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Diritto alla riparazione: cosa cambia e cosa si può ancora migliorare

Il Parlamento UE  ha approvato in via definitiva la direttiva che riconosce il diritto del consumatore alla riparazione dei prodotti. Obbligo per i produttori di fornire servizi di riparazione tempestivi ed economici per i prodotti fuori dalla garanzia di conformità e di informare i consumatori su questo diritto. I prodotti riparati, inoltre, avranno un anno di estensione della garanzia di conformità. In attesa che gli Stati membri recepiscano la direttiva, ecco quali novità prevede, cosa ne pensiamo e le nostre richieste alle istituzioni.

  • Con il contributo esperto di
  • Antonietta Agostinelli
03 maggio 2024
  • Con il contributo esperto di
  • Antonietta Agostinelli
interno smartphone in riparazione

Il Parlamento Europeo apre le porte al cosiddetto diritto alla riparazione, cioè il diritto dei consumatori di poter rimediare facilmente e a prezzi accessibili ai malfunzionamenti dei prodotti che non sono più in garanzia, senza doverli per forza sostituire: il che vuol dire meno spreco, meno rifiuti, meno inquinamento e più risparmio.

La direttiva rappresenta una concreta applicazione dei Regolamenti per la progettazione di prodotti sostenibili e riparabili (sono le norme sul cosiddetto eco-design, che hanno lo scopo di ridurre l’impatto ambientale e migliorare appunto la riparabilità) supportando i consumatori nel decidere il destino dei loro beni; novità che abbiamo anche chiesto e appoggiato presso le istituzioni italiane ed europee (tramite il Beuc, organizzazione dei consumatori europei di cui siamo parte). 

Quali sono le novità?

La legge punta a rendere più facile la riparazione dei principali prodotti di consumo, riducendone i costi e ponendo obblighi di riparazione per i produttori. Di seguito trovi i principali cambiamenti. 

  • Scaduta la garanzia di conformità (quella che vale due anni dalla consegna del prodotto), i consumatori potranno rivolgersi direttamente ai produttori per ottenere, gratuitamente o a prezzi comunque ragionevoli, la riparazione di determinati dispositivi. Al momento questo importante cambiamento riguarda alcuni prodotti che sono tecnicamente riparabili (cioè quelli già disciplinati dai Regolamenti europei citati prima, relativi alla progettazione di prodotti sostenibili e riparabili). Si tratta principalmente di frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, aspirapolveri, display elettronici, cellulari, tablet, cordless; prodotti che, in effetti, spesso non vengono riparati perché costerebbe troppo, perché mancano i pezzi di ricambio e i riparatori specializzati. Ma abbiamo chiesto di estendere questa lista al più presto.
  • Una piattaforma online europea dovrà fornire tutte le informazioni utili ai cittadini per la riparazione; ogni Stato dovrà attrezzare uno spazio su questa piattaforma che li aiuti a trovare i centri di riparazione e i negozi di articoli ricondizionati più vicini. Il sito dovrà fornire informazioni anche sulle condizioni di riparazione, ad esempio sul tempo necessario a completare la riparazione, la disponibilità di beni sostitutivi temporanei. La piattaforma dovrà consentire anche di richiedere un “modulo europeo di informazioni sulla riparazione” con le condizioni di riparazione e una stima del prezzo: questo potrà aiutare i cittadini a capire se conviene far aggiustare il prodotto o meno.

  • Ogni Stato dovrà approvare almeno una misura che incentivi i consumatori a riparare o a far riparare i loro beni dopo la scadenza della garanzia di conformità; tra questi il testo della direttiva suggerisce: buoni e fondi per le riparazioni, corsi di riparazione o sostegno ai cosiddetti “repair cafè”, cioè luoghi dove si può trovare assistenza (attrezzature, istruzioni ecc.) per riparare da soli i propri beni oppure per farli riparare ad altri cittadini che ne hanno le competenze, con riduzioni dell’aliquota Iva per il pagamento.

Cosa è previsto invece per i prodotti ancora in garanzia

Oltre a quelli già elencati, ci sono una serie di altri cambiamenti che riguardano i dispositivi ancora in garanzia di conformità. 

  • Il consumatore potrà sempre scegliere tra riparazione e sostituzione; un diritto che abbiamo sostenuto anche nelle nostre richieste: il fatto che il consumatore possa facilmente riparare il suo prodotto non può comunque togliergli il diritto di farselo sostituire, ad esempio nei casi in cui la riparazione andrebbe troppo per le lunghe o non sarebbe soddisfacente. È giusto – allo stesso tempo – che ci siano degli incentivi per la scelta della riparazione (vedi i prossimi punti).
  • Se si decide di riparare un prodotto nei due anni di garanzia, sarà concesso un anno di garanzia in più sul prodotto riparato. Una misura che abbiamo sostenuto presso le istituzioni: anche a nostro parere promuoverà ulteriormente la scelta di riparare piuttosto che sostituire tra i consumatori.
  • Bene anche l’obbligo per i venditori di comunicare la possibilità di scegliere tra la riparazione e la sostituzione del prodotto; è previsto anche l’obbligo di informare il cliente dell’estensione della garanzia di un anno in caso si opti per la riparazione.

