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Endometriosi: cause, diagnosi e terapie

L'endometriosi è un problema che riguarda più di una donna su 10 in età fertile, in particolare tra i 30 e i 40 anni. Chi ne soffre riporta dolore cronico, problemi mestruali anche gravi e in alcuni casi difficoltà a concepire. Ecco come si manifesta e quali terapie esistono.

30 marzo 2023
Ragazza con dolori addominali

È la presenza di endometrio, cioè la mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, in altre parti del corpo dove non dovrebbe esserci: l’endometrio anomalo segue le stimolazioni ormonali, sanguinando in sedi anomale e causa dolore e altre complicazioni (come aderenze fra organi diversi). Si manifesta in età fertile e in particolare fra i 30 e i 40 anni: si stima che sia presente nel 10-15% delle donne, salendo fino al 30-40% in chi non riesce a concepire.

Quali possono essere le cause

Riguardo alle cause, ci sono molte teorie e la più accreditata è quella della mestruazione retrograda: le contrazioni uterine durante la mestruazione causerebbero il passaggio di cellule endometriali dall’utero alle tube e poi in addome, dove si impianterebbero sul peritoneo e sugli organi pelvici e raramente anche su altri. Avere una familiarità, con madre o una sorella affetta, aumenta il rischio di sette volte, probabilmente perché deve esserci una predisposizione del sistema immunitario a tollerare e a permettere lo sviluppo delle cellule endometriali in sedi anomale.

Le sedi più frequenti di impianto endometriosico sono le ovaie (talvolta con cisti), le tube, la superfice esterna dell’utero, della vescica e del retto, ma esiste anche una forma interna, in cui le cellule endometriali si sviluppano all’interno della muscolatura uterina. Si parla allora di adenomiosi, che può far aumentare il volume dell’utero e che deve essere distinta dai fibromi.

Come si manifesta e diagnosi

I sintomi dipendono molto dalla localizzazione, ma i più frequenti (tenendo conto che l’endometriosi può essere asintomatica o riscontrata negli approfondimenti per sterilità) sono:

  • dolore pelvico cronico;
  • dismenorrea (spesso grave);
  • menometrorragia (ovvero la perdita di sangue dall'utero che può aversi in coincidenza o meno con le mestruazioni);
  • dispareunia (dolore e difficoltà durante i rapporti sessuali), specie se si presenta dopo un periodo in cui i rapporti erano normali;
  • tenesmo rettale (falsa sensazione di dover andare in bagno), specie se in periodo mestruale o perimestruale.

La difficoltà a concepire può essere un sintomo, ma non è un dato assoluto, perché il 60-70% delle donne con endometriosi riesce a iniziare e portare a termine con successo una gravidanza. Oltre alla storia, sono indispensabili la visita ginecologica (talvolta anche la visita rettale) e l’ecografia transvaginale (e per approfondimenti la risonanza magnetica nucleare RMN o la TAC).

Per avere la certezza diagnostica e valutare l’estensione dell’endometriosi e il miglior trattamento, è però di norma necessaria anche la laparoscopia. È un esame minimamente invasivo che, tramite un forellino, inserisce in addome una luce con mini telecamera per esaminare il peritoneo pelvico (e in alcuni casi anche per intervenire direttamente). 

Che terapie ci sono

Le terapie oggi disponibili non sono del tutto soddisfacenti, ma si possono comunque valutare diversi approcci.

  • Farmaci. La contraccezione estroprogestinica e i farmaci progestinici migliorano i sintomi se presi continuativamente senza interruzioni e quindi senza pseudomestruazione, perché funzionano solo fino a quando vengono assunti. Vengono utilizzati anche gli analoghi del GnRH, che però sono meno tollerati e anche FANS e antidolorifici, come sintomatici. Ci sono poi altri farmaci, ancora in sperimentazione (come inibitori dell’aromatasi, modulatori selettivi dei recettori ormonali, immunomodulatori).
  • Terapia chirurgica. Di solito per via laparoscopica, cerca di essere conservativa, specie se c’è desiderio di maternità e mira ad asportare i focolai presenti e le eventuali aderenze, che si sono create con gli organi circostanti. Può usare varie metodiche come calore, laser, vaporizzatori a elio, o il normale bisturi. Non riesce a eliminare il rischio di recidiva, che si ripresenta nel 20-40% dei casi dopo 5 anni. Periodo però che può essere sufficiente a ottenere una gravidanza o ad arrivare alla menopausa.