C)  sono riscontrate sia con infezioni virali, sia con infezioni batteriche. La temperatura non è quindi un indicatore per discriminare se sia necessario un antibiotico o meno. Lo stesso vale per la durata: se la febbre è alta da qualche giorno non è affatto detto serva un antibiotico.
  • Sotto i sei mesi di vita, la febbre alta è un segnale d’allarme. Se il bambino ha meno di 3 mesi di vita, una febbre a partire dai 38° C indica un maggior rischio di infezione batterica grave, come una meningite o una sepsi. Questo vale anche per i bambini tra i 3 e i 6 mesi di vita che abbiano la febbre al di sopra dei 39° C. Per i bambini più grandi, anche grazie alle varie vaccinazioni che hanno enormemente ridotto il rischio di meningite, una febbre alta non è indicativa di malattie grave.
  • Abbassare la febbre non serve a prevenire danni cerebrali. La febbre è un meccanismo di difesa fisiologico che per natura non va oltre un certo livello di temperatura. Il cervello o altri organi non rischiano per colpa della febbre. Non serve quindi abbassare la febbre per portarla sotto un certo livello. Inoltre, non c’è nessuna correlazione tra valore della temperatura e rischio di avere le convulsioni. Avere la febbre alta non comporta rischiare le convulsioni febbrili e abbassarla con antipiretici non le previene.
  • La febbre non va abbassata con rimedi fisici. Spugnature (con aceto, alcol, acqua fredda), bagnetti freddi, borse di acqua fredda sulla fronte, etc.: questi rimedi della nonna non solo sono inutili, ma sono anche deleteri. Non abbassano la febbre ma stimolano ulteriormente il corpo a mantenere la temperatura elevata. Quando si ha la febbre, il corpo lavora attivamente per produrre calore e raggiungere una certa temperatura: qualunque fattore esterno finirà solo per  “provocare” il termostato interno del corpo e far faticare di più l’organismo.  
  • Il bambino non va scoperto se ha freddo, né coperto se ha caldo. Quando il corpo ha deciso di elevare la sua temperatura, è meglio assecondarlo. I brividi che accompagnano la febbre servono a generare calore e il freddo che li accompagna serve a cercare riparo sotto le coperte per conservare il calore. Scoprire un bimbo che ha freddo non lo aiuta affatto. Lo stesso vale per l’opposto: se per colpa della febbre il bambino ha caldo, non ha senso costringerlo sotto le coperte. Le coperte, infatti, impediscono al bambino di disperdere il calore. Se il bambino non ha freddo e non ha i brividi per colpa della temperatura che sale, non ha senso costringerlo al caldo. Eventualmente, è possibile effettuare spugnature con acqua tiepida per dare al bambino una sensazione di benessere (ma non allo scopo di abbassare la temperatura: è deleterio).
  • Non è necessario stare a letto. Se il bambino ha la febbre, ma vuole giocare o rimanere in movimento, non va costretto a letto ma lasciato libero di svolgere le attività o di riposare in qualunque posto della casa trovi confortevole. Il riposo a letto non fornisce un vantaggio aggiuntivo.
  • Il riposo viene prima di qualunque farmaco. Non si sveglia il bambino per somministrare un antipiretico. Se il bambino dorme, sta già ricevendo il rimedio più utile: il riposo.
  • Se il bambino non ha fame, non va forzato a mangiare. Però deve bere. Se è inappetente, è meglio proporgli ogni tanto dei piccoli pasti. Vanno invece offerti spesso liquidi a temperatura ambiente per soddisfare le aumentate richieste di liquidi. Non servono soluzioni liquide particolari o integrazioni con prodotti provenienti dalla farmacia. L’acqua è più che sufficiente ad assicurare che il bambino rimanga idratato. Spremute e succhi di frutta sono certamente utili a questo scopo e possono fornire energia se il bambino non ha mangiato, ma contengono molti zuccheri: attenzione a non esagerare. 

Quali farmaci utilizzare e come dosarli

Prima di tutto, ricordiamoci che la febbre non va abbassata per principio, né contrastata per timore che sia “troppo alta”. La febbre è utile per l’organismo che combatte contro virus e batteri: “spegnerla” non guarisce la malattia che la causa, ma sottrae all’organismo un’arma utile. Va invece abbassata quando si associa a malessere e impedisce al bambino di riposare.

I farmaci più sicuri ed efficaci secondo tutte le linee guida pediatriche nazionali e internazionali sono quelli a base di paracetamolo e ibuprofene. La via di somministrazione raccomandata è quella orale, cioè per bocca. Esistono infatti formulazioni di questi principi attivi in gocce, soluzione orale o sciroppo per i più piccoli oppure in compresse o capsule della corretta grammatura per quando sono un po’ più grandi. Le supposte andrebbero utilizzate solo se il bambino vomita o non riesce a bere.

Forse ti può interessare leggere un approfondimento su questi farmaci e un calcolatore per il corretto dosaggio degli sciroppi antifebbrili per bambini (in caso avessi perso il foglietto illustrativo). Il dosaggio va infatti tarato sul peso corporeo e non sull’età.

Alternare o combinare paracetamolo e ibuprofene non serve: non fornisce alcun vantaggio aggiuntivo ma aumenta il rischio di effetti indesiderati; è sufficiente usare un solo principio attivo, nel modo corretto.

Infine, è importante leggere sempre il foglietto illustrativo, per capire bene avvertenze e controindicazioni: ad esempio, l’ibuprofene va evitato in alcune situazioni, come in caso di varicella (per evitare il rischio di sovra-infezione batterica delle lesioni cutanee o dei tessuti molli) o in caso di grave disidratazione (per un aumentato rischio di insufficienza renale grave). L’aspirina, invece, non va usata nei bambini. Nella nostra banca dati farmaci, oltre a trovare tutte le formulazioni farmaceutiche autorizzare al commercio, potrete trovare i foglietti illustrativi aggiornati.