Infine, avevamo richiesto di estendere a tutta la durata della garanzia di conformità (due anni) l'inversione dell'onere della prova a favore del consumatore, che attualmente è limitato al primo anno, ma la proposta non è stata accolta.

Che cos’è l’onere della prova a favore del consumatore? È il principio per il quale - se il venditore vuole rifiutare il riconoscimento della garanzia - è il venditore stesso che deve fornire prova che il problema al prodotto è stato causato dal cliente o da altri fattori non coperti dalla garanzia stessa. Attualmente è così, appunto, per un anno dalla consegna.

Dopodiché, il venditore può chiedere al consumatore di essere lui a dimostrare che il problema per cui chiede il riconoscimento della garanzia era già presente al momento della consegna.

Avevamo richiesto, soprattutto, che il consumatore potesse rivolgersi anche al produttore per la riparazione dei prodotti in garanzia (ora, nell’accordo Ue, questo è previsto solo per i prodotti fuori garanzia). Ma la possibilità di rendere responsabile il produttore per i difetti del prodotto non è stata inclusa nella direttiva, per cui – per come è concepito ora il testo – nei primi due anni dalla consegna bisognerà continuare a rivolgersi ancora soltanto ai venditori in caso di prodotto non conforme (cioè difettoso o comunque diverso da quanto promesso alla vendita). A nostro parere resta controintuitivo e anche paradossale potersi rivolgersi direttamente al produttore per richiedere una riparazione, ma non se il prodotto da riparare è ancora in garanzia.

Abbiamo chiesto che questa possibilità fosse introdotta anche nella direttiva che disciplina la garanzia di conformità (Direttiva sulle vendite dei beni), come anche il Parlamento europeo ha proposto. È una misura che tutte le organizzazioni di consumatori europee chiedono da tempo e che contribuirebbe a consumi più sostenibili, incentivando i produttori a fabbricare dispositivi più duraturi e di buona qualità.

Cosa è previsto per i prodotti non più in garanzia

Per i prodotti fuori garanzia, i Regolamenti europei prima citati (per la progettazione di prodotti sostenibili e riparabili) fissano dei parametri per alcune categorie di beni, per le quali i produttori devono fornire assistenza, mettere a disposizione della rete di riparatori pezzi di ricambio e strumenti necessari agli interventi a un prezzo ragionevole. Si tratta principalmente di frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, aspirapolveri, display elettronici, cellulari, tablet, cordless. Con l'attuazione della direttiva si aggiungono obblighi più concreti per i fabbricanti di beni.

  • Il principale, lo ribadiamo, è che - una volta scaduta la garanzia - i consumatori potranno rivolgersi direttamente ai produttori per la riparazione a prezzi ragionevoli; questo è previsto solo per una lista di determinati prodotti però (quelli elencati qui sopra), che chiederemo di aumentare.
  • I consumatori potranno prendere in prestito un dispositivo mentre il loro è in riparazione o, in alternativa, optare per un apparecchio ricondizionato.
  • Si ribadisce il divieto di utilizzare, in fase di produzione, tecniche hardware o software che possono ostacolare le riparazioni, come ad esempio l’impiego di parti che non possono essere smontate o l’utilizzo di codici di accesso proprietari necessari a diagnosticare i guasti.
  • Per favorire la concorrenza nella riparazione (tra produttori, riparatori indipendenti, e riparatori ufficiali), i produttori non dovrebbero impedire l’impiego di pezzi di ricambio di seconda mano o prodotti stampati in 3D da parte dei riparatori indipendenti (potrebbero farlo, ad esempio, inserendo nei loro dispositivi dei programmi in grado di riconoscere parti non originali e di bloccare il funzionamento del prodotto).
  • Si ribadisce il divieto di clausole contrattuali che non permettano al consumatore di riparare da sé il prodotto o di farlo riparare da tecnici non autorizzati pena, ad esempio, il decadimento della garanzia.

Partecipa al progetto "Impegnati a cambiare"

Estendere sempre più il diritto alla riparazione è fondamentale per evitare sprechi, ridurre inquinamento e rifiuti. Proprio per promuovere il rispetto dell'ambiente, ma anche dei diritti e delle diversità, è nata la nuova piattaforma “Impegnati a cambiare”, con la quale Altroconsumo intende unire ancor di più le forze di cittadini, istituzioni e imprese, per una nuova responsabilità individuale e collettiva, ogni volta che un prodotto o un servizio entra a far parte delle nostre vite: per comprare meglio, per agire meglio, per vivere meglio.

La piattaforma si svilupperà anche in una campagna dedicata ai principali ambiti di consumo e vita dei cittadini, quelli in cui le scelte individuali possono fare la differenza ed essere decisive per il futuro di tutti. Per approfondire, aderire al manifesto e contribuire al cambiamento visita il sito.

impegnati a cambiare

Editoriale: “Riparare è meglio che sostituire.

 

 

Articolo realizzato nell’ambito del progetto CircThread, finanziato dal programma Horizon 2020 dell'Unione europea e volto a favorire lo sviluppo di un'economia circolare. 

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