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Consigli

Bevande vegetali: sostenibili anche le confezioni? Cosa valutare

Il peso dell'imballaggio, il tipo di materiale utilizzato e le indicazioni sul corretto riciclo: abbiamo preso in considerazione anche questi aspetti per valutare i prodotti a base di soia, mandorla, riso e avena delle nostre prove. Su molte confezioni si parla di materiali "rinnovabili" o "di origini vegetali". Ma cosa significa? Come smaltire correttamente i rifiuti? 

29 dicembre 2022
sostenibilità

Nelle nostre ultime analisi sulle bevande a base di soia, avena, riso e mandorla - oltre a valutare le proprietà nutrizionali e le false credenze dei consumatori - anche la sostenibilità delle confezioni, intesa come:

  • il peso dell'imballaggio rispetto al contenuto, quindi la quantità di rifiuti prodotti anche se differenziabili, perché il primo obiettivo europeo in materia di rifiuti è la loro riduzione;
  • tipo di materiale utilizzato, cioè quanti e quali tipi di rifiuti si producono acquistando queste bevande, se sono riciclabili, se sono facili da separare, se provengono da fonti sostenibili o da materiali riciclati;
  • informazioni per il corretto smaltimento, perché un rifiuto raccolto male può compromettere la qualità della raccolta differenziata.

    Si tratta di bevande che vengono scelte anche per ragioni etiche e ambientali da chi segue una dieta vegetariana o vegana, ad esempio, e da chi vuole ridurre il suo impatto riducendo i prodotti provenienti dagli allevamenti animali. Quindi, anche la sostenibilità delle confezioni può rappresentare un elemento importante per i consumatori.

La quantità di rifiuti prodotta

Più l’imballaggio è pesante, peggio è per l’ambiente. Nel caso delle nostre analisi abbiamo pesato il materiale della confezione vuota, rapportandolo alla quantità di bevanda contenuta. I risultati sulla nostra selezione di prodotti (42 bevande tra soia, avena, mandorla e riso) confermano che chi vuole ridurre la quantità di rifiuti deve evitare le confezioni piccole, ad esempio quelle da 500ml: rispetto alla confezione da litro, c’è poca riduzione di peso dell’imballaggio per metà del contenuto. Infatti, se mettiamo insieme due confezioni vuote da 500 ml, il loro peso sarà maggiore rispetto a una confezione da litro; ma in entrambi i casi parliamo di un litro di bevanda vegetale.  

Tipo di materiale utilizzato

Quasi tutti i contenitori sono fatti in Tetra Pack (indicato in etichetta come c/pap 84), un materiale costituito principalmente di carta (circa il 70%, infatti la scritta PAP nel codice significa Paper), con una parte di plastica (circa il 25%) e un leggero strato di alluminio (circa il 5%).

Questi materiali non sono separabili in casa perché accoppiati in modo da creare degli strati che proteggono il contenuto dalla luce e dal calore esterno, impedendo al liquido di fuoriuscire. Gli imballaggi costituiti da più di un materiale si raccolgono nel contenitore del materiale presente in maggiore quantità; quindi, in questo caso, nel bidone della carta, ma dopo aver separato il tappo.In alcuni Comuni, però, il Tetra Pak viene raccolto diversamente, per cui è sempre meglio verificare le disposizioni sulla differenziata della cittadina in cui si vive.

Il Tetra Pack è meno semplice da riciclare rispetto a un imballaggio monomateriale, ma presenta vantaggi in termini di leggerezza, compattezza e facilità di trasporto. 

Quale tipo di carta nel Tetra Pak?

Per legge non si può utilizzare carta riciclata negli imballaggi a contatto con gli alimenti, si usa carta vergine, proveniente da nuovi alberi. La scelta ecologica è usare legno da foreste sostenibili certificate FSC o PEFC (i contenitori che abbiamo valutato sono quasi tutti certificati FSC misto, cioè con non meno del 70% di carta sostenibile).

Confezioni e tappi vegetali (bioplastica)

Per la plastica degli strati interni del Tetra Pack e del tappo, alcuni contenitori utilizzano quella derivante da canna da zucchero, cioè bioplastica. Ecco alcuni esempi in etichetta.  

  

 

 

L’origine della plastica, c’è da dire però, non modifica la destinazione dei rifiuti; la bioplastica non è compostabile, si raccoglie comunque con la plastica; non impatta neanche la quantità di rifiuti prodotta: le bevande con bioplastica valutate pesano mediamente come quelle in plastica tradizionale. Anche i risultati degli studi che considerano l’intero ciclo di vita dei materiali sono controversi: anche se la canna da zucchero è una fonte rinnovabile, la sua coltivazione, la lavorazione e il trasporto hanno comunque un impatto non trascurabile sull’ambiente.

L’indicazione in etichetta relativa alle materie prime “rinnovabili” o alle confezioni “di origine vegetale” è riferita a niente di più che alla carta normalmente presente del Tetra Pack, come spiegato prima; oppure al tappo in bioplastica da canna da zucchero.

Confezioni in plastica

Le confezioni fatte in plastica (pet) sono meno comuni per queste bevande e più pesanti di quelle in Tetra Pak, meno semplici anche per il trasporto e lo stoccaggio (solitamente si tratta di bottiglie cilindriche e non di parallelepipedi facilmente sovrapponibili, come nel caso del Tetra Pack). Diversi studi Lca (Life Cycle Assessment – Analisi del ciclo di vita) evidenziano come il pet abbia un impatto maggiore dei contenitori fatti principalmente di carta, come il Tetra Pack.

Le informazioni per la raccolta differenziata

I produttori della nostra selezione di prodotti indicano quasi sempre in etichetta come vanno smaltite le varie parti dell’imballaggio. Si tratta di un’indicazione importante (obbligatoria da gennaio 2023): non basta infatti ridurre la quantità di rifiuti che produciamo, è fondamentale anche raccoglierli nel modo corretto. Ecco come fare:

  • dopo aver tolto il tappo, schiaccia il brik in Tetra Pack per ridurre il volume dei rifiuti; generalmente andrà buttato con la carta, ma non sempre: verifica le disposizioni del tuo Comune
  • il tappo va buttato nella plastica, anche se è in bioplastica
  • l’eventuale pellicola protettiva sotto il tappo va nella plastica

Ecco alcuni esempi di queste indicazioni in etichetta.

   

  

E il paese d’origine di soia, riso, mandorla ecc.?

Mandorla, riso, soia e avena: da dove arrivano? È un’indicazione facoltativa, che infatti non si trova sempre sulle confezioni. A nostro parere, però, è positivo che i produttori siano trasparenti anche su questo aspetto; non perché questo implichi una migliore qualità del prodotto stesso: non è detto che la soia italiana sia migliore di quella di un altro paese e viceversa. Ma è corretto che il consumatore sia reso più possibile informato e consapevole rispetto a ciò che acquista. I prodotti biologici, come prevede la normativa, indicano l’origine dell’agricoltura scrivendo “agricoltura Eu” o “agricoltura non EU”.

dal punto di vista ambientale, l’origine della materia prima ha un impatto? In generale il trasporto di materie prime ha impatto per le emissioni dei mezzi di trasporto, quindi da più lontano arriva peggio è. Però c’è da dire che - in tutto il ciclo di vita del prodotto - questo aspetto è uno dei meno rilevanti, sicuramente sull’ambiente incide di più la produzione, la lavorazione e la conservazione della catena del freddo sia nei negozi che a casa.

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