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Rischio migrazione per gli stampi in silicone

Tre stampi in silicone su dieci venduti in Italia rilasciano sostanze chimiche nel cibo sopra la soglia che consideriamo tollerabile. Colpa di una legge che ancora non c’è.

22 dicembre 2022
stampi silicone

Da alcuni anni gli stampi in silicone per la cottura di dolci e torte sono diventati molto popolari nelle nostre cucine. Merito della loro praticità: gli alimenti, infatti, si cuociono velocemente e in modo uniforme, ed è agevole farli uscire dalle forme, cosa che invece risulta più laboriosa con le teglie di alluminio.

Si possono ripiegare su se stessi, occupando poco spazio, e permettono anche ai meno esperti di dare sfogo alla propria creatività, grazie alla gamma quasi infinita di forme e ai loro colori sgargianti.

Tuttavia questi prodotti non sempre sono adatti all’uso per cui sono destinati: non esiste ancora una norma europea che stabilisca uno standard di qualità del silicone, una gomma elastica formata da una combinazione di più molecole tra le quali silicio e ossigeno, che imponga limiti al fenomeno della migrazione, cioè alla possibilità che queste sostanze chimiche, alcune delle quali cancerogene e potenziali interferenti endocrini (che possono alterare il sistema ormonale), migrino dal contenitore al cibo durante la cottura.

Lo dimostriamo in concreto: su 44 stampi di silicone che abbiamo acquistato in nove Paesi europei e fatto analizzare in laboratori specializzati, quasi quattro su dieci (tre su dieci in Italia) hanno questo difetto e superano la soglia di migrazione che consideriamo accettabile.

grafico rischio migrazione

In Italia tre bocciati su dieci

In mancanza di una normativa specifica sul silicone, abbiamo sottoposto tutti gli stampi (acquistati nei siti di ecommerce e in negozi su strada) alle prove di migrazione che si usano per certificare gli articoli in plastica alimentare e abbiamo usato gli stessi limiti di sicurezza per valutarli.

Come abbiamo eseguito le analisi

Alcuni pezzettini di silicone ritagliati dagli stampi sono stati immersi in un liquido “simulante”, che imita cioè la reazione del materiale con alimenti grassi, per otto ore a una temperatura di cento gradi centigradi, condizioni che corrispondono a un utilizzo reale dello stampo fino a due ore a temperature comprese tra i 175 e i 200 gradi centigradi.

La prova è stata ripetuta tre volte, cosa che ha permesso anche di verificare la resistenza del silicone all’usura, quella che abbiamo chiamato in tabella “stabilità del materiale”. Infine abbiamo verificato il tipo di sostanze trovate nel liquido simulante, penalizzando i prodotti che rilasciavano quelle più pericolose per la salute (sostanze cancerogene, interferenti endocrini o tossiche per la riproduzione) a prescindere dalla loro quantità.

Tra gli stampi venduti in Italia, tre su dieci non hanno superato le nostre prove. Vediamo perché, partendo dal peggiore, i pirottini di silicone Amazon Basics: questo prodotto ha evidenziato una migrazione elevata di sostanze chimiche, una scarsa stabilità del materiale e anche la migrazione di tre sostanze particolarmente critiche, sospettate in due casi di essere interferenti endocrini e/o cancerogene.

Il secondo prodotto bocciato, i pirottini per muffin Dr Butlerial, è stato penalizzato per il fatto che la quantità di sostanze migrate nella terza e ultima prova era superiore alla quantità di sostanze migrate nella prima, denotando una scarsa stabilità del materiale.

Nessuna delle sostanze migrate ha superato, però, la soglia massima che consideriamo tollerabile e tra i composti migrati non è stata rilevata la presenza di sostanze indesiderate.

Infine, il terzo bocciato è un prodotto Tupperware, un marchio molto conosciuto di scatole per la conservazione del cibo venduto tradizionalmente attraverso il canale porta a porta (ora si compra anche online). Le loro “baking forms” di silicone sono state penalizzate per la scarsa stabilità del materiale, denotata da una quantità di sostanze migrate al terzo contatto superiore rispetto alla quantità di sostanze migrate al primo contatto e per la presenza di tre sostanze critiche sospettate in due casi di essere interferenti endocrini e/o cancerogene.

I risultati del test sulla migrazione

In mancanza di una norma specifica per il silicone, abbiamo preso come riferimento la norma per la plastica destinata all’uso alimentare. Per le prove abbiamo usato un metodo simile a quello indicato per certificare l’idoneità della plastica e abbiamo usato come riferimento le stesse soglie di migrazione per valutare questi prodotti. Ogni prova, se negativa, è stata limitante per il giudizio globale. Tre non hanno superato il test.

I risultati del test sulla migrazione

In mancanza di una norma specifica per il silicone, abbiamo preso come riferimento la norma per la plastica destinata all’uso alimentare. Per le prove abbiamo usato un metodo simile a quello indicato per certificare l’idoneità della plastica e abbiamo usato come riferimento le stesse soglie di migrazione per valutare questi prodotti. Ogni prova, se negativa, è stata limitante per il giudizio globale. Tre non hanno superato il test.

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La migrazione va evitata

Questi risultati non devono allarmarci troppo: nelle quantità riscontrate queste sostanze probabilmente non rappresentano un pericolo immediato per la salute. Poiché però non si conoscono esattamente gli effetti che queste sostanze a lungo andare possono avere sul nostro organismo, Altroconsumo insieme alle altre organizzazioni di consumatori che hanno partecipato a questa inchiesta, invoca il principio di precauzione e chiede che si faccia più attenzione.

È necessario un cambio di passo: più ricerca pubblica per avere ulteriori informazioni sulla tossicità di queste sostanze e sul loro possibile effetto combinato e a lungo termine sull’organismo umano e più regole sui prodotti destinati alle cucine dei consumatori. Bisogna prevedere una norma armonizzata a livello europeo che garantisca tutto il silicone prodotto per uso alimentare (non lasciando la sola facoltà di farlo ai singoli produttori), sulla falsariga di quella che è in vigore da molti anni per la plastica.

Attualmente l’unica legge applicabile al silicone e a molti altri materiali utilizzati per contenere, incartare, presentare o cucinare il cibo (carta, cartone, vetro, metallo...), è il Regolamento europeo 1935/2004 che sancisce in maniera molto generica l’obbligo per il materiale di non costituire un pericolo per la salute umana e di non comportare modifiche nei prodotti alimentari o un loro deterioramento. Evidentemente è insufficiente per tutelare appieno i consumatori.

Per precauzione ecco cosa fare

In attesa che le cose migliorino e per continuare a usare gli stampi in silicone in modo da limitare il più possibile il rischio di migrazione di sostanze chimiche nel cibo alcuni consigli possono essere di aiuto.

Per cominciare, prima di utilizzare questi stampi è importante leggere le istruzioni presenti sulla confezione e controllare i pittogrammi sui prodotti attenendosi rigorosamente alle indicazioni fornite dal produttore, soprattutto per quanto riguarda le temperature massime di utilizzo e le modalità di lavaggio. Bene anche verificare sempre che ci sia il simbolo della forchetta e del coltello. Non usare prodotti nuovi senza prima averli lavati adeguatamente: questo passaggio permette di ridurre in parte il rischio di migrazione di sostanze dal silicone agli alimenti. Per ulteriore precauzione, si può fare una cottura di prova, usando un impasto da gettare via. Infine, meglio sostituire lo stampo se notate crepe o scoloriture dovute all’uso.

Beuc per una norma UE

 Il Beuc, l’organizzazione di consumatori europea di cui fa parte anche Altroconsumo, deplora la mancanza di regole condivise a livello comunitario sulla sicurezza dei materiali che vengono utilizzati in ambito alimentare. I test condotti in questi anni denunciano una situazione che non può più essere sottovalutata: la presenza sul mercato di prodotti per la cottura e la conservazione del cibo che non sempre sono sicuri per i consumatori.

Istruzioni, queste sconosciute

Per poter utilizzare questi stampi nel modo corretto e più sicuro è fondamentale leggere le istruzioni. Non sempre però le indicazioni sono riportate in modo chiaro, sia sulla confezione, sia direttamente sullo stampo, cosa che induce il consumatore a trascurarne la lettura. Ad esempio, non sempre le confezioni riportano le istruzioni e non sempre i simboli stampati sul fondo degli stampi sono presenti o risultano leggibili o facilmente interpretabili.

simboli utilizzo prodotti alimentari

Non sempre leggibili  I pittogrammi impressi direttamente sullo stampo riportano informazioni fondamentali per un utilizzo corretto. Tuttavia non sempre sono comprensibili e spesso sono molto piccoli o poco evidenti. Bisogna migliorarne la leggibilità.

Per sapere di più, vai al nostro approfondimanto su contaminazione e imballaggi.