Convulsioni febbrili: mantieni la calma

In caso di convulsioni è necessario mantenere la calma e sapere che, seppur spaventose, non sono gravi. Le convulsioni febbrili sono un evento occasionale che può presentarsi nei bambini di 1-5 anni ( soprattutto nei maschi di 12-18 mesi) in corso di febbre o prima del rialzo termico. Non si conoscono del tutto le cause, ma in gioco ci sono gli stessi fattori che causano il rialzo termico e una certa predisposizione familiare (di solito ne ha sofferto un genitore da piccolo). Inoltre, i bambini che hanno avuto un episodio di convulsione febbrile hanno una maggiore probabilità di averne un altro in corso di febbre.
Detto questo, le convulsioni non rappresentano un pericolo per il bambino, né sono correlate ad un eventuale rischio di epilessia. Se il bambino ha le convulsioni febbrili non significa che ha l’epilessia, né che abbia un altro tipo di malattia neurologica. 
Certamente si tratta di un evento che spaventa molto i genitori, specie alla prima occasione, perché i bimbi perdono coscienza e non rispondono agli stimoli verbali o tattili; diventano flaccidi oppure si irrigidiscono; possono muovere braccia e gambe in modo ritmico e ripetuto; lo sguardo diventa fisso, oppure con gli occhi ruotati verso l’alto. I pediatri conoscono bene il problema, sono abituati a riconoscerlo e la loro consulenza è indispensabile per tranquillizzare i genitori e dare loro istruzioni su cosa fare, sia se è la prima volta che accade, sia se si ripete.

Se si dovesse verificare una convulsione è opportuno seguire queste istruzioni:

  • Mantenere la calma.
  • Adagiare il bambino su una superficie sicura (da cui non possa cadere); anche per terra va bene, con un asciugamano sotto la testa.
  • Mettere il bambino in posizione di sicurezza, cioè sdraiato su di un fianco con la testa rivolta verso il basso, così che la saliva o il vomito possano fuoriuscire. 
  • Osservare tipologia e durata della crisi per riferirla al pediatra. È importante che il racconto sia il più preciso possibile.
  • Contattare il pediatra e ricevere istruzioni. 

Nel mentre, è importante non mettere nulla in bocca al bambino. Inoltre non bisogna forzare l’apertura della bocca, ma se si notano residui ci cibo è meglio toglierli dalla bocca. Solitamente la crisi finisce in pochi minuti. Dopo il momento critico segue un momento di sonnolenza e spossatezza e nella maggior parte dei casi, la crisi non si ripete nelle 24 ore. In questi casi è sufficiente aver contattato il pediatra. Se invece la crisi dura più a lungo, oppure se il bambino ha meno di 18 mesi o è al suo primo episodio, è opportuno che venga valutato subito da un sanitario, soprattutto se è un neonato. 
Se le convulsioni sono già avvenute in passato il pediatra potrebbe aver prescritto un farmaco per prevenirle, come il diazepam ad uso rettale (sotto forma di microclisteri), da conservare a casa e da usare esclusivamente in caso di nuovi episodi convulsivi della durata superiore ai 2-3 minuti, cioè la durata classica degli episodi critici.
L’uso di farmaci antipiretici per la prevenzione delle convulsioni in corso di febbre non è invece raccomandato, in quanto studi clinici disegnati ad hoc hanno stabilito che somministrare paracetamolo o ibuprofene a bambini con storia di convulsioni febbrili non ha efficacia preventiva.

10 cose da ricordare

Ecco 10 consigli da tenere sempre a mente in caso di febbre:

  1. La febbre non è un nemico, ma un’arma utile per combattere le infezioni. Va abbassata solo se dà malessere e impedisce il riposo (vale per il bambino e per l’adulto).
  2. La febbre non è pericolosa: non c’è rischio per gli organi o per il cervello, la febbre è un meccanismo fisiologico che si autoregola.
  3. Febbre alta non è sinonimo di malattia grave: infezioni tutto sommato benigne danno di norma dei bei febbroni
  4. Febbre alta non significa rischiare le convulsioni. Abbassare la febbre coi farmaci per cercare di evitarle non serve a nulla.
  5. Il modo migliore e più sicuro di misurare la febbre è in sede ascellare con un termometro digitale a contatto. Non serve e non è raccomandato misurarla nel sederino.
  6. Non serve misurare la febbre in modo ossessivo: misurala solo per dare un’informazione al pediatra. Osserva invece i comportamenti e lo stato generale del bambino: sono questi gli aspetti importanti.
  7. I rimedi della nonna come le spugnature, i bagni o le borse piene di ghiaccio sono inutili e dannosi: non fanno altro che “provocare” il termostato interno del corpo e debilitare il fisico.
  8. I farmaci da usare nei bambini per abbassare la febbre sono paracetamolo e ibuprofene: vanno somministrati per bocca e dosati in base del peso, non in base all’età. Le supposte vanno usate solo in caso di vomito o altre difficoltà.
  9. Non serve alternare o associare paracetamolo o ibuprofene: non ci sono vantaggi, solo svantaggi
  10. Infine, ricordati di non svegliare il bambino per dargli un antipiretico o per misurargli la febbre, non coprirlo se ha caldo e non scoprirlo se ha freddo, non forzarlo a mangiare se non vuole e non costringerlo a letto se ha voglia di giocare. 

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