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Piani a induzione: una scelta efficiente ma cara

Con i piani cottura a induzione si riducono i consumi energetici ma non (per ora) i costi in bolletta per il consumatore. Lo dice il nostro test. A seconda delle abitudini di consumo, poi, potrebbe essere utile aumentare la potenza del contatore, con ulteriore aggravio delle spese.

11 aprile 2023
pentola su piano a induzione

La tentazione è forte: passare da un piano cottura a gas a uno a induzione ha tantissimi vantaggi. Il più importante, in un’ottica di sostenibilità e attenzione all’ambiente, è il risparmio energetico.

Questa tecnologia, che sfrutta i campi magnetici, è molto più efficiente rispetto alla classica fiamma a gas, perché il calore non viene disperso nell’aria, ma viene trasferito direttamente alla pentola. Un altro vantaggio è la maggiore sicurezza data dall’eliminazione di fiamme libere e di tubi del gas.

Per chi poi ha la mania dell’ordine e della pulizia, questi piani sono una manna: niente più griglie e fuochi incrostati da pulire. Basta una passata di spugna sul piano di vetro e il gioco è fatto. Purtroppo però c’è anche il rovescio della medaglia, che è quello dei costi.

Sebbene consumino meno, il costo dell’energia elettrica è (ancora) molto più alto di quello del gas, cosa che ne annulla i benefici per il portafoglio. Non solo: i piani a induzione sono mediamente più cari, bisogna cambiare pentole e padelle, perché devono essere compatibili con questo sistema, e per alcuni potrebbe essere necessario aumentare la potenza del contatore, con ulteriore aggravio di spese in bolletta. Fatte tutte queste premesse, rimane incontrovertibile un dato: i piani cottura a induzione sono sempre più venduti e rappresentano il 34% del mercato, con un aumento delle vendite del 10% nel 2022.

Il nostro test

Abbiamo portato in laboratorio dodici piani cottura a induzione a quattro “fuochi”, delle marche più diffuse, per verificarne la qualità complessiva.

Sul giudizio hanno pesato soprattutto due aspetti: il modo in cui scaldano, valutato con diverse prove di cottura, e la facilità d’uso, aspetto non trascurabile soprattutto per chi ha sempre utilizzato i più intuitivi fuochi alimentati a gas. Soltanto una minima parte dei piani testati ha raggiunto una buona qualità complessiva (tre prodotti su dodici). La maggior parte resta ancora nella fascia di qualità media mentre quattro sono stati giudicati di qualità bassa. A penalizzare i peggiori sono state soprattutto le prove di cottura che non hanno brillato, i consumi elevati e in alcuni casi la scarsa facilità d’uso (perché non sono chiare le istruzioni o perché è difficile utilizzare il pannello di comando e così via).

In generale però, il punto debole di molti piani a induzione, compresi quelli che globalmente hanno una buona qualità, è il rumore: questi piani, infatti, hanno una ventola di raffreddamento incorporata che si attiva automaticamente quando le temperature aumentano e che può generare parecchio rumore. Inoltre, la tecnologia a induzione emette naturalmente un ronzio come quello dei trasformatori che può essere particolarmente fastidioso.

Scopri anche come risparmiare energia con la cottura passiva.

Le caratteristiche da valutare

Nella scelta di un piano a induzione, oltre la qualità costruttiva e di resa in cottura (per questi aspetti rimandiamo ai giudizi del nostro test), contano anche alcune caratteristiche particolari, come la dimensione, il numero di fuochi, la potenza massima assorbita e così via.

In commercio esistono piani a induzione con differenti potenze massime, che variano da 3 a più di 7 kW. La potenza massima del piano a induzione è data dalla somma delle potenze massime che producono le varie zone di cottura. Per raggiungere la potenza massima della piastra quindi è necessario utilizzare contemporaneamente tutti i fuochi alla massima potenza, cosa che è molto improbabile. Tuttavia, nelle fasi di collegamento del piano e nel primo utilizzo è possibile abbassare le soglie di assorbimento massime (seguendo le istruzioni del manuale d’uso), per ridurre il rischio di sovraccarico dei contatori e per lasciare una “riserva” di potenza per altri elettrodomestici. Il piano funzionerà in modo autonomo rispettando tali soglie ma a potenza ridotta, con un’intensità di calore minore nel caso si utilizzassero tutti i fuochi presenti.

I piani che abbiamo testato sono da quattro fuochi. Cinque modelli hanno anche la funzione “flex”, cioè si possono trasformare in un’unica zona di cottura di forma rettangolare, flessibile, che permette di usare tutta la superficie delimitata. Azionando questa opzione si possono posizionare liberamente le pentole su tutta l’area del piano. Alcuni piani hanno un dispositivo di sicurezza (simboleggiato da un lucchetto o una chiave) che impedisce la messa in servizio o la modifica dell’impostazione anche quando è in stand by. Si tratta di una funzione utile soprattutto se ci sono bambini in casa o quando si pulisce il piano, per non azionarlo accidentalmente quando si passa la spugna. Tutti possiedono una spia o un indicatore di calore residuo: anche se il piano non si scalda di per sé, il contatto prolungato con pentole e padelle calde può renderlo molto caldo. La spia rimane accesa fino a completo raffreddamento.

I requisiti elettrici

Prima di acquistare un piano cottura a induzione è meglio controllare i requisiti elettrici della propria abitazione e valutarli in base alle caratteristiche tecniche del piano e in base alle proprie abitudini di consumi.

La gran parte delle utenze domestiche possiede un contratto standard da 3 kW (la potenza disponibile è pari a 3 + il 10% di tolleranza, ovvero 3,3 kW). Qualora non fosse sufficiente, bisogna aumentare la potenza del contatore a 4,5 o addirittura 6 kW, con relativo aggravio di costi fissi sulla bolletta. Infine, come indicato nei manuali di istruzione, l’installazione dovrà essere effettuata da personale qualificato.

leggi l'articolo con i risultati completi del